[Disarmo] Intervista Pinotti



Il ministro alla Difesa italiano, Roberta Pinotti non si è detta preoccupata riguardo ai possibili effetti che la complicata transizione politica in Germania potrebbe comportare per il processo di integrazione europea della Difesa. “La decisione sulla Difesa comune deriva dalla necessità di consentire ai Paesi della Ue di affrontare meglio le sfide quotidiane della sicurezza. Su questo argomento vedo la Germania molto determinata”, ha spiegato Pinotti in merito alla cooperazione strutturata permanente in materia di Difesa (Pesco). Se questa volontà politica verrà confermata da tutti gli attori europei, ha spiegato il ministro, l'integrazione potrà compiere passi ulteriori. “È un modo di creare una identità europea. I cittadini di tutti i paesi hanno un forte bisogno di sicurezza”, ha detto il ministro. La Nato, ha tenuto a ribadire il ministro, non è un concorrente né una alternativa, per tre ragioni: la Brexit, l'elezione del presidente Usa Donald Trump, con la sua “America first”, e il terrorismo internazionale che non si combatte difendendo solo i propri confini di Stato. In tale quadro i piani industriali dell’Italia sono 3: la costruzione di un drone europeo, assieme a Germania, Francia e Spagna; la realizzazione di una scuola di volo, e un centro di formazione per alti ufficiali a livello europeo. Compito della politica è quello di stanziare i finanziamenti necessari all’integrazione delle forze. Anche l’industria deve fare la sua parte, e Pinotti ha citato in questo senso l'accordo raggiunto per la costruzione di 15 fregate per la Marina canadese da parte dell’italiana Fincantieri e del francese Naval Group. Gli interessi nazionali possono essere mantenuti, mentre ciò che va superato sono gli egoismi, ha avvertito il ministro, che a proposito dell’asse franco-tedesco ha sottolineato: “Senza l’Italia non ci sarà Difesa comune in Europa. Siamo una forza trainante e diamo il maggior contributo nelle missioni europee, come in Somalia o nel quadro della missione navale Sophia. In totale l’Italia ha 7 mila militari all’estero”. Pinotti ha sottolineato che il suo paese, nell’ottica della lotta al terrorismo, rappresenta il secondo contingente per grandezza dopo gli Usa in Afghanistan, oltre alla sua presenza in Iraq e Somalia, dove i Carabinieri addestrano la polizia locale. Inoltre 7 mila militari presiedono alla sicurezza di luoghi sensibili e monumenti in tutta Italia. In merito all’aiuto internazionale per la crisi dei rifugiati, ha spiegato il ministro, l'Italia oltre alla comprensione attende i fatti, inclusa la revisione degli accordi di Dublino. In merito all’aumento della spesa militare l’Italia ha iniziato ad aumentare il suo bilancio, attualmente all’1,2 per cento del Pil, e continuerà a farlo.


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