[Disarmo] ai deputati - no agli F35 nucleari



 

Gentili rappresentanti del popolo alla Camera dei Deputati,

 

cancelliamo, non ridimensioniamo soltanto il programma di acquisto degli F35!!!

Ricordiamo che servono alla guerra nucleare e che la nostra Costituzione è pacifista!!!

 

L’art. 4 della legge delega n. 244/2012  per la revisione dello strumento militare nazionale ha ricondotto alla piena sovranità al Parlamento le decisioni in materia di spese della Difesa sugli armamenti; Parlamento che ha già disposto un’indagine conoscitiva sull'acquisto dei cacciabombardieri d'attacco - con capacità nucleari - F35, già conclusa – se le nostre informazioni non sono errate - a febbraio scorso.

Spetteranno ora alle Camere le decisioni e gli atti conseguenti e la prima discussione, come ben sapete, è prevista alla Camera il 4 aprile pv., quando verranno prese in esame dalla Commissione Difesa le conclusioni ufficiali della citata indagine conoscitiva sui sistemi d’arma.

Apprendiamo dalla stampa che il Consiglio Supremo di Difesa avrebbe messo in atto manovre dilatorie sostenendo che ogni decisione dovrebbe essere successiva alla messa a punto del “LIBRO BIANCO” (studio che dovrebbe essere pronto a dicembre) che dovrà stabilire quali sono le minacce future per la sicurezza nazionale del nostro Paese e gli strumenti militari adatti a fronteggiarli.

Apprendiamo altresì che esiste un gruppo di parlamentari che punta a trasformare le conclusioni dell’indagine conoscitiva, prevista per il 4 aprile, in una risoluzione da far votare in aula che impegni il governo a sospendere i contratti del programma F35 – questa volta davvero, visto che l’attività contrattuale, sempre se la stampa non equivochi, sta continuando ad andare avanti  – in vista di un suo significativo ridimensionamento.

Nei testi allegati si sottopone alla vostra attenzione un aspetto trascurato, la finalità nucleare degli F35, che, a nostro modesto parere, dovrebbe indurre tutti i cittadini fedeli allo spirito pacifista della nostra Costituzione, quale che sia la natura ed il livello della loro responsabilità, ad accettare non il ridimensionamento del programma ma la sua totale cancellazione.

Questa finalità è la conseguenza degli accordi di condivisione nucleare (“Nuclear Sharing agreements”) in ambito NATO, stipulati nel periodo della guerra fredda, ma tuttora in vigore ed operativi.

Ne derivano:

-         lo stoccaggio delle B61 (atomiche USA “tattiche”) nelle basi di Ghedi ed Aviano

-         l’addestramento di piloti italiani all’uso possibile dell’arma nucleare in attuazione della modalità della “doppia chiave” (qui è più specificatamente in ballo Ghedi): sarebbero due i poligoni nel nostro paese nei quali i piloti si addestrano al bombardamento con le B61: Capo Frasca in provincia di Oristano e Maniago II in provincia di Pordenone;

-         la partecipazione dell'Italia alle riunioni del Nuclear Planning Committee della NATO.

Quello che, per non farla troppo lunga, sottolineiamo nel file allegato dal titolo: “Gli F35 servono al nucleare” è che vedremmo giustamente impostato un dibattito non incentrato sulla quantità della spesa rispetto a presunti benefici (questi aerei ultra-costosi funzionano o sono solo un bidone?) ma sulla qualità della scelta, che deve fare riferimento a domande molto più di fondo e non eludibili.

Queste le domande che segnaliamo: se gli F35 sono (anche) dei bombardieri, chi dovremmo andare a bombardare?

Ed ancora più a monte: come facciamo a gettare acqua sul fuoco di un contesto internazionale i cui focolai possono far deflagrare un grande incendio?

Come, puntando sulla prevenzione e non aspettando che i buoi siano scappati dalla stalla, agiamo in modo che sia inutile pensare che possa servire andare a bombardare qualcuno?

Terza domanda infine: se qualche conflitto fosse sfuggito di mano e ci trovassimo costretti all’uso della forza, bombardare con armi nucleari, come purtroppo sta nei nostri piani ufficiali, sarebbe una opzione idonea al raggiungimento di qualsiasi obiettivo razionale?

Quale allora la via che ci permettiamo di suggerire?

Per rispondere a queste domande in modo alternativo rispetto all’inerzia delle dinamiche imperanti – ma anche in modo convincente – dovremmo riuscire ad affermare – e con un po’ di sforzo la nostra sensazione è che possiamo farcela! - tre presupposti nel dibattito e nella mentalità pubblica: la sicurezza comune, la nonviolenza come forza potente, la difesa difensiva come attuazione del dettato costituzionale.

Nel file allegato dal titolo “Il disarmo mondiale passa da Ghedi ed Aviano” è invece contenuto un dossier del periodico Difesa-ambiente, n. 1- 2014, (di cui Alfonso Navarra che vi scrive è direttore responsabile) che approfondisce la notizia del collegamento tra le atomiche USA in via di ammodernamento nelle basi di Ghedi ed Aviano e gli F35, trattando in sostanza l’assurdità delle dottrine di impiego odierne dell’arma nucleare.

Vi chiediamo, in sostanza, di recepire l’appello contenuto nell’ultimo pamphlet di Stéphane Hessel, tra i principali estensori della dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo. Il grande partigiano,  scomparso da poco, in “ESIGETE! Il disarmo nucleare totale” (appena tradotto in Italia dalla EDIESSE e curato dal sottoscritto insieme a Mario Agostinelli e Luigi Mosca) ci ammonisce: “I nemici di ogni Stato non sono gli altri Stati, i veri nemici sono comuni a tutti gli Stati, ed essi si chiamano: la miseria nel mondo, la mancanza di istruzione, la degradazione dell’ambiente, le catastrofi naturali, le epidemie, la corruzione, i fanatismi… E’ dunque contro questi nemici che si tratta di concentrare tutto il potenziale di cui l’Umanità dispone, di intelligenza, di iniziative solidali, di creatività… e non in una corsa folle ad ogni sorta di armamenti!

 

Milano 31 marzo 2014

 

Mario Agostinelli – Presidente dell’Associazione Energia Felice (ARCI) (www.energiafelice.it) – cell. 335/1401703

 

Alfonso Navarra – in nome e per conto di FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO (www.osmdpn.it) tel. Ufficio 02-5810.1226  cell. 340-0878893

 

Gli F35 servono al nucleare

 

Sono da considerare inservibili solo se si ha una visione alternativa della difesa e della sicurezza

 

Di Mario Agostinelli – Presidente Associazione Energia Felice (www.energiafelice.it)

 

Di Alfonso Navarra – Portavoce Fermiamo chi scherza col fuoco atomico (www.osmdpn.it)

 

Gli F35 non sono affatto uno spreco ma servono se si ha presente che la dimensione nucleare è decisiva nell'assetto difensivo vigente. Quello che c’è, non quello che la “gente”, disinformata, immagina che ci sia. E nella “gente” dobbiamo purtroppo includere la massima parte degli stessi attivisti pacifisti.

