zucchine no oil



da carta.org n.25

ZUCCHINE NO OIL
 
IILMONDO AGRICOLO a volte è accusato di essere
luogo di conservazione. Non sempre
è vero. Il movimento del biologico
mette in discussione il
modello di sviluppo dell'agricoltura
mercantile
e agroindustriale basata
sulla massimizzazione
dello sfruttamento
delle risorse non rinnovabili,
che espelle il lavoro
di qualità e riduce il
contadino a elemento
di un modello tecnologico
deciso da altri.
Consumare meno risorse
per produrre meglio
è l'assunto di partenza:
il principio base,
su cui si fonda il metodo
è l'aumento della sostanza
organica nel terreno,
non la massimizzazione
della produzione
per ettaro. Non solo:
il principale motivo per
cui sono vietati i concimi
azotati è l’eccessivo
consumo di energia necessario
per produrli,
tre tonnellate di petrolio
per una tonnellata di
concime azotato.
Oggi viene riconosciuta
validità alle nostre
teorie perché si produce troppo, e il biologico
è diventato anche, per alcuni, una
moda di consumo. Ma non ci interessa il
«biologico a residuo zero», che invece di far
lavorare la natura e aumentare la sostanza
organica, semplicemente sostituisce un fertilizzante
chimico con uno naturale.
A interessarci è il rapporto fra uomo e
natura. Siamo felici del nostro lavoro perché
lavoriamo con la terra. Spesso è lei che lavora
per noi. Valorizziamo le specificità di
ogni contesto e, udite udite, riduciamo il Pil
nazionale, poiché consumiamo molti meno
prodotti: concimi, diserbanti, pesticidi,
carburanti. Così aumenta l’impiego del fattore
lavoro, ma ciò garantisce la possibilità
di creare più occupazione stabile.
In agricoltura biologica non ci sono costi
occulti: si abbattono alcune spese che l’agricoltura
convenzionale determina e scarica
sulla collettività. Un esempio? La zootecnia
biologica: non costruiamo orribili capannoni
che si trasformano
in lager per animali,
e non dobbiamo
smaltire quantità infinite
di liquami.
Per noi un elemento
essenziale è la difesa
della biodiversità. Per
quella agricola sono
fondamentali le varietà
che si sono più adattate
al singolo territorio e
sono in grado di «sfruttare
» al meglio il complesso
di relazioni fra
suolo, microclima e tradizioni
culturali, che sono
espressioni uniche
dei territori. Così scopriamo
che la biodiversità
non è una preoccupazione
dei conservazionisti,
ma è la base di
un modello di produzione
irripetibile che
ridà dignità culturale a
chi coltiva.
Regalarci il letame,
passarci le sementi,
non dare un valore monetario
agli scambi sono
elementi della tradizione
rurale ripresi dal nostro movimento.
Chi produce e chi consuma è parte di un
tutto. E allora dobbiamo iniziare a capire
che se vogliamo le zucchine in inverno non
possiamo pretendere che il consumo di
energia per produrlo sia sostenibile. Dare
importanza alla stagionalità delle produzione,
al luogo di produzione, a quante mani
hanno manipolato quel prodotto, sono
fattori essenziali per scegliere quale modello
di produzione ci deve essere a monte.
A volte si sottovaluta che l’altra economia
è una realtà che trova applicazione nelle
nostre campagne. La decrescita per noi è
il metodo di interpretare un modello di produzione
e consumo che sia sostenibile ecologicamente,
economicamente e socialmente.
E le migliaia di aziende bio sono lì a
dimostrarlo.
 
MOBILITÀ DOLCE
La comodità a due ruote
LO SAPETE CHE IN ITALIA esistono più di 5 mila chilometri ferroviari in abbondono o
sottoutilizzati? Se a questi si aggiungono migliaia di chilometri di strade arginali, sentieri
storici, strade dismesse tutti destinati al degrado risulta chiaro che il patrimonio
da recuperare e destinare con poca spesa a piste ciclopedonali per disporre di una rete
di «mobilità dolce» adatta a cicloturisti, anziani, persone con disabilità e bambini, è
davvero rilevante. Per queste ragioni, Comodo [la Confederazione per la mobilità dolce,
cui aderiscono alcune associazioni ambientaliste] ha preparato una petizione da
presentare a i presidenti di camera e senato. tel. 320 0313836, stampa at fiab-onlus.it
AUTOPRODUZIONI
Biscotti felici
IN «LA DECRESCITA FELICE» [Editori riuniti]
Maurizio Pallante ricorda come
nell’arco di una sola generazione alcune
gustosi beni di uso comune come le
marmellate, lo yogurt, la passata di pomodoro,
ma anche la pasta, il pane e le
verdure sott’olio non si sono più fatte
in casa, per la gioia dei gestori dei supermercati.
Vallo a spiegare, di questi
tempi, a un bambino come si fa la passata
di pomodoro o una marmellata.
Torna utile allora una semplice ricetta
per fare in casa una ventina di biscotti
senza uova diffusa dall’annuario Tutto
bio: fate ammorbidire 50 grammi di
burro a temperatura ambiente, intiepidite
mezzo bicchiere di latte con 60
grammi di zucchero di canna, impastate tutto. In metà dell’impasto aggiungete
50 grammi di cacao. Tirate con il mattarello due sfoglie e tagliate i biscotti
con piccoli stampini. Cuoceteli in forno per venti minuti a 160 gradi. Toglieteli
quando saranno appena dorati, sentirete il sapore della decrescita felice.
la decrescita felice
di Andrea Ferrante, presidente di Aiab
La colazione dei soldati
PASTA CONDITA CON UN SUGO DI PESTO, pollo e barrette energetiche al mango
e alla pesca. Se ci fossero anche i cavoli a merenda, il menu ideale dei militari
statunitensi in Iraq sarebbe ottimo per la Cavia. Dal fronte, i soldati fanno
sapere di non gradire l’orribile carne al sugo di funghi, che doveva essere troppo
schifosa persino per loro: infatti ai tempi della prima guerra del Golfo provocò
valanghe di lettere di protesta. Scottato dalle rimostranze, il Pentagono
da tempo ha scelto di organizzare degustazioni per i militari prima di lanciare
i nuovi «Mre» [«Meals Ready to Eat», i pasti pronti da tenere nello zaino: si sa
che ai militari piacciono gli acronimi]. Il test culinario è avvenuto qualche giorno
fa nel quartier generale della difesa americana a Washington. Dall’anno
prossimo saranno pronti anche i «dumplings», gnocchetti di pasta bollita al
pollo, che hanno ricevuto buoni voti dai gourmet in tuta mimetica. Ai pasti
tradizionali si aggiungeranno le barrette energetiche «HooAH!» [ispirate al grido
di battaglia dei soldati] accompagnate da bevande come «Soldier Fuel» [«la
benzina del milite»] e gomma da masticare «Wrigley’s Stay Alert» [ogni barretta
contiene l’equivalente di caffeina di una tazza di caffè americano]. Tra
gli Mre attualmente utilizzati nel Golfo e in Afghanistan, il gradimento maggiore
è per i bocconcini di maiale alla giamaicana. Su un punto, infine, i soldati
statunitensi sono più o meno concordi: quale che sia il rancio da combattimento,
l’importante è che non manchi la salsa piccante di Tabasco.