parco eolico nel mare



Parco eolico a mare e cortili di casa

(LETTERA APERTA)

Finalmente il Ministro Di Pietro si accorge di un impatto ambientale:
quello di 54 pali eolici in mezzo al mare, più le strutture sulle dune,
lungo la costa abruzzese-molisana presso la sua terra natale.

Non vogliamo essere polemici. Siamo ben lieti della maggiore attenzione
alle questioni ambientali da parte di un crescente numero di persone, ma
cogliamo l’occasione per aprire un sereno dialogo su almeno quattro punti,
e non solo con Di Pietro, ma con tutti quelli che non hanno mai voluto o
saputo vedere i disastri ambientali e ascoltare la voce ultra trentennale
degli ambientalisti.

Primo: la facile ironia del “no nel mio cortile”. Ora il Ministro Di Pietro
capisce perché gli abitanti della Val Susa (e molti altri italiani e
stranieri) si oppongono al tunnel della Tav? Perché i vicentini e tutto il
movimento contro la guerra si oppongono all’impatto ambientale e umanitario
della base militare americana e ancor più della guerra stessa? Perché in
tanti diciamo no al Ponte di Messina, ai parchi eolici sui monti, alle
centrali a turbogas, agli inceneritori? E perché dovremmo dire no a un
parco eolico marino e sì a un porto turistico, o peggio ancora ai
rigassificatori su altre coste italiane? La risposta non è quella di
scegliere il territorio da sacrificare al presunto progresso, ma la ricerca
di soluzioni più sane e sensate al problema che si vuole affrontare
(trasporti, pace e difesa, energia, rifiuti, ecc.).

Secondo: l’inutilità dei progetti. Si dirà che tutte queste cose servono
all’interesse generale. Ma è proprio vero? Spesso in questi casi si scopre
che i progetti devastanti sono anche inutili o i più costosi per risolvere
il problema. L’energia eolica è certamente meglio del nucleare o del
petrolio, ma è stato mai fatto un bilancio realistico delle effettive
quantità e qualità di energia necessarie? Necessarie non per uno sviluppo
quale che sia (cioè quello attuale, sfrenato, distruttivo, fondato solo sul
dio mercato e sulla rapina delle risorse) ma per un benessere compatibile
con la salvaguardia del pianeta Terra e dunque della salute umana. Grazie a
oltre 30 anni di diffuse lotte ambientaliste oggi sappiamo che
un’intelligente strategia di risparmio energetico in tutti i settori
consente di sostituire un gran numero di grosse centrali elettriche e di
aumentare i posti di lavoro. Sappiamo anche che non è vero che più energia
uguale più sviluppo: si può avere più benessere e più sviluppo con meno
energia. In base a questa impostazione vedremo se, quanti, dove e per fare
cosa, sono necessari i pali eolici o le turbogas.

Terzo: i guasti delle privatizzazioni di beni e servizi essenziali.
Limitiamoci all’energia: è evidente che le società private, o con le
turbogas o con i pali eolici, tendono a vendere più energia possibile,
senza badare agli impatti ambientali e alle effettive necessità, favorendo
lo spreco e il surriscaldamento del clima. E stando alle cronache, le
società non lesinano finanziamenti generosi ai comuni “sacrificati”; quelle
che alcuni oppositori ai megaprogetti chiamano contropartite. E’ da
maligni, caro Di Pietro, chiedere di controllare se ci sono tangenti?

Quarto: la dubbia credibilità degli “ambientalisti di comodo”. Questi
davvero badano solo al proprio cortile!. Da almeno 30 anni hanno devastato
l’ambiente molisano e italiano quando erano in carica nei comuni, in
regione, in parlamento; hanno continuato con discariche e inceneritori
invece di attuare le elementari norme ecologiche del recupero, la riduzione
e il riciclaggio dei rifiuti; hanno realizzato gli scempi delle dighe di
Chiauci, di Arcichiaro e, a ben guardare, dello stesso Liscione (perché
l’interramento non dipende dalla siccità, ma è la naturale sedimentazione
del F.Biferno, doveva essere previsto); hanno voluto le centrali a
turbogas, l’industria chimica, la grande città, la congestione del
traffico, i mega-centri commerciali, nel cortile proprio e degli altri. Per
la gravità dei pericoli per la salute pubblica si può accettare il
pentimento e la conversione, ma dopo un pubblico “mea culpa” ed una ben
visibile penitenza utile al risanamento ambientale.

 Forse grazie all’opera degli ambientalisti, forse a causa dei pericoli
incombenti su nuovi cortili, ma bene o male la sensibilità ecologica è
cresciuta dai tempi dell’opposizione vincente alle centrali nucleari. Ciò è
un fatto positivo, ma c’è ancora confusione e diversità di vedute su cosa
si intende per ambiente pulito o sporco. Il nuovo attacco ad un cortile
relativamente pulito sia l’occasione per discorsi coerenti e per scelte
politico-economiche di svolta ambientalista. Chiediamoci prima di tutto se
i 54 pali eolici in mezzo al mare siano necessari (a tutti noi, non a chi
li fabbrica e costruisce): se non lo sono, non si devono fare né in mare né
altrove. Se lo sono, chiediamoci se siano dannosi per la salute e per
l’ambiente o solo esteticamente brutti: ovviamente la salute viene prima ed
è un fatto oggettivo, mentre l’estetica è un’opinione. Ma in tutti e due i
casi chiediamoci se siano più dannosi o brutti delle piattaforme
petrolifere, dei grattacieli sulla costa, dei porticcioli in progetto,
delle antenne, degli elettrodotti e degli altri mostri presenti, sia sulla
costa che altrove. E operiamo di conseguenza applicando lo stesso peso e la
stessa misura sugli altri mostri già operanti nella regione.

E d’ora in poi attenzione a tutte le “grandi opere” e ai “grandi impianti”.

 Piergiorgio Acquistapace


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L'autoritarismo ha bisogno
di obbedienza,
la democrazia di
DISOBBEDIENZA


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