Re: [ecologia] No coke e 'Autorizzazione integrata ambientale alla centrale a carbone Enel di Civitavecchia



Grazie Daniela!
Hai detto bene Medici ISDE e Movimento no coke, hanno tenuto in piedi un’opposizione al carbone, che ha prodotto milioni di euro ai sindaci e tanti tumori alla cittadinanza!
Si muore come mosche, ma la politica non si è mai degnata di prendersi nessuna responsabilità, tranne i comitati che pagano la loro coerenza ogni giorno.
Domani sotto al Ministero ci saranno sicuramente un sacco di bandiere del M5S ...felicissima di sapere che finalmente arrivano rinforzi! Lo speriamo tutti, anche se mordendoci la lingua vorremmo dire..ma ndo cavolo stavate fino a ieri? Ma va bene così, la battaglia contro il carbone ricomincia ogni giorno, a partire dalle nostre coscienze, quelle non inquinate dai soldi e dalla politica sbagliata!
Come dicono i resistenti di tante battaglie, Avanti!
Marzia
 
Sent: Monday, March 11, 2013 1:22 PM
Subject: [ecologia] No coke e 'Autorizzazione integrata ambientale alla centrale a carbone Enel di Civitavecchia
 
Il gruppo ISDE e NOCOKE che segue la vertenza della centrale a carbone dell'Enel a Civitavecchia è un altro caso esemplare di come la sinergia tra la società civile e gli scienzati (in questo caso medici e epidemiologi) sia una strategia vincente. Quand'anche non rispetto al raggiungimento dell'obiettivo, certamente per quanto attiene la crescita della consapevolezza e della cultura scientifica dei cittadini. E della socializzazione della scienza, aspetto altrettanto se non più importante.

Poichè mi pare che non sia ancora arrivato, vi giro l'invito di Marzia a partecipare e sostenere il Movimento Nocoke che domani parteciperà alla conferenza dei servizi per il rilascio dell'AIA alla centrale di Civitavecchia. Vale la pena di divulgare e inviare testimonianze di sostegno, io ho pubblicato qui attingendo dal loro comunicato stampa che mi permetto di allegare a questa mail http://speziapolis.blogspot.it/2013/03/laia-alla-centrale-carbone-enel-di.html

Ho avuto il privilegio di conoscere Mauro Mocci (ISDE - Civitavecchia), che abbiamo ospitato a Spezia nel corso di un convegno scientifico organizzato con il Comitato SpeziaViadalCarbone cui ha partecipato anche Alessandro Marescotti (altro privilegio). Quell'esperienza (i contatti con i partecipanti, la preparazione e la conduzione del convegno) è stata così densa che è diventata uno dei casi di studio della mia tesi su "Comunicazione e responsabilità sociale della scienza".

Accolgo l'invito di Alessandro ad approfondire il tema della cittadinanza scientifica e vi propongo uno stralcio.. spero non troppo noioso, mi auguro non off topic, eventualmente spunto per una riflessione.

I processi deliberativi, in particolare nei conflitti ambientali, producono un apprendimento generalizzato che, come in questo caso [convegno Spezia nda], ha riguardato sia i cittadini, sia gli scienziati, sia le istituzioni. Il convegno, trasmesso online su internet, è stato seguito anche da alcuni degli scienziati che non sono intervenuti, auspicabilmente dalla stessa Enel e dal sindaco. Ciascuno ha appreso e fornito nuove informazioni che, in particolare nell’interazione con gli altri stakeholder, sono servite per confutare o confermare (in ogni caso verificare) le proprie e le altrui posizioni. A prescindere dagli esiti, la deliberazione pubblica e la comunicazione hanno determinato cambiamenti o accelerazioni delle azioni dei decisori e del comitato, oltre a una migliore presa d’atto della situazione da parte di tutti. Di fatto, gli scienziati intervenuti, in qualche modo testimoni superpartes del conflitto, hanno contribuito all’innalzamento della qualità della democrazia, riducendo le asimmetrie informative, se non quelle di potere.

