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Le Nuove Unità Minori Combattenti della Marina




Le Nuove Unità Minori Combattenti della Marina

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Saverio Zuccotti, 30 gennaio 2004

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<http://www.giovannibernardi.it/>
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Sabato 31 gennaio a Cagliari avrebbe dovuto tenersi la cerimonia per la 
consegna ufficiale alla Marina militare dei nuovi quattro pattugliatori 
d'altura della classe "Comandanti", conosciuti anche con l'acronimo NUMC 
(Nuove Unità Minori Combattenti). In un successivo comunicato, tuttavia, la 
Marina ha rinviato a data da destinarsi l'evento, che avrebbe tra l'altro 
coinciso con la consegna della tradizionale bandiera di combattimento.

Compiti e caratteristiche

Destinate ad integrare la componente di seconda linea della Marina 
militare, i quattro nuovi pattugliatori sono stati pensati per svolgere 
operazioni di pattugliamento a medio raggio in bacini metropolitani, della 
durata dell'ordine della decina di giorni. Si tratta in particolare di 
missioni di sorveglianza in acque internazionali o a tutela delle frontiere 
marittime e degli interessi nazionali.

Le caratteristiche tecniche prevedono un dislocamento a pieno carico di 
1.520 tonnellate, con una lunghezza di 88,60 metri fuori tutto (80,00 tra 
le perpendicolari) e una larghezza di 12,20 metri. La propulsione è 
affidata a due motori diesel in grado di sviluppare una velocità massima di 
25 nodi con un'autonomia di 3.500 miglia a 14 nodi. L'impianto di 
generazione elettrica si basa su tre diesel Isotta Fraschini capaci di 
erogare ognuno 900 kW. Il moto delle navi è garantito da due eliche a pale 
orientabili Fincantieri ed è governato da altrettanti timoni, mentre un 
apposito impianto di stabilizzazione attivo a pinne permette di attenuare 
gli effetti del mare.

La suite di sensori elettronici comprende un radar di scoperta di 
superficie e aerea, una direzione di tiro e un sistema ESM (Electronic 
Support Measures). A questi va aggiunto un sistema di comando e controllo 
di nuova concezione sviluppato dall'Alenia Marconi System, mentre il 
sistema integrato di comunicazione estena/interna realizzato dalla Elmer 
disporrà di data-link "Link 11" e sistema satellitare.

I sistemi d'arma imbarcati si limitano ad un pezzo OTOBreda da 76/62 "Super 
Rapido" e a due mitragliere da 25 mm. La caratteristica principale delle 
NUMC resta comunque la presenza del ponte di volo con hangar retrattile per 
elicotteri medi tipo AB-212 o, in prospettiva, NH-90.

Da segnalare è l'innovativa tecnica costruttiva utilizzata, che ha 
comportato la realizzazione delle navi complete dentro i capannoni del 
cantiere così da garantire condizioni ottimali per il conseguimento di 
elevate qualità nelle lavorazioni. Inoltre, mentre le prime tre unità 
dispongono di sovrastrutture in acciaio ad elevata resistenza, sull'ultimo 
pattugliatore queste sono state realizzate in materiale composito dai 
cantieri Intermarine.

Alla classe sono stati assegnati i nomi di comandanti di cacciatorpediniere 
decorati di Medaglia d'Oro al Valor Militare per imprese compiute durante 
la seconda guerra mondiale: i capitani di corvetta Giuseppe Cigala Fulgosi 
(P 490), Costantino Borsini (P 491), Ener Bettica (P 492) e il capitano di 
fregata Adriano Foscari (P 493).

Una missione già all'attivo

A partire dal giugno 2003 il pattugliatore Cigala Fulgosi ha partecipato 
alle operazioni nel Golfo Persico nell'ambito della missione Antica 
Babilonia assieme ai cacciamine Chioggia e Viareggio. Trovandosi le unità 
già in zona per l'esercitazione internazionale "Arabian Gauntlet", hanno 
raggiunto la zona di operazioni con il compito di garantire la bonifica da 
eventuali mine e ordigni bellici, nonché di instradare il traffico navale 
su rotte e ancoraggi controllati e sicuri.

