stoppani. e' ancora disastro ambientale l'ordinanza del giudice



dal corriere mercantile - genova
 
L¹ordinanza del magistrato Roberto Braccialini

Stoppani: «E¹ ancora disastro ambientale»

Il giudice:«Vi è stato aggravamento recente di un dissesto precedente»

E¹sempre bene leggere con attenzione i provvedimenti dei giudici anche
quando parlano di cose noiose come può essere un sequestro conservativo. Se
poi questo sequestro riguarda l¹area dell¹ex Stoppani di Cogoleto (ora
Immobiliare Val Lerone) la lettura diventa obbligata perché ci fa conoscere
o ricordare aspetti, a volte, infelicemente dimenticati. E¹ noto che nei
giorni scorsi il giudice Roberto Braccialini ha negato il sequestro
conservativo dell¹area non perché non ci fossero ragioni, dal punto di vista
ambientale, per accordarlo, ma perché non esiste il pericolo di una perdita
del patrimonio della società visto che è in atto presso il tribunale di
Milano la procedura del concordato preventivo e quindi vi sono magistrati
che vigilano su quello che la Immobiliare Val Lerone può legittimamente
fare, con il suo patrimonio. Il ministero dell¹Ambiente ha richiesto il
sequestro conservativo fino all¹ammontare di 564 milioni e 166 mila euro nei
confronti della società.
Dicevano della lettura obbligata. Scrive, infatti, il giudice Braccialini
nella sua corposa ordinanza: «Gli effetti sull¹ambiente dei rilasci in
passato dei residui del cromo alla foce del Lerone, protrattisi per anni con
il silenzio delle amministrazioni locali e con il beneplacito di quella
marittima (emblematica l¹autorizzazione del 1966 agli smaltimenti sulla
battigia), sono documentati negli atti giudiziari sottoposti e nelle
relazioni ispettive dell¹A.p.a.t. (Agenzia per la protezione dell¹Ambiente):
di sicura eloquenza il dato recente di una concentrazione di cromo
esavalente nelle acque di falda superiore di 64 mila volte alle soglie
legali».
L¹ex Stoppani ha sostenuto nella sua difesa che il danno che si imputa alla
società è frutto di inquinamento che risale a un¹epoca ben anteriore alla
prescrizione e che non esiste alcun ³aggravamento² del dissesto ambientale.
Replica però Braccialini: «Vi è stato aggravamento recente di un dissesto
ambientale precedente, ma nello stesso tempo non si può non considerare che
possedere un sito altamente inquinato e pericoloso per la salute, e
ritardare o non eseguire la bonifica promessa e doverosa costringendo le
parti pubbliche a surrogarsi in tutto o in parte nella spesa corrispondente,
come nella specie avvenuto per quanto si apprende dall¹imponente mole di
provvedimenti in tal senso assunti in epoca recente nei confronti
dell¹azienda, costituisca esso stesso un comportamento produttivo di danno
ambientale».
La Val Lerone aggiunge che  dopo il 1986 sono del tutto cessate le attività
produttive inquinanti. Ma il giudice ribadisce che il ministero
dell¹ambiente «è pienamente legittimato a far valere l¹azione di
responsabilità per il danno ambientale prodottosi anteriormente all¹aprile
2006». Per due ragioni: «1) il danno ambientale si realizza non quando
l¹agente inquinante è disperso, ma quando l¹alterazione del territorio
diventa percepibile e manifesta: il che si realizza a fronte di
constatazioni degli organi della pubblica amministrazione deputati ai
controlli; 2) tale danno può determinarsi anche quando ­ a fronte di un
territorio già compromesso ­ non vengano adottate le misure concordate o
imposte per la messa in sicurezza e la progressiva bonifica del sito».
In altra parte del provvedimento il giudice Roberto Braccialini ripercorre
brevemente gli ultimi anni della storia secolare della Stoppani. «Man mano,
con il progredire di una coscienza ³ambientale² e una corrispondente
evoluzione normativa e giudiziaria, favorita nello specifico anche dal
clamore a cui avevano dato luogo i casi dei lavoratori morti di cancro alla
vescica, si è assistito a partire dai primi anni ¹80 a interventi giudiziari
sempre più decisi che hanno convinto la proprietà dapprima a modificare per
un decennio il tipo di lavorazioni, poi a dismettere completamente
l¹impianto nel 2002».
Nel 2005 l¹ingresso sulla scena  del ministero dell¹Ambiente innesca una
richiesta specifica alla Val Lerone. Ed è il ³tombamento totale² del sito
grazie  alla creazione di una cintura fisica ­ una vera muraglia - (ricorda
Braccialini) «in modo da evitare il percolamento continuo degli inquinanti
nelle acque di falda, in cui continuano a registrarsi concentrazioni di
cromo esavalente spaventosamente alte: una scelta tecnica estremamente
costosa e impegnativa, che vede il forte dissenso della proprietà, convinta
di poter realizzare una bonifica egualmente capace grazie a una rete
dinamica di pozzi captanti le acque inquinate».
Lettura obbligata, si diceva.
at. lug.



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