Raccolta differenziata e produzione di rifiuti: l'esperienza di una famiglia genovese dati a confronto



metto in rete questa interessante ricerca sul campo perchè in maniera molto semplice e documentabile mostra come la gestione del ciclo dei rifiuti a Genova , ma è così in moltissime altre realtà italiane,  è palesemente gestita male nell'evidente interesse di pochi e nella rimozione di molti.
 
andrea agostini
 
Famiglia Fancello   Dicembre 2004
Renato e Laura Fancello
e-mail: renato.fancello at fastwebnet.it

La nostra famiglia è composta da quattro persone: due adulti (oggi cinquantenni) e due minorenni (quattordici ed undici anni).
Fin da quando a Genova sono state introdotte le prime forme di raccolta differenziata dei rifiuti ci siamo impegnati in tale attività.........
Abbiamo deciso di sistematizzare i dati, identificando e pesando ogni tipologia di rifiuti da noi prodotta, specificandone il sistema di conferimento.....
Marito libero professionista, moglie insegnante di scuola media, i figli studenti, rappresentiamo una famiglia di tipo “medio” con alcune caratteristiche che dovrebbero situarci nella fascia “alta” di produttori di rifiuti (sia in qualità che quantità).
Viviamo a Genova Quinto in un appartamento condominiale di circa 100 m2. Non disponiamo di giardino.....

Dati generali

Dal 12 ottobre 2003 all’11 ottobre 2004 (366 giorni) abbiamo pesato tutti i rifiuti prodotti prima di conferirli alle diverse destinazioni possibili: raccolta differenziata (vetro, carta, plastica, metallo, RUP: pile, farmaci), compostiera, ecovan (rifiuti ingombranti), contenitore staccapanni (indumenti dismessi), cassonetto della nettezza urbana.

La famiglia Fancello nel periodo considerato ha prodotto complessivamente poco più di 730 kg di rifiuti, di cui circa il 75 % è stato conferito a forme di raccolta differenziata, mentre solo il 25 % é finito nel cassonetto come rifiuto indifferenziato.

Raffronto con dati di produzione genovese pubblici

I dati riportati ci permettono alcuni raffronti che riteniamo di grande interesse.
La produzione totale assoluta pro capite della nostra famiglia (rifiuto differenziato ed indifferenziato) è pari a 0,5 kg al giorno a persona, di cui 130 g al giorno vengono conferiti al cassonetto.
Già da questo primo risultato ci sembra di poter sottolineare come la produzione strettamente domestica, quale la nostra, appare molto distante dai dati di produzione pro capite giornaliera normalmente conosciuti e purtroppo adottati nei vari calcoli e decisioni conseguenti in ordine a tasse, organizzazione della raccolta, modalità di smaltimento.
In base ai dati relativi all’anno 2000, recentemente diffusi nell’ambito del Rapporto rifiuti 2002 Apat in termini di produzione pro capite di rifiuti urbani, la Liguria si colloca, con i suoi 570 kg/ab all’anno nella fascia più alta delle regioni italiane.
La produzione totale è di circa 924.000 tonnellate annue per una popolazione di 1.621.016 abitanti. Il trend rispetto al 1999 indica un aumento relativo, dell’ordine del 2¸3%, particolarmente nell’area metropolitana di Genova, che si colloca alle spalle dei grandi centri del nord.

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In base agli ultimi dati disponibili e reperibili sull’Annuario Statistico 2002 del Comune di Genova, la produzione complessiva di RSU nel 2002 a Genova (Raccolta indifferenziato e differenziata) è stata di 334.601 t, di cui il 14,34 % differenziato.
Poiché al 31.12 2002 la popolazione di Genova era di 604.732 abitanti residenti, se ne deduce una produzione genovese pro capite annuale di 553,3 kg/ab e giornaliera di 1,52 kg/ab/d.
Come abbiamo evidenziato la nostra famiglia non si distingue in modo particolare sul fronte della produzione di rifiuti, mentre probabilmente si distingue su quello della separazione.
Pur con le lievissime differenze che possono derivare dal comparare dati riferiti a periodi differenti (ma molto vicini), appare comunque eclatante la differenza tra la produzione famigliare effettiva di 0,5 kg /ab/d e quella desumibile dal dato genovese del 2002 di 1,52 kg/ab/d.
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Conclusioni

