crisi energetica edifici passivi e bioedilizia ecco la ricetta per risparmiare



 da affari italiani di Lunedì 23.01.06 

Crisi energetica/ Edifici passivi e bioedilizia: ecco la strada per risparmiare
 
Bioedilizia/ Gli enti locali si muovono. Da Bolzano a Roma, ecco i progetti immobiliari eco-compatibili
Bioedilizia come strada maestra per il risparmio energetico? Forse è un po’ presto ancora, ma qualcuno ci pensa sul serio, soprattutto in Svizzera – dove è perseguita da circa vent'anni –, Germania e Svezia.
Da noi le imprese specializzate si moltiplicano e le istituzioni, in un’epoca a rischio di blackout estivo e con la questione del gas russo ancora aperta, cominciano a prenderne in considerazione i vantaggi. La bioedilizia, infatti, dedica particolare attenzione all'isolamento termico dell'edificio progettato, oltre che alla riduzione delle emissioni ambientali, alla protezione dalle onde elettromagnetiche e all'utilizzo di materiali non tossici e biodegradabili e/o riciclati.
Settimana dell'Ambiente1/ Convegni, incontri e mostre in una Milano assediata dalle polveri sottili
Il quadro dei consumi in edificio, d’altra parte, dice che ben il 31% dell'energia elettrica e il 44% dell'energia termica (combustibili) vengono utilizzati in ambito residenziale, in uffici e aree commerciali, per alimentare riscaldamento invernale e raffrescamento estivo, elettrodomestici e apparati elettrici o elettronici (tv radio, computer, frigoriferi…).
L'illuminazione rappresenta, invece, una piccola quota dei consumi totali (circa il 2%) e, comunque, solo il 15% dei costi dell'energia elettrica consumata in interni civili. Insomma, sul 100% di energia finale consumato in casa, il 2% serve all'illuminazione, il 5% per cucinare e per gli elettrodomestici, mentre il 15% per il rifornimento di acqua calda e il 78% per il riscaldamento, a cui si deve aggiungere un buon 25% in più di consumi energetici se si possiede un impianto di climatizzazione estiva, come, ad esempio, un condizionatore d’aria. 
Settimana dell'Ambiente2/ Il programma delle Conversazioni di Milano
Per far fronte a questi consumi energetici, riducendoli, la bioedilizia prescrive abbondante utilizzo di legno o di particolari laterizi, sistemi solari passivi, impianti di recupero dell’acqua piovana, tetto ventilato e, comunque, una dispersione termica non superiore a 60 kWh/m2/anno (chilowattora per metro quadro per anno). E se vi fate costruire un cosiddetto edificio passivo vero e proprio, potrete verificare consumi tra i 30 e i 50 kWh/m2/anno, anche in condizioni di clima rigido. Un valore eccezionale, raggiunto perlopiù nel Nord Europa. In Italia, anche parlando di case ecologiche, non si scende ancora sotto i 200-250 kWh/m2/anno.
Legambiente/ Andrea Poggio (presidente Lombardia) ad Affari: "E' tempo di rendere obbligatoria l'installazione dei pannelli solari"
Gli edifici passivi, del resto, sono complessi da realizzare e presentano precise caratteristiche: un involucro altamente coibentato e privo di ponti termici, ampie vetrate orientate a sud, sistemi di ventilazione controllata con recupero di calore; e, sfruttando passivamente gli apporti solari e le sorgenti di calore interne (persone, apparecchiature, macchinari, illuminazione artificiale), garantiscono un fabbisogno annuale di riscaldamento talmente ridotto da poter rinunciare a un sistema di riscaldamento tradizionale. Vi sembra poco?
Se al guadagno in termini economici aggiungete che, accostandosi alla bioedilizia, si favorisce il rispetto dell'ambiente, grazie all'uso di sostanze naturali e di impianti ad alta efficienza energetica e minimo effetto inquinante, capirete l’appeal che questa filosofia costruttiva sta acquisendo sempre più.
Ma siccome non c’è rosa senza spine, la nota dolente arriva anche qui, come prevedibile, dal capitolo costi e da qualche difficoltà oggettiva. Pur considerando i risparmi che avrete sulle bollette del gas e dell’elettricità, sappiate che la vostra villetta ecologica in collina vi costerà circa il 15% in più rispetto a quella costruita secondo le pratiche edilizie tradizionali. Inoltre, in tema di risparmio, l’efficienza energetica ottenibile varia molto a seconda che si parli di una semplice ristrutturazione o di un edificio innalzato ex novo.
E ricordate che non tutte le aree sono adatte allo scopo: bassi valori di insolazione e ventilazione, specie pensando alle aree urbane, possono rendere inutile qualunque tecnica di bioedilizia.