Non dimentichiamo che, ufficialmente, per la NATO, la deterrenza nucleare è la "suprema garanzia di sicurezza", come afferma il suo "Concetto Strategico" del 50ennale.

A Lisbona nel 2010 si è adottata una dottrina strategica che prevede un ridimensionamento del ruolo dell’arsenale atomico, però solo “su basi di reciprocità”, cioè se la Russia concorda nel fare altrettanto.

Non è chiaro se, dalla NATO, Mosca continua ad essere considerata un nemico. Qualche volta sì, qualche volta no: è partner esterno della NATO – è stato istituito un Consiglio Russia-NATO, però è vista come un alleato malfidato, l’ex nemico n. 1, sempre sotto esame. E comunque il Presidente USA Obama, in visita in Italia, ha ribadito che è un attore decaduto allo status di “potenza regionale”.

Traduciamo: è bene che la Russia sia un partner, ma un po’ di sfiducia nei suoi confronti è sana precauzione e si ricordi che deve giocare un ruolo locale subalterno, deve rinunciare alla sua pretesa di monopolio in “Eurasia”.

Da parte russa, la NATO non è più considerata nemico, nemmeno in via ipotetica.

La strategia di Mosca è analoga a quella francese: difesa a 360 gradi, con – di diverso - una particolare attenzione ai rischi di instabilità che vengono dalle repubbliche dell' ex impero sovietico, dove il Cremlino si riserva in qualche modo un diritto di intervento, ma sempre nel quadro di un mandato internazionale.

Nemici o non nemici, alleati, soci, partner o meno, fatto sta che sia USA che Russia, nella dimensione nucleare, si guardano in cagnesco mantenendo – come ricorda Stéphane Hessel in “ESIGETE! Il disarmo nucleare totale” (Ediesse, 2014, a cura di Mario Agostinelli, Luigi Mosca e di Alfonso Navarra, presentazione di Emanuele Patti, prefazione di Antonio Pizzinato) in stato di allerta permanente circa 1.700 sulle 2.000 bombe atomiche che nel mondo sono organizzate in questa situazione.

Lo “stato di allerta”, secondo Hessel, è una spada di Damocle su sette miliardi di esseri umani. “Ciò significa che la decisione di lanciare un attacco o una risposta nucleare (magari, come è successo e succede, sulla base di dati sbagliati di un computer -ndr) sarebbe presa da una sola persona (un Capo di Stato) e in un tempo, in caso di risposta, al massimo di qualche minuto, mentre si tratterebbe di una decisione gravissima!

L'arma atomica da parte della NATO può, ad ogni buon conto, secondo le dottrine ufficiali, essere impiegata non solo in caso di confronto globale ma in battaglia contro imprecisati nemici che abbiano sconfinato.

Il "first use" dell’arma nucleare tattica era stato stabilito ai tempi della Guerra Fredda ma è ancora in vigore nonostante lo scioglimento del Patto di Varsavia.

(Oggi gli atlantisti, in conseguenza delle vicende ucraine, possono affermare: abbiamo fatto bene a non toccarlo resistendo per es. al ministro tedesco Fischer che nel 2005 ne proponeva l’abolizione: ci si confronti ora con la nuova velleità imperiale di Putin!).

Ma anche, questa variante in particolar modo nell’interpretazione americana, per ritorsione contro chi abbia aggredito con armi chimiche o biologiche e non rispetti il TNP- Trattato di non proliferazione nucleare.

La minaccia atomica non è da sottovalutare ed a tal fine la  NATO,  dopo che la Cechia lo ha rifiutato grazie ad una ampia mobilitazione popolare, sta predisponendo il suo "scudo" antimissile in Polonia ed in Romania.

(Vi è anche uno "scudo marittimo" operativo nel Mediterraneo - vedi quanto scrive Manlio Dinucci sul Manifesto del 21 marzo 2014. Sull’argomento mare può anche essere ricordato che nel 2010 Obama ha dichiarato di di voler ritirare i circa 320 missili nucleari Cruise mare/terra Tomahawk).

Accanto allo "scudo", c'è la "spada" che viene sfoderata. Per la crisi ucraina, la NATO ha schierato altri 12 cacciabombardieri F-16 in Polonia e 10 F-15 in Estonia, Lettonia e Lituania.

Gli F35 in via di acquisizione – e qui si torna al punto di partenza del nostro ragionamento - potranno tra non molto trasportare le nuove bombe nucleari B61-12 stoccate in Europa (Italia compresa), utilizzabili come bombe anti-bunker.

A differenza dei loro concorrenti Eurofighter, frutto di un accordo dell’industria bellica europea, sono predisposti – e non solo a causa della loro “invisibilità” - per le missioni nucleari che conservano un ruolo decisivo “di ultima istanza” nei piani strategici vigenti.

Gli F35 nucleari, con testate non più a gravità ma teleguidate, per le quali sono stati stanziati 11 miliardi di dollari (l'aggiornamento deve essere completato nel 2020), sono strumenti del "contrattacco in profondità", il secondo passo dell'escalation nucleare, prima del malaugurato ma sempre possibile scontro finale globale.

L’esistenza di missioni nucleari è un prodotto degli accordi di condivisione nucleare (“Nuclear Sharing agreements”) in ambito NATO, stipulati durante la Guerra Fredda ma incredibilmente tuttora in vigore ed operativi.

Questi impegni prevedono la condivisione di strutture ed infrastrutture (nel caso italiano, oltre alla base Usaf di Aviano, le B61 sono a Ghedi, presso la base del 6o stormo dell'Aeronautica Militare, dove funzionerebbe la modalità della “doppia chiave” rispetto all’uso dell’arma atomica: veicolo indigeno, Bomba americana).

Prevedono altresì la necessità di addestrare anche i piloti italiani all'uso possibile dell'arma nucleare: sarebbero due i poligoni nel nostro paese nei quali i piloti si esercitano al bombardamento con le B61: Capo Frasca in provincia di Oristano e Maniago II in provincia di Pordenone.

Prevedono, infine, la partecipazione dell'Italia alle riunioni del Nuclear Planning Committee della NATO, che naturalmente vanta il ruolo politico di “preservare la Pace e prevenire ogni genere di Guerra”.

Francesco Martone, membro onorario del Consiglio della Rete internazionale dei Parlamentari per la Nonproliferazione ed il Disarmo Nucleare (www.pnnd.org) in un articolo apparso sul “Manifesto” del 1 agosto 2012 riferisce in dettaglio di frequenti esercitazioni NATO congiunte, anche negli anni più recenti, “per il carico, scarico ed utilizzo delle B61”.

E’ in questo contesto della condivisione nucleare che, secondo Martone, rientrerebbe la partita doppia della riconfigurazione delle B61 e del ruolo futuro degli F35, in un lungo passo dell’articolo che riportamo integralmente.

