SARKAR: Prepariamoci ad affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici.



SARKAR: Prepariamoci ad affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici.
 
Sarkar, filosofo e umanista indiano, nei suoi tre articoli relativi ai cambiamenti climatici, descrive gli eventi climatici in corso e dà qualche suggerimento per correre ai ripari.
 
Nel primo articolo "I poli terrestri stanno cambiando le loro rispettive posizioni" descrive in modo sintetico, ma chiaro, come i cambiamenti in atto e la progressiva siccità, che diventerà cronica dopo il 2000, non siano dovuti solo a cause umane come la massiccia deforestazionie e i gas serra, per i quali possiamo far qualche cosa. Elenca anche altri due fenomeni che contribuiscono in modo massiccio e primario al fenomeno: aumento delle depressioni sopra gli oceani e fattori cosmologici, gli influssi elettromagnetici di corpi celesti e costellazioni, per i quali purtroppo possiamo solo affidarci alla provvidenza.
Se guardate alle variazioni anomale di quest'ultimo anno della posizione del polo Nord terrestre al sito
forse la predizione di Sarkar, di un prossimo spostamento degli assi terrestri, responsabili per la maggior parte dei cambiamenti magnetici in atto, potrebbe essere un campanello d'allarme per prepararci agli eventi prossimi venturi.
Sarkar sottolinea che una nostra maggiore conoscenza dell'elettromegnetismo, potrebbe aiutarci a risolvere molti problemi e rispondere a molte domande sul clima.
 
Il secondo articolo "L'avvento della nuova era glaciale", prevede che in un certo arco di tempo la terra si avvierà verso l'esperienza di una nuova era glaciale e spiega come il Pacifico, ghiacciando, obbligherà alla chiusura di tutti i porti che vi si affacciano. Ma di questo non si ha ancora sentore e i tempi non sono noti. Una cosa è vera: Sarkar afferma che siamo di fronte ad un salto (jump) evolutivo simile a quelli incorsi nelle ere preistoriche: "C'è un veloce salto evolutivo. Prima e dopo questo salto evolutivo ci sono cambiamenti biologici, storici, agricoli, e psichici" - "there is a galloping jump. Before and after this jump, there is biological change, historical change, agricultural change and human psychic change". http://www.emergenzaacqua.net/Sarkar_Ice_age.htm 
 
Nel terzo articolo: "Programma di conservazione dell'acqua" nel libro "Agricoltura ideale", Sarkar descrive il progetto per favorire la piovosità e creare un microclima locale adeguato. Egli afferma che nella storia umana le siccità si sono sempre verificatre, ma mai si sono messe in atto azioni per controbilanciarle. Sono seguite infatti le migrazioni di animali e popoli senza poter modificare l'ambiente naturale.
 
Sarkar suggerisce, per ovviare agli effetti catastrofici della siccità, un progetto di riequilibrio climatico agendo sulla riforestazione e creazione di laghetti artificali per raccogliere la sempre minore quantità di acqua piovana. La ragione? L'acqua dolce a nostra disposizione nei laghi e fiumi è sempre più inquinata e le falde acquifere si abbassano sempre più. Se non proviamo a conservare l'acqua piovana, ci troveremo senza riserve. Inoltre la presenza di acqua nel territorio mitiga con l'evaporazione gli eccessi del clima.
 
Perchè vi sottopongo questa idea? Un progetto di riforestazione di circa un milione di piante, la creazione di 250 laghetti artificali e piccole dighe sui fiumi, è stato attuato, secondo i suggerimenti di Sarkar in una zona desertica a sud di Calcutta, India: Ananda Nagar. Ebbene per la prima volta i bimbi, in quell'area, hanno visto la pioggia.
 
