[Disarmo] Protagonisti di una strage in Iraq nel 2007, carcere per 4 «contractor» statunitensi



I mercenari della Blackwater uccisero 14 persone a Baghdad: ergastolo per uno di loro, 30 anni per gli altri. Gli avvocati annunciano appello

Tre condanne a trent’anni di carcere e una condanna all’ergastolo: si è concluso così il processo a quattro statunitensi dell’azienda di sicurezza privata Blackwater responsabili della strage di 14 iracheni e del ferimento di altri 17, nel 2007, a Baghdad. Fu, questo, uno dei più gravi episodi che hanno caratterizzato il vastissimo uso di contractor stranieri per garantire la sicurezza di attività private ma anche di missioni diplomatiche, compresa quella Usa, durante la guerra in Iraq. 

In base a quanto ha stabilito il giudice federale Royce Lamberth, Paul Slough, Evan Liberty e Dustin Heard passeranno i prossimi 30 dietro le sbarre, mentre Nicholas Slatten ci passerà il resto della sua vita. Fu lui a sparare per primo. 

 Il processo, con accuse che vanno dall’omicidio, all’omicidio colposo, fino a reati relativi alle armi da fuoco, era iniziato a giugno dell’anno scorso, quasi sette anni dopo i fatti, e i quattro imputati si erano dichiarati non colpevoli. 

Il giudice Lamberth, pur riconoscendo che quel giorno i quattro furono presi dal panico, ha deciso di condannarli, comunque al minimo della pena possibile, per i reati di cui sono stati giudicati colpevoli, e di respingere sia gli appelli alla clemenza da parte della difesa sia la richiesta di infliggere loro una condanna particolarmente severa avanzata dall’accusa. 

 Quel giorno, il 16 settembre 2007, Slough, Liberty, Heard e Slatten erano di scorta ad un diplomatico statunitense e, ritenendo di essere sotto attacco, aprirono il fuoco con armi automatiche e lanciagranate, in piazza Nisur, nel centro di Baghdad, facendo una carneficina. Secondo la difesa, poco prima della sparatoria c’era stata una detonazione a breve distanza dal luogo dove si trovavano i contractor della Balckwater, che ritennero quindi di essere caduti in un’imboscata e affermarono di essere stati presi di mira dal tiro incrociato degli insorti. La vicenda ebbe all’epoca grande eco e pesanti ripercussioni, esacerbando ulteriormente i sentimenti anti-americani che già erano fortemente in aumento in tutto l’Iraq. 

 Difficilmente la sentenza di oggi metterà la parola fine alla battaglia legale, poiché gli avvocati della difesa hanno fatto sapere di avere numerosi elementi per presentare appello.

http://www.lastampa.it/2015/04/13/esteri/protagonisti-di-una-strage-in-iraq-nel-carcere-per-contractor-statunitensi-gNc8n8yfbhDKvWmAIRoogO/pagina.html