I cacciabombardieri cosiddetti”dual use” ossia a doppia capacità convenzionale e nucleare (a Ghedi i Tornado) si stanno infatti avvicinando alla fine della loro vita operativa, e questo comporterà una serie di decisioni in termini di avvicendamento con velivoli di eguale configurazione. Nel nostro caso gli F35A che dovrebbero quindi essere dotati di capacità di utilizzo di bombe atomiche. Non però le vecchie B61, il cui sistema di puntamento era di tipo analogico, ma le nuove B61-12 con puntamento digitale compatibile con i sistemi elettronici dell F35A. F35 critical area Una partita che secondo quanto affermato nel briefing “Escalation by default”, pubblicato nel maggio scorso dall' European Leadership Network inglese, testimonierebbe nei fatti una netta inversione di tendenza nella strategia nei confronti della Russia. Da una parte le caratteristiche proprie dell'F35, cacciabombardiere “stealth”, ovvero capace di sfuggire ai radar nemici e quindi di penetrare a fondo nelle linee di difesa nemiche, (ed arrivare fino alla Russia con rifornimento in volo), e dall'altra la capacità di sganciare le nuove testate con grande precisione e potenza variabile costituirebbero una combinazione offensiva tale da pregiudicare ogni possibilità di futuro smantellamento degli arsenali nucleari tattici in Europa. Inoltre in futuro sarà molto difficile classificare come tattico un sistema d'arma nucleare che in termini operativi equivale ad una bomba nucleare strategica. Non a caso la stessa B61-12 verrebbe installata sia sugli F35 che sui bombardieri strategici a lungo raggio B1 con simile configurazione e possibilità d'utilizzo. Ciò precluderà la possibilità per i paesi NATO di svolgere un ruolo chiave nel negoziato sulla non-proliferazione nucleare, nell'ambito del Trattato sulla non-proliferazione nucleare (NPT), visto che non solo l'Alleanza appare intenzionata, (come risulta evidente dal DDPR) a mantenere gli accordi di condivisione nucleare, ma addirittura starebbe operando per un rafforzamento della capacità di offesa con armi nucleari.”

Se quanto sinora esposto è vero – ed è vero – se ne può ricavare che il logico esito di un’opposizione agli F35 mal concepita – il  "non acquistiamoli perché sono uno spreco in tempo di crisi" - è il destino di chi va a scontrarsi contro un muro: la realtà della logica geopolitica odierna, il gioco della potenza che viene condotto a livello internazionale.

Abbiamo visto - a quanto riporta tutta la stampa - che il governo Renzi, dopo le pressioni di Obama, ha deciso di non "rottamare" affatto il programma degli F-35 e nemmeno di ridurlo: ci sarà - forse - un taglio della spesa militare ma questo riguarderà altre voci di bilancio.

Se il problema sono gli sprechi, spiega oggi la ministra Roberta Pinotti, allora "bisogna incidere su ciò che vitale non è".

E gli F35 sono vitali "perché l'Italia continui a svolgere un ruolo nel mondo".

Sentiamo il ragionamento della Pinotti: "Non si può venire meno agli obiettivi strategici che abbiamo. Faremo un Libro Bianco della difesa: abbiamo bisogno di capire le minacce, i rischi e le risposte da dare."

Rincara la dose il capogruppo PD alla Camera Roberto Speranza che ha affermato: "L’Italia non può permettersi di non avere un sistema di sicurezza efficace. Il Mediterraneo è ancora un punto decisivo della geopolitica globale. L’alleanza strategica fatta dall’Italia sugli F35 va letta dentro l’esigenza di un sistema d’armi efficace, ma anche dentro l’esigenza di una compatibilità economica e finanziaria. Ma gli F35 non sono inutili".

Se si fa un ragionamento essenzialmente economico, man mano che le tensioni internazionali crescono, il rifiuto degli F35 appare, per l'ampia opinione pubblica,"un delirio pacifista". Questa la situazione che si prospetta sempre più drammatica sotto gli occhi dei più: con Putin che aggredisce l'Ucraina e raddoppia le spese militari, con la Cina che minaccia il Giappone, con il Nord Africa in ebollizione e, sempre ad un tiro di sputo, con il Medio Oriente incasinatissimo ed in via di nuclearizzazione, come si fa ad osteggiare ciò che serve alla difesa comune del blocco occidentale?

Ecco quanto ci ha rinfacciato un edicolante guardandoci con il disprezzo che nutre verso gli intellettuali sinistrorsi: "Cari il miei pacifisti, intanto dovete sapere che le FFAA hanno mezzi vecchi e obsoleti. Ogni Nazione che si rispetti deve avere delle Forze Armate all'altezza della situazione in ogni caso di emergenza. Forse siete convinti che i militari servono solo per intervenire in casi di acquazzoni o per fare attraversare la strada alle vecchiette? Per favore! Cerchiamo di essere un popolo serio e rispettiamo gli impegni internazionali. Gli F35 servono per ammodernamento. Guardiamo in altre ruberie - nello stesso esercito - e negli sprechi politici piuttosto!"

Dobbiamo rintuzzarlo sciorinandogli i rapporti per i quali il veicolo in questione sarebbe un bidone assoluto che è facile che precipiti al suolo? Dobbiamo prospettargli l’alternativa degli Eurofighter?

Il fatto è che – dal punto di vista di un pacifismo coerente – sarebbe ancor meglio che nemmeno riuscisse a sollevarsi da terra: se vengono buttati dei soldi, allora che ciò avvenga per qualcosa di veramente inutile e non per qualcos’altro che costa meno ma ammazza il prossimo e con esso la Costituzione!

Meglio non sprecare denaro, direbbe il Catalano di “Quelli della notte”, ma se proprio i signori con le stellette ci tengono a sperperare 15 miliardi o quel che è – ed i nostri parlamentari ad accontentarli - che abbiano trovato un giocattolone inoffensivo perché del tutto inutilizzabile sarebbe, tutto sommato, il male minore.

La morale della favola? Per gestire un opposizione intelligente, che abbia filo da tessere nelle sue argomentazioni, dobbiamo porre non in primo piano il problema dei costi ma la domanda essenziale che viene prima, quella alla base del problema: se gli F35 sono dei bombardieri, chi dovremmo andare a bombardare?

Ed ancora più a monte: come facciamo a gettare acqua sul fuoco di un contesto internazionale i cui focolai possono far deflagrare un grande incendio?

Come, puntando sulla prevenzione e non aspettando che i buoi siano scappati dalla stalla, agiamo in modo che sia inutile pensare che possa servire andare a bombardare qualcuno?

Terza domanda infine: se il conflitto fosse sfuggito di mano e ci trovassimo costretti all’uso della forza, bombardare con armi nucleari, come sta nei nostri piani, sarebbe una opzione idonea al raggiungimento di qualsiasi obiettivo razionale?

