[Disarmo] Fwd: Finanziamo l’università con le spese militari



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Da: "Elio Pagani" <eliopaxnowar at gmail.com>
Data: 16 gen 2018 16:10
Oggetto: Finanziamo l’università con le spese militari
A: "Elio Pagani" <eliopaxnowar at gmail.com>
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Oltre lo slogan sulle tasse, finanziamo l’università con le spese militari

Sinistra. Caccia ai finanziamenti privati, lotta darwiniana per accaparrarsi i fondi ministeriali o europei finalizzati a ricerche direttamente legate a un certo modello di sviluppo

 

Alla Statale di Milano 

© LaPresse

Tonino Perna, Enzo Scandurra

Hanno fatto bene Alba Sasso e Piero Bevilacqua a prendere spunto dalla proposta del presidente Grasso di tagliaretout court le tasse universitarie per aprire un dibattito serio su questa importante istituzione.

Va detto che questa inaspettata e approssimativa uscita del candidato di LeU ha lasciato la bocca amara a tanti, non solo per il debole approfondimento e articolazione della proposta, ma soprattutto per i tempi e modi che assomigliano a quelli di tutti gli altri partiti.

Ad essere sinceri, e un po’ antipatici, dobbiamo riconoscere che l’ex Cavaliere ha fatto scuola: i suoi metodi di comunicazione e il suo linguaggio sono entrati nel lessico politico trasversalmente.

Appartenendo il presidente del Senato ad un’altra storia politica e culturale, vorremmo che scegliesse tempi e modalità diversi dagli altri per presentare il programma del suo partito/movimento.

Speriamo che il presidente Grasso prenda coscienza del fatto di essere incorso in un errore di comunicazione. Molte persone, di sinistra, che lavorano all’Università e l’opinione pubblica in generale, sono rimaste un poco disorientate dalla proposta di Liberi e Uguali.

I guasti prodotti a varie riprese dalle recenti riforme (controriforme) universitarie, sono diventati tali che quasi non è più possibile risalire al senso di questa nobile istituzione, importantissima per un Paese che si dice democratico.

L’università non è in declino: è arrivata al collasso, a un punto di non-ritorno con caratteristiche di irreversibilità.

Il rinnovo del corpo docente (che non avviene più da anni), i tagli ai finanziamenti di ricerca, l’involuzione burocratica-amministrativa, hanno snaturato le istanze originarie di luogo privilegiato ed unico di ricerca e di produzione di un sapere critico disinteressato.

E’ passato, nel linguaggio e nel senso comune, l’idea che invece l’Università debba essere al servizio del mercato del lavoro. Oggi si assiste ad una vera e propria caccia ai finanziamenti privati, i soli che possono garantire il funzionamento di una parvenza (interessata) di ricerca e di assicurare un minimo di formazione.

Nelle Università prevale una lotta darwiniana di collega contro collega per accaparrarsi quei pochi fondi di ricerca ministeriali o europei che non consentono di fare ricerca di base, ma che sovente (quelli europei quasi sempre) sono finalizzati a ricerche direttamente legate a un certo modello di sviluppo.

Recentemente si assiste a una ossessione valutativa di commissioni che giudicano altre commissioni che giudicano le attività dei docenti con criteri (Anvur) discutibilissimi e già ampiamente criticati dalla comunità internazionale.

Si ingaggiano gare di sfrenata competizione per pubblicare su riviste classificate (dall’Anvur) di classe A, naturalmente in lingua inglese. Quella della lingua inglese è diventata un’altra ossessione accademica: interi corsi di laurea sono direttamente impartiti in lingua inglese a pochi o pochissimi studenti, il che conferisce criterio di merito dell’Università che li svolgono. Si sta accentuando la forbice che c’è sempre stata tra università del Nord e quelle del Sud penalizzate.

Tra i criteri di finanziamento c’è anche quello del tempo trascorso dal conseguimento della laurea all’ingresso del lavoro: criterio che, come è ovvio, penalizza le Università meridionali.

Molte ed altre vere e proprie regressione sono all’opera per completare il quadro di distruzione sistematica, o snaturamento, di questa istituzione.

Questo dibattito, appena avviato con gli articoli di Alba Sasso e Piero Bevilacqua, meriterebbe di non avere la vita breve delle onde mediatiche e di andare al di là della competizione elettorale.

Ma siccome siamo in questa fase, evitando di partecipare alla gara elettorale di chi la spara più grossa, il presidente Grasso, come espressione di LeU, potrebbe aggiustare il tiro spiegando, ad esempio, che la proposta di tagli alle tasse universitarie va vista in un quadro più generale di rilancio, o meglio resurrezione, di questa istituzione.

Va vista all’interno di una visione politica che, tendendo fermo il faro della Costituzione, porti ad un taglio drastico delle spese militari e all’impiego di queste risorse per la scuola, l’Università, i centri di ricerca, la sanità.

Queste sono le priorità in questo momento e basterebbe poco per far capire a tutti che non si tratta di proclami elettorali, ma di scelte possibili e fattibili purché ci sia la volontà politica.