[Disarmo] R: Le panzane umanitarie di Fisk - Re: tutti i massacri fatti in nome dell’America



Diciamo  anche che ad Halabia non fu Saddam a gasare i curdi.   Fisk non lo sa ?

sebastiano

 

 

Saddam ha davvero "gasato la sua stessa gente"?

Sovereignty - Stephen C. Pelletiere

Nel Sunday Telegraph del 16 marzo 2003, John Simpson affermò che Saddam Hussein aveva gasato la città curda di Halabja il 16 marzo 1988. L’orribile incidente è forse il principale oggetto di propaganda usato per giustificare la guerra contro l’Iraq perché “Saddam sterminò col gas la sua gente”.

Ma qual è la verità?

Nel suo articolo Simpson affermò che “un paio di settimane fa il New York Times pubblicò un articolo di qualche revisionista americano su Halabja che, citando fonti segrete di intelligence… sosteneva che responsabile era l’esercito iraniano, piuttosto che quello iracheno… Quelli di noi che furono portati ad Halabja quattro giorni dopo il bombardamento, non dubitarono mai circa le
responsabilità di Saddam”.

Il “qualche revionista Americano” al quale Simpson in maniera così disinvolta e animosa si riferisce è Stephen C. Pelletiere, alto analista politico sull’Iraq della Cia durante la guerra Iran- Iraq, professore all’Army War College dal 1988 al 2000, capo di una indagine dell’esercito americano su come gli iracheni avrebbero combattuto una guerra contro gli Stati uniti, e autore di “L’Iraq ed il sistema petrolifero internazionale: perché l’America è andata in guerra nel Golfo Persico”.

Ecco l’articolo di Pelletiere

Un crimine di guerra o un atto di guerra?



The New York Times
January 31, 2003
By STEPHEN C. PELLETIERE


Non è stata una sorpresa il fatto che il presidente Bush, in mancanza della pistola fumante come evidenza dei programmi di armamento iracheni, abbia usato il suo discorso sullo stato dell’Unione per rienfatizzare i motivi morali per un’invasione: “Il dittatore che sta assemblando le armi più pericolose del mondo le ha già usate su interi villaggi, lasciando migliaia di suoi cittadini morti, ciechi o sfigurati”.

L’accusa secondo la quale l’Iraq avrebbe usato armi chimiche contro i suoi cittadini costituisce un’argomentazione familiare nel dibattito. La prova evidente più frequentemente citata riguarda l’uso di gas contro i curdi iracheni della città Halabja nel Marzo del 1988, verso la fine della guerra di otto anni tra Iran ed Iraq. Lo stesso presidente Bush ha citato “l’uso di gas contro i suoi stessi cittadini” dell’Iraq, specificatamente ad Halabja, come
ragione per far cadere Saddam Hussein.

Ma la sola verità è, tutti noi lo sappiamo con certezza, che i curdi furono bombardati con veleno e gas quel giorno ad Halabja. Noi non possiamo sapere con nessuna certezza che le armi irachene uccisero i curdi. Questa non è l’unica distorsione nella storia di Halabja.

Io sono in una posizione che mi permette di sapere, perché, come alto analista politico della Cia sull’Iraq durante il conflitto Iran-Iraq, e come professore presso l’Army War College dal 1988 al 2000, ho avuto la possibilità di accedere a gran parte del materiale riservato che è passato attraverso Washington e che aveva a che fare con il Golfo Persico. In aggiunta, ho guidato una investigazione dell’esercito, nel 1991, su come gli iracheni avrebbero combattuto una guerra contro gli Stati uniti. La versione riservata del report scendeva di molto nei dettagli sul caso Halabja.

Sicuramente sappiamo una cosa sull’uso dei gas ad Halabja: l’episodio si verificò nel corso di una battaglia tra iracheni ed iraniani. Gli iracheni usarono armi chimiche per cercare di uccidere gli iraniani che avevano preso la città, nel nord dell’Iraq non lontano dal confine iraniani. I civili curdi che perirono ebbero la sfortuna di esser rimasti coinvolti nello scontro. Ma non erano il principale obiettivo dell’Iraq.