Per rispondere a queste domande in modo alternativo rispetto all’inerzia delle dinamiche presenti – ma anche in modo convincente – dobbiamo riuscire ad affermare – e con un po’ di sforzo possiamo farcela! - tre presupposti nel dibattito e nel pensiero pubblici: la sicurezza comune, la nonviolenza come forza potente, la difesa difensiva come attuazione del dettato costituzionale.

 

1- La vera sicurezza sta nell’associare gli attori in gioco su obiettivi comuni, è “sicurezza comune” che deve soprattutto garantire i diritti fondamentali dell’uomo: “l’avvenire dell’Umanità non è nella competizione bensì nell’emulazione”, scrive Hessel in ESIGETE! Perorando un immediato “disarmo nucleare totale”.

Un esempio evidente di come funzioni la logica della sicurezza basata sull’associazione e la cooperazione, al posto della deterrenza costituita dalla minaccia credibile di distruzione dell’altro, è proprio l’Unione Europea, formata da nazioni che si sono invase reciprocamente per centinaia di anni: oggi litighiamo economicamente con la Germania, ma nessuno, nemmeno nei suoi peggiori incubi, teme di venire occupato dai carri armati tedeschi!

L’Unione Europea si è vista dare, immeritatamente ritengono in molti, il Nobel per la pace ma non per l’aspetto che abbiamo appena toccato, relativo all’assenza di guerra garantita nel suo cuore territoriale. Da mettere in discussione è l’attivismo militare che porta a guerre di carattere neo-coloniale “fuori area” nel ricordo della “gloria” degli antichi imperialismi. Dietro le cosiddette ``missioni umanitarie'' attuate in nome del ``diritto- dovere di ingerenza'', di fatto si nascondono poco commendevoli accordi per la ripartizione delle sfere di influenza e per il saccheggio delle risorse e delle ricchezze nazionali dei paesi più deboli militarmente e più poveri.

Non vi è dubbio che questa Unione Europea soffra di grave deficit democratico, che la sua architettura istituzionale vada cambiata per contrastare la “dittatura della finanza globale”(copyright Hessel), che sia doveroso ribaltare le politiche economiche neoliberiste decise a Bruxelles dalle grandi famiglie politiche che pretendono di monopolizzare la scena pubblica sbarrando la strada alle nuove idee.

Ma non dimentichiamo che l’Europa non è solo la “UE potenza” degli Eurofighter che bombardano la Libia, è anche la comunità che nasce dalla Resistenza al nazifascismo per affermare i valori della pace e dello Stato di diritto e dei diritti: questo retaggio è un baluardo che non dobbiamo sottovalutare e che dobbiamo ereditare quando ci proponiamo, appunto, di lavorare per un’Europa alternativa dei cittadini.

 

2- La nonviolenza è una “forza”, anzi è “la forza più potente”, perché si basa sull’unità popolare “alla ricerca di verità e giustizia” che scompagina gli apparati del potere bellico ed autoritario (le catene di comando gerarchiche fondate sulla paura e sull’obbedienza passive).

Un esempio lampante nella Storia dell’efficacia della nonviolenza politica è la liberazione dell’India, sotto la guida di Gandhi, dal colonialismo inglese. Ma si può fare riferimento a casi di resistenza nonviolenta vincente durante la stessa occupazione nazifascista, ma anche a tutto il movimento che ha portato alla scomparsa di quella mostruosità totalitaria che è stata il “socialismo reale” (che ha la sua ultima propaggine nel cosiddetto “comunismo cinese”).

Al punto in cui siamo arrivati, non abbiamo più il tempo per giocare con opportunismi dal fiato corto. Non possiamo – saremo ripetitivi ma crediamo che su questo sia decisivo insistere - glissare sugli interrogativi di base e puntare – che so – sul fatto che “gli F35 non funzionano”. Vogliamo forse rubare il mestiere ai militari pretendendo di essere più competenti di loro in materia di armamenti e di loro funzionalità di impiego? E' una buona idea quella di attaccarsi ai boatos provenienti dalla "guerra per bande" (generale Mini dixit) che caratterizza i vari concorrenti del complesso militare industriale? Può pagare - forse - nel brevissimo periodo riportare le critiche dei competitor, anche dentro il Pentagono, della Lockheed Martin, ma alla lunga - scegliendo il terreno e le armi tecniche dell'avversario - si finisce per rafforzarlo culturalmente, quindi praticamente.

 

3- La difesa che come cittadini italiani abbiamo pattuito di organizzare deve, nel rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, “ripudiare la guerra”. Questo significa che come comunità nazionale, passata attraverso la sofferenza del fascismo e delle sue tragiche scelte belliche, ci siamo liberamente autoimposti un limite (il che è poi condizione di creatività): la forza armata la impieghiamo eventualmente solo per respingere, con senso della misura e delle proporzioni, aggressioni militari in atto che invadano il nostro territorio. C’è poco da equivocare: non è compatibile con l'art. 11 della nostra Costituzione la "proiezione esterna" delle nostre forze armate con l'uso di cacciabombardieri, o veicoli multiruolo, americani od europei che siano. La seconda parte del suddetto articolo non può, se ci teniamo alla coerenza logica, contraddire la natura pacifista della prima: se dobbiamo rinunciare a porzioni della nostra sovranità questo lo facciamo per fare la pace non certo per portare avanti guerre: “per costruire un ordine internazionale che garantisca pace e giustizia tra le nazioni”.

Il limite liberamente scelto ci induce alla creatività di soluzioni intelligenti e innovative.

E’ intelligente respingere le invasioni con tattiche pesate e commisurate, non certamente autobombardandoci con le atomiche a corto raggio e  trasformando i nostri stessi territori in deserti radioattivi, come assurdamente prevedevano e forse ancora prevedono i piani NATO.

E’ intelligente combattere il terrorismo internazionale non radendo al suolo i Paesi da cui si presume che provenga ma piuttosto investire in intelligence e al limite in personale che sappia usare le pistole silenziate nei posti giusti (guardate cosa dei nonviolenti pragmatici sono costretti a dire!).

E’ intelligente, per evitare la minaccia delle armi di distruzione di massa, disarmare in modo significativo per primi, incardinare convenzioni internazionali per il loro bando, non fornire tecnologie e materiale fissile ad “amici” che potrebbero diventare “nemici” e poi usarle contro di noi.

E’ intelligente, infine, lavorare per il “transarmo”, sperimentando quei modelli di difesa difensiva che puntino ad un ruolo sempre più determinante di una componente non armata e nonviolenta – ed il discorso non si esaurisce con i corpi civili di pace - indipendente dal controllo della componente militare.

 

 

 

Post scriptum: una visione diversa, ma non alternativa alla logica di potenza, sarebbe quella della "difesa europea" che nello stesso ambito militare viene presa in considerazione: ombrello nucleare franco-britannico, esercito europeo integrato, eurofighter che, ad es., sostituiscono al 100% gli F35 (la dottrina della guerra nucleare limitata "di teatro" viene abbandonata), riduzione della NATO a semplice patto politico con gli USA, rimozione delle atomiche americane, associazione della Russia in partenariati politici, economici ed anche militari.