Genesi del progetto

Si può dire che le radici del progetto NUMC affondino alla metà degli anni 
Ottanta, quando Fincantieri recepì gli orientamenti della Marina in vista 
della sostituzione degli aliscafi classe Nibbio. Realizzò così di sua 
iniziativa il pattugliatore veloce Saettia, capace di navigare a 40 nodi, 
con un'autonomia di 2.400 miglia a 16 nodi e un armamento costituito dal 
solito cannone da 76/62 più quattro lanciatori per missili antinave Teseo. 
Come si vede, quindi, si trattava di riproporre le capacità prevalentemente 
antinave proprie degli aliscafi su unità a scafo convenzionale, essendo la 
Marina intenzionata a privilegiare soprattutto la capacità di tenuta del mare.

Ma la Saettia non era ancora la risposta che la forza armata andava 
cercando. Nei primi anni Novanta i progetti preliminari si orientarono su 
unità di dimensioni nettamente maggiori, con dislocamento dell'ordine delle 
800 tonnellate. Rimanevano, è vero, il pezzo da 76 e i canonici lanciatori 
Teseo: d'altra parte accanto alle nuove esigenze di pattugliamento 
permaneva la necessità - in parte tipica della guerra fredda - di 
controllare i passaggi obbligati e di proteggere il traffico costiero.

Le prestazioni si erano fatte però meno spinte: diminuivano i vincoli sulla 
velocità massima (28 nodi) a tutto vantaggio dell'autonomia, portata a 
3.000 miglia con navigazione a 16 nodi. Come modello di riferimento 
rimanevano ancora le corvette della classe Minerva, cui i nuovi 
pattugliatori avrebbero dovuto ispirarsi nelle linee generali.

L'era degli OPV (Offshore Patron Vessels)

Le esperienze operative maturate nel corso degli anni Novanta hanno 
definitivamente cambiato le prospettive della Marina e, con esse, la 
fisionomia dei nuovi pattugliatori. Fondamentalmente si è dovuto prendere 
atto che la scomparsa della minaccia sui mari e l'attenuazione di quella 
sotto i mari ha modificato il concetto di controllo dei bacini 
metropolitani, che ha perso ogni pretesa in fatto di interdizione. Il 
controllo delle acque nazionali o internazionali si è trasformato pertanto 
in un pattugliamento puro e semplice, spesso prolungato nel tempo e 
comunque volto a fronteggiare un'ampia gamma di situazioni poco o per nulla 
"militari".

Se fino ai primi anni Novanta si intendeva la componente di seconda linea 
come una replica in miniatura delle grandi unità combattenti, questi nuovi 
scenari ne hanno evidenziato spesso l'inadeguatezza. Capita così di 
ritrovarsi con intere classi di navi sovradimensionate dal punto di vista 
delle capacità belliche e, pertanto, con costi di gestione inaccettabili. 
Se parlare dei pattugliatori di squadra classe Soldati sarebbe ingeneroso 
per le ragioni tutte politiche che ne consigliarono l'acquisizione, saltano 
comunque agli occhi gli handicap di quella che dovrebbe essere 
l'intelaiatura della seconda linea della Marina militare: le corvette 
classe Minerva.

La mancanza di un elicottero imbarcato rappresenta innanzitutto un grave 
limite alla flessibilità d'impiego. Si è poi cercato di abbattere i costi 
di gestione iniziando a sbarcare i sistemi d'arma divenuti chiaramente 
superflui, come la componente antisommergibile e il sistema lanciamissili 
antiaerei Albatros, così da ridurre per quanto possibile l'equipaggio.

Forse proprio il dato sul personale imbarcato - 56 contro 123 - rappresenta 
meglio di tutti il contenimento dei costi di impiego delle NUMC rispetto 
alle tradizionali corvette classe Minerva. In altre parole, i nuovi 
pattugliatori della Marina al pari di tutti gli altri OPV oggi in servizio 
nel mondo richiedono criteri di valutazione nettamente distinti da quelli 
con cui normalmente si misurano le capacità delle navi militari. Non ci si 
faccia trarre troppo in inganno, allora, da quell'aggettivo "combattenti" 
che identifica il programma NUMC.