Le vertenze dei comitati locali sono casi tipici in cui i “non-esperti” necessitano di una dotazione minima ma sufficiente di conoscenze specifiche, spesso proprio per confutare le posizioni degli stessi “esperti”: conoscenze associate alla scienza e/o alla comprensione delle condizioni in cui determinati processi (anche scientifici) si verificano. In generale, è richiesto un livello di competenza (expertise) che consenta di “reperire l’informazione adeguata nel proprio repertorio cognitivo e svolgere operazioni appropriate su tale informazione […] utilizzare qualche apparato esterno o banca-dati per estrarre il materiale rilevante” [Pellizzoni, 2006). In particolare, è utile possedere un livello di conoscenza scientifica sufficiente a identificare le implicazioni, e i contesti, di una determinata decisione, ricerca, applicazione. Oltre, come visto, a comunicarli in maniera efficace.

I conflitti ambientali sono eccezionali occasioni di costruzione di cittadinanza (scientifica). Come in questo caso, scienziati e cittadini “non esperti” portano contributi, parimenti importanti, attraverso cui ciascun attore può verificare le proprie ipotesi. Se le imprese, le istituzioni democratiche, i loro consulenti scientifici e gli enti di controllo fossero aperti al confronto pubblico, si riprodurrebbe anche nella vita democratica qualcosa di simile al processo della peer-review, tipico del mondo scientifico. Se si ammettesse che scienziati e “non esperti” sono parte dello stesso universo di cittadini, attraverso un processo democratico che s’ispira al metodo scientifico e rifiuta le posizioni aprioristiche o non sottoposte a verifica, sarebbe possibile realizzare una democrazia di tipo deliberativo. Come si è visto, sebbene i cittadini siano dotati di expertise, l’asimmetria informativa insieme alla disparità di potere rischia di ridurli a una condizione di sudditanza, nella quale devono subire decisioni che li riguardano e che sono potenzialmente in grado di danneggiarli fortemente. In quest’ottica, il caso in questione è esemplare: informazioni ambientali e sanitarie che, eventualmente comprensibili e analizzabili da parte dei cittadini, non sono rese disponibili; ipotesi formulate dai cittadini, argomentate e supportate da evidenze, che non sono prese in considerazione; siti contaminati che da un giorno all’altro cambiano di stato, senza che nessuna azione sia intervenuta a sanarli; imprese che non rispettano i vincoli legali (violazioni che si risolvono con modifiche legislative) e gli impegni volontariamente assunti (la registrazione EMAS) di cui tuttavia godono i benefici; gli enti preposti al controllo non prendono  in carico le segnalazioni dei cittadini (peraltro di primaria importanza nello specifico del regolamento europeo (1221/2009) da cui EMAS deriva); media appiattiti sui comunicati stampa di ciascun confliggente, che non producono alcun contributo ulteriore, con un occhio di riguardo agli equilibri di potere (e agli introiti pubblicitari).

Gli scienziati che accettano o si offrono di supportare cittadini e comitati hanno la possibilità di condividere, trasferendoli, importanti elementi di conoscenza che compensano parte del deficit d’informazione e trasparenza delle istituzioni. Oltre a legittimare o confutare le tesi dei confliggenti, attraverso il confronto diretto con i “casi” e l’expertise dei cittadini,  gli scienziati arricchiscono il bagaglio di informazioni di cui si avvalgono per corroborare, confutare o rivedere le loro stesse ipotesi di ricerca. Gli scienziati intervenuti hanno pubblicamente espresso posizioni tra loro non sempre allineate, quando non in contrasto. A conferma, se fosse necessario, dell’utilità dei processi deliberativi nei contesti pubblici, poco strutturati e non protetti, anche ai fini del miglioramento del processo di ricerca:  dalla domanda, alla formulazione dell’ipotesi e al disegno di studio, alla produzione dei risultati e alla loro comunicazione.



In bocca al lupo agli amici di Civitavecchia!!!
daniela

Daniela Patrucco
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