[Disarmo] R: Mettere al bando in tutto il mondo le armi nucleari ora è possibile



da parte di Alfonso Navarra (ancora negli USA)

Vignarca, non mi sorprende affatto, e’ - come da logica di 
ammanicamento e di settori riservati a interlocutori fissi - stato 
ospitato sul Manifesto. 
Bene, si potrebbe dire. I pacifisti hanno avuto spazio, nel 
“quotidiano comunista”, sulla Conferenza di New York.
Il problema e’ che siamo alla solita fiera del luogo comune del 
pacifista “specialista” (che tra l’altro si arroga il diritto di 
rappresentarci tutti).
La sua posizione sul TNP e’ chiara: buono ma insufficiente. E 
centrale. Da conservare.
Buono perché’ ha impedito la proliferazione.
Insufficiente perche’ non e’ andato molto avanti sulla strada del 
disarmo.
Per cui - citazione testuale - “il TNP non puo’ essere indebolito pena 
la proliferazione”.
Da conservare quale pilastro anche del disarmo, cui il Trattato del 7 
luglio si pone come complemento.

Questa non e’ una strategia che, come Disarmisti esigenti, settori più 
consapevoli di ICAN, ed avanguardie degli Stati non nucleari (Latino 
America in primis) intendiamo perseguire a livello internazionale.
Non e’ la strategia del Trattato per la proibizione come generale, 
come codice, e del TNP come particolare da inglobare.
Non e’ la strategia che ci portera’ a “battere i pugni” nel 2018 
(Conferenza di alto livello dell’ONU) e soprattutto alla conferenza di 
revisione del TNP 2020. 
Non e’ la strategia che guarda al collegamento con il diritto 
ambientale e con Bonn. 
Ne’ ci permette una vera unita’ tattica - io credo - nella stessa 
campagna per l’uscita dell’Italia dalla condivisione nucleare NATO.

Ovviamente Vignarca con la RID (e chi intende seguirlo) e’ liberissimo 
di andare avanti su questa strada senza sbocchi della centralità del 
TNP da conservare (e non da inglobare attuando, sostanzialmente, SOLO l’
art. VI).
I Disarmisti esigenti sono nati in Italia con contenuti e valori 
nuovi, ESPLICITAMENTE NONVIOLENTI (rispetto al pacifismo specialistico 
di derivazione culturale anglosassone), nonche’ ben consapevoli che il 
risultato del 7 luglio e’ frutto di una vera e propria “rivolta” (anche 
se tatticamente ben giocata) degli Stati non nucleari, che hanno deciso 
di partire senza aspettare i non interessati (e gli interessati al 
disordine nucleare vigente), di compiere il primo passo “unilaterale”.
Di una “discontinuita’”, si direbbe nell’orrendo politichese italiano, 
in cui Vignarca sguazza a piene mani, bravissimo a raccogliere 
mediaticamente gran parte dei frutti del lavoro altrui.
Anche noi pero’ siamo liberi di proseguire per la nostra strada. E 
siamo eticamente obbligati a farlo.
Bisognerà trovare ovviamente dei punti di incontro con la RID, cosi’ 
come del resto e’ avvenuto con quei NO GUERRA NO NATO, influenzati dal 
“putinismo di sinistra”.
Ma avendo ben chiaro che siamo altra cosa.
Noi non intendiamo spacciare, alla Vignarca, al netto delle 
inevitabili contraddizioni, la rivoluzione disarmista in atto (e 
vitalmente necessaria) come una tranquilla riforma “renziana”, che 
potrà andare avanti senza sconvolgimenti, senza ribaltare l’ordine 
politico, culturale e giuridico esistente.
La soluzione “radicale” (nel senso di andare alla radice del problema) 
e’ inevitabile. L’alternativa del ritorno all’eta’ della pietra, che ci 
ricorda Vignarca alla fine del suo articolo, potrebbe essere 
addirittura ottimistica! 