Il progetto è interessante e potrebbe avere applicazione in diverse parti del mondo.
Trovate una breve descrizione in
 
 
 
Saluti
 
Tarcisio Bonotto
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Proutist Universal
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-----Messaggio originale-----
Da: economia-request at peacelink.it [mailto:economia-request at peacelink.it]Per conto di ANDREA AGOSTINI
Inviato: lunedì 20 marzo 2006 6.24
A: ECONOMIA
Oggetto: cambiamento climatico e principio di precauzione

da Inquinamento marzo 2006
Cambiamento climatico e principio di precauzione
■ Walter Ganapini
Temperature in aumento, precipitazioni
insufficienti in Europa meridionale e
eccessive in quella settentrionale, terreni
resi sterili dalla siccità e altri devastati
dalle alluvioni. In Europa, come nel resto
del mondo, è in atto il maggior
cambiamento climatico che la storia
dell’uomo ricordi. Studi dell’Agenzia
Europea per l’Ambiente e di altre
organizzazioni internazionali ne
individuano le cause e ne ipotizzano le
conseguenze ma spetta a governi
e ai singoli individui mettere in atto
politiche capaci di arrestare il fenomeno.
Secondo un documento recentemente pubblicato
dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (Eea), che analizza la
situazione ambientale dei Paesi dell’Unione Europea e valuta
l’efficienza delle politiche per la sostenibilità messe in
campo in questi ultimi cinque anni, il clima in Europa sta
sperimentando il maggiore cambiamento mai avvenuto
negli ultimi cinquemila anni.
Per riuscire a descrivere e valutare la situazione europea,
lo studio diffuso attraverso il documento si è basato su
indicatori ambientali quali:
- le emissioni di gas serra;
- il consumo di energia;
- l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili;
- l’emissione di sostanze acidificanti e di precursori dell’ozono;
- la domanda di trasporti;
- la superficie dedicata all’agricoltura ecologica;
- la produzione di rifiuti;
- stato e gestione delle risorse idriche.
La principale conclusione a cui giunge lo studio dell’Eea è
che il “il cambiamento climatico è in moto”, come dimostra
la maggior frequenza di fenomeni meteorologici
estremi, dall’intensità delle precipitazioni, sempre più concentrate
in pochi eventi, alla siccità fino alla riduzione dei
e principio di precauzione
ghiacci ai Poli (-50% negli ultimi
20 anni, secondo il Rapporto al
riguardo pubblicato da quattro
Università statunitensi che
hanno operato in quelle due
aree per l’appunto lungo i due
ultimi decenni).
Il 1998, 2002, 2003 e 2004
sono risultati gli anni più caldi
mai registrati. Il riscaldamento
della superficie terrestre, a seguito
dell’“effetto serra” (espressione
che indica la capacità
di certi gas, quali la CO2,
l’ossido d’azoto, il metano e altri
gas d’origine industriale, di intrappolare
il calore solare ed evitare
che questo si allontani
dall’atmosfera), si è tradotto in
un aumento di 0,95 °C della
temperatura media europea,
con una tendenza a crescere
“tra i 2 e i 6 gradi centigradi
nell’arco di questo secolo”.
C’è una crescente evidenza,
dunque, che il mondo stia affrontando
il più grande disgelo
dalla fine dell’ultima glaciazione,
avvenuta circa 10.000 anni fa:
nel solo 2003 i ghiacciai del
nostro Continente hanno perso
il 10% del loro volume, secondo
gli esperti Ue.
“È probabile che l’incremento
sia dovuto a cause umane”,
sostiene Thomas R. Karl, ricercatore
presso l’Istituto Nazionale
per gli Oceani e l’Atmosfera
(Noaa) degli Stati Uniti, Paese
che ha registrato, al pari e forse
più dell’Europa, un significativo
incremento negli eventi meteorici
estremi: d’altro canto
apparirebbe esercizio complesso
attribuire l’incremento in pochi
decenni della concentrazione
di anidride carbonica (il tracciante
delle emissioni climalteranti)
da 270 a circa 400 ppm
ai grandi cicli geodinamici o a
qualche eruzione vulcanica, per
quanto imponente. Vi è, infine,
evidenza di più frequenti depressioni
lungo la costa orientale
dell’Australia ed un incremento
dei cicloni nel Sud Est Pacifico
fino alla porzione settentrionale
della Nuova Zelanda.
Secondo Asher Minns, del centro
britannico di ricerche sul
clima “Tyndal”, uno degli istituti
di climatologia più importanti
d’Europa, l’ondata di calore “è
come un allarme che suona. È
ciò che gli scienziati prevedono
debba accadere. Non possiamo
essere sicuri che ogni evento
sia legato al riscaldamento globale,
che tuttavia rappresenta
lo scenario futuro”.
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