[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

ladri d'aria su quattro ruote



dal manifesto di venerdi 22 settembre 2000
 Ladri d'aria, su quattro ruote
 Alternative all'inciviltà dell'auto. Un libro di Gianni Moriani sulla
libertà di respiro e  movimento 
 ELLA BAFFONI 


 Il solo paese al mondo che ha più biciclette che abitanti? L'Olanda. Lì
 s'inverte un apparente senso comune: la bici va più in fretta dell'auto.
 Un nonsense realizzato grazie a una politica - e ai relativi congrui
 finanziamenti - che penalizza duramente le quattro ruote e favorisce le
 due ruote, a cui è riservata una rete imponente di piste ciclabili, rapide
 e dirette e protette; all'auto restano le lunghe circonvallazioni, l'ingorgo
 quotidiano e i divieti di circolazione. Così è normale andare al lavoro in
 bicicletta anche su distanze non brevi, in borsa giacca e camicia pulita
 da indossare dopo la doccia invece di infilarsi nelle lunghe code delle
 autostrade urbane. Meno inquinamento atmosferico, meno incidenti, più
 salute per tutti. Un sogno: lontano per il resto d'Europa, ancor più in
 Italia. Perché - spiega Gianni Moriani in L'aria rubata. Traffico,
 inquinamento e salute nelle nostre città, Marsilio pp. 149, L. . 20.000 -
 nonostante sia evidente il fallimento delle città dell'auto, ancora si
 progettano autostrade urbane e no, si trasportano merci su gomma, si
 costruiscono quartieri lontani dalla rete su ferro. E dunque l'Italia ha la
 più alta concentrazione di auto del mondo, che si stanno trasformando
 nel mezzo di trasporto più invasivo, più divoratore di spazio e di aria, e
 perfino più lento. Più lento? Sicuro: la velocità media a Milano è
 inferiore ai 16 chilometri l'ora, a Roma supera i 21, a Napoli raggiunge i
 14. Così l'auto, che dovrebbe essere strumento di sempre maggiore
 libertà di movimento, diventa una trappola di lamiera. Non c'è dubbio,
 meglio la bici.
 Anche perché la cultura dell'auto, e il libro di Moriani ne fornisce una
 doviziosa messe di dati, inquina, crea rifiuti, uccide. Se poi si incrociano
 i dati sugli incidenti stradali con quelli sull'inquinamento atmosferico e
 le relative malattie polmonari o allergiche - soprattutto sui bambini -
 sulla mortalità da smog, sugli effetti del rumore da traffico sulla salute,
 l'effetto è agghiacciante. Non resta che accettare la provocazione primo
 novecento di Lewis Mumford: "Dimenticate quelle dannate auto e
 costruite città per gli innamorati e per gli amici".
 Non è impossibile. Se le città italiane sono nate ben prima dell'inciviltà
 dell'auto, la colonizzazione di autostrade urbane e parcheggi poi è stata
 devastante: è vero. Ma la pedonalizzazione dei centri storici è un
 successo, persino commerciale oltre che di vivibilità. Effetto che
 potrebbere avere un moltiplicatore in una intelligente politica di
 investimenti nel trasporto pubblico (che arrivino anche a prevedere un
 eventuale annullamento della tariffa), di scoraggiamento di quello
 privato (informando di quale sia il costo reale dell'auto, al singolo e alla
 collettività; aumentando le tariffe di parcheggio, aumentando le
 imposte sulla benzina e destinandole al trasporto pubblico), bicicletta
 eccettuata. A cui aggiungere una maggiore cura dell'ambiente urbano,
 verde e giardini; e una riprogettazione di rioni e quartieri che coinvolga
 anche i cittadini. La prova generale, e con ottimi risultati, c'è già stata:
 le domeniche a piedi, e oggi, la giornata europea "In città senz'auto". A
 dimostrazione che il cambiamento delle abitudini quotidiane, se è
 compreso e condiviso, è auspicato dagli stessi cittadini. E dunque va
 fatto, senza troppi indugi. Pena, lasciare che le città restino, come dice
 Moriani, un fumoir per auto a motore.