Tavola rotonda sulla questione ambientale 22/4/05 - Intervento di tarantosociale





“La questione ambientale ed il nostro impegno civile”, tavola rotonda a Taranto organizzata da TarantoViva

http://lists.peacelink.it/taranto/msg00912.html


Questo è l'intervento di Giovanni Matichecchia (tarantosociale) per venerdì 22 aprile all'incontro di tarantoviva


In questi giorni Cagliari, un porto a forte propensione commerciale, ha ottenuto la cancellazione dall’elenco dei porti a rischio, a ragione del transito di naviglio a propulsione nucleare. Taranto è ancora in tale elenco. Ciò nega e soffoca la vocazione commerciale del porto tarantino. Transiti commerciali e militari mal si conciliano. Solitamente uno finisce per scacciare l’altro. Un po’ come la cattiva moneta scaccia quella buona. Il transito di un sommergibile nucleare, notoriamente ad altissimo rischio - troppo lungo fare qui la storia degli incidenti e l’elencazione delle vittime -, prevede l’interdizione dei traffici commerciali. Questi vengono così costretti a lavorare a singhiozzo e sull’altro versante diventa risibile parlare di segretezza degli spostamenti dei sommergibili. Un porto a rischio nucleare è costretto a rinunciare alle velleità di sviluppo del traffico turistico. Il traffico di naviglio a propulsione nucleare lascia tracce di dispersione radioattiva. Difficile da dimostrare e perciò tutto va bene finché non avviene l’incidente vero e proprio, come a La Maddalena. Allora la radioattività, in maniera conclamata, diventa danno alla salute con incremento dei tumori e fine della produzione mitilicola e della pesca. Morte, disoccupazione, annientamento della vocazione turistica di questo lembo dello Ionio sono gli unici risultati certi di uno scenario derivante dalla militarizzazione spinta e sostanzialmente da una economia di guerra qual è l’attuale.

La questione ambientale a Taranto è a livelli di grave preoccupazione. La mortalità per tumore continua ad avanzare. Il crescente numero di neoplasie è il dato più evidente, quello che scatena le maggiori paure. Sarebbe interessante sapere, a tal proposito, perché non vengono resi noti i dati del registro tumori che doveva essere istituito da Arpa, Università di Bari e AUSL Taranto. E sempre a proposito di tutela della salute pubblica non si immagina neppure il motivo per cui le migliaia di lavoratori che sono stati a contatto con l’amianto non vengono accuratamente monitorati così come ci si era impegnati a fare.

In verità le patologie gravi non sono le sole derivanti dalle polveri, dai gas, dalle emissioni delle aziende dell’area industriale, ILVA in testa. Sta di fatto che la patologie dell’apparato respiratorio sono drammaticamente diffuse.

A Taranto si stanno diffondendo endemicamente allergie, dermatiti, patologie oculari, affezioni delle vie respiratorie.

Anche su questa materia è necessaria e urgente la più grande chiarezza dal momento che siamo affidati alle iniziative di autotutela dei cittadini (in assenza di autorità capaci di difendere la pubblica salute). E’necessario che questi sappiano minuziosamente quali sono le patologie che tali inquinanti provocano. Per il Comune e la Provincia (quindi per la destra, come per la sinistra, passando per il centro) l’Ilva non costituisce una minaccia per la salute pubblica se è vero come è vero che hanno ritirato la costituzione di parte civile nel processo contro la stessa Ilva. Un fatto gravissimo. In tal modo è stata concretamente imbrigliata l’azione della Magistratura. Avanzando prima e revocando poi la costituzione di parte civile è stato incredibilmente aiutato Riva. Gli amministratori locali hanno detto che l’Ilva non è un problema per questa comunità. In pratica è stato indirettamente detto: che i cittadini si tutelino da soli. Ma anche questa forma di autotutela è fortemente compromessa da quel ritiro di parte civile che sgonfia la gravità dell’inquinamento dell’aria, almeno dal punto di vista delle pubbliche amministrazioni locali. Anche il livello regionale avrà a questo punto le ali tarpate dagli accordi pasticciati sin qui realizzati.

Preme qui sottolineare inoltre come taluni fattori inquinanti siano più “sorvegliati” di altri.

Si stabilisce così indirettamente una arbitraria e mendace scala di pericolosità. tarantosociale ritiene che sia la combinazione, l’unicum che si determina, a provocare le più drammatiche conseguenze per la salute dei tarantini. L’inquinamento del suolo, l’inquinamento dell’aria e delle acque costituisce una miscela esplosiva per la salute nostra e dei nostri figli.

Così, se sono importanti le emissioni dell’ILVA, non ci appaiono trascurabili le polveri della Cementir, le dispersioni inquinanti degli impianti di raffinazione, i gas di scarico delle auto, le dispersioni radioattive delle unità a propulsione nucleare che possono attraversare i mari di Taranto, i rischi di incidenti alle petroliere (oltre 300 ogni anno nel solo porto di Taranto), l'amianto, i pesticidi.

L’ILVA porta la bandiera dell’inquinamento ma come si sa dietro le bandiere spesso si nascondono altri fattori inquinanti, forse anche più gravi. Ciò non autorizza certo l’ILVA a sentirsi al riparo dalle più severe critiche. L’ILVA deve senza altro indugio provvedere a interrare i depositi di minerali, evitare la dispersione di polveri provvedendo a coprire i nastri trasportatori.

Non vediamo una soluzione politico amministrativa per questi problemi. Potrà aiutare Taranto solo un più alto livello di consapevolezza dei cittadini. Un più alto livello di consapevolezza che vada di pari passo con modelli partecipativi oggi sconosciuti. Che a governare sia la destra o la sinistra. Insomma, ci può aiutare l’ascoltare la lezione di Scanzano laddove i cittadini sono scesi in piazza per difendere il proprio ambiente e la salubrità del proprio territorio.

Vorrei concludere con una considerazione. I processi all'Ilva dovrebbero portare ad un risultato tangibile sul fronte dell'inquinamento, evitando che vengano reiterati i reati e imponendo una rimozione delle cause che sono alla base di tali reati. Ossia dai processi si dovrebbe uscire con uno spostamento dei parchi minerali. Taranto è invece una realtà in cui i cittadini - che hanno il solo torto di abitare a ridosso degli insediamenti industriali - rischiano di non ottenere alcun risarcimento e di essere anzi trasferiti in massa altrove. Deve arretrare la città, preesistente all'industria, ma la fabbrica rimane inamovibile nonostante i processi e le condanne. E i patti d'intesa con gli enti locali sembrano essere concepiti in funzione di questo, proprio al fine di ammorbidire l'impatto dei processi della magistratura.

Che la tutela ambientale costituisca una vera grande opportunità di occupazione e di bonifica di questo lembo di territorio non vogliamo neanche sentircelo dire. Che nessuno faccia arrabbiare il rag. Riva sembra essere il comandamento non scritto per cittadini e amministratori di questa città.

Giovanni Matichecchia

Per altre informazioni sulla tavola rotonda:
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