[Disarmo] La fiera bellica di Parigi



I nemici nella guerra fianco a fianco al gran banchetto degli armamenti

C’è un luogo in cui russi e ucraini si ritrovano sotto lo stesso tetto, insieme alle altre potenze. È la fiera bellica di Parigi, dove l’industria delle armi vola, corteggiata da destra e da sinistra

DOMENICO QUIRICO

21 giugno 2024 
La Stampa

Il secondo anno di massacri ha fatto il suo lavoro. Un cielo fosco ci tiene nell’ombra e il vento di guerra pietrifica i mondi. A popoli interi, per cui le promesse sono diventate un soffio, non resta che trovar rifugio tra le rovine e attendere. Spappolato il comunismo, incancrenito l’Occidente tra parole grosse, frasi fatte e altri nauseabondi ingredienti della politica, condannato, ci mancherebbe, dalle sue selvagge sillabe il jihadismo planetario, non credevo fossero rimasti universalismi possibili, linguaggi comuni, Weltanschauung unificanti. Poi ho riscoperto “Eurosatory”, a Villepinte, banlieue di Parigi e il suo venticinquesimo salone mondiale degli armamenti.

È stata lì, per alcuni densi e polposi giorni, la sede della Quarta internazionale, del vero Concilio ecumenico. Dunque c’è ancora un evento che affratella, che cancella le differenze, che rende tutti eguali perché vale solo l’eccellenza del prodotto e l’appetito del business. E dove verrebbe da aggiungere, si respira l’agostiniana “naturalezza del Male”, ma non con angoscia, semmai allegramente con l’Utile e la partita doppia. Pensavate che una mostra di macchinari omicidi fosse un luogo inameno, cruccioso, drammatico? Per nulla. Il mercato delle armi non conosce frontiere, sanzioni, divieti, ideologie, tentennamenti, rimorsi. Perché il Male, soprattutto di questi tempi, vende benissimo. E in fondo la Morte non rende tutti eguali?

Il centro di gravità del pianeta si è spostato negli arsenali. Si annunciano, (ieri il caso della Estonia che ha fatto la spesa di Caesar, micidiali cannoni francesi a lungo raggio), si annunciano acquisti di armi come un tempo si celebravano i successi dello Stato Sociale. Paesi stringati dalla fame accorrono al bazar del carro armato e del drone infallibile. Di fronte al Riarmo in Europa, Destra e Sinistra si miscelano finalmente omologati, come all’epoca del Kaiser e di Poincaré.

Si è fatta una nicchia, questa bellicistica fiera universale, in Seine-Saint-Denis. E che nicchia: 170 mila metri quadri, millecinquecento espositori, un centinaio di delegazioni nazionali, cinquanta Paesi rappresentati. C’è tutta la crème della Nazioni Unite, quelle che dovevano tutelare la pace. Gli Stati Uniti guidano il libro d’oro delle vendite con ventidue miliardi di dollari, poi la Russia che segue a sette e poi la Francia, la Gran Bretagna la Germania e via dicendo.

C’è un solo posto al mondo in cui, per una settimana, Ucraina e Russia non si sono sparati. Non è Lucerna o Ryad dove gli arnesi grossi dell’analisi geopolitica posizionano futuri improbabili negoziati. È appunto Villepinte. Putin e Zelensky hanno organizzato con cura i rispettivi padiglioni, affollatissimi, appena ai lati opposti della fiera. Ma i russi eran lì, a Parigi, gli aggressori, i criminali, braccati dalle sanzioni e da infami mandati di cattura? Le aziende russe, come da regolamento, non hanno esposto gli originali, ma modellini. Ingegnoso stratagemma. C’era la fila di compratori per prenotazioni e commesse.

Il benessere guerrafondaio è omologante, si vende e si fanno affari fianco a fianco con quelli con cui ci si massacra ferocemente. Altro che tregua olimpica! Qui si risolvono le contraddizioni per mezzo di prestidigitazioni del business globale. Questa economia ha i suoi geroglifici, i suoi messaggi, non ha più il quieto pudore della reticenza, anzi si vanta di esser sempre pervasiva.

Alcuni ingenui che non hanno capito nulla del formicaio contemporaneo hanno provato a far escludere con decreto giudiziario l’industria militare israeliana per punirla dalla operazione a Gaza. Riammessa di urgenza. Ai francesi è bastato dare un’occhiata al fatturato. Va bene la fraternité con i bombardati, ma non esageriamo.

C’eravamo anche noi. Con un nuovo elicottero prodotto da una delle cosiddette “eccellenze industriali” nostrane, Leonardo. Assicurano i piazzisti che piace e piacerà in molti degli orizzonti circoscritti da un tam tam di morte.

Volete sapere, a farla corta, perché la guerra in Ucraina si prolungherà e diventerà più grande? La risposta sono i ministri e i generali, i presidenti di trust del complesso militar industriale e finanziario, gli amministratori delegati che negli ultimi due anni hanno triplicato il fatturato della “sicurezza”, gli specialisti delle tecnologia omicida, accorsi tutti in ghingheri a Parigi e il cui motto è armatevi! È l’affare del millennio.

Il salone era vietato ai minori di anni sedici, come una volta i film leggermente osé. Oh oh, faccio tra me. Ma che errore grossolano questa censura anagrafica! Le scolaresche bisognava portare qui, intruppate, dalle scuole elementari al “baccalaureat’’. Che si istruiscano, in questa decoratività bellicista e un po’ fanfarona, su cosa muove davvero il terzo millennio. E si preparino all’evo che li aspetta, non un mondo declamatorio in tela e cartapesta ma quello di una età del ferro planetaria.

Nel 2022 con l’aggressione putiniana si è rotto l’equilibrio e si è avviato un lungo, doloroso, affannoso cercare un ordine nuovo che colmi i vuoti di quello vecchio e seppellisca le forme sopravvissute a se stesse. In questa atroce baraonda ognuno cerca, ben camuffato dietro le sue bugie, un utile. I pescecani della guerra, gli eredi dei Krupp, ora ben mimetizzati in un opaco pulviscolo di aziende, multinazionali, partecipazioni intrecciate, si riservano ognuno un frammento della catena di montaggio omicida, per cancellare le tracce e la colpa finale.

Uno sparuto gruppetto di volenterosi ha manifestato davanti ai cancelli di Eurosatory: questa è la città dell’amore non della guerra! Non si sono accorti che tutti i partiti, a destra e a sinistra, fanno ormai bigotte riverenze alla guerra «fino a quando sarà necessario». I post fascisti che fino a ieri erano attraversati da non certo faticosi affetti putiniani danno lezioni di atlantismo viscerale ai post comunisti terrorizzati dall’idea di sentirsi rammentare (remote) aggrovigliature internazionaliste o peggio. La politica in Occidente e ad Oriente è formata da commessi viaggiatori dell’Industria della guerra.