Ma crediamo che qualcuno in Italia sia seriamente iscritto a questo "Partito Europeo"?

L’Europa che ci piace però – meglio ribadirlo a scanso di equivoci - non è il superstato potenza che vuole fare concorrenza ad USA, Cina, Russia e quant’ altro nella lotta per l’egemonia mondiale: è quella invece che recepisce il nostro principio – tradito – del “ripudio della guerra” e che perciò, facendo leva sulla forza della nonviolenza”, lavora per la sicurezza comune dell’Umanità.

 

 

 

 

 

 

Il disarmo mondiale passa anche da Ghedi ed Aviano

 

Di Alfonso Navarra www.difesaambiente.info

 

 

Le popolazioni lombarda e  friulana sono più da vicino coinvolte dalle armi atomiche B-61 in dotazione agli squadroni dell'aviazione americana ed impiegabili secondo il concetto NATO della condivisione nucleare. 

I pacifisti lombardi, a partire da Brescia e dintorni, con Ghedi, e friulani ,a partire da Pordenone con Aviano,  hanno più responsabilità dirette nella lotta per rispedire le armi atomiche al mittente americano. Ma il problema è, nella sua importanza, attualità ed urgenza, di tutti gli italiani ed europei, non possiamo fare i distratti su questo punto basilare.

 

Leggendo l'International Herald Tribune del 28 maggio 2013, sono stato colpito da un commento del direttore che, facendo i dovuti collegamenti e le dovute riflessioni che su essi possono essere innestate, mette in rapporto Aviano (e Ghedi) con il disarmo atomico mondiale.

L’editoriale si intitola “SPLURGING ON NUKES” (Sperperi sulle armi nucleari) e lo riporto nel file allegato  con una mia approssimativa traduzione (il mio inglese non è di alto livello!).

Va anche considerata, a completare il quadro,  una recente informativa del quotidiano inglese “The Guardian” (21 aprile 2013) sul riadattamento delle B61, per poterle utilizzare come armi teleguidate montate sui cacciabombardieri F-35, che riporto anche essa nel pezzo originale di Julian Borger –  tradotto alla meno peggio in italiano dall’inglese – e  nella sua citazione da un articolo di panorama.it.

 La vicenda può essere riassunta nel seguente modo (non la faccio tanto lunga!):

1- Si stanno ammodernando con oltre 10 miliardi di dollari le B-61 a Ghedi (20) e ad Aviano (50) con testate nucleari adatte al trasporto degli F-35.

2- I repubblicani del congresso USA ratificano il "New START" (Trattato per la riduzione delle armi strategiche) solo perché Obama ha stanziato 80 miliardi di dollari per l'ammodernamento dell'arsenale nucleare strategico e tattico.

3- Ma a questo punto sono i russi, già irritati per il sistema antimissile in Polonia e Romania (quello che i cechi hanno rifiutato grazie ad una potente mobilitazione popolare), prendendo spunto dall'ammodernamento delle "tattiche" in Europa, a fare problemi sulla entrata in vigore del Trattato in questione minacciando una possibile disdetta.

Ogni tanto infatti da Mosca, a varie riprese, ed anche il groviglio siriano e mediorientale è complice in questo,  giungono dichiarazioni sulla possibile uscita dall'accordo con gli USA  perché la Russia vede nelle mosse americane non dei comportamenti distensivi ma al contrario minacciosi (e questo aspetto  anche l'editoriale dell'IHT lo mette in rilievo).

Basta visitare il sito di "Russia Oggi" (www.russiaoggi.it) per trovare molti articoli preoccupati in questo senso, sottolineanti come la “buona volontà russa” venga sistematicamente frustrata da fattori che non favoriscono la partecipazione di Mosca alla lotta per l'azzeramento delle armi nucleari.“

 

Chiariamo brevemente, già che ci siamo, la situazione dei Trattati tra USA e Russia: il Trattato sulla limitazione dei sistemi balistici è del 1972; l'Accordo provvisorio sulla limitazione delle armi offensive strategiche (SALT 1) è dello stesso anno; il Trattato sui missili europei a medio raggio (INF) – ricordate i Cruise di Comiso? - è del 1987; il Trattato sulla riduzione e sulla  limitazione delle armi offensive strategiche e quello sulla ulteriore riduzione e limitazione di tali armi (START 1 stipulato nel 1991 e venuto a scadenza nel 2009, e START II, 1993 non entrato in vigore e di fatto superato dal trattato SORT del 2002) sono ora ricompresi nel New Start del 2010 di cui ci stiamo occupando, che avrebbe durata decennale.

 

Albert Einstein disse a suo tempo che "o avremmo eliminato le armi atomiche o queste avrebbero finito per eliminare l'umanità".

Il New Start non porta alla cancellazione totale degli ordigni perché fissa solo dei limiti (ad es. il tetto di 1.550 tra testate e bombe nucleari), ma è pur sempre un passo avanti da non disprezzare.

Stiamo giustamente protestando contro il programma di acquisto degli F35 perché, oltretutto, li consideriamo uno spreco inaccettabile in un momento di scarsità di risorse e di crescente ingiustizia sociale aggravate dalla crisi economica in atto.

A maggior ragione non dobbiamo permettere ordigni nucleari sul nostro territorio e ancor più non permettere che vengano sostituite le vecchie bombe atomiche con munizioni più moderne adattate alle missioni degli F35.

Dobbiamo, come Paese che "ripudia la guerra" e che quindi si impegna – questa è la corretta interpretazione della Costituzione -  per la difesa armata solo dei propri confini, rispettare il Trattato di non proliferazione nucleare, che prevede l'impegno a non ospitare ordigni nucleari sul proprio territorio.

 

Il sottoscritto, insieme ai miei compagni di studio, ma soprattutto di azione e resistenza nonviolenta, da via Pichi a Milano (la Campagna OSM-DPN in particolare con la sua articolazione “Fermiamo chi scherza col fuoco atomico), con la collaborazione dell'Associazione Energia Felice (ARCI), siamo pronti ad aiutare e sostenere chiunque in ogni sede sollevi la questione ed intenda battersi per risolverla una volta per tutte.

 

 

 

Documentazione tradotta:

 

 

International Herald Tribune – Tuesday, May 28, 2013

 

 

Sperperi sulle armi nucleari

 

Gli Stati Uniti hanno circa 180 bombe nucleari a gravità  B61 stanziate in Europa. Sono i detriti della guerra fredda, le armi tattiche impiegate per proteggere gli alleati della NATO dall'allora temuto vantaggio sovietico sulle armi convenzionali.

Ma la Guerra Fredda è finita da un pezzo, e nessun comandante militare americano può nemmeno concepire che queste bombe siano mai utilizzate. Anche così, il presidente Obama ha messo 537 milioni dollari  nella  sua proposta di bilancio del 2014 per aggiornare queste bombe. Quando tutto sarà portato a compimento, dicono gli esperti, il costo del programma di ricostruzione è stimato in complessivi circa $ 10 miliardi di dollari - 4000 milioni dollari più della proiezione effettuata in precedenza - e produrrà circa 400 armi, dotate di nuovi kit per la guida di coda in modo che siano più affidabili e precise di quelle attuali.