Da quanto sopra derivano importanti considerazioni e conseguenze.
È assolutamente indubbio che la gran parte della produzione di RSU nel comune di Genova non derivi dal settore residenziale, ma piuttosto dall’industria, l’artigianato, il commercio (soprattutto di piccola e media dimensione) ed i servizi (tutte le tipologie). Se ciò può apparire (forse) ovvio agli occhi di esperti del settore per i cambiamenti della vita cittadina negli anni (si vive molto più fuori che dentro casa), non sembra però che tale ovvietà sia mai stata tradotta in politiche conseguenti.
Si può ipotizzare che tali settori intervengano per almeno il 55 ÷ 60 % se non più dell’intera produzione.
Le sole raccolte residenziali ma non solo della carta e del vetro possono incidere fortemente sulla riduzione del conferimento indifferenziato.
Da queste sintetiche conclusioni derivano:
      la necessità di creare dei circuiti di raccolta locali specifici per le fonti di produzione non residenziale. Sono inoltre necessari controlli su tali settori per evitare che anche rifiuti non assimilabili agli urbani vengano conferiti nel cassonetto. Sarebbe opportuno che comunque i cassonetti per l’indifferenziato residenziale fossero nettamente distinguibili e specifici per tale categoria di produttori. Sulle modalità per ottenere ciò esiste una vasta casistica.
      il potenziamento delle forme di raccolta differenziata (con sviluppo del porta a porta) e la creazione anche di isole vigilate per il conferimento differenziato. In base alle ipotesi sopra accennate deriva che è ipotizzabile una diminuzione del numero se non anche della frequenza di svuotamento dei cassonetti normali ed un parallelo incremento delle campane per vetro, carta, plastica e metalli.
Se è sacrosanto sviluppare forme di educazione del cittadino comune, molto più importante, almeno nel frangente attuale, apparirebbe sviluppare forme similari specifiche per i settori non residenziali.
È chiaro che tutto ciò ha un diretto riflesso sulla gestione economica del ciclo, sulle modalità di smaltimento, sulle scelte a medio e lungo termine in tema di rifiuti.
In ordine all’aspetto economico, e per rimanere su dati certi, la nostra famiglia ha pagato per il 2004 una tassa sullo smaltimento dei rifiuti pari a € 230,60. Questa cifra non tiene conto del comportamento “virtuoso”.
Non esiste alcuna forma di incentivo a differenziare, se non un generico appello alla coscienza individuale (per chi ce l’ha), i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Anche le scuole, pur ricevendo pressioni a diffondere l’importanza di comportamenti corretti nello smaltimento dei rifiuti, non riescono appieno nel loro intento perché non sono supportate da una realtà esterna adeguata in tal senso.

Da ciò deriva che i sottoscritti hanno pagato ogni chilo dei 183 conferiti al cassonetto e non differenziato la cifra di € 1,26 (pari a 2.440 delle vecchie lire). In effetti al Comune il nostro costo, per limitarci ai dati provenienti dalla nostra esperienza, è stato di € 0,31 (pari a 610 delle vecchie lire), perché per il Comune l’intera nostra produzione è indifferenziata. Per carità di patria non facciamo raffronti sui dati di produzione, secondo i quali noi produrremmo pro capite la bellezza di oltre 550 kg/anno a persona. I sottoscritti hanno finanziato e finanziano il comportamento “vizioso” di chi non differenzia in alcun modo. Non solo: il Comune riceve dei contributi dal Conai in rapporto alle quantità di rifiuti selezionati separatamente. I sottoscritti pagano in effetti due volte.
La tariffa corretta che avremmo voluto vederci applicata è quella relativa ai quantitati effettivamente conferiti al cassonetto.
Assumendo come equa la cifra di 230,60 per l’intera produzione conferita totalmente senza differenziazione, in effetti avremmo dovuto pagare solo un quarto di tale cifra: € 57,65.
La tassa applicata è quattro volte la tariffa.

In ordine alle scelte ci appare sbagliata tout court l’ipotesi del c.d. termovalorizzatore.
Esso, per supportarsi economicamente, necessita di forti quantità di rifiuto. Siamo una città che nel 1971 contava 816.872 abitanti ed attualmente ne ha poco più di 600.000. La composizione famigliare è sempre più segnata da famiglie mononucleari ed anziane. I dati pubblici di produzione ci dicono che con fluttuazioni a Genova si è passati da 313.940 t di indifferenziato e 7.603 di differenziato nel 1993 a 286.621 t di indifferenziato e 47.980 di differenziato nel 2002.........

Solo una politica che rigetti qualunque scelta in ordine allo sviluppo della raccolta differenziata, all’aumento della sua qualità e quantità, o che pratichi una raccolta differenziata “finta”, può sperare di percorrere con qualche risultato tale strada (ma non si parli di salute e ambiente).

Ciò di cui c’é bisogno é di una scelta politica forte che affronti il problema nei suoi gangli fondamentali:
      effettivo controllo delle fonti di produzione e tariffazione adeguata con riduzione della tariffa in presenza di comportamenti “virtuosi”.
      incentivi a ridurre la produzione di rifiuti.
      incentivi allo sviluppo dei circuiti delle materie seconde.
Tutto ciò si potrebbe tradurre anche in occasioni di nuova occupazione in una realtà cittadina pressoché statica.
Crediamo, con questa nostra esperienza, di aver fornito un servizio utile alla collettività. Auspichiamo che venga presa in considerazione, per ottenere in primis (per noi) una tariffa più equa, ma soprattutto per realizzare una migliore gestione dei rifiuti genovesi, nel pieno rispetto della legge, delle risorse e dell’ambiente.
In Fede
Renato Fancello                  Laura Solari