Corrado Fontana
 Crisi energetica/ Bioedilizia, si muovono le istituzioni
 
Anche in Italia qualcosa si muove, persino tra le istituzioni. Infatti, non sono pochi gli esempi di enti locali interessati allo sviluppo di progetti bioedili e bioclimatici.
Il Comune di Roma, promovendo un bando per la progettazione di 56 alloggi di edilizia residenziale pubblica nelle zone Lunghezzina 2 e Ponte Galeria, ha richiesto che negli edifici si faccia uso di procedure bioclimatiche e materiali bioedili con sistemi di ventilazione naturale, isolamento termico e acustico, conservazione dell’energia solare, sistemazione degli spazi verdi.
A Milano è già realtà un edificio nel quartiere della Bovisa dove trovano spazio 53 alloggi su una superficie complessiva di 5.400 metri quadri. A Carugate, nel Milanese, è stata incentivata la redazione di regolamenti edilizi che favoriscano l’adozione di sistemi solari passivi, come le serre addossate.
Inoltre, vengono imposte norme per una progettazione secondo i principi della bioarchitettura: orientamento degli edifici, rispetto delle distanze minime per un corretto soleggiamento e impianti ad alto rendimento.
La Provincia autonoma di Bolzano ha istituito il certificato CasaClima per gli edifici a basso consumo energetico (www.provincia.bz.it/agenzia-ambiente/2902/klimahaus/index_i.htm), e sta sperimentando le celle a idrogeno in alternativa al metano.
L'Azienda lombarda per l'edilizia residenziale (Aler) di Brescia ha presentato nel 2005 il  progetto Bird: obiettivo è la realizzazione di 52 alloggi per anziani realizzati con il metodo della bioedilizia, risparmio energetico e architettura bioclimatica.
L’Italia, infine, è tra i Paesi coinvolti nel progetto europeo She (Sustainable Housing in Europe) per la realizzazione di 714 alloggi verdi. 
Crisi energetica/ La Settimana dell'Ambiente in una Milano assediata dal PM10
Sette giorni per parlare dei problemi dell’ambiente in una città assediata dal PM10. Da lunedì 23 a domenica 29 gennaio, Milano ospiterà incontri, mostre ed eventi, a cui prenderanno parte rappresentanti delle istituzioni, aziende ed esperti di tecnologie al servizio dell’ambiente, per cercare, attraverso il dialogo con i cittadini, soluzioni condivise. E’ questo l’obiettivo della prima Settimana dell’Ambiente, organizzata dall’amministrazione comunale del capoluogo lombardo. 
Ma l’attualità incalza e i timori legati ai problemi dell’approvvigionamento energetico non resteranno certo sullo sfondo: Milano, con i suoi 1294KWH per abitante, è tra le città che consumano di più.
L’agenda della Settimana dell’Ambiente è fitta: si parlerà di viabilità, inquinamento, raccolta differenziata, materiali riciclati e bioedilizia. Non mancheranno i dibattiti sulla qualità dell’acqua o sulle strategie per favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici. Saranno presenti Aem, Atm e alcuni soggetti che partecipano a Tau International, la fiera delle tecnologie ambientali, in programma dal 24 al 27 gennaio, in concomitanza con la Settimana dell’Ambiente.
Il Comune di Milano intende mettere in risalto le iniziative prese in questi anni per un ambiente sostenibile, con particolare riferimento alle eccellenze. In evidenza, tra le opere realizzate, la costruzione di tre depuratori; in precedenza, Milano ne era priva. Positivi anche i risultati nel riciclo dei rifiuti, che vedono la metropoli lombarda al primo posto tra le grandi città. Inoltre, l’amministrazione comunale sta effettuando controlli sugli impianti di riscaldamento, con l’obiettivo di arrivare a verificare 15mila caldaie.
Ma le statistiche mostrano anche che Milano arranca rispetto a molti standard ambientali e occupa l’82esimo posto (sui 103 capoluoghi di provincia) nella classifica stilata da Legambiente e Sole 24 Ore nell’indagine "Ecosistema urbano 2006".
Con il valore massimo di concentrazione del PM10 a quota 64µg/mc,  Milano è 76esima per qualità dell’aria e 72esima se si prende in considerazione il dato medio annuo (49,7µg/mc). La situazione non è molto migliore nemmeno sul versante delle misure per scoraggiare l’uso dell’auto e creare spazi più a misura d’uomo. La città è 80esima per zone a traffico limitato (0,15 mq/abitante), 60esima per piste ciclabili (1,85 metri eq/abitante) e 70esima per presenza di isole pedonali (0,09 mq/abitante).
La manifestazione giunge, per di più,  in un periodo in cui i livelli delle polveri sottili sono alle stelle e la città si accinge a superare i primati negativi stabiliti lo scorso anno. Temi che, è il caso di dirlo, aleggeranno nell’aria. E forse faranno nascere nuove polemiche, nella settimana che, sul versante politico, culminerà con la sfida tra i candidati sindaco alle primarie dell’Unione.
Da un lato, infatti, il confronto pubblico sui temi ecologici e dell’energia è importante, in un momento in cui si rischia di dover  fare scelte impopolari per garantire qualità dell’aria e il fabbisogno di energia; dall’altro, i cittadini si aspetterebbero, in questo momento, soluzioni rapide e scelte chiare da parte degli amministratori, più che eventi e tavole rotonde.
Lunedì 23 gennaio, nel pomeriggio, verrà inaugurata, alla Loggia dei Mercanti, la mostra, con pannelli, filmati e video interattivi, aperta  fino a domenica 29, intitolata “Milano per l’ambiente sostenibile”, che riassume un po’ tutti i temi che verranno trattati nel corso della settimana.
Sempre alla Loggia dei Mercanti, già dal mattino del 23 e fino al 29 gennaio si potrà visitare "Remade in Italy", un’esposizione di prodotti di uso quotidiano ottenuti dai rifiuti. Nella vicina via dei Mercanti verrà allestita la mostra “La casa ad alto rendimento energetico”, con esempi concreti di forme possibili di risparmio energetico, da mettere in pratica a partire dalla propria abitazione..  

