Comunicato Italia/RAWA e CISDA su Rahmatullah Hanefi



Comunicato Italia/RAWA e CISDA su Rahmatullah Hanefi
12 Apr 2007

E’ difficile superare la rabbia e il dolore per quello che è successo, e
cercare di essere razionali. Ma ci sono alcune considerazioni che vanno
espresse e comunicate. Lavorare a fianco a fianco con gli afgani, nel
loro paese e nel nostro, a beneficio di entrambi i paesi, per
un’associazione umanitaria (e perché no? Anche politica!) significa
spesso abbattere le barriere che dividono il “noi” da “loro”. Si crea un
rapporto fiduciario: quando siamo là, la nostra vita e la nostra
sicurezza sono totalmente affidate a loro, alla loro intelligenza, alla
loro competenza, alla loro abilità. Quando loro sono qui, avviene la
stessa cosa. Loro hanno dimostrato di sapere difendere la nostra vita in
ogni occasione; infatti siamo qui, vivi e liberi, a discuterne, dopo
decine di missioni afgane. Domandiamoci se noi siamo capaci di fare lo
stesso, e la risposta muore in gola…
Emergency invece ha dimostrato di saperlo fare. Il messaggio che ha
saputo dare al popolo afgano, schiacciato e umiliato da trent’anni di
violenze e intimidazioni, è questo: Rahmatullah per noi è importante
quanto Mastrogiacomo - come lo erano Adjmal e Agha - e non è
responsabilità di Emergency il loro barbaro assassinio. Rahmathullah
merita tutta la nostra lealtà, al punto da mettere in gioco le sorti di
una grande ONG per la sua liberazione. Questo messaggio non deve cadere
nel vuoto, perché restituisce dignità a un popolo a cui si è voluto
togliere tutto.
Una grande lezione, da cui tutti dovremmo imparare qualcosa.
Emergency è in Afghanistan da più di otto anni. Era lì, CON il popolo
afgano, quando Karzai era ancora in America a gestire ristoranti o
quant’altro. Era lì, CON il popolo afgano, quando Barbara Bush pensava
che il burqa fosse un piatto della cucina araba.
E il “perfidissimo” Rahmatullah ha lavorato fin da allora con Emergency,
pronto a dare la propria vita per salvaguardare chiunque si fosse messo
sotto la protezione di quell’Associazione.
Magari tutto questo non dà diritto di parola. Ma senso di appartenenza,
si. L’illuminato Amirullah Saleh, responsabile dei Servizi Segreti
afghani, non capisce, MA PROPRIO NON CAPISCE, perché si debbano curare
anche i nemici (e poi a seguire, le donne, le altre etnie, le capre e
chissà chi altri appartengano alla sua lista di proscrizione). Ma
Emergency e le altre associazioni umanitarie – internazionali e afgane -
presenti sul territorio pensano esattamente il contrario.
Se ne deduce che questo attacco non vale SOLO per Emergency. Vale per
tutti! E’ un messaggio pericolosissimo per tutte le Associazioni e le
ONG presenti sul territorio afgano!! E poiché i nemici dell’Afghanistan
variano come le stagioni, sarà difficile seguire il pensiero dei governi
su questa strada. Ad esempio, sotto il regime dei taleban, (ospedali di
Emergency presenti a Kabul e in Panshir) i nemici erano: donne,
minoranza indù, hazara, ecc.
E’ utile che anche le altre Associazioni e ONG afgane e internazionali
facciano sentire presto la loro voce su questo argomento.
E adesso vediamo “da che pulpito viene la predica”. Saleh proviene dalle
file dell’Alleanza del Nord. Quella stessa Alleanza del Nord che ha
distrutto Kabul e terrorizzato i civili afghani dal 92 al 96. Ora è uno
dei rappresentanti di quel governo afgano i cui Ministri sono TUTTI
accusati di efferati crimini contro la popolazione civile afgana.
Crimini per cui si sono persino votati un’amnistia. Un’amnistia per
reati che comprendono violazioni di diritti umani e diritti delle donne,
stupri di donne e bambine, torture, stragi, distruzioni di interi
villaggi, traffico di droga e di armi, corruzione. Un’amnistia che
assolve tutti, persino i taleban. Instancabilmente le associazioni di
donne afgane con cui lavoriamo hanno denunciato questa situazione
vergognosa!
E poi c’è un’ultima considerazione da fare. Ed è l’atteggiamento del
governo italiano. Facciamo finta per un momento che Rahmatullah si
chiami Mario Rossi. Mario Rossi é uno dei responsabili di Emergency.
Viene arrestato in un paese che sopravvive solo grazie a ingenti
finanziamenti concessi ANCHE dallo stato italiano. Provate ad immaginare
come si sarebbe mosso il governo italiano… Ma se per una rissa allo
stadio l’Inghilterra stava facendo esplodere un caso diplomatico!! E
quindi c’è qualcosa che non quadra.
Ebbene Rahmatullah è un italiano. Anzi, forse qualcosa di più e di
meglio. Quindi, caro governo, prenditi tutto il tempo che vuoi, usa
tutta la diplomazia che vuoi, ma fai il possibile per Rahmatullah.
Quante volte ti abbiamo fatto fare una bella figura all’estero, con
tutto il nostro lavoro. Quante volte ti abbiamo sostenuto, votato,
offerto una sponda, un consiglio, una consulenza. Ora ti chiediamo
qualcosa che è nel tuo diritto, nelle tue possibilità ma che è anche tuo
dovere: difendere chi ci difende, chi lavora con noi, chi è un cittadino
di un ipotetico paese che conosce solo il NOI, italiani e afgani
insieme. E Rahmatullah lo è, a pieno titolo.

ITALIA/RAWA - CISDA