[tradenews] Hong Kong -47 (giorni)



Hong Kong -47 (giorni) (27 ottobre 2005)

Ancora una manciata di giorni e sapremo se Hong Kong si avvia sulla scia del
precedente vertice di Cancun o se la sesta conferenza ministeriale del WTO
produrrà una accordo stile Ginevra 2004.
Il mese di ottobre è stato un mese di fuoco per i negoziatori, tanto elevato
è stato il ritmo di incontri e il numero di proposte negoziali presentate.
Nella precedente newsletter (*) avevamo presentato le nuove offerte agricole
euro-americane; ad esse sono seguiti diversi documenti di quasi tutti i
gruppi attivi in seno all’organizzazione mondiale del commercio: G10, G20,
G33, paesi ACP.
Ancora però non si profila alcun accordo sul delicatissimo tema
dell’agricoltura, tanto che il presidente del comitato agricolo, il
neozelandese Crawford Falconer, ha dichiarato che il negoziato è in sala di
rianimazione e che “nel giro di una decina di giorni i dottori dovranno
decidere se staccare la spina o no”.
Ma come trovare un accordo fra esigenze così diverse come quelle espresse
dai diversi paesi membri?
Gli Stati Uniti vogliono accesso al mercato, ovvero ridurre il più possibile
i dazi, mentre l’Ue è più prudente ed ancor di più lo sono i paesi del G10;
Anche l’India non è entusiasta della proposta USA, mentre il Brasile, avendo
forti interessi nell’esportazione, sì.
I paesi ACP (Africa, Carabi e Pacifico) hanno proposto tagli molto blandi
(15-30%), molti PVS hanno criticato questa loro proposta (Colombia,
Pakistan, Costa Rica, Equador e Malesia), il Pakistan ha addirittura
polemizzato con la proposta del G20 relativa a un tetto massimo dei dazi,
giudicandola troppo poco ambiziosa.
Ma c’è poco da stupirsi, la realtà è che non esiste una agricoltura, ne
esistono molte e tentare di ingabbiarle in un unico schema indirizzato a
favorire quella di tipo industriale a tutto favore della grande
distribuzione e delle imprese agroalimentari è impresa possibile solo se si
fa ricorso a strumenti coercitivi.

I negoziati procedono alacremente anche sugli altri tavoli: quello del NAMA
(prodotti industriali) dove l’obiettivo è concordare una formula per il
taglio delle tariffe, e nei servizi dove già circola una bozza di
dichiarazione ministeriale che chiede a tutti i paesi membri di vincolare al
GATS le aperture di mercato già realizzate. L’Ue come più volte dichiarato
nei precedenti numeri di questa newsletter, spinge molto in questo settore,
considerandolo come la compensazione per le sue presunte concessioni in
agricoltura. Indiscrezioni parlano di una richiesta rivolta ai paesi
sviluppati di “offrire” 139 fra i 160 settori classificati dal WTO, mentre
ai paesi in via di sviluppo ne sarebbero richiesti 96. Si tratta di una
richiesta estremamente esosa!
Ma se non si sblocca il negoziato agricolo, non c’è possibilità di accordo.

Sempre per quanto riguarda l’Europa, a mettere i bastoni fra le ruote al
nostro commissario al commercio, Peter Mandelson, continua ad essere la
Francia che contesta l’offerta agricola considerandola eccessiva. In realtà
facendo qualche calcolo risulta che Mandelson non ha offerto altro che il
risultato dell’ultima riforma della politica agricola del 2003, ma
l’opposizione francese non accenna a rientrare e, anche se per motivi
sbagliati, sembra andare nella giusta direzione di far fallire Hong Kong.

Roberto Meregalli (Beati i costruttori di pace/Rete di Lilliput)
Tradewatch (Osservatorio sul commercio internazionale promosso da Campagna
Riforma Banca Mondiale, Crocevia, Fondazione Culturale Responsabilità Etica,
Gruppo d'Appoggio al Movimento contadino dell'Africa occidentale, Mani Tese,
Rete Lilliput,  ROBA dell'Altro mondo fair trade, Fair)

(*) = Il precedente numero, per problemi tecnici, non è giunto alla maggior
parte degli iscritti a questa lista, è pubblicato su:
http://www.beati.org/wto/tradenews/notiziari/dodici.htm