Industria bellica e immigrazione



New York - A seguito del voto con cui ieri il Senato Usa ha approvato, tra le altre misure sull’immigrazione, la costruzione di 370 miglia di una cortina a tre strati sul confine con il Messico, sono iniziate a circolare negli ambienti della difesa voci sui possibili appaltatori di questo importante progetto. A realizzare l’opera, secondo indiscrezioni, saranno Lockheed Martin, Raytheon e Northrop Grumman - tre dei più importanti appaltatori del ministero della Difesa Usa - che tra un paio di settimane dovrebbero firmare un accordo multimiliardario. Quella che l’amministrazione Usa definisce “la cortina virtuale”, sarà composta da tecnologie molto avanzate e costose - tra cui veicoli aerei robotizzati, satelliti ed equipaggiamenti in grado di rilevare ogni movimento sulla frontiera - già utilizzate in Iraq ed in Afghanistan, da collocare in modo strategico nell’area sul confine tra Stati Uniti e Messico, tra fiumi, deserti, montagne e centri abitati. La “cortina virtuale” è solo l’ultima delle iniziative che le varie amministrazioni statunitensi hanno messo in campo per tