La Difesa dopo il Consiglio Supremo: tagli subito, Europa domani



«Rimodulare» i programmi di investimento maggiori e definire la 
«riorganizzazione generale dello strumento militare», con un occhio ad una 
futura integrazione europea. Non c’è molto di più nel cauto comunicato diffuso 
dal Quirinale dopo la riunione del primo Consiglio Supremo di Difesa dell’era 
Monti. Solo la data della prossima convocazione - fissata al 20 giugno, in 
anticipo rispetto alla cadenza semestrale - suggerisce l’urgenza delle 
questioni sul tavolo sotto la duplice spinta dell’instabilità del Mediterraneo 
e del Medio Oriente (alle porte di casa, insomma) e della crisi finanziaria 
mondiale.
Da un lato la partecipazione italiana alle missioni internazionali «per la 
sicurezza e la stabilizzazione» (sottolineata, si presume, dal ministro degli 
Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata come strumento di diplomazia), con il 
corollario della necessità di «qualificare ulteriormente i contributi garantiti 
alle missioni internazionali, in modo da accrescerne l’efficacia» (posizione 
nella quale sembra di udire la voce del ministro della Difesa Giampaolo Di 
Paola). Dall’altro la necessità di contenere le spese che caratterizza l’azione 
di Mario Monti (presente come presidente del Consiglio, ma inconsciamente più 
vicino alla prospettiva del ministero delle Finanze portata dal suo vice 
Vittorio Grilli) e l’approdo europeo che Monti condivide con il presidente 
della Repubblica Giorgio Napolitano. Un’equazione difficile da risolvere, 
innanzi tutto per le dimensioni politiche e di sovranità nazionale che 
trascendono i compiti e la prevedibile durata di un governo "tecnico".
In attesa di «un’innovativa iniziativa italiana in tale settore», i problemi 
sono quelli che si cerca di affrontare da almeno dieci anni: eliminare 
ridondanze e inefficienze e correggere «con ogni possibile urgenza» lo 
sbilanciamento delle componenti strutturali di spesa penalizzando soprattutto 
esercizio (che oggi assorbe solo il 10%) e investimento (24%) a danno del 
personale (65%). Dietro il burocratese tutti hanno visto la necessità di 
passare dal "modello 190.000" a numeri più sostenibili, soprattutto tramite la 
riduzione dei sottufficiali più anziani (i "marescialli con la panza", secondo 
la colorita espressione in voga qualche anno fa), costosi e di più difficile 
impiego operativo.
Per quanto riguarda la componente tecnologica - l’unica la cui spesa sembra 
interessare alla stampa generalista - la notizia ufficiale si limita a citare 
le rimodulazioni e la necessità di finalizzare «la strategia, la struttura e i 
mezzi agli specifici compiti di prevenzione e di contrasto delle minacce 
emergenti e incrementandone l’efficacia complessiva rispetto alle crisi con le 
quali il nostro Paese potrebbe realisticamente doversi confrontare.» Una frase 
ardua da decifrare, dietro la quale si potrebbe intravedere persino un 
depotenziamento complessivo fino al livello di forze di sicurezza e polizia non 
troppo dissimile dalle MSU dei Carabinieri, apprezzatissime ma di limitata 
applicabilità in uno scenario come la recente Unified Protector sulla Libia. Le 
agenzie, intanto, hanno tradotto il messaggio strategico in termini puramente 
numerici, parlando per l’ennesima volta della dismissione di caserme e siti ma 
anche anticipando la riduzione del numero dei caccia F-35, elicotteri NH-90 e 
sommergibili U-212.

Quirinale: riunito il Consiglio supremo di Difesa. Il comunicato 

Roma, 8 feb. - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha 
presieduto oggi, al Palazzo del Quirinale, una riunione del Consiglio supremo 
di difesa. Alla riunione hanno partecipato: il presidente del Consiglio dei 
ministri, sen. Mario Monti; il ministro per gli Affari esteri, amb. Giulio 
Terzi di Sant'Agata; il ministro per l'Interno, dott.ssa Annamaria Cancellieri; 
il vice ministro per l'Economia e le finanze, prof. Vittorio Grilli; il 
ministro per la Difesa, amm. Giampaolo Di Paola; il ministro per lo Sviluppo 
economico, dott. Corrado Passera; il Capo di Stato Maggiore della Difesa, 
generale Biagio Abrate. Hanno altresì presenziato alla riunione il 
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dott. Antonio 
Catricalà; il Segretario generale della Presidenza della Repubblica, cons. 
Donato Marra; il Segretario del Consiglio supremo di difesa, gen. Rolando Mosca 
Moschini. Sono stati esaminati, prosegue una nota del Quirinale, i teatri di 
crisi e le linee evolutive della situazione internazionale, con particolare 
attenzione ai prevedibili sbocchi dei grandi rivolgimenti sociali e 
istituzionali che stanno interessando aree anche di immediato interesse per 
l'Europa e il nostro Paese e ai possibili effetti della difficile congiuntura 
economico-finanziaria globale. Ferme restando la rilevanza dell'impegno 
italiano per la sicurezza e la stabilizzazione e, in tale quadro, la validità 
dei compiti attualmente assolti dalle Forze Armate, è stata confermata la 
necessità di proseguire nel processo già in corso volto a qualificare 
ulteriormente i contributi garantiti alle missioni internazionali, in modo da 
accrescerne l'efficacia, contenendone, nel contempo, gli oneri.

Il Consiglio, si legge ancora nella nota del Quirinale, ha poi concordato 
sulla necessità di avviare, in tempi contenuti, la razionalizzazione del 
sistema Difesa, al fine di eliminare ridondanze e inefficienze e correggere con 
ogni possibile urgenza l'attuale sbilanciamento delle componenti strutturali di 
spesa, che penalizza fortemente i settori dell'esercizio e dell'ammodernamento. 
In questa fase, durante la quale dovranno comunque essere garantite le capacità 
umane e tecnico-militari necessarie ad assolvere i prioritari compiti nelle 
missioni internazionali, potrà essere necessario rimodulare, laddove consentito 
dalla possibilità e dalla convenienza economica di mantenere in servizio i 
mezzi esistenti, alcuni significativi programmi di investimento. Nel contempo, 
sulla base di un meditato approfondimento, si potrà procedere alla definizione 
dei lineamenti per la riorganizzazione generale dello strumento militare, da 
avviare comunque in tempi ravvicinati, per adeguarlo allo scenario odierno e 
prevedibile nel futuro, finalizzandone la strategia, la struttura e i mezzi 
agli specifici compiti di prevenzione e di contrasto delle minacce emergenti e 
incrementandone l'efficacia complessiva rispetto alle crisi con le quali il 
nostro Paese potrebbe realisticamente doversi confrontare.

In tale prospettiva, il Consiglio guarda alla progressiva integrazione 
multinazionale delle Forze Armate nell'ambito europeo della Politica di 
Sicurezza e Difesa Comune (PSDC) come ad un passaggio ormai ineludibile nel 
processo di riorganizzazione e di potenziamento delle capacità di intervento 
del nostro strumento militare. Un'innovativa iniziativa italiana in tale 
settore, conclude la nota, potrebbe inoltre concorrere al consolidamento della 
coesione politica europea e dare impulso al processo di integrazione economica 
e istituzionale dell'Unione, che sempre più si rivela di importanza davvero 
fondamentale per il futuro del nostro Paese. La prossima riunione del Consiglio 
supremo di difesa è stata fissata per il giorno 20 giugno 2012.