E la storia diventa ancora più torbida: immediatamente dopo la battaglia la Defense Intelligence Agency degli Stati uniti indagò e produsse un report dettagliato, che circolò all’interno della comunità dell’intelligence classificato come “importante da studiare”. Lo studio affermò che fu il gas iraniano ad uccidere i curdi, non quello iracheno. L’agenzia scoprì che entrambe le fazioni avevano usato il gas l’una contro l’altra nella battaglia attorno ad Halabja. Le condizioni dei corpi dei curdi morti, comunque, indicavano che erano stati uccisi con un coagulante del sangue – basato sul cianuro – noto per essere usato dagli iraniani. Non si è mai avuta notizia che gli iracheni, i quali si ritiene usarono l'Yprite nella battaglia, fossero all'epoca dotati di coagulante del sangue.

Questi fatti sono stati a lungo di pubblico dominio ma, incredibilmente, ogni volta che il caso-Halabja è chiamato in causa, raramente sono menzionati. Un articolo molto discusso sul “The New Yorker” nello scorso mese di marzo non ha fatto mai riferimento al report della Defense Intelligence Agency o non ha mai preso in considerazione l'ipotesi che gli iraniani abbiano potuto aver ucciso i curdi. Nelle rare occasioni in cui il report è tirato in ballo, c’è di solito una speculazione, senza prove, secondo la quale il report era un prodotto del favoritismo politico americano verso l’Iraq nella guerra contro l’Iran.

Io non sto cercando di riabilitare il personaggio di Saddam Hussein. Ha molte cose di cui rispondere nel campo degli abusi sui diritti umani. Ma accusarlo di aver gasato la sua gente ad Halabja come atto di genocidio non è corretto, poiché mano a mano che si ottengono nuove informazioni si scopre che tutti i casi di uso di gas riguardano battaglie militari. Ci sono state tragedie di guerra. Ci possono essere giustificazioni per invadere l’Iraq, ma Halabja non è
una di queste.

In realtà, quelli che davvero credono che il disastro ad Halabja abbia a che fare con le questioni attuali, dovrebbero prendere in considerazione una diversa domanda: perché l’Iran era così interessato a prendere la città? Un più attento sguardo potrebbe far luce sulla foga dell’America di invadere l’Iraq.

Da tutte le parti ci ricordano che l’Iraq ha forse la più grande riserva di petrolio del mondo. Ma in un’ottica regionale e forse persino geopolitica, potrebbe essere più importante notare che l’Iraq ha il sistema fluviale più esteso nel Medio Oriente. In aggiunta al Tigri ed all’Eufrate, ci sono i fiumi Zab Maggiore e Zab Minore nel nord del paese. L’Iraq fu coperta da lavori di irrigazione sin dal sesto secolo dopo Cristo, ed è stata un granaio per la regione.

Prima della Guerra del Golfo, l’Iraq ha costruito un notevole sistema di dighe e progetti di controllo fluviale, il più grande dei quali la diga Darbandikhan nell’area curda. Ed era questa diga che gli iraniani miravano a controllare quando catturarono Halabja. Negli anni ’90 ci fu una grande discussione sulla costruzione di un cosiddetto “acquedotto di Pace” che avrebbe portato l’acqua del Tigri e dell’Eufrate a sud verso gli assetati stati del Golfo e, per estensione, in Israele. Nessun passo in avanti è stato fatto al riguardo, in gran parte a causa dell’intransigenza irachena. Con l’Iraq nelle mani dell’America, di certo, tutto potrebbe cambiare.

Così l’America potrebbe alterare il destino del Medio Oriente in una modo che probabilmente non potrebbe essere sfidato per decenni – non solamente controllando il petrolio dell’Iraq, ma anche controllando la sua acqua. Perfino se l’America non occupasse il paese, una volta che al partito Baath di Saddam Hussein sarà stato tolto il potere, molte lucrose opportunità si aprirebbero per le compagnie americane.

Per farci entrare in guerra tutto ciò che serve è una chiara ragione per agire, una ragione che sia universalmente convincente. Ma gli sforzi di collegare direttamente gli iracheni a Osama Bin Laden si sono mostrati inconcludenti. Anche le affermazioni secondo le quali l’Iraq minaccerebbe i suoi vicini si sono mostrate fallimentari più che risolutive; nelle sue attuali condizioni – grazie alle sanzioni delle Nazioni Unite – le forze armate convenzionali dell’Iraq non minacciano nessuno.

