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dal manifesto di sabato 23 settembre 2000

Il futuro di Cornigliano Facciamo come nella Ruhr

ROBERTO MUSACCHIO (Responsabile Ambiente Prc)

I miei amici Serafini e Ferrante di Legambiente, ripropongono sul manifesto
del 21 settembre (chi non avesse ricevuto l'articolo nei giorni scorsi puo'
contattare Andrea Agostini lonanoda@tin.it ndr.) una visione dei rapporti
tra ambientalismo e sinistre fatta di chi ha capito e chino. La questione è
di quelle classiche. Il rapporto con le fabbriche inquinanti. Il caso più
ravvicinato è Cornigliano ma si parla anche di Acna e Marghera. Le
sinistre, moderata ed antagonista, sarebbero accumunate dal non capire.
Rifondazione spunta nell'articolo per parlare di un Bertinotti più aperto e
di un esponente ligure assai meno. Dei Ds non c'è traccia e si ricorda un
lontano Ruffolo. Avendo io vissuto tutte le vicende in questione e avendo
qualche idea in proposito, chiedo ospitalità. Innanzitutto sul Prc e le sue
posi-zioni, solo per correttezza.
Il Prc ha chiesto, con proposta di legge depositata dall'inizio della sua
vita come partito, la chiusura dell'Acna e la bonifica dell'area con
reddito e lavoro per gli operai. A Marghera siamo protagonisti di
bat-taglie contro il raddoppio del cvm e per la bonifica, ripetute e fatte
in rapporto con Medicina democratica e le associazioni ambientaliste. Ci
sono atti molteplici, istituzionali, di convegni e di prese di posizione a
disposizione. Su Cornigliano Bertinotti ha espresso la posizione del
partito, che ha comunque lavorato per un accordo che prevedesse chiusura
degli impianti inquinanti, bonifica, lavoro e reddito, nuove attività.
Anche su queste posizioni ci sono state iniziative ripetute nel tempo, con
convegni e atti pubblici. Ma la questione che a me pare di fondo è capire
quali sono i processi che sono dietro queste situazioni, quali le
responsabilità, le prospettive reali di alternativa per cui battersi e gli
strumenti necessari. A me pare che non ce la si possa cavare con l'idea di
sinistre che genericamente si attardano a non capire il bene che può venire
dal futuro postindustriale e pulito. La realtà è fatta piuttosto, a mio
avviso, di processi di ristrutturazione che inseguono maggiori profitti a
danno di lavoro e ambiente. Processi che sono di globalizzazione, in un mix
di deindustrializzazione e riallocazione spesso in forme addirittura più
inquinanti; di privatizzazione; di totale deregulation, col venir meno di
qualsiasi nonna di programmazione e controllo. Per ciascuno di questi
processi rischiamo di veder predominare solo gli elementi speculativi, sia
sulle produzioni che sulle aree appetite per ulteriori devastazioni
ambientali (inceneritori al posto di fabbriche; speculazioni edilizie).
Dunque, non c'è una modernità e un'arretratezza:
c'è un giudizio da dare sul senso di marcia dei processi di cosiddetta
modernizzazione. C'è una sinistra moderata e anche un ambientalismo
moderato che li accompagnano e chi, come noi, li contrasta non certo per
difendere l'inquinamento, ma al contrario per imporre una alternativa
radicale. La nostra critica al governo del centrosinistra (a proposito, dì
que-sto non si parla nell'articolo) è aspra proprio per questo: perché non
c'è traccia di un'idea diversa dello sviluppo e dell'ambiente come elemento
fondativo dì essa. Vale per le riconversioni industriali come per le grandi
opere che si propongono. La nostra idea di futuro è proprio opposta. Noi
proponiamo che si crei lavoro a partire dai risanamenti ambientali. E per
le aree industriali, proponiamo che ci siano interventi di bonifica e di
conversione. Ma proponiamo, e qui è il punto, che il pubblico abbia un
ruolo determinante nel guidare questi processi. Ad esempio, attraverso
agenzie come quella che nella Ruhr ha fatto bonifiche e reinsediamenti di
sviluppo.
Anche a Cornigliano questo ruolo del pubblico è indispensabile per
difendere ambiente e occupazione e ridisegnare un futuro diverso, affidando
allo stato la progettazione dell'area e la garanzia del lavoro. Ma su
questa linea ci sentiamo a volte un po' soli.