[Disarmo] Cari nonviolenti, come è possibile



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Una nonviolenta militante - non ne cito il nome perché voglio rimarcare il carattere generale e non personale della nostra discussione - mi ha scritto una lettera dal tono costruttivo e dialogico in cui mi pone la seguente domanda, a proposito dell'iniziativa che si sta preparando a Verona per il 25 aprile:  "Come è possibile dubitare che i principali promotori dell'Arena di Pace, che conosci per nome e cognome, tacciano sulle missioni militari e le "guerre umanitarie"???? Una volta disponibile la scaletta degli interventi, in cui sono certa che compariranno nomi come quello di Alex Zanotelli, potremo fare l'elenco di coloro che si esprimeranno esplicitamente sul palco per il ritiro del nostro esercito dalle missioni militari e la condanna delle guerre a cui l'Italia ha recentemente partecipato. Probabilmente tutti. NO ALLA GUERRA sarà il messaggio che passerà, molto più chiaramente che nelle ultime marce Perugia-Assisi. Vogliamo scommettere?"
 
Dopo lunga ed approfondita meditazione mi sono convinto che i coinvolgimenti militari "esteri" dell'Italia non sono affatto un "dettaglio", come la suddetta amica mi scrive in una parte della lettera che non riprendo nella sua precisa formulazione, ma un dato essenziale della situazione: si tratta di vere e proprie guerre che possono ulteriormente aggravarsi e generalizzarsi, sfociando nella fine di ogni civiltà umana in quanto tale.

L'opposizione ad essi sono, da movimenti mobilitati seriamente per la pace, il principale compito immediato che abbiamo di fronte, ovviamente da collegare ai più "strategici" temi del disarmo e dell'alternativa della difesa nonviolenta. Lo dice uno che ha molto a cuore il disarmo (è angosciato, ad esempio, dalla possibilità che scoppi la guerra atomica per errore o per caso) e segue la Campagna OSM-DPN, che si propone l'opzione fiscale per un modello di difesa nonviolenta.

So benissimo che tanti firmatari, probabilmente la quasi totalità, presi uno per uno, si stanno concretamente battendo, taluni persino a rischio della pelle, nel mezzo dei fronti più caldi, contro le sedicenti "missioni di pace".

Ma anche io mi sono chiesto: come è possibile? Come è possibile che ottime persone, pacifisti ultra-doc, non appena discutono e si mettono insieme, sfornino un appello "per un 25 Aprile di resistenza nonviolenta" che considera "dettaglio" le guerre in corso, il cui richiamo potrebbe addirittura ostacolare "partecipazioni di massa"?

Provo a formulare ipotesi di risposta che ti espongo molto a sommi capi (non voglio rubare tempo più di tanto).

Prima possibilità: per semplice distrazione o per sottovalutazione.

Seconda possibilità: perché un malinteso "spirito unitario", rende non "avvertiti" contro le manovre del "pacifismo" satellizzato dal PD.

Io vorrei, se possibile, che riflettessimo insieme su quest'ultimo processo politico che ritengo in corso (e che va avanti da decenni, da quando c'era ancora il PCI).

Prendiamo ad es. la campagna contro gli F35. Qualcuno dei promotori pacifisti se ne va in TV a dichiarare urbi et orbi che bisogna non comprarli perché conviene invece puntare sull'integrazione europea (vai su http://www.youtube.com/watch?v=Wa2cw_0kQT). Mi permetto di trovare in ciò una assonanza con la nuova linea del PD, come si evince dal seguente titolo del settimanale LEFT (l'inserto de "L'Unità" che esce ogni sabato): "F 35 VERSO IL DIMEZZAMENTO". Sottotitolo: "Ridurre gli F35 da 90 a 45 e puntare sugli Eurofighter. All’indomani dell’indagine parlamentare sui sistemi d’arma, una parte del Pd cerca di portare il partito su posizioni nette. In attesa che Matteo Renzi si schieri".

E' una linea politica che ha sicuramente la sua dignità: corrisponde ad es. a quanto scrive il generale Mini ne "La guerra spiegata a ...": se ci fosse una difesa europea non infeudata agli USA spenderemmo la metà per gli eserciti "unificati" capaci di esprimere il doppio della potenza e dell'efficienza...

Ma è una linea che, in Parlamento, ad esempio, non è - a mio avviso giustamente - condivisa dal M5S.

Sempre nel citato articolo del 15 febbraio 2014, a firma Sofia Basso, si può infatti leggere che il M5S si oppone all'acquisto sia degli F35 che degli Eurofighter (un business tra l'altro economicamente molto più corposo e di cui nessuno stranamente parla, a parte ogni tanto il sottoscritto).