Si tratta di una decisione assurda, anche perché è in contrasto con la stessa propria visione di Obama. In un determinante discorso a Praga nel 2009 e nella revisione strategica del 2010, Obama ha sostenuto l'obiettivo a lungo termine di un mondo senza armi nucleari e ha promesso di ridurre la dipendenza dell'America dalla loro detenzione. Ha anche promesso di non mettere in campo una nuova generazione di testate. Ma l'aggiornamento delle B61 invia un segnale sbagliato, mentre Obama sta cercando di attirare la Russia in un nuovo round di colloqui per la riduzione dell'armamento nucleare. Anche considerando che potrebbe essere utile mantenere le bombe in Europa come segno di impegno dell'America per la NATO, molti esperti dubitano che le testate B61  siano da ricostruire proprio in questo momento, se non proprio mai. I laboratori nucleari finanziati dal governo hanno un rigoroso programma per testarle allo scopo di assicurarsi che funzionino ancora.

La prodigalità scriteriata di Obama a quanto pare ha le sue radici nel 2010. Cioè quando il presidente ha fatto un "patto faustiano" con i repubblicani al Senato, che gli ha chiesto di investire più di $ 80 miliardi nei laboratori nucleari come condizione dell'assenso al New Start  con la Russia. E 'un mistero il perché il presidente si sarebbe sentito vincolato a tale impegno nel momento in cui i repubblicani lo hanno ostacolato ogni volta su tali esigenze.

Oltre alle spese eccessive per le testate, Obama ha tagliato del 15 per cento dai livelli

del 2013 il Global Program Threat Initiative, che riduce e protegge dal terrorismo il materiale nucleare vulnerabile collocato nei vari siti disseminati a livello mondiale. Il suo bilancio è stato riscritto dal Congresso, ma il capitolo nucleare è una delusione, perché offre una visione confusa delle sue priorità.

 

 

 

 

The Guardian 21 aprile 2013

 

Obama accusato di inversione ad U sul nucleare nel momento in cui emergono progetti di armi guidate

Il piano di spendere 10 miliardi di dollari per l'aggiornamento delle bombe nucleari va contro l'impegno preso nel 2010 di non schierare nuove armi, dicono i critici

Julian Borger, redattore diplomatico


Quasi 200 B61 bombe gravitazionali avrebbero ricevuto nuove alette di coda che li trasformano in armi guidate per cacciabombardieri Stealth F35 . Foto: EPA


Barack Obama è stato accusato di rinnegare i suoi impegni di disarmo dopo che è emerso l'amministrazione aveva intenzione di spendere miliardi per ammodernare le bombe nucleari immagazzinate in Europa al fine di rendere le armi più affidabili e precise.

Secondo il piano, quasi 200 bombe B61 a gravità stoccate in Belgio, Paesi Bassi, Germania, Italia e Turchia saranno dotate di nuovi alette di coda che li trasformano in armi guidate che possono essere trasportate da  cacciabombardieri Stealth F35.

"Questo sarà un importante aggiornamento della capacità nucleare degli Stati Uniti in Europa", ha dichiarato Hans Kristensen, un esperto di armi nucleari alla Federazione degli scienziati nucleari. "Obama smentisce clamorosamente le promesse che ha fatto nel 2010 che non avrebbe schierato nuove armi."

Nella loro Nuclear Posture Review del 2010, gli Stati Uniti si erano impegnati a fare ridurre il ruolo e il numero delle loro armi nucleari, in parte non sviluppando nuove testate nucleari, e promettendo che esse non  "sosterrebbero nuove missioni militari o prevederebbero nuove capacità militari".

Secondo i dati di bilancio appena pubblicati, gli Stati Uniti vanno a  spendere circa 10 miliardi di dollari (£ 6,5 miliardi) in un programma di estensione della vita per le bombe B61, e un altro 1 miliardo di dollari per l' aggiunta di alette di coda controllabili. Kristensen ha detto che il kit di coda darebbe alle B61 nuove funzionalità, una volta che alcune delle armi in più aggiornate saranno impiegate come previsto in Europa nel 2019 o 2020.

"Quello che ci troveremo in Europa sarà una bomba nucleare guidata," ha detto. "Soprattutto quando si combinano con F35 con caratteristiche stealth, che aumentano gli obiettivi che potete tenere a rischio dall'Europa, perché mettendo l'esplosione più vicino alla destinazione, è possibile scegliere un rendimento inferiore di esplosione. Questo è molto importante in quanto vi è meno  fallout radioattivo. Per molte persone questa è una grande preoccupazione perché significa rendere le armi nucleari più 'usabili' ".

Il nuovo B61 Mk12 sarà un'arma 50 kilotoni, come la maggior parte delle bombe nucleari "tattiche" attualmente in Europa. Le versioni più grandi, strategiche del B61, stoccate negli Stati Uniti, sarebbero interrotte. Alcuni paesi europei, guidati dalla Germania, hanno tentato di ottenere dall'America il ritiro delle B61 dall'Europa per il fatto che non hanno alcuna finalità militare dopo la fine della guerra fredda e che rappresentano un rischio per la sicurezza a causa della possibilità del loro furto da parte di terroristi . Ma alcuni stati dell'Europa orientale hanno resistito al loro ritiro, temendo che avrebbe mostrato un indebolimento dell'impegno degli Stati Uniti per difenderli contro la Russia.

Funziona
ri dell'amministrazione degli Stati Uniti dicono che l'aggiunta  delle pinne alla coda per la bomba non rappresenta un cambiamento significativo nella sua missione e quindi non rompe l'impegno del 2010. Essi insistono sul fatto che Obama resta impegnato per l'agenda del disarmo che ha delineato in un discorso del 2009 (il discorso di Praga), in cui ha promesso di lavorare per un mondo libero dalle armi nucleari.

Da allora, gli Stati Uniti hanno firmato il nuovo Trattato START con la Russia,  che limita gli arsenali strategici delle due parti al tetto di 1.550 testate nucleari dispiegate da ciascuna. Questa primavera, Obama avrebbe dovuto fare un discorso che delinea proposte per apportare ulteriori tagli onde raggiungere il tetto di circa 1.100 testate. Ma i funzionari degli Stati Uniti hanno detto che il discorso è stato ritardato per la crisi in Corea del Nord e il tempo necessario per installare un team di sicurezza nazionale.

Il Consigliere per la sicurezza  nazionale di Obama, Tom Donilon, è andato a Mosca all'inizio di questo mese per consegnare un messaggio del presidente al suo omologo russo, Vladimir Putin, che ha incluso le proposte per ridurre gli arsenali nucleari dei due paesi e trovare un compromesso nella lunga disputa relativa ai piani USA per un sistema di difesa missilistica in Europa. Fonti vicine alle trattative hanno descritto la risposta russa come positiva. Obama e Putin si incontreranno in occasione della riunione del G8 a Lough Erne in Irlanda del Nord nel mese di giugno, ma non è chiaro se i nuovi tagli di armi nucleari saranno pronti per allora.