>----Messaggio originale----
>Da: "rossana123" <rossana123 at fastwebnet.it>
>Data: 15-lug-2017 5.31 PM
>A: <disarmo at peacelink.it>
>Ogg: [Disarmo] Mettere al bando in tutto il mondo le armi nucleari 
ora è possibile
>
>Un articolo sorprendente, unico nel genere. Non v'è articolo scritto 
da 
>organizzazioni che si occupano di disarmo nucleare così banale. 
>Attinente a quel filone narrativo inaugurato da Renzi, usa un 
linguaggio 
>retorico, teatrale, assolutamente privo di punti di criticità che 
pure 
>vi sono nel Trattato. Come se l'adesione al trattato fosse un fatto 
>puramente burocratico e apolitico del tipo "Venghino,  signori,  
>venghino", ci mancava la ciliegina finale che scimmiotta frasi 
famose: 
>"L’alternativa è la minaccia costante di regressione all’età della 
>pietra. Umanamente e umanitariamente inaccettabile".
>
>------
>
>All’Onu grande successo della comunità civile internazionale e di 
122 
>paesi «disarmisti». Prossimo passo le ratifiche nei vari stati e 
>l’eliminazione totale delle 15.000 testate esistenti
>
>di Francesco Vignarca
>
>Ogni passaggio di diplomazia multilaterale sulla strada del disarmo 
è 
>importante e apre nuove speranze, ma l’emozione vissuta lo scorso 7 
>luglio nella Sede delle Nazioni Unite di New York sarà difficilmente 
>superabile. Perché mentre la maggioranza dei Paesi del mondo stava 
>votando il nuovo Trattato di messa al bando delle armi nucleari 
insieme 
>alla società civile internazionale (impegnata per questo da anni) 
erano 
>presenti in sala i superstiti di Hiroshima e Nagasaki (gli 
hibakusha), 
>oltre a quelli dei test nucleari degli anni ’60. Come ha detto 
Setsuko 
>Thurlow (bambina nell’agosto 1945 giapponese) «attendevo questo 
giorno 
>da 70 anni e non speravo più di vederlo con i miei occhi».
>Il testo di Trattato votato mette le cose in chiaro, fin dal 
Preambolo e 
>dal suo primo articolo, declinando una «messa fuori legge» delle 
armi 
>nucleari su tutta la linea. È infatti vietato «sviluppare, testare, 
>produrre, oppure acquisire o possedere riserve di armi nucleari», ma 
>anche «trasferire a qualsiasi destinatario qualunque arma (…)i o il 
>controllo su tali dispositivi (…) direttamente o indirettamente». 
Così 
>come (e si tratta di grandi vittorie della pressione della società 
>civile) «Utilizzare o minacciare l’uso di armi nucleari» e 
«Consentire 
>qualsiasi dislocazione, installazione o diffusione di armi nucleari o 
di 
>altri dispositivi esplosivi nucleari sul proprio territorio», come 
>invece fa ad esempio l’Italia.
>Presenti nel testo anche avanzati riferimenti all’assistenza alle 
>vittime e alla bonifica ambientale.
>Ora, tornati da New York e pronti ad agire come campagne per il 
disarmo 
>nucleare in vari Paesi, ci domandiamo: il Trattato votato il 7 
luglio 
>risolverà la complessa situazione degli ordigni nucleari? Ci porterà 
a 
>un disarmo completo?
>Non lo sappiamo per certo, come in ogni percorso simile, ma sappiamo 
che 
>ora lo scenario è profondamente cambiato. In un certo senso siamo in 
>condizioni simili a quelle immediatamente successive alle 
approvazioni 
>di Trattati come quello sulle mine anti-persona o sulle munizioni 
>cluster, prima che iniziasse il robusto processo di 
universalizzazione.
>È un po’ questa la scommessa che la società civile internazionale ha 
>provato a lanciare, anche se ovviamente ci sono differenze 
sostanziali 
>date dal tipo di arma (molto più costoso, strutturale, distruttivo) 
e 
>allo sbilanciamento tra i pochi Paesi che dispongono di ordigni 
nucleari 
>e gli altri.
>Quello che è certo è che l’impatto devastante e umanitariamente 
>insostenibile delle 15.000 testate oggi presenti al mondo (e non solo 
in 
>caso di uso ma proprio per la loro stessa esistenza) impone alla 
>comunità internazionale di fare qualcosa, un ammonimento disarmista 
e 
>pacifista per tutto il mondo .
>L’idea, la speranza, è che questo Trattato (sia per i suoi contenuti 
>chiari che per l’auspicabile e possibile alto numero di ratifiche) 
possa 
>rimettere in moto quel percorso di disarmo nucleare ormai da troppo 
