Federalismo e rigassificatore



La battaglia contro la costruzione del rigassificatore a Brindisi continua.
Il Governo si irrigidisce.
Avremmo bisogno di tanto sostegno e solidarietà fuori da Brindisi.
Qualcuno di voi che riceve questa e.mail può darcela?
Giancarlo Canuto

RIGASSIFICATORE:
UNA IMPOSIZIONE CHE TRADISCE IL FEDERALISMO
Brindisi, il Salento e la Puglia non sono una colonia. Lo Stato non può
sbandierare il federalismo col rischio di sottrarsi al dovere di tutelare e
promuovere i diritti essenziali su tutto il territorio nazionale ed al
tempo stesso agire da ferreo accentratore per caricare di pesi
insopportabili le realtà più deboli del Paese specialmente quando queste
hanno già pagato costi elevatissimi ad un preteso interesse nazionale
utilizzato talvolta solo per mascherare, come sta accadendo a Brindisi con
la questione del rigassificatore, l'incontenibile voglia di profitto di
grossi gruppi di potere economico nazionali e stranieri. E' questo
l'implicito ma chiarissimo messaggio che si può cogliere nel lucido e
determinato discorso introduttivo del Sindaco Mennitti e nell'ordine del
giorno approvato nella "storica" riunione del Consiglio Comunale svoltasi a
Brindisi il 6 maggio. Una risoluzione che, per la presenza ed i convergenti
interventi in quella seduta del Presidente della Regione Puglia Vendola e
del Presidente dell'Amministrazione provinciale Errico, supera la
dimensione politico-istituzionale della Amministrazione che l'ha adottata
per diventare una responsabile e ferma presa di posizione di tutti gli enti
direttamente coinvolti nella vicenda. Una scelta che è stata anche fatta
propria dal Consiglio dell'Amministrazione provinciale di Lecce il quale ha
affermato che «il Governo non può prevaricare la volontà popolare e quella
degli enti locali» e che ha ricevuto l'adesione del Sindaco di Lecce
Adriana Poli Bortone secondo la quale «la città Salento» non può essere
mortificata nei suoi progetti ma deve «trovare nella infrastruttura
portuale brindisina un punto nodale per lo sviluppo del territorio e del
commercio».
Nel documento approvato dal Consiglio comunale di Brindisi c'è un punto che
merita una particolare sottolineatura ed è quello che richiama il contenuto
dell'art. 114 della Costituzione, come modificato dalla riforma del 2001,
il quale afferma che «i comuni, le province, le città metropolitane, le
regioni sono enti autonomi con propri poteri e funzioni secondo i principi
fissati dalla Costituzione». Una disposizione questa che apre la strada
all'art. 117, come novellato, che disciplina la potestà legislativa dello
Stato e delle Regioni ed al successivo art. 118 che attribuisce
preminentemente le funzioni amministrative ai comuni sulla base del
principio di sussidiarietà. Una normativa che nei punti indicati risulta
peraltro confermata nel progetto di ulteriore riforma del titolo V della
Costituzione voluta dal Governo Berlusconi per allargare ed accentuare il
cosiddetto federalismo. E' allora in questo quadro che va riguardata la
scelta di un nuovo modello di sviluppo economico col conseguente rifiuto
del rigassificatore che scaturisce a Brindisi da una domanda di popolo
fatta propria da tutte le forze politiche e formalizzata poi, sulla spinta
del responso elettorale della consultazione amministrativa del 2004, nelle
puntuali delibere dei Consigli comunale e provinciale che hanno segnato una
netta discontinuità politica rispetto agli orientamenti delle precedenti
gestioni. Ne discende che la imposizione del rigassificatore comprimerebbe
l' "autonomia" delle amministrazioni locali fino ad annullarla in una
materia, quella riguardante appunto il futuro dell'economia e del
territorio brindisino, che è parte essenziale e qualificante delle funzioni
politico-amministrative dei due enti locali.
Quanto alla Regione, va poi rilevato che l'autorizzazione alla costruzione
dell'impianto è stata concessa in forza dell'art. 8 della Legge 24/11/2000
con provvedimento del 21/01/2003, quando cioè la riforma del titolo V della
Costituzione era già stata operata con la Legge del 18/10/2001 n. 3 che
aveva attribuito alla legislazione concorrente dello Stato e delle Regioni
la materia concernente le attività di «produzione, trasporto e
distribuzione nazionale dell'energia». La disciplina delle competenze
istituzionali in detta materia, per come regolamentata dal D.Lgs. 31/03/98
n. 112, è stata quindi incisivamente modificata dalla citata riforma con la
riscrittura dell'art. 117 il quale, dopo aver stabilito che «la potestà
legislativa è esercitata dallo Stato e dalle regioni nel rispetto della
Costituzione nonché dai vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e
dagli ordinamenti internazionali», precisa che «nelle materie di
legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo
che per la determinazione dei principi fondamentali riservata alla
legislazione dello Stato». Si tratta di disposizioni costituzionali che
determinano in merito una parificazione fra la potestà statale e quella
regionale attribuendo ai due soggetti «pari dignità» e pari valore. Ne
consegue che alle Regioni spetta, sempre in siffatta materia, un'ampia
potestà normativa e più incisivi poteri amministrativi ben al di là dei
confini determinati dal D.Lgs. 112/98.
Alla luce di tale decentramento di funzioni e di poteri va allora
correttamente interpretata, per non risultare in aperto contrasto con la
recente riforma costituzionale, la norma prevista dal citato art. 8 della
Legge n. 340/00 che già prevedeva come necessaria l'"intesa" fra la Regione
e lo Stato. Una intesa che deve esprimere oggi, in attesa dei necessari
adeguamenti della legislazione ordinaria in materia, le volontà concorrenti
delle due istituzioni, l'una e l'altra indispensabili per la validità di un
atto complesso che implica l'accordo fra i due soggetti. Anche la Regione
(come lo Stato) va perciò considerata come titolare di un autonomo potere
di autotutela con la conseguenza che la possibile revoca, per vizi di
legittimità e ragioni di merito, del suo consenso alla costruzione del
rigassificatore non può che comportare l'immediata rimozione del
provvedimento autorizzativo. L'auspicio è che il Governo, alla luce anche
degli ultimi sviluppi della vicenda, voglia rispettare la volontà popolare
e le scelte delle autonomie locali per evitare il protrarsi e
l'aggravamento di una crisi istituzionale e sociale senza precedenti, di
enorme portata e dalle imprevedibili conseguenze.
Brindisi, 9 giugno 2005

Michele DI SCHIENA



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