La conferenza di Parigi sul Libano, una pioggia di dollari



Qualcuno sa il nome delle ONG italiane avide dei soldi che il ministro D'Alema distribuisce?

Il titolare della Farnesina ha concluso affermando che "l'intero Medioriente ha bisogno di un Libano democratico, rispettato e indipendente", ma ha precisato che gli aiuti sono legati al mandato di Sinora, e che andrebbero considerati sospesi nel caso in cui cadesse il governo. D'Alema ha ammonito che "verso la popolazione c'è un impegno in atto, ma gli impegni economici sono con il governo Siniora, e se questo dovesse cadere andrebbe rivisto tutto il meccanismo di aiuti e sostegno. E' un fatto oggettivo, non una minaccia".

La conferenza di Parigi sul Libano, una pioggia di dollari
Franco Apicella, 29 gennaio 2007


La conferenza internazionale svolta a Parigi il 25 gennaio scorso si è conclusa con una “pioggia di dollari per il Libano”, come ha titolato Le Figaro. Tra donazioni e prestiti agevolati la somma finale ha raggiunto 7,6 miliardi di dollari, di cui più di uno elargito dall’Arabia Saudita, 770 milioni dagli Usa, 520 milioni dall’Ue e 650 dalla Francia. Anche la Banca mondiale e la Banca europea d’investimento hanno offerto rispettivamente uno e 1,25 miliardi di dollari. L’Italia ha contribuito con 120 milioni di euro, per nulla trascurabili se confrontati per esempio con il 20 milioni di dollari canadesi devoluti dal governo di Ottawa.

In una analoga conferenza di Parigi del 2002 erano stati stanziati 4,2 miliardi di dollari di cui però solo 2,4 effettivamente sborsati. La somma ora resa disponibile al governo del premier Seniora servirà a fronteggiare il debito complessivo libanese pari a 41 miliardi di dollari. I soli interessi da pagare per questa cifra impegnano il 47 per cento del bilancio statale. Il capo di Stato francese Chirac, presidente della conferenza e ospite, ha voluto annunciare personalmente il risultato ai rappresentanti degli oltre 40 Paesi partecipanti.

Chirac ha impersonato fino in fondo il suo ruolo rintuzzando il ministro delle finanze del Kuwait che aveva concluso il suo intervento con la frase “La pace sia con voi”, ma senza specificare il contributo offerto. “E’ vero, bisogna che la pace di Dio sia con noi, ma non ho ben capito a quanto ammonta la somma”, ha precisato il presidente francese.

Hanno partecipato alla conferenza, tra gli altri, anche il neo segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon e il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice. Alla domanda se il contributo Usa fosse condizionato alla sopravvivenza del governo Seniora, la Rice ha risposto: “Questo è un provvedimento per il Libano […] il Libano è una democrazia”, aggiungendo di non voler entrare nel merito delle ipotesi sul futuro del Paese.

Se il futuro del Libano è incerto, quanto è successo a Beirut immediatamente prima, durante e dopo la conferenza è indicativo di una situazione precaria per il governo in carica. I disordini scoppiati alla vigilia della partenza del premier per Parigi, con tre morti e un centinaio di feriti, sembrava dovessero addirittura impedirgli di partecipare alla conferenza. Poi c’è stata una pausa e lo sceicco Nasarallah leader di Hezbollah ha dichiarato: “Potremmo rovesciare il governo domani se lo volessimo e lo avremmo già fatto se lo avessimo voluto […] Ciò che finora ha impedito la caduta di questo governo non è il sostegno delle potenze occidentali ma la volontà dell’opposizione di mantenere la pace civile nel Paese”.

Lo sceicco dichiara addirittura di avere in un certo senso aiutato Seniora a ottenere il risultato della conferenza di Parigi. Incassata la pioggia di dollari, i disordini sono ricominciati con scontri nell’università di Beirut tra sciiti e sunniti. Non è una novità che oltre agli sciiti di Hezbollah ci siano anche altri a volere la caduta del governo Seniora. Una frangia di cristiani che fa capo al generale Michel Aoun si sarebbe alleata con Hezbollah; contro questa strana alleanza si schierano i sunniti e quanti si oppongono a qualsiasi interferenza della Siria in Libano.

La situazione si sta evidentemente complicando. Non si tratta più solo di Hezbollah che reclama potere ma del ritorno alla lotta tra fazioni che ricorda il passato meno edificante del Libano. Il generale Aoun il 24 gennaio alla vigilia della conferenza aveva promesso “maggiori sorprese” per i giorni successivi mettendo in guardia il governo: “Non immaginate cosa abbiamo in serbo”. Quanto queste minacce siano attendibili è tutto da vedere, anche se il concentrarsi delle ultime manifestazioni nell’università indicherebbe un malumore che va oltre la lotta tra fazioni.

Questo tuttavia non impedirà a Hezbollah di continuare ad agire con il supporto esterno, in particolare dell’Iran. La recrudescenza degli scontri interni potrebbe far passare in secondo piano l’asse Hezbollah-Teheran, di cui però altri non si dimenticano. E’ indicativa in questo senso la cifra donata dall’Arabia Saudita: oltre un miliardo di dollari.

Il sostegno al governo di Seniora sarà anche un atto di generosità, ma sembra soprattutto una mossa per contenere il referente iraniano in Libano. Se nel Paese dei cedri - destabilizzato più di quanto già non lo sia – dovesse prevalere Hezbollah, Teheran avrebbe messo un altro suo tassello nel puzzle del Medio Oriente con grande disappunto di Riyadh.