Re: Gli USA e le armi



Obama (ovvero chi manovra dietro di lui) ha intenzione di concludere un processo assimilabile ad un "golpe bianco" e per fare questo ha bisogno di una nazione di cittadini disarmati, impossibilitati a difendersi dalla tirannia delle milizie federali già ci sono in America dei gruppi di cittadini organizzati pronti a difendere la costituzione

ed ecco che arrivano le solite "stragi di Stato" in versione "sparatore folle" ...
dietro questi "folli" ci sono sempre i servizi segreti

chi ha occhi per vedere cerchi di vedere oltre le notizie che ci forniscono i media



-----Messaggio originale----- From: rossana123 at libero.it
Sent: Tuesday, December 18, 2012 5:13 PM
To: disarmo at peacelink.it
Subject: Gli USA e le armi

Ieri, 17 dicembre, il presidente Usa Barack Obama ha invitato il suo staff di gabinetto a elaborare una serie di proposte politiche, che potrebbero limitare
la circolazione di armi d'assalto nel Paese. La supervisione delle proposte
sarà affidata al vicepresidente uscente Joe Biden. L'invito di Obama segue la
tragica sparatoria di Newton, costata la vita a 20 bambini e sette adulti.
Commentando la tragedia dello scorso venerdì, Obama ha annunciato che il Paese cambierà il suo approccio al tema delle armi: non subito, però. Il presidente ha infatti dichiarato che si attiverà "nelle prossime settimane", per prevenire il ripetersi di stragi come quella della scuola di Newton. Obama saprà emanare una nuova legislazione sugli armamenti? A questa semplice domanda, il portavoce
Jay Carney ha risposto: "Vi pregherei di far riferimento a quanto dichiarato
dal presidente nelle scorse ore". Forse Obama intende mettere la spinosa
questione delle armi automatiche al centro del suo discorso inaugurale.
Tuttavia, il riferimento alle "prossime settimane" non sembra preannunciare
alcuna misura concreta a contrasto della diffusione di armi automatiche nel
Paese. Certo, per la politica federale è difficile agire ora, a ridosso della
pausa natalizia e in concomitanza con le difficili trattative di bilancio in
corso a Washington. Oramai, però, la reazione del Paese alla questione degli
armamenti è divenuta un quadro prevedibile. Ogni tragedia innesca promesse di una legislazione che limiti e regolamenti la diffusione delle armi. La National rifle association, però, è assai più lesta del Congresso, e ad ogni occasione
riesce ad opporgli un'insormontabile potere ostativo. A sconfortare non è
soltanto l'assenza di una precisa tabella di marcia, ma soprattutto la totale
mancanza di proposte legislative concrete, che consentano di arginare un
fenomeno dilagante e sempre più pericoloso per la sicurezza interna degli Stati
Uniti.
http://www.washingtonpost.com/politics/obama-asks-cabinet-members-for-
proposals-to-curb-gun-violence/2012/12/17/ac4a8dae-4869-11e2-ad54-
580638ede391_print.html

Rimborso di 688 milioni di dollari al Pakistan

Il Pentagono ha comunicato al Congresso che rimborserà 688 milioni di dollari
al Pakistan, a copertura delle spese di stazionamento dei 140000 militari
pakistani schierati al confine con l'Afghanistan. L'annuncio punta a
normalizzare i rapporti fra Washington e Islamabad, dopo due anni di crisi
diplomatica e reciproche rappresaglie politiche. Il primo propositore del
rimborso al Pakistan è il senatore democratico John Kerry, probabile successore di Hillary Clinton alla guida del dipartimento di Stato Usa. Kerry, presidente
del comitato Relazioni estere del Senato, si è spesso recato in Pakistan in
qualità d'inviato ufficiale. Gli Stati Uniti forniscono già al Pakistan 2
miliardi di dollari l'anno in assistenza alla sicurezza; la metà dei fondi va a
rimborso delle operazioni antiterroristiche condotte dalle forze armate
pakistane. Eppure, il Congresso statunitense ha accolto la richiesta dei nuovi stanziamenti senza battere ciglio: segnale, questo, che le relazioni bilaterali fra Usa e Pakistan sarebbero in fase di parziale riassesto. Lo scorso luglio, Islamabad ha riaperto i canali di rifornimento delle truppe Nato attraverso il
Paese, dopo le scuse ufficiali dell'amministrazione Obama per un raid aereo
errato, che aveva provocato la morte di 24 soldati pakistani nel novembre 2011. La nomina di John Kerry a segretario di Stato potrebbe costituire un ulteriore
segnale di riavvicinamento fra i due Paese. A Kerry spetterebbe un compito
assai arduo: quello di sostituire il Pakistan agli Usa come mediatore delle
trattative fra governo afghano e talebani. Nonostante gli sviluppi degli ultimi
mesi, le relazioni fra Washington e Islamabad restano infatti assai tese. Il
generale statunitense Michael D. Barbero ha dichiarato che nella lotta al
terrorismo "i partner pakistani possono e devono fare di più", citando il
continuo flusso di fertilizzanti chimici pakistani verso l'Afghanistan, dove
vengono utilizzati per la fabbricazione di ordigni esplosivi.
http://www.nytimes.com/2012/12/18/world/asia/pentagon-to-reimburse-pakistan-
688-million.html



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