Forse il più forte argomento rimasto per portarci in guerra velocemente è che Saddan Hussein ha commesso abusi ai diritti umani contro la sua gente. Ed il caso più drammatico è costituito dalle accuse su Halabja. Prima di andare in guerra a causa di Halabja, l’amministrazione è in debito verso il popolo americano del racconto integrale dei fatti. E se ha altri esempi di casi in cui Saddam Hussein ha gasato i curdi, deve dimostrare che non erano guerriglieri curdi pro-iraniani, morti combattendo al fianco delle Guardie rivoluzionarie iraniane.

Finchè Washington non ci dà prove delle supposte atrocità di Saddam Hussein, perché contestiamo l’Iraq sul piano dei diritti umani quando ci sono così tanti altri regimi oppressive supportati da Washington?

Stephen C. Pelletiere è autore di “L’Iraq ed il sistema petrolifero internazionale: perché l’America è andata in guerra nel Golfo Persico”




Articolo originale:
http://uruknet.info/?p=8840

:: Articolo n. 9133 postato il 24-jan-2005 19:12 ECT

:: L'indirizzo di questa pagina è : www.uruknet.info?p=9133

 

 

Da: disarmo-request at peacelink.it [mailto:disarmo-request at peacelink.it] Per conto di Jure Ellero LT (via disarmo Mailing List)
Inviato: sabato 24 dicembre 2016 19:03
A: disarmo at peacelink.it; Lista No Nato - gruppo
Oggetto: [Disarmo] Le panzane umanitarie di Fisk - Re: tutti i massacri fatti in nome dell’America

 

 

Non si può distrarsi un attimo che le panzane arrivano a secchiate. Qua Fisk fa un capolavoro, mettendo nel suo breve articolo una concentrazione di balle, omissioni e depistaggi degni di un nobel alla disinformazione. Tempi fa era più serio e vigile, qualcuno gli avrà detto che son tempi di strafare. Non solo arriva a dire che gli USA non hanno agito direttamente nelle recenti crisi mediorientali e si sono limitati ad osservare e a non intervenire, come puntualizzato da Luigi Guasco (come se Cossiga e Andreotti avessero detto che con Piazza Fontana e l'omicidio Moro non c'entravano nulla, ed è quello che han fatto), e che i suoi compatrioti GB non c'entrano oggi e non c'erano prima nè in Iraq (come se le confessioni di Blair sull'Iraq fossero campate in aria) nè in Libia nè prima ancora nei Balcani. E non c'entrano nulla oggi nell'accerchiamento NATO della Russia. Ma arriva a dir panzane fintoumanitarie (sembra si informi su wikipedia) talmente enormi da svelare non una sua ingenuità senile, ma pura, lampante malafede buona solo per chi non sa vederla. Parla di donne e bambini morti a centinaia di migliaia 'sotto la disattenzione occidentale', quando il suo Paese ha partecipato con entusiasmo, come ricordavo prima, al massacro iraqeno ("500.000 bambini morti sono un buon prezzo da pagare alla democrazia", dichiarò la Allbright). E per far confusione, alza le stime occidentali sul 'massacro di Srebrenica' fino a 9.000 morti, finora per me record non ancora sentito perlomeno sui media mainstream, quando le stime ufficiali a servizio dei bombardatori della Jugoslavia non arrivano ad 8.000, e vi si parla di combattenti e maschi adulti, non di 'bambini di Srebrenica', ma magari tra un po' arriveremo pure a questo, vero Fisk? (sulla 'rampa di Srebrenica' dell'iconografia serbofobica la leggenda racconta che furono separati dai condannati i vecchi le donne e i bambini). Mentre report più seri di fonte ONU, comunque impelagati nella faccenda (coprivano Srebrenica usata dai muslim bosniaci come base logistica militare nella guerra bosniaca), parlano di 5.000 combattenti (e non civili) uccisi, e fonti indipendenti di 4.000 scomparsi di entrambi i fronti in combattimenti durati svariati giorni, combattenti in parte scampati dalla sacca creata a fagiolo dall'ONU per fornire il pretesto dell'intervento finale contro la Jugoslavia, e poi ricomparsi in armi e salute in altre parti del fronte. Non ancora soddisfatto delle sue panzane cosparse di umanitarismo, Fisk afferma che ad ammazzare i suoi 9.000 di Srebrenica furono "le milizie serbe di Milosevic". Smentendo così il Tribunale dell'Aja, che nella sentenza di condanna contro Karadzic solleva completamente il Presidente jugoslavo morto in carcere in attesa di giudizio da ogni responsabilità sui fatti in oggetto. E riesuma, logicamente, lo spettro sempre utile della pulizia etnica da parte serba ("quando accadeva in Bosnia..."). ((verifiche e documenti su quanto qui riportato: cnj.it )).