>tempo arenato pur se previsto dal Trattato di Non Proliferazione 
>nell’articolo VI. Un accordo internazionale capace tutto sommato di 
>bloccare la diffusione degli arsenali (che sembrava inarrestabile 
negli 
>anni ’60) ma incapace di passare al livello successivo.
>Proprio la frustrazione per questo aspetto ha smosso, alla fine e 
dopo 
>tentativi in varie altre direzioni, la società civile e le nazioni 
non 
>nucleari che si sono ritrovate sotto il cappello della Iniziativa 
>Umanitaria.
>Va detto che, nel contesto dei negoziati appena conclusi, non era 
facile 
>tenere la barra dritta su questa strada, considerando appunto il 
>problematico status internazionale privilegiato delle potenze 
nucleari, 
>cristallizzato ormai dagli anni ’70 del secolo scorso.
>Essere riusciti a conciliare entrambi gli aspetti (un Npt che non 
può 
>essere indebolito pena la proliferazione con una vera prospettiva di 
>disarmo) è sicuramente merito dei Paesi (ben 122) che hanno voluto 
>fortemente questo testo ma anche merito della società civile che ha 
>continuato a premere affinché vi fossero inseriti principi alti 
oltre 
>che della gestione aperta e inclusiva ma nello stesso tempo decisa 
della 
>Presidente della Conferenza, la Costaricana Elayne Whyte Gomez.
>Paradossalmente proprio l’esistenza di questo doppio binario 
>(ingigantita da una poco plausibile accusa di voler «distruggere l’
Npt») 
>è la motivazione principale data dal Governo italiano per 
giustificare 
>l’assenza totale al percorso di elaborazione del Trattato.
>In questi mesi, nonostante numerosi tentativi di interlocuzione, 
>Gentiloni e Alfano non hanno voluto incontrare i rappresentanti di 
>Campagna Senzatomica e Rete Disarmo e anche mozioni parlamentari che 
>chiedono conto della posizione italiana in merito ai negoziati Onu 
sono 
>state fatte slittare a dopo la conclusione degli stessi. Va invece 
>sottolineata positivamente l’attenzione al percorso comunque 
mantenuta 
>dalla Rappresentanza italiana a New York (e ribadita dall’
ambasciatore 
>Cardi in un incontro con le campagne) e il non piegarsi alle 
proteste 
>organizzate da Stati Uniti, Francia e Regno Unito che hanno 
addirittura 
>inscenato una inaudita manifestazione al Palazzo di Vetro il giorno 
>dell’inizio dei negoziati.
>Ma se scuse di questa natura potevano essere in qualche senso 
plausibili 
>e accettabili nell’epoca Obama (che pure ha dato avvio ad un 
programma 
>da 10 miliardi di dollari per l’ammodernamento delle bombe B-61, le 
>stesse di stanza in Italia; forse oggi sono 40 dopo essere state 
almeno 
>70 per anni) è impossibile sostenere una linea del genere con 
>l’Amministrazione Trump e i suoi investimenti di rinnovamento 
integrale 
>dell’arsenale (1.300 miliardi in 30 anni) immediatamente messi in 
>cantiere a poche settimane dall’insediamento.
>Su una questione come quella delle armi e degli arsenali nucleari 
non 
>possiamo ormai essere più tiepidi o giocare alla «diplomazia dei 
piccoli 
>passi», ma bisogna essere chiari e netti. Con coraggio. E uno dei 
meriti 
>principali del testo di Trattato votato è, come abbiamo visto, 
proprio 
>la chiarezza in particolare sullo stazionamento e gli accordi di 
>cosiddetto «nuclear sharing».
>Sarà uno dei punti fondamentali della mobilitazione che le campagne 
per 
>il disarmo nucleare vogliono iniziare ora sia in Italia che negli 
altri 
>Paesi europei che ospitano ordigni Usa (cioè Paesi Bassi, Beglio, 
>Germania) davvero strategici per qualsiasi ipotesi vincente di 
>allargamento e universalizzazione del Trattato.
>Il positivo e fondamentale risultato ottenuto è dunque solo un primo 
>passo (così lo ha definito anche la hibakusha Sestuko Thurlow che ha 
>chiuso con il suo intervento la Conferenza Onu) verso il vero 
obiettivo 
>finale: l’eliminazione completa delle armi. Riusciremo a farlo solo 
>«ricordandoci della nostra Umanità», come ci hanno insegnato Einstein 
e 
>Russell decenni fa con il loro manifesto.
>L’alternativa è la minaccia costante di regressione all’età della 
>pietra. Umanamente e umanitariamente inaccettabile.
>
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