Crisi energetica/ Legambiente: bisogna rendere obbligatori i pannelli solari

Qualità dell’aria ed emergenza gas, i temi che tengono banco in questi giorni, sono due questioni strettamente collegate. Affrontarle separatamente sarebbe un errore. Legambiente mette in campo alcune proposte, alla vigilia della settimana di manifestazioni sulle tematiche ambientali organizzata dal Comune di Milano.
“Le risposte al problema dell’inquinamento atmosferico vanno trovate insieme a quelle per risolvere il problema dell’approvvigionamento energetico”, dichiara ad Affari Andrea Poggio, presidente di Legambiente Lombardia.
“Sul versante del traffico - prosegue Poggio - per diminuire l’inquinamento bisogna anche ridurre la domanda energetica. Un terzo dell’approvvigionamento serve per auto e camion, un terzo per il riscaldamento di abitazioni, uffici, scuole e ospedali, e un terzo per l’industria”. Agire su un solo versante è miope , perché secondo l’esponente ambientalista sono gli usi finali a far salire in modo vertiginoso i valori  degli inquinanti.
Ma quali sono le soluzioni possibili per ridurre consumi e veleni nell’aria? Le ricette di Legambiente prevedono misure per scoraggiare il trasporto merci in città, rendendolo poco conveniente. “Va bene il road pricing o la tasse anti-congestione, come il ticket per chi entra in città, come a Londra”, aggiunge Poggio.
Secondo il presidente regionale dell’associazione ambientalista, bisogna tassare le merci che fanno più chilometri, il cui impatto legato al trasporto incide maggiormente sul traffico e sulla qualità dell’aria. Si tratta di una soluzione già adottata in Svizzera.
Altre soluzioni per l’immediato non ce ne sono. “Il blocco della circolazione provocherebbe  problemi sociali - spiega Andrea Poggio -. Però, potremmo anticipare di un anno il fermo dei motori diesel zero. Nel frattempo, omologhiamo pure i filtri che trattengono gli inquinanti dei camion, ma ormai si va nella direzione di proibire l’ingresso in città ai veicoli con questo tipo di motore”.
Sul versante del risparmio energetico siamo indietro, denuncia l’esponente ecologista, e rischiamo di pagare cari i nostri ritardi: “Siamo uno degli ultimi Paesi nell’applicare gli standard emergetici a edifici nuovi e ristrutturati. La normativa si applicherà agli edifici nuovi solo a partire dal 2009”. La legge di recepimento della direttiva europea che disciplina la materia non mette fretta ai proprietari. “Ma Milano potrebbe fare di più per accelerare questo processo. Queste disposizioni sono già realtà in cinque comuni della provincia e il capoluogo cosa fa?”, osserva Poggio.
Legambiente ritiene sia giunto il momento di istituire l’obbligo di mettere pannelli solari: “Con i nostri 24 metri quadri abbiamo il più grande impianto solare per uso termico di tutta Milano - dice ironicamente Poggio -. E il Politecnico ha il più grande impianto ad energia solare per produrre elettricità”.
Abbiamo meno pannelli pro capite degli scandinavi, non solo di Austria e Germania: “Andiamo a raccontare a Oslo che a Milano c’è la nebbia e non possiamo mettere il solare, e vediamo cosa ci rispondono”, scherza l’esponente ambientalista.
Il problema è che il nostro Paese perde colpi, non si investe sulla ricerca e in progetti relativi alla qualità ambientale e al risparmio energetico. “Milano, la città che ha il maggior numero di imprese e di università, deve dare un esempio di segno opposto. Noi, come associazione, collaborando con il sistema universitario, abbiamo indetto un premio a favore dell’innovazione amica dell’ambiente. Se l’abbiamo fatto noi, perché non possono farlo altri soggetti?”, si chiede l'ambientalista.
E invece di detassare gli investimenti in modo indiscriminato, bisognerebbe ripartire diversamente gli incentivi, ricorrendo ad un sistema graduale e progressivo. Una proposta che Andrea Poggio illustra così: “Se investi e crei lavoro, hai una riduzione delle tasse; se aumenti la redditività energetica, riduci gli  sprechi e l’inquinamento, e incrementi l’occupazione, lo sconto deve essere molto maggiore”.