energia va dove ti porta il vento



da unità  09-06-2005
 
Energia, vai dove ti porta il vento
EDO R0NcHI
Lo sviluppo dell’energia eolica incontra difficoltà in italia, in particolare nelle Regioni dove maggiori sarebbero le potenzia lità: i governi regionali, in parti colare, in Sardegna, in Sicilia, in Puglia, manifestano opposi zioni o serie riserve. La ragione principale ditali riserve starebbe nell impatto visivo, paesisti co, dei generatori colici. Senza voler negare il problema, pare tuttavia necessaria una riflessio ne più ampia e complessiva:
bloccare lo sviluppo dell’eolico in Italia sarebbe, infatti, una scelta con rilevanti conseguen ze ambientali, e non solo.
Intanto non si può più dire che quella eolica sia destinata ad es sere una fonte energetica margi nale. Le turbine eoliche, i nuovi mulini a vento che producono energia elettrica, stanno aven do una rapidissirna crescita: da una potenza complessiva di tut ti i generatori colici funzionanti sul Piancta pari a 4.800 MW (milioni di watt)nel 1995 si è ar rivati a ben 47.300 MW nel 2004. Negli ultimi 2 anni la cre scita delleolico è stata fortissi ma: pari a 8000 MW installati in più all’anno, sia nel 2003, sia nel 2004.Se prosegue tale ritmo di crescita si potrebbe arrivare a sfiorare i 100.000MW installa ti entro il 2010.
I Paesi a maggior presenza di generatori eolici sono: la Ger mania, leader mondiale del set tore (con 16.629 MW), la Spa gna (con 8.263Mw), gli Stati Uniti (con 6.740MW), la Dani marca (con 3.117MW) e l’india (con 3000 MW).
Perché questa crescita dell’coli co?
Il costo del chilowattora prodot to dai generatori colici è forte mente calato, è ormai competi tivo con quello dei combustibili
fossili, per e economie di scala prodotte dalla crescita degli im pianti installati, per i migliora menti tecnologici che hanno au mentato i rendimenti, per l’au mento delle potenze delle turbi ne (ormai comprese fra I e 2
MW).
I buoni risultati raggiunti in al cuni Paesi hanno la forza delle buone pratiche: hanno innesta to una forte crescita, apprezzata dalla gran parte dei cittadini, preoccupati per l’ambiente e in teressati allo sviluppo di fonti energetiche pulite, rinnovabili, fattibili e non troppo care. Un
forte impulso all’eolico viene, oltre che dall ‘aumento consi stente e strutturale del CZZ() del petrolio, anche dal Protocol- lo di Kyoto: per contrastare i cambiamenti climatici è indispensabile ridurre i consumi di combustibili fossili, aumentando l’efficienza energetica e sviluppando decisamente le fonti energetiche rinnovabili. Visto anche che il nucleare non è un’ alternativa accettabile perché, oltre ad essere molto costosa, comporta rischi e problemi ambientali non risolti nella gestione dei rifiuti radioattivi.
Parlare seriamente di fonti rinnovabili, oltre all’idroelettrico già ampiamente utilizzato e con limitati margini di incremento, significa affrontare il tema del]’ eolico, l’unica nuova fonte rinnovabile che, ad oggi, può dare contribuiti importanti alla produzione di energia elettrica. Il solare fotovoltaico installato nel mondo infatti, nel 2003 era di soli 562 MW. Seppellire l’eolico significherebbe per l’italia seppellire le nuove fonti rinnovabili!
L’italia ha installato 1.125 MW eolici, molto meno dei Paesi leader europei del settore.
Perché ha meno zone ventose idonee per questi impianti? Direi proprio di no: studi recenti stimano un potenziale colico,
di zone con vento sufficiente per oltre 2000 ore l’anno, molto elevato in Italia, superiore a quello tedesco.
Un utilizzo prudente, anche per
ragioni ambientali, di tale potenziale potrebbe portare a generatori eolici per almeno 10.000 MW, con una produzione di energia elettrica pari a 20 TWh (miliardi di chilowatto ra). Le valutazioni d’impatto ambientale vanno fatte seria mente, tenendo conto oltre che degli impatti locali (delle zone di effettivo pregio paesaggistico o naturalistico clic ci sono, ma non sono così diffuse), della valutazione comparativa delle alternative possibili per produrre energia elettrica. E decisivo che la valutazione ambientale, sia strategica della politica energetica, sia puntuale degli impianti, venga fatta dalle Regioni, in modo integrato, con obiettivi chiari e coerenti fra loro: pare, ad esempio, poco coerente criticare l’colico per ragioni ambientali e poi accettare nuove centrali a combustibili fossili senza battere ciglio, oppure non accettare né centrali a combustibili fossili, nè quelle a fonti rinnovabili, sperando che altri producano, non si sa come, comunque altrove, l’energia elettrica per il proprio fabbiso gno.
Senza contare la riduzione degli inquinaiìti locali (dalle polveri sottili agli ossidi di azoto), ma valutando solo la riduzione di emissioni di gas di serra, 10.000MW di generatori eolici consentirebbero di evitare, ogni anno, l’emissione di 16 mi— lioni di tonnellate di C02 di nuove centrali a carbone, oppure 14 milioni di tonnellate di Co2, se tali centrali fossero ali mentate ad olio combustibile (fra l’altro risparmiando l’im— portazione di 5 milioni di ton nellate di petrolio) e 7 milioni di tonnellate di C02, se tali cen trali fossero alimentate a gas.
Se qualcuno sa come rispettare il Protocollo di Kyoto in Italia, senza un consistente ricorso a fonti energetiche rinnovabili, compreso un consistente ricor so alleolico, si faccia avanti e ci spieghi, numeri alla mano, Come.
Edo Ronchiè Responsabile Politiche della Sostenibi//tà DS