Forse anche perché qualcuno sta tentando di "dialogare" con i deputati "grillini" sul problema di fondo del modello della difesa difensiva (puntare sulla "sicurezza comune" e sulla forza dell'unità popolare) che andrebbe costruito e perseguito anche a livello europeo.

Ma può darsi che sia effettivamente, nelle condizioni politiche odierne, una questione secondaria questa questione del modello di difesa, tanto da non meritare una citazione per Verona dove si deve trattare soltanto del "disarmo"; che non sia affatto importante proporre oggi in Europa il "ripudio" della guerra che caratterizza la Costituzione italiana con tutte le sue implicazioni ...

Chi lo sa veramente? Che ne dice, ad esempio, chi si dà tanto da fare per i Corpi Civili di Pace?

Non stiamo comunque certo a giocare a chi fa il più nonviolento del reame!

Quello che voglio sottolineare è che occorrono discussioni serie e scelte consapevoli: si tratta infatti di prendere posizione tra la linea della "potenza europea" (anche di industria militare) e la linea di una Europa all'avanguardia della conversione pacifista (anche perchè rinuncia a qualsiasi sistema d'arma offensivo).

Per l'intanto mi si consenta che io proceda "coerentemente" su questa seconda strada: è il mio "esperimento con la Verità" per il quale metto in gioco le energie dei miei prossimi anni ...

Lo faccio anche perché mi sto, proprio in questi giorni, ad esempio trovando a chiedermi un altro: come è possibile?

Come è possibile che in Europa, con una opinione pubblica contraria al 70%, con il Parlamento Europeo contrario, con la Maggioranza degli Stati membri contrari, non si riesca a bloccare, grazie alla gabbia istituzionale che ci si è costruita con le nostre stesse mani, l'introduzione del mais OGM di una multinazionale americana?

Come è possibile che per l'austerità monetarista, al servizio della globalizzazione finanziaria, si trovi sempre l'unanimità nel voto in Europa (soprattutto quando la maggioranza dei governi è nelle mani "socialiste") e che le Costituzioni con il pareggio di bilancio obbligatorio (sempre con socialisti e simili in maggioranza) si approvino in un amen?

Non sarà anche perché i "buoni" si accontentano di esprimere le proprie opinioni su dei cartelli mentre quando si tratta di scrivere nero su bianco le leggi i nostri contenuti fondamentali li facciamo sempre derubricare a "dettagli" su cui soprassedere?

Non so se andrò a Verona, ripeto, ma sono tra quelli che ritiene che non bisogna avere (troppa) paura, di camminare in pochi in certi momenti  ...

 

Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari

puoi rispondermi anche alla mail alfonsonavarra at virgilio.it

o ancor meglio telefonarmi allo 02-5810.1226 (sede della Campagna OSM-DPN)

 
Il 15/02/14 11:22, LOC ha scritto:
Cara promotrice, promotore della manifestazione nonviolenta all'Arena di Verona (25 aprile 2014)

Bisogna purtroppo leggere il generale Fabio Mini, e non certi appelli pacifisti, per avere consapevolezza che "stiamo vivendo il tempo della guerra".

Ricorre questo 2014 il centenario della Prima Guerra Mondiale. Anche allora, come oggi, gli europei della Belle Epoque si illudevano di vivere la pace solo perché combattevano le guerre oltremare per spartirsi le colonie in Africa, Asia ed America. Oggi sappiamo come finì "la grande illusione" (è il titolo del capolavoro cinematografico di Jean Renoir che sarebbe il caso, tutte e tutti, di rivedere).

L'Italia oggi è un Paese in guerra con le sue "missioni di pace" all'estero.

A cominciare dall'Afghanistan che è la più chiara, ma non unica (possiamo citare anche Iraq e Libia), smentita degli "eufemismi" usati dalla propaganda politica e mediatica nostrana (negli USA almeno le guerre vengono chiamate ancora guerre).

Migliaia di soldati occidentali morti, decine di migliaia di vittime locali, armi micidiali impiegate, giacimenti di odio coltivati... c'è qualcosa in questa tragedia che abbia un minimo sentore di pace?

L'iniziativa di Verona, nel suo appello, però tace su questo decisivo dato di fatto.

Come si può parlare di disarmo glissando sui nostri impegni bellici che uccidono persone e devastano territori proprio in questo momento?

