Damasco: ecco la lista



Giuseppe Acconcia, il manifesto | 21 Settembre 2013

SIRIA/ARMI CHIMICHE Dal governo siriano, in anticipo, la mappa dei siti
Da accordo Usa-Russia la consegna era prevista per sabato 28. Guerra e 
«tregue» ad Azaz tra ribelli qaedisti ed Els

Le autorità siriane hanno anticipato i tempi: già ieri Damasco ha consegnato i 
dati richiesti dall'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche 
(Opcw) dell'Aja. La consegna era prevista per sabato prossimo, in base 
all'accordo ottenuto grazie alla mediazione di Mosca e definito poi con 
Washington, che prevede una completa mappatura e distruzione delle armi 
chimiche in mano ad Assad. Con l'accusa di usare armi chimiche gli Stati uniti, 
con Gran Bretagna e Francia, avevano minacciato un attacco contro Damasco il 
mese scorso. Assad, sostenuto dalla Russia di Putin, ha sempre ribattuto 
accusando, con un suo dossier, i ribelli di avere fatto uso di armi chimiche, 
in particolare il 21 agosto scorso a Goutha per ottenere proprio l'intervento 
armato occidentale.
La mediazione internazionale ha lo scopo di favorire la presenza di ispettori 
sul campo in Siria a partire dal prossimo novembre. L'obiettivo è la 
distruzione di tutti gli arsenali chimici entro la fine del 2014. Per questo, 
in queste ore, proseguono i colloqui sull'accordo del vice ministro degli 
Esteri russo Sergei Ryabkov. Ma non si placano le divergenze con Washington. 
Anche ieri il segretario di Stato John Kerry ha parlato di «prove certe» sul 
governo siriano per l'attacco di Ghouta. Il giorno prima in un'intervista alla 
Fox News il presidente Assad, accusando i ribelli, ha assicurato che in un anno 
avverrà la distruzione delle armi chimiche, anche se al costo di 1 miliardo di 
dollari. Lo scontro all'Onu, tra Usa e Francia da una parte e Russia e Cina 
dall'altra, è su una risoluzione che preveda o meno l'articolo VII, quello 
dell'uso della forza.
Mentre in Siria è guerra tra ribelli. Due gruppi di insorti hanno raggiunto un 
cessate il fuoco nella città di Azaz. L'Isis che combatte per uno «Stato 
islamico in Siria e Iraq», legata ad al-Qaeda, ha conquistato parte del nord 
del paese, strappandolo all'Esercito libero siriano (Els). Gli scontri ad Azaz 
sono iniziati quando un insorto ferito è stato trasferito in una clinica ed è 
stato filmato per una campagna di raccolta fondi. L'uomo ha chiesto la 
cancellazione delle immagini e ha chiamato gli accoliti in aiuto. Il gruppo 
radicale Isis ha arrestato decine di attivisti e giornalisti. La zona è contesa 
tra jihadisti e Els per il controllo della frontiera con la Turchia, paese Nato 
che addestra parte degli insorti.
Un fatto nuovo c'è. Da ieri emerge l'iniziativa diplomatica dell'Iran, 
consapevole di essere il «vero» obiettivo dell'eventuale intervento occidentale 
in Siria.. Il presidente iraniano Hassan Rouhani ha dichiarato di essere pronto 
a favorire la pace in Siria come parte di una «politica costruttiva» con altri 
paesi. «Dobbiamo creare un'atmosfera in cui gli abitanti della regione possano 
decidere i loro destini», ha detto Rohani. Non solo, Rohani non ha escluso un 
incontro con il presidente degli Stati uniti Barack Obama la prossima 
settimana, ai margini dell'Assemblea dell'Onu. Nei colloqui si discuterà di 
Siria e questione nucleare. In un articolo sul Washington Post, Rohani ha 
aggiunto che è necessario puntare sulla diplomazia e non su un approccio 
unilaterale per affrontare le sfide che riguardano la comunità internazionale. 
Rohani ha confermato la necessità di proseguire con il programma per l'energia 
nucleare ad uso civile, ma pronto ad arrivare ad un accordo con la comunità 
internazionale poiché l'Iran «non ha intenzione di dotarsi di un'arma atomica». 
«La sicurezza viene cercata a spese dell'insicurezza di altri con conseguenze 
disastrose - ha proseguito accusando Rohani - A più di un decennio e due guerre 
dall'11 settembre 2011, al-Qaeda e altri militanti estremisti continuano a 
devastare. La Siria, un gioiello di civilizzazione, è diventata teatro di una 
violenza straziante, anche con attacchi chimici che condanniamo con forza. In 
Iraq, 10 anni dopo l'invasione americana, decine di persone perdono la vita in 
violenze ogni giorno. In Afghanistan continua l'eccidio», ha concluso Rohani.