Joseph Cirincione, il presidente del Fondo Ploughshares, un gruppo di pressione per il controllo degli armamenti, ha detto che i piani di modernizzazione B61 sono stati in gran parte determinati da considerazioni di politica interna, ma hanno rischiato l'invio di messaggi ambigui in Russia in un momento in cui Washington e Mosca hanno bisogno di trovare un accordo.

"Sono convinto che il presidente vuole continuare i suoi sforzi per riformare la politica nucleare degli Stati Uniti", ha detto Cirincione. "Ma l'amministrazione ha avuto un approccio schizoide sulla questione. Essi credono di dovere prima comprare i legislatori con miliardi di dollari di spesa nei loro Stati, al fine di ottenere più tardi i voti per misure di controllo sugli  armamenti.

"E' un fatto criminale che stiamo profondendo miliardi di dollari sul B61 . Si tratta di miliardi di dollari spesi per un'arma la cui missione era già evaporata alla fine della guerra fredda. La scelta è chiaramente rivolta a comprare voti dei senatori".

• Questo articolo è stato modificato il 23 aprile 2013, per chiarire che Hans Kristensen ha detto che il kit di coda B61 avrebbe dato l'arma nuove capacità, ma non che avrebbe dato una nuova missione.

 

 

 

First Strike (globale)  e First Use (NATO): ovvero le assurdità delle dottrine di impiego odierne dell’arma nucleare

 

Di Alfonso Navarra www.difesaambiente.info

 

L’aggiornamento delle B61 di Ghedi ed Aviano in modo che possano essere anche adattate agli F35 in via di acquisizione - questo è un punto che mi permetto di sottolineare – è collegato a dottrine di impiego dell’arma nucleare che, francamente, hanno dell’assurdo per qualsiasi persona che ragioni e viva e lavori come un essere umano normale.

 

Bisogna però essere consapevole che la logica umana non sta alla base della “megamacchina nucleare”, che punta sulla retorica della “deterrenza”, ma arriva a rischiare la stessa “guerra atomica per errore” dovuta all’inadeguatezza dei mezzi di comunicazione, comando e controllo.

 

(Nel mio libro “La guerra nucleare spiegata a Greta”, EMI edizioni, 2007, tratto, tra l’altro, di come il rischio di una guerra nucleare accidentale risulta accresciuto proprio a causa di quei sistemi computerizzati che dovrebbero evitarla; e riporto alcuni episodi in cui falsi allarmi stavano per scatenare la risposta russa).

 

Di queste dottrine di impiego dell’arma atomica riporto ora una descrizione necessariamente volgarizzata e decisamente sintetica, ma corrispondente, purtroppo, alla verità dei fatti.

 

La discussione potrebbe risultare utile nel momento in cui il Parlamento sta andando ad affrontare la discussione sul modello di difesa europea: è evidente che, da un punto di vista di cittadini che ritengono che si ami la pace non “armandola”, tale modello debba avere tra le sue caratteristiche essenziali il non ricorso alla cosiddetta “deterrenza atomica”.

Questo punto può trovare una sua forza ed attualità nella proposta tedesca  e dei Paesi del Benelux di rimuovere le armi atomiche americane dall’Europa ma dovrebbe implicare anche il disarmo atomico “unilaterale” di Francia e Gran Bretagna.

 

La capacità del Primo Colpo (First strike), perseguita principalmente dagli USA, attualmente superpotenza in grande vantaggio tecnologico e di mezzi sopra tutte le altre (non è un caso che le loro spese militari assommino a quelle di tutto il resto del mondo messo assieme), significa, ad interpretazione dello scrivente: “Io sono armato e voi no. Perciò limitatevi allo spazio ed al ruolo che vi indico io e state buoni al vostro posto subalterno senza sgarrare”.

Per conseguirla, questa capacità, occorrono, molto sommariamente:

1- mezzi che sfuggano ai radar (qui vanno bene gli aerei Stealth - ma anche i missili Cruise: i proiettili che volano troppo basso non sono visibili);

2- sistemi antimissile in grado di intercettare le testate avversarie in volo;

3- la riduzione numerica della "controforza dell'avversario": il "disarmo", purché non totale, ma significativo, in questo senso può venire utile;

4- l’accecamento dei satelliti e dei mezzi di avvistamento dello Stato antagonista.

(La “controforza” è una quantità di missili e di armi che si presume sopravviverà all’attacco in prima battuta. Viene così definita anche la strategia dello Stato che attacca per primo i sistemi di lancio, gli aeroporti con bombardieri nucleari, i porti e i depositi di armi nucleari del nemico).

In verità il Primo Colpo non viene teorizzato da nessuno come orientamento ufficiale per un conflitto globale: esso è il frutto della paranoica situazione da “equilibrio” (in realtà squilibrio) “del terrore”. E’ conseguenza fatale della natura tecnica dell’arma nucleare e del sistema della deterrenza che alimenta di fatto il gioco del “chi spara per primo vince” (se riesce ad impedire la reazione dell’avversario).

Se nessuno afferma esplicitamente di lavorare per il Primo Colpo Globale, vero è anche che, tra le potenze nucleari, soltanto la Repubblica Popolare della Cina e la Repubblica dell'India hanno propagato dichiarazioni non condizionate, né circostanziate, sulla sua rinuncia.

 

 

Il primo colpo nucleare, nell’applicazione odierna, riguarda anche la "guerra preventiva" contro gli Stati canaglia, di origine bushiana, che riprende in parte la precedente e più circoscritta “Airland Battle” sviluppata nell’ambito del “teatro europeo”.

(Abbiamo qui una certa qual sovrapposizione, nella dottrina e nella pratica, tra il conflitto a livello globale ed il conflitto a livello di teatro).

Obama la sottopone - questa opzione nucleare - a valutazioni giuridiche: il presidente “colorato” promette che non scatterà contro Stati non nucleari, anche se attaccano per primi con armi chimiche e biologiche. Ma sono, appunto, esclusi, casi isolati come Iran e Corea del Nord”, che hanno violato o denunciato il Trattato di Non Proliferazione.

Questa è la ufficiale Nuclear Posture Review del 2010 che è possibile rinvenire alla URL: http://www.defense.gov/npr/docs/2010%20nuclear%20posture%20review%20report.pdf

 

Il "First use", dottrina NATO  non è stato abbandonato, nonostante il verde Joschka Fischer, ministro degli esteri sotto il governo del socialdemocratico Schroeder,  abbia posto il problema nel 2005 senza – ci si scusi l’espressione – cavare un ragno dal buco.

Possiamo vedere dispiegata tale dottrina ad esempio nell’”Airland Battle” dei decenni 1970-80, che prevedeva l'utilizzo contro le preponderanti forze di terra sovietiche di artiglieria "intelligente", di elicotteri avanzati d'attacco, di aerei multiruolo come il Tornado.