Probabilmente - è una ipotesi che è legittimo avanzare - con la scelta da parte di alcuni di usare retoricamente delle belle parole, la resistenza, la nonviolenza, sganciandole dal dovere morale e politico di opporsi ai coinvolgimenti in operazioni neocoloniali per il Blocco Occidentale.

Probabilmente - è logico pensarlo - è questa la causa fondamentale della perdita di ogni credibilità da parte del movimento per la pace italiano, che non compie il "minimo sindacale" del suo mestiere, cioé opporsi alle guerre (che nemmeno nomina).

Un motivo di ciò è sicuramente la sudditanza ai partiti, perché va ricordato che la guerra in Afghanistan, che dura dal 2001, in questi anni ha trovato unanime consenso da parte di tutte le forze politiche – soprattutto quando erano nella maggioranza.

Tutto ciò è veramente ... "disarmante"!

A meno che...

A meno che tu, proprio tu che mi stai leggendo, non prendi carta e scrivi agli organizzatori dichiarando: < Ritiro la mia firma se nel titolo del testo non viene aggiunta la frase: "la pace oggi si chiama cessare di combattere guerre spacciate per missioni umanitarie">.

(O qualcosa magari di più elegante ma di significato equivalente).

Riuscire a cambiare il testo di un appello affinché non suoni ipocrita è un modo, nel caso specifico non eludibile, di "assumersi la responsabilità di essere parte del cambiamento che vogliamo vedere nel mondo".

Grazie per l'attenzione... e buon lavoro!

 

Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari

puoi rispondermi anche alla mail alfonsonavarra at virgilio.it

o ancor meglio telefonarmi allo 02-5810.1226 (sede della Campagna OSM-DPN)

 

ARENA di PACE 2014

25 aprile 2014, all’Arena di Verona, una giornata di resistenza e liberazione. La resistenza oggi si chiama nonviolenza. La liberazione oggi si chiama disarmo.

Manca: la pace oggi si chiama cessare di combattere guerre spacciate per missioni umanitarie.

Premessa

L’Italia ripudia la guerra, ma noi continuiamo ad armarci.

Crescono le spese militari, si costruiscono nuovi strumenti bellici.

Il nostro Paese, in piena crisi economica e sociale, cade a picco in tutti gli indicatori europei e internazionali di benessere e di civiltà, ma continua ad essere tra le prime 10 potenze militari del pianeta, nella corsa agli armamenti più dispendiosa della storia.

Ne sono un esempio i nuovi 90 cacciabombardieri F-35, il cui costo di acquisto si attesta sui 14 miliardi di euro, mentre l’intero progetto Joint Strike Fighter supererà i 50 miliardi di euro; il nostro paese, inoltre, "ospita" 70 bombe atomiche statunitensi B-61 (20 nella base di Ghedi a Brescia e 50 nella base di Aviano a Pordenone) che si stanno ammodernando, al costo di 10 miliardi di dollari, in testate nucleari adatte al trasporto sugli F-35.

Gli armamenti sono distruttivi quando vengono utilizzati e anche quando sono prodotti, venduti, comprati e accumulati, perché sottraggono enormi risorse al futuro dell’umanità, alla realizzazione dei diritti sociali e civili, garanzia di vera sicurezza per tutti.

Gli armamenti non sono una difesa da ciò che mette a rischio le basi della nostra sopravvivenza e non saranno mai una garanzia per i diritti essenziali della nostra vita – il diritto al lavoro, alla casa e all'istruzione, le protezioni sociali e sanitarie, l'ambiente, l’aria, l’acqua, la legalità e la partecipazione, la convivenza civile e la pace; e inoltre generano fame, impoverimento, miseria, insicurezza perché sempre alla ricerca di nuovi teatri e pretesti di guerra; impediscono la realizzazione di forme civili e nonviolente di prevenzione e gestione dei conflitti che salverebbero vite umane e risorse economiche.

Per immaginare e costruire già oggi un futuro migliore è indispensabile, urgente, una politica di disarmo, partendo da uno stile di vita disarmante.

Proposta

Per questo proponiamo la convocazione di una iniziativa nonviolenta nazionale: un grande raduno, di tutte le persone, le associazioni, i movimenti della pace, della solidarietà, del volontariato, dell'impegno civile, che faccia appello non solo ai politici ma innanzitutto a noi stessi, chiedendo a chi vi parteciperà di assumersi la responsabilità di essere parte del cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.

Obiettivo

Scrollarsi dalle spalle illusioni e paure, rimettersi in piedi con il coraggio della responsabilità e della partecipazione per disarmarci e disarmare l’economia, la politica, l’esercito.