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 Perché ancora i sindacati? - Intervista a Oskar Negt 

Intervista realizzata da Karl-Ludwig Schibel a Oskar Negt (*)


Dal 18 al 20 maggio 2007 torna Terra Futura di cui l'Agenzia Fiera delle
Utopie Concrete è partner: la Fortezza da Basso, a Firenze, ospiterà la
quarta edizione della mostra-convegno internazionale delle buone pratiche
di sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Parlerà Sabato, 19 maggio nella sessione della mattinata del programma
culturale comune Oskar Negt, rappresentante della Scuola di Francoforte che
ha unito nel suo pensiero la filosofia e la sociologia e trovato anche in
Italia grande attenzione con “Scienza operaia nella società tecnologica”
(1973). L’intervista di Karl-Ludwig Schibel parte dal suo contributo ad un
discorso critico solidale sul futuro dei sindacati pubblicato in Germania
sotto il titolo provocatorio “Perché ancora i sindacati?”. Negt riprenderà
il tema della dignità del lavoro e del ruolo dei sindacati nella
globalizzazione nel suo contributo a Terra Futura.



Nel tuo panfleto “Perché ancora i sindacati” chiedi un mandato allargato
d’interesse dei sindacati che recepisca i conflitti nei quartieri, le
iniziative dei comitati civici o anche le iniziative per la pace. Parli
delle “esperienze di questi ambiti di conflitti quotidiani” come “materia
prima di campi d’azione socio-culturali che sarebbero da coltivare dai
sindacati”.

Negt: Mi sembra che sta per crescere nei sindacati una consapevolezza che
la definizione riduttiva degli interessi dei membri, legati esclusivamente
alla realtà aziendale, non per ultima causa della crescente disoccupazione
e di una politica della riduzione del tempo di lavoro, assottiglia sempre
di più la base per. Per questo ci vuole un allargamento entrare in contatto
e comunicare con le persone, della base organizzativa. Conosco troppo poco
l’Italia ma per la Francia posso dire che lì incontriamo un radicamento dei
sindacati alla base che si estende sempre di più a delle esperienze nella
vita quotidiana dei colleghi. Appare essere in crescita l’attenzione dei
sindacati sull’estensione dell’orizzonte di interessi e del mandato
d’interesse sulla realtà fuori dalle aziende almeno in Germania e in
Francia.


Il rapporto del sindacato con la questione ecologica era teso fin
dall’inizio. Sono forti le indicazioni che i cambiamenti climatici
potrebbero diventare la sfida centrale di questo secolo. La questione
ecologica rimarrà per i sindacati un campo secondario d’azione?


Negt: Domanda difficile perché chiama in causa un rapporto infatti precario
tra economia ed ecologia, tra la salvaguardia dei posti di lavoro e che
cosa significa per la protezione dell’ambiente. Credo che solo quando
cambieranno i sindacati e quando troveremo soluzioni per i problemi della
società del lavoro anche le questioni ecologiche, centrali per l’umanità,
saranno risolvibili. Attualmente però l’emergenza dei posti di lavoro è
dominante e anche il ruolo infelice degli Stati Uniti per quanto riguarda
il Protocollo di Kyoto è fondato sul fatto che la situazione sociale in
questo paese si è acutizzata drammaticamente nell’ultimo decennio.


Però anche i problemi ambientali incidono direttamente sul benessere. Il
traffico motorizzato individuale sotto casa ha un effetto incisivo sulla
qualità di vita e sulla salute, forse di più delle condizioni di lavoro.


Negt: Questo ha a che vedere con l’attuale forma di capitalismo. La
riduzione per esempio degli spazi di magazzino delle imprese e il loro
spostamento sui camion che girano per strada con delle forniture just in
time aumenta il traffico delle merci, aumenta le emissioni. Un tale
fenomeno non è regolabile con dei pedaggi, ma tocca invece direttamente la
questione dell’intero sistema. E’ un impulso nel mio pensiero e nei miei
contributi pubblici di reintrodurre e rendere accessibile al dibattito la
questione del sistema e l’impressione è che i sindacati abbiamo
un’attenzione e una consapevolezza più sveglia e aperta a tale proposito
che non dieci anni fa.


Se ho capito bene stai constatando un allentamento dei sindacati tedeschi
dal partito Social-Democratico?


Negt: Mi sembra che il rapporto tra i social-democratici e i sindacati si è
rotto e rimarrà tale per un lungo periodo di tempo. Hanno avuto un ruolo
importante l’Agenda 2010 di Gerhard Schröder, la riforma sanitaria ma anche
molte altre cose. Naturalmente tutte le figure apicali nei sindacati
continuano ad essere social-democratici ma la distanza dei leader sindacali
dalla da questo partito è cresciuta dal ’98 in poi.


Non sei triste più di tanto di questo allentamento del legame tra sindacati
e partito social-democratico?


Negt: No, per niente. Sono comunque convinto che la forma partitistica
della protesta non conduce veramente a dei movimenti efficaci. Ritengo
possibile e anche necessario di rafforzare le forze extra-parlamentari e
questo vale per i sindacati come anche per i comitati civici e altre forme
di organizzazione. Le forze extra-parlamentari devono radicarsi di più e
aumentare il proprio ruolo, per poi rivolgere la propria attenzione sulle
forze parlamentari. Attualmente sono così impotenti e deboli, lottano con
la schiena contro il muro, che lo smantellamento di certi diritti sociali
incontra pochissima resistenza. Sarebbe la mia speranza che i sindacati
potrebbero diventare il centro dei movimenti extra-parlamentari.


La differenza tra i sindacati ed altre organizzazioni d’interesse per te
sta nel concetto di “solidarietà”?


Negt: I sindacati a lungo termine devono mettere in prima linea il concetto
della solidarietà e della giustizia di distribuzione. Sono elementi
costitutivi della storia di questa organizzazione ai quali non va
rinunciato, pena la perdita della propria identità e legittimità. I
sindacati non possono interpretarsi come un’organizzazione qualsiasi di
interesse di categoria, si tratta di organizzazioni storiche che esistono
da quando esistono le persone che non sono in grado di aiutare se stesse,
che hanno bisogno di forme collettive di organizzazione. Sono infatti
convinto che il problema della solidarietà è molto grande, anche se a volte
è coperto o sembra sparito si ripresenterà, irromperà sempre di nuovo, si
riaffermerà che i sindacati sono un’organizzazione di solidarietà e non
un’organizzazione di clientela.




(*) Prof. Dr. Oskar Negt
Il filosofo sociale Oskar Negt ha studiato legge e filosofia a Göttingen,
laureandosi con Theodor W. Adorno nel 1962. In seguito è stato assitente di
Jürgen Habermas e mentore del movimento degli anni Sessanta, prima di
prendere la cattedra di Sociologia all’Università di Hannover dove ha
insegnato fino al 2002. E’ fondatore della “Glocksee-Schule” uno delle
poche scuole alternative in Germania.
Politicamente vicino ai sindacati è oggi uno degli intellettuali tedeschi
più ascoltato, che analizza partendo dalla Teoria Critica della Scuola di
Francoforte le prospettive di riconquistare la dignità del lavoro nell’era
della globalizzazione.

Foto © Steidl Verlag



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