Questo è il metro e il metodo fiskiano, se meditato, oppure è Alzheimer. Se è meditato, delle due l'una: o è servilismo da puttana o è connivenza. Lo stesso metodo suppongo abbia egli qui adoperato per altre situazioni citate (extraordinary renditions in Siria, Halabja, Uganda, 11 settembre),  e che tralascio per non appesantire. In conclusione, comunque sia, questo suo articolo può essere definito merda.

Complimenti Fisk, ottimo lavoro.

Jure Ellero.

 

Il 24/12/2016 10:15, rossana ha scritto:

E’ strano osservare Samantha Power che all’ONU ha opportunamente dimenticato di citare tutti i massacri fatti in nome dell’America

Di Robert Fisk

E così c’è stata Samantha Power che ha fatto il suo pezzo “di vergogna” all’ONU. Non c’è nessun atto di barbarie contro i civili, nessuna uccisione di un bambino che vi ossessiona, che vi dà proprio un po’ di brividi?”, ha domandato l’Ambasciatrice dell’America all’ONU ai russi e ai siriani e agli iraniani. Ha parlato di Halabja *, del Ruanda, di Srebrenica “e, ora, Aleppo”.

Strana questa cosa. Infatti, quando Samantha parlava di “barbarie contro i civili”, mi sono ricordato di quando mi arrampicavo sui civili palestinesi massacrati nei campi profughi di Sabra e Shatila, a Beirut, nel 1982, massacrati dagli amici di Israele della milizia libanese, mentre l’esercito di Israele, il più potente alleato di Washington in Medio Oriente, stava a guardare. Samantha, però, non lo ha nominato. Forse non c’erano abbastanza morti palestinesi? Soltanto 1.700 ne furono uccisi, comprese donne e bambini. Halabaja arrivò fino a 5.000 morti, ma certamente Sabra e Chatila all’epoca “mi diedero i brividi”.

E poi mi sono ricordato della mostruosa invasione dell’Iraq. Forse mezzo milione di morti. E’ una delle statistiche per i morti in Ruanda. Certamente molti di più dei 9.000 morti di Srebrenica. E posso dirvi che il mezzo milione di morti in Iraq “mi ha dato i brividi” in misura notevole, per non parlare delle torture e delle uccisioni  nei centri per gli interrogatori della CIA in Afghanistan e anche in Iraq. Mi ha “fatto venire i brividi” anche sapere che il presidente degli Stati Uniti era solito mandare prigionieri innocenti a essere interrogati nella…Siria di Assad! Sì, venivano mandati da Washington a subire gli interrogatori in quelli che Samantha ora chiama i “Gulag” della Siria.

Vecchio strano mondo. Samantha, Dio la benedica, non ha citato Gaza, dove parecchi bambini palestinesi sono stati uccisi dagli israeliani, e neanche lo Yemen, dove gli alleati taglia-teste dell’America stanno ora mancando di rispetto agli  Sciiti e hanno ucciso quasi 4.000 civili. E neanche le uccisioni di massa compiute dall’Isis a Mosul. E – la cosa più strana a dirsi – Samantha non ha citato l’11 settembre.  Questo, certamente, è stato un crimine internazionale contro l’umanità, degno di citazione nella lista della vergogna di Samantha. 3.996 innocenti morti. Pensereste che sia un dovere per scagliarsi contro i siriani e i  russi e gli iraniani.

Invece no. Infatti lì c’è un tantino di problema, non è vero? Perché il bagno di sangue dell’11 settembre è stato compiuto da al-Qaida che in Siria ha cambiato il suo nome in al-Nusra e poi in Jabhat Fateh al-Shan e è al-Sham (alias Nusra, alias al—Qaida) che ha combattuto contro il regime siriano a Aleppo Est. Un po’ difficile, capite. Per Samantha esprimere il suo orrore per il più spaventoso attacco al suo paese accaduto nella storia recente – parlare di “barbarie contro i civili” – quando l’organizzazione molto criminale della “jihadi” che ha commesso questo oltraggio è proprio ad Aleppo Est a combattere contro l’esercito siriano.

