conto arancio, conto armato ?



da promiseland.it

Conto arancio. Conto armato?
ING, la banca che ha portato in Italia il conto delle meraviglie, è uno dei
finanziatori di EADS, 2° produttore di armi europeo
14-11-2005 - Fonte: disinformazione.it

METTETEVELO NELLA ZUCCA. Se avete depositato i vostri risparmi nel conto
arancio è possibile che i vostri soldi siano stati usati per finanziare l’industria
delle armi. ING, la banca olandese che ha portato in Italia il conto delle
meraviglie, è uno dei finanziatori di EADS, secondo produttore di armi
europeo. Ha inoltre investito nelle azioni di imprese che producono mine
antiuomo e anticarro, armi nucleari e uranio impoverito.  È quello che si
legge nel rapporto dell’ONG di Bruxelles Netwerk Vlaanderen pubblicato l’anno
scorso nell’ambito della campagna “Mijn Geld. Goed Geweten?” (Il mio
denaro. Coscienza pulita?) promossa da Netwerk in collaborazione con due
movimenti pacifisti belgi.
Nel rapporto vengono messe sotto la lente le relazioni tra le cinque banche
più importanti presenti in Belgio (AXA, DEXIA, FORTIS, ING e KBC) e 11
imprese produttrici di armi controverse. I risultati della ricerca parlano
da soli: al momento della pubblicazione del rapporto (aprile 2004) tutte e
cinque le banche erano coinvolte nel finanziamento della produzione di
armamenti, con un investimento complessivo di 1,5 miliardi di dollari.
«Nessuno in Belgio aveva mai parlato dei rapporti tra le banche e la
produzione di armi», spiega Karl Maeckelberghe di Netwerk. «Dopo un anno e
mezzo di campagna la situazione è completamente cambiata». Ora fioccano le
petizioni, i dibattiti, gli articoli sulla stampa, i servizi alla radio e
in televisione. L’opinione pubblica è scioccata e chiede alle banche di
fermare gli investimenti. Ottenendo anche importanti risultati: ING, KBC e
FORTIS hanno già cominciato a fare marcia indietro. Ma prima di parlare
degli effetti della campagna vediamo più in dettaglio i contenuti del
rapporto.

Grappoli di bombe
“Cluster bombs”, in italiano bombe a grappoli o a frammentazione. Vengono
lanciate da aerei, elicotteri o dall’artiglieria di terra. Poco dopo il
lancio si aprono e rilasciano centinaia di submunizioni: bombe più piccole,
granate, mine, agenti chimici che si disperdono in aree molto vaste. Le
munizioni dovrebbero esplodere una volta raggiunti gli obiettivi. In realtà
molte rimangono inesplose (dal 5 al 30% del totale) creando veri e propri
campi minati. Come se non bastasse, le sub-munizioni sono più difficili da
disinnescare rispetto alle mine antiuomo e quando vengono calpestate non
feriscono. Uccidono direttamente. Le cluster sono state usate in almeno 16
Paesi, tra cui Afghanistan, Albania, Bosnia, Iraq, Cecenia e Kosovo.
Secondo un rapporto di Human Rights Watch, durante la prima guerra del
Golfo ne sarebbero cadute 61.000 solo sull’Iraq, liberando un totale di
circa 20 milioni di sub-munizioni, molte delle quali non sono esplose. Dopo
la guerra gli ordigni inesplosi hanno provocato la morte di 1.600 civili,
il 60% dei quali aveva meno di quindici anni.
I principali produttori di bombe a frammentazione sono Forges de Zeebrugge,
Raytheon, Lockheed Martin e EADS. Lo dice Jane’s Defence database, la banca
dati più completa sull’industria degli armamenti, e lo confermano i siti
internet delle imprese. Nel marzo del 2004 tutte le banche analizzate da
Netwerk stavano investendo in queste società. Alla fine del 2002 KBC, DEXIA
e FORTIS garantivano le operazioni di Forges per circa 2,6 milioni di euro.
Sempre nel 2002 ING ha partecipato a un finanziamento in pool assieme a una
trentina di banche a favore di EADS, sborsando dai 50 ai 100 milioni di
euro, mentre fino al luglio del 2003 AXA era uno degli azionisti di EADS
attraverso la holding francese Désirade.
Ma anche tra le grandi banche c’è chi dice no. In seguito alle pressioni
del partito di opposizione olandese SP (Socialistische Partij), ABN Amro,
gruppo bancario internazionale con sede ad Amsterdam, ha deciso di chiudere
tutti i suoi rapporti con la società inglese Insys, che testa le cluster
per l’esercito britannico. ABN deteneva il 18% del capitale di Insys
attraverso un fondo di investimento. È un precedente interessante, anche
perché ABN si è formalmente impegnata ad evitare ogni ulteriore rapporto
con i produttori di bombe a frammentazione.
