[Disarmo] Ue-Ucraina, un’ associazione a delinquere



Bru­xel­les ha appro­vato l’accordo di asso­cia­zione dell’Ucraina all’Unione euro­pea. Si tratta della sola parte poli­tica, quella eco­no­mica “seguirà”, per quella mili­tare ci saranno svi­luppi: Kiev è già nel par­te­na­riato Nato
Tommaso Di Francesco, il manifesto • 23 mar 14


La ten­sione ormai «cala», dicono. È vero esat­ta­mente il con­tra­rio. Ecco per­ché. Men­tre Putin rati­fi­cava a Mosca il pas­sag­gio, dopo il refe­ren­dum, della Cri­mea alla Fede­ra­zione russa, il con­si­glio dei capi distato e di governo di Bru­xel­les ha appro­vato l’accordo di asso­cia­zione dell’Ucraina all’Unione euro­pea. Si tratta della sola parte poli­tica, quella eco­no­mica “seguirà”, per quella mili­tare ci saranno svi­luppi: Kiev è già nel par­te­na­riato Nato.

Non è l’adesione all’Ue però. Averlo fatto cre­dere — rim­pro­vera Ser­gio Romano — ha costi­tuito la peri­co­losa mito­lo­gia nazionalista-europeista di Maj­dan. L’adesione arri­verà tra molti anni come per gli altri paesi dell’Est Europa che prima, una prova del nove di “civiltà”, sono dovuti entrare nell’Alleanza atlan­tica e sono finiti a fare le guerre ame­ri­cane nel mondo. Hanno fir­mato l’accordo il pre­si­dente del Con­si­glio euro­peo Her­man Van Rom­puy e quello della Com­mis­sione Manuel Bar­roso. Ha con­tro­fir­mato Arseny Yatse­niuk, pro­cla­mato pre­mier da quel che resta della Rada ucraina e appro­vato alla fine dai rivol­tosi nazio­na­li­sti anti­russi (quando non dichia­ra­ta­mente neo­na­zi­sti) di Maj­dan: comun­que in rap­pre­sen­tanza di una sola parte del Paese.

Per­ché, chi rap­pre­senta dav­vero Yatse­niuk e quanta Ucraina si rico­no­sce in lui? E l’accordo di asso­cia­zione all’Ue non sem­bra fatto appo­sta per “delin­quere”, per sca­te­nare ulte­riori pro­te­ste vio­lente nell’est ucraino filo­russo e divi­dere così ancora di più il Paese? È la rie­di­zione del modello distrut­tivo euro­peo già usato nell’ex Jugo­sla­via. Come rea­gi­ranno infatti all’accordo di asso­cia­zione con l’Ue le regioni dell’est ucraino che non si rico­no­scono in Yatse­niuk e tan­to­meno in piazza Maj­dan, e che invece vogliono fare come la Cri­mea? Non era forse neces­sa­ria mag­giore pru­denza? Tutto, dicono, si chia­rirà con le ele­zioni ucraine del 25 mag­gio. Ma — se ci saranno dav­vero — quanto var­ranno quelle con­sul­ta­zioni se, come si annun­cia, saranno diser­tate dalle regioni dell’est?

Quest’accordo di asso­cia­zione poi è lo stesso che venne rifiu­tato (fu la scin­tilla della rivolta a Kiev) dall’ex pre­si­dente Yanu­ko­vitch per­ché non offriva rispo­ste con­crete alla vora­gine debi­to­ria che si sarebbe aperta se il paese, già in crisi, avesse rinun­ciato all’unione doga­nale con la Comu­nità degli Stati indi­pen­denti legati a Mosca. Quali fondi desti­nerà ora la troika dell’Unione euro­pea che ha affa­mato con la sua auste­rità il sud euro­peo — a comin­ciare dalla Gre­cia — e che insi­ste con i suoi dik­tat sui bilanci nazio­nali dei Paesi membri?

La Com­mis­sione Ue pro­mette ben 11 miliardi all’attuale lea­der­ship ucraina, tre sareb­bero imme­diati e uno in par­ti­co­lare cash. Da dove ven­gono que­sti soldi? Dalla dispe­rata Sin­tagma — la piazza della pro­te­sta sociale della Gre­cia, ora pre­si­dente di turno della Ue — ver­ranno forse stor­nati fondi per finan­ziare l’insorgente Maj­dan? Ad Atene i neo­na­zi­sti di Alba Dorata sono con­tro l’Europa. Ma basta poco a cam­biar “tat­tica” se solo si sco­pre che riceve finan­zia­menti e ascolto il Paese che più insorge. «Fac­ciamo come Maj­dan» potrebbe diven­tare lo slo­gan delle pros­sime pro­te­ste euro­pee — a quel punto non solo di destra — con­tro i dik­tat di Bruxelles.

Infine, arri­vano, per ora con il pla­cet di Putin, ben 100 osser­va­tori dell’Osce, l’Organizzazione per la sicu­rezza e la coo­pe­ra­zione euro­pea. E c’è da stare dav­vero poco tran­quilli. Infatti nel Kosovo ancora a sovra­nità della Ser­bia, nel feb­braio 1999 fu pro­prio l’Osce a dire­zione dell’ex spia sta­tu­ni­tense Wil­liam Wal­ker che, invece di moni­to­rare equa­mente come da man­dato inter­na­zio­nale, le vio­lenze etni­che che avve­ni­vano da tutte le parti (così testi­mo­niava l’Onu), prese a pre­te­sto l’invenzione della strage di Racak, per abban­do­nare la regione e dare così il via ai bom­bar­da­menti della Nato che par­ti­rono senza auto­riz­za­zione dell’Onu. E in que­ste ore, come negli ultimi venti anni, l’Alleanza atlan­tica non ha mai smesso di allar­garsi mili­tar­mente a est, ora fino ai con­fini russi. È di ieri la noti­zia che truppe occi­den­tali cor­rono verso i paesi Nato bal­tici, Esto­nia, Let­to­nia e Litua­nia alle prese con le riven­di­ca­zioni delle mino­ranze russe.

Non cala la ten­sione dun­que, il con­flitto delle san­zioni a Mosca e il loro effetto boo­me­rang nella crisi euro­pea è solo all’inizio, come la guerra dei gasdotti e le mano­vre mili­tari russe con­trap­po­ste. La «fredda guerra» intorno all’Ucraina comin­cia solo adesso e “darà il ben­ve­nuto” a Barack Obama nella sua visita a Roma e a Bru­xel­les dei pros­simi giorni.