Quindi Samantha deve buttare i morti dell’11 settembre nel secchio della spazzatura allo scopo di dirci come dovrebbero “rabbrividire” i nemici di al-Qaida per il loro comportamento ad Aleppo. Dovrebbero rabbrividire anche per i Cristiani di  Mosul, uccisi o espulsi dall’Isis, gli Yazidi soggetti alla ‘pulizia etnica’ dell’Isis, un argomento del quale Samantha è molto esperta quando accadeva in Bosnia. Infatti, l’Isis viene semplicemente cancellata dalla narrazione di Samantha e riceve un buon attestato.

E noi giornalisti acconsentiamo a tutto questo. Quale è stata la volta più recente che avete letto qualcosa sul  catastrofico ritorno dell’Isis nella città siriana di Palmira, avvenuti la settimana scorsa, certamente una vittoria per coloro che si ipotizza stiamo sconfiggendo a Mosul? E alcuni degli assalitori di Palmira in realtà venivano da Mosul? Come lo hanno fatto  quando Mosul era circondata dall’esercito iracheno e dai loro alleati e da tutti quei “consiglieri” americani? E del resto, quale è stata l’ultima volta che avete sentito parlare di Mosul, circondata da un esercito governativo che cercava di farsi strada operando distruzioni per entrare  nella città,  contro i suoi difensori jihadisti e dove c’era un numero anche maggiore di civili assediati rispetto ad Aleppo?

E rieccoci quindi, sul familiare sentiero semantico lungo il quale devono camminare tutti coloro che criticano i nemici della Siria (e l’America). Sì, Bashar è un dittatore, la sua elezione è stata una farsa, le sue milizie sono assassini, il suo esercito è spietato, le sue prigioni così barbare che Washington vi ha inviato i suoi prigionieri per degli interrogatori brutali. Ho realmente vito un resoconto di una di queste sessioni in cui i siriani che facevano l’interrogatorio,  concludevano che il tizio inviato dagli Stati Uniti era del tutto innocente. Ma, seriamente, se tutti avessimo  così “tanti brividi” – come Samantha – allora saremmo dovuti intervenire militarmente in Siria (malgrado i russi) e  saremmo dovuti andare in soccorso dell’opposizione siriana?

C’è però un altro elemento strano nel nostro oltraggio occidentale, e l’indizio sta nella scelta fatta da Samantha Power delle atrocità. Infatti l’uccisione con il gas dei Curdi di Halabja era stata commessa dall’aviazione militare di Saddam che era araba. E il genocidio in Ruanda era stato commesso dai Ruandesi. E i massacri di Srebrenica erano stati commessi dalle milizie di Milosevic, che erano serbe. Forse siamo stati “pigramente a guardare”; dopo tutto, è quello che stiamo facendo e che faremo riguardo ad Aleppo – me né noi né i nostri alleati hanno realmente commesso queste atrocità. Samantha è rimasta su un terreno sicuro, non è vero?

E questo è ciò che stiamo facendo in Europa. Il presidente francese e il parlamento britannico – dove l’ex Cancelliere George Osborne ha fatto il suo ‘pezzo’ di “povero me!” -si sono tutti rammaricati di non aver fatto assolutamente nulla per la sofferenza di Aleppo. E non intendevano fare nulla; questo il motivo di tutti i posti vuoti al dibattito a Westminster.

E credo di conoscerne il motivo: perché questa è una delle pochissime volte in cui le nostre dita non sono bagnate nel sangue del Medio Oriente. Per una volta, né noi né i nostri alleati, eccetto i ‘ragazzi’ di al-Nusra che sono sostenuti dal Qatar e dagli altri nostri  amici del Golfo, ma che sono “i buoni” in tutto questo – sono colpevoli di nulla altro che l’indifferenza. E questo è stato esattamente lo stesso problema    nel Ruanda, e a Srebrenica. Non lo abbiamo fatto noi, capo!  Questa volta non siamo stati noi.

Quindi vergogna sui siriani e i russi e gli iraniani. Vi dà proprio un po’ di brividi, non è vero?

https://it.wikipedia.org/wiki/Attacco_chimico_di_Halabja

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo


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