Mine antiuomo
Le banche analizzate nel report di Netwerk non si tirano indietro nemmeno
di fronte alle famigerate mine antiuomo. Dichiarate illegali negli oltre
150 Paesi che hanno sottoscritto il trattato di Ottawa, le mine uccidono
ogni anno più di 26.000 civili e ne feriscono gravemente molti di più. Le
peggiori sono quelle a frammentazione: se vengono calpestate esplodono in
centinaia di piccoli pezzi in un raggio di 50 metri.
Alcune, prima di esplodere, si alzano fino a un metro e mezzo di altezza
per colpire lo stomaco di una persona adulta o la testa di un bambino. Chi
sopravvive all’esplosione di solito non sfugge all’amputazione di uno o più
arti. Solo in Cambogia le persone che hanno subito mutilazioni sono 35.000.
Secondo fonti militari nel corso della guerra del Golfo del 1991 gli Stati
Uniti, che non hanno ancora sottoscritto il trattato di Ottawa, avrebbero
lanciato in Iraq e Kuwait 117.634 mine antiuomo. Un rapporto di ICBL
(Campagna Internazionale per la messa al bando delle mine antipersona)
documenta invece il loro uso da parte della Russia in Cecenia e in
Tagikistan e del Pakistan ai confini con l’India.
La produzione di mine antiuomo è un business di cui nessuno ama parlare ed
è quindi molto difficile ottenere informazioni attendibili. Il rapporto di
Netwerk fa riferimento ancora una volta alle ricerche dell’ONG Human Rights
Watch. I maggiori produttori si trovano nei Paesi che non hanno ancora
firmato il trattato di Ottawa. A Singapore c’è la Singapore Technologies
Engineering, controllata dallo Stato ma quotata in borsa e presente in
molti indici azionari internazionali. Negli Stati Uniti i leader del
settore sono tre: ATK (Alliant Techsystems, ) e i già citati Lockheed
Martin e Raytheon.
Nel 2004 tutte le banche oggetto del report di Netwerk investivano in
azioni di Singapore Technologies attraverso fondi comuni di investimento
destinati alla clientela. ING era al primo posto, con 5 milioni e mezzo di
dollari investiti dai fondi ING Invest Industrials e ING Invest Singapore &
Malaysia. In ATK investiva invece in modo significativo AXA: circa 145
milioni di dollari, il 6,6% del capitale della società. Anche ING era della
partita, con un investimento di 3,43 milioni di dollari (0,2% del
capitale).
Uranio impoverito
Anche gli investimenti (diretti e indiretti) delle banche belghe e olandesi
in imprese che producono uranio impoverito sono degni di nota. Ai primi
posti troviamo ancora una volta AXA, con 380,77 milioni di dollari, e ING,
con 201,74 milioni di dollari ripartiti tra le imprese ATK, BAE Systems e
General Dynamics. L’uranio impoverito o uranio 238 è un prodotto di scarto
ottenuto dalla raffinazione dell’uranio naturale nei reattori nucleari e
nelle bombe atomiche.
In ambito militare è usato specialmente nelle munizioni anticarro degli
USA. La sua grande densità lo rende molto efficace contro le corazzature.
Quando esplode, l’uranio si polverizza in frammenti incandescenti che
rimangono a lungo nell’atmosfera e possono quindi venire inalati dai
soldati, dagli operatori di pace e dai civili provocando gravi malattie e
malformazioni genetiche. I veterani della prima guerra del Golfo ne sanno
qualcosa: una ricerca fatta su 251 famiglie di veterani nel Mississipi ha
dimostrato che il 67% dei bambini concepiti e nati dopo la guerra sono
portatori di malattie rare e problemi genetici. Anche le truppe Nato e i
caschi blu delle Nazioni Unite di stanza nei Balcani hanno subito gli
effetti dell’uranio 238. In Italia le morti documentate sono una ventina.
Più di 200 i casi di cancro. Di solito si tratta del linfoma di Hodgkin, un
tumore maligno del sistema linfatico ormai tristemente noto come “sindrome
dei Balcani”.