(L’Airland Battle in traduzione italiana è stata pubblicata dal Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, edita dalla  Satyagraha di Torino nel 1985).

Ma essa ha le sue ascendenze nella “guerra fredda” sin dalle sue origini, come certificato nelle “serie dottrinali” che i vertici militari italiani avevano provveduto a redigere: si vedano la “circolare 600” del 1958 oppure la “circolare 700” del 1963, o la “serie dottrinale 800” del 1971, ed ancora la “serie dottrinale 900” e così via (vai sulla breve nota aggiuntiva sotto riportata).

Il “First use” è, nelle sue varie evoluzioni temporali, sostanzialmente:

- in prima battuta, uso di armi nucleari da campo di battaglia - mine atomiche, granate atomiche sparate da cannoni (gittata 15 km), missili a corto raggio - come quelle - ora inerti (senza la carica di trizio che andrebbe rinnovata ogni 3 mesi) – forse ancora stoccate nel Sito Pluto di Longare vicino Vicenza;

- in seconda battuta, "contrattacco in profondità", sempre sul teatro europeo, portato avanti ieri dai Tornado, domani – nelle intenzioni dei nostri strateghi - dagli F35.

 

L'Italia, in teoria, con la cosiddetta “doppia chiave nucleare” avrebbe dovuto e deve dare il permesso, ma la procedura è essenzialmente una maniera per aggirare l’obbligo, previsto dal TNP di non possedere o ricevere armi nucleari. Il cavillo escogitato è il seguente: l’ordigno nucleare può essere impiegato dallo Stato nucleare, purché non vi sia l’opposizione dello Stato non nucleare sul cui territorio le armi sono stanziate.

Emerge a questo punto un dubbio: questo ragionamento, pur capzioso, può essere fatto valere quando lo Stato non nucleare, e segnatamente l’Italia, può anche mettere a disposizione i vettori (cannoni, aerei, etc) che vengono caricati con proiettili USA in caso di operazioni condivise e comuni?

Va detto che nelle guerre ipotizzate sul teatro europeo non solo gli USA e la NATO ma anche l’URSS ed il Patto di Varsavia mantenevano aperta l'opzione nucleare tattica e strategica, in maniera limitata, per procurarsi un leggero vantaggio che avrebbe agevolato la vittoria convenzionale.

 

Andiamo ora al punto centrale che emerge da tutti i piani imperniati sulla cosiddetta “soglia di Gorizia”: come credete che avrebbero reagito e reagirebbero gli abitanti del Triveneto se si fosse spiegato e si spiegasse veramente loro che le armi nucleari in possesso degli “Alleati” erano e sono destinate ad essere impiegate, in caso di conflitto, prima di tutto su abitanti e campagne di casa nostra?

Che difesa è quella che è predisposta, se le cose vanno bene, per l’annientamento delle popolazioni che dovrebbe salvaguardare?

Non sarebbe meglio discutere, al posto di queste stupide soluzioni della difesa “nucleare”, dell’unica seria alternativa tra concezioni difensive: quella tra esercito difensivo “leggero”, guerriglia e/o difesa sociale non armata?

 

Per non farla troppo lunga, nella prospettiva di un modello sensato di difesa, noi riteniamo sia doveroso che l’Italia si unisca alla Germania e agli altri paesi continentali che chiedono la rimozione delle armi atomiche USA dal territorio europeo, e comunque dal nostro territorio, a maggior ragione se si intende perseguire seriamente la prospettiva, sottoscritta in vari accordi internazionali, di fare del Mediterraneo una regione priva di armi di distruzione di massa.

 

Dobbiamo immaginare lo scenario di un’Europa priva della cosiddetta “deterrenza nucleare” senza avere paura che ciò significhi rimanere in balia di un fantomatico aggressore, che, per quanto ci si sforzi, oggi non si vede proprio chi potrebbe essere.

Questo comporta il fare mente locale sui problemi aperti dal Trattato di Lisbona in seguito alla circostanza che due Paesi UE – Francia e Gran Bretagna – sono dotati del loro arsenale nucleare. Il Trattato di Lisbona ha trasformato la solidarietà tra i paesi membri in un patto di difesa collettiva, con l’obbligo di venire in soccorso dello stato aggredito. Questo forse implica che dobbiamo mettere in conto l’uso del deterrente nucleare anglo-francese a nostra “protezione”?

Non vi sembra che la materia necessiti comunque di una seria discussione?

Ribadiamo che gli antimilitaristi nonviolenti di “Fermiamo chi scherza col fuoco atomico” sono pronti ad interloquire con lo spirito di andare alla radice della soluzione dei problemi, tanto più adesso che tutti i parolai, inclusi i parolai “pacifisti”, stanno mostrando la loro pochezza.

Vi sono problemi di gran lunga più importanti delle più o meno larghe  intese “politiche e politiciste” e la via della pace attraverso il disarmo è sicuramente tra questi!

 

 

Breve nota aggiuntiva sulle “serie dottrinali atomiche” tratte dal dossier “Site Pluto, ieri oggi e domani”, a cura del “Gruppo Presenza Longare”

 

Nel corso degli anni della “guerra fredda” i vertici militari italiani avevano provveduto

a stilare dei documenti-guida della strategia di difesa, chiamati con un

termine un po’ altisonante “serie dottrinale” o più semplicemente “circolare”.

La circolare 600 del 1958 ipotizzava l’uso di armi atomiche da parte dell’invasore

e “l’uso delle armi nucleari negli spazi liberi fra gli elementi della difesa”. Traduciamo:

nella pianura Padana, su di noi! Era inoltre “valorizzato il ruolo dei campi

minati e fu aumentata l’entità delle riserve”.

La serie dottrinale 700 del 1963 ribadiva le “manovre d’arresto”, prevedeva un

maggior impiego di armi atomiche, ma più vicino ai confini nazionali.

La serie dottrinale 800 del 1971 parla di impiego “limitato, selettivo e bilaterale”

delle armi atomiche. Colpisce il termine “bilaterale”: bombe atomiche per tutti

sulla pianura Padana, targate NATO e “Patto di Varsavia”! Una persona di buon

senso può chiedere: come fa una bomba atomica ad essere “selettiva”. È però

ancora poco lo sforzo intellettuale di questi strateghi della morte dal momento

che, anni dopo, i loro successori concepirono il concetto inarrivabile di “bombe

intelligenti” e “intervento umanitario” (peace and state building) da parte di un

esercito armato!

La serie dottrinale 900 della fine degli anni ’70 è il frutto “dell’armonica combinazione

di resistenze di varia natura, reazione dinamiche, fuoco ed ostacolo”. Si parla ancora di “uso limitato e selettivo” delle armi atomiche. Si nota anche una maggiore attenzione alla comunicazione e l’uso di eufemismi per indicare situazioni drammatiche e migliaia di morti civili coinvolti nei “war games” di generali educati al cinismo delle migliori scuole di guerra…