Quattro passi avanti e uno indietro
A un anno e mezzo dal suo lancio la campagna “Mijn Geld. Goed Geweten?”
comincia a raccogliere i primi importanti frutti. «Ad oggi solo una delle
cinque banche analizzate non ha fatto niente per modificare la sua
posizione», spiega Maeckelberghe di Netwerk Vlaanderen. «Le altre si sono
mostrate disponibili al dialogo e hanno fatto seguire alle dichiarazioni di
intenti i primi fatti concreti». Il brutto anatroccolo è la francese AXA.
«Sin dall’inizio della campagna AXA ha reagito in modo molto negativo alle
nostre domande. E ora non ha intenzione di cambiare una virgola nella sua
politica di investimento in armamenti». «Non adotteremo mai codici di
condotta o criteri relativi all’investimento in armi», ha dichiarato Elly
Bens, portavoce di AXA.
KBC, quando la pressione funziona
KBC è la banca che ha reagito meglio e in modo più rapido. Dopo la
pubblicazione del rapporto ha smesso di investire in imprese che producono
mine antiuomo e bombe cluster. Singapore Technologies Engineering (STE),
Raytheon, Lockheed Martin, Thales, EADS e ATK rimarranno fuori anche dai
fondi di investimento destinati alla clientela.
Il gruppo franco-belga Dexia ha deciso di escludere dai suoi fondi STE e ha
promesso di adottare specifici codici di condotta, mentre Fortis è stata l’unica
banca che ha avuto il coraggio di partecipare a un dibattito pubblico
organizzato da Netwerk nel maggio del 2004, dove si è data un anno di tempo
per sviluppare una politica di investimento seria e trasparente sugli
armamenti. Le linee guida di Fortis dovrebbero uscire prima dell’estate.
E infine ING, la banca che ha inventato il Conto Arancio, tanto amato dai
risparmiatori italiani. Nell’aprile del 2004 il presidente del colosso
olandese ha promesso di fermare ogni investimento in STE (produttore di
mine antiuomo), mentre il Gruppo ING ha iniziato a collaborare con Netwerk
nell’elaborazione di specifiche linee guida sugli armamenti. «Sono segnali
positivi – spiega Karl Maeckelberghe – ma ING sembra aver dimenticato le
sue promesse sull’uscita dagli investimenti in armi nucleari».
Dopo aver portato a casa ottimi risultati la campagna “Mijn Geld. Goed
Geweten?” continua. E Maeckelberghe non può che essere ottimista: «se
continuiamo a fare pressione sulle banche, in un futuro prossimo potremmo
ottenere risultati ancora più importanti». Parola di Netwerk.
LOCKHEED MARTIN
È il più grande produttore di armi del mondo e il più importante fornitore
del Pentagono. Attivo nella produzione di munizioni cluster e di testate
nucleari per i sottomarini britannici e americani. I suoi missili ATACMS
hanno una gittata di 165 Km e possono contenere fino a 950 sub-munizioni.
Le bombe cluster di LM sono state usate nel 2003 nella guerra contro l’Iraq.
Lanciate anche nelle aree urbane di Baghdad, al-Najaf e Karbala. sono la
causa principale delle morti di civili nel conflitto. L’ex-vicepresidente
di Lockheed Bruce Jakson è stato nominato presidente del Comitato per la
Liberazione dell’Iraq, formato con il sostegno dell’amministrazione Bush.
La moglie del vice-presidente Cheney è stata membro del Consiglio di
Amministrazione di LM.
EADS
EADS è nata nel 2000 dalla fusione di tre industrie militari: la tedesca
Deutsche Aerospace Agentur (DASA), la francese Aerospatiale Matra e la
spagnola Construcciones Aeronauticas (CASA). EADS è il secondo produttore
di armi europeo, anche se solo un quinto della sua produzione è destinato
alla difesa. Produce bombe cluster del tipo AFDS con le quali vengono
equipaggiati anche gli F16 americani. Le cluster possono contenere da 24 a
120 sub-munizioni. Da una joint venture tra EADS, BAE Systems e
Finmeccanica è stata creata MBDA, una società europea specializzata nella
produzione di missili che possono montare anche testate nucleari.
ALLIANT TECHSYSTEMS (ATK)
È il più grande fornitore di mine antiuomo dell’esercito americano con i
sistemi GATOR e VOLCANO. Le mine GATOR, usate durante l’operazione
“Tempesta nel deserto” del 1991, sono “smart mines” (mine intelligenti) e
contengono un meccanismo di autodistruzione. Si trasformano facilmente in
normali mine antiuomo perchè spesso il meccanismo di autodistruzione non
funziona. ATK ha dichiarato a Human Rights Watch di aver chiuso la
produzione di mine antiuomo GATOR nel 1996. Ora si sarebbe specializzata
nella produzione di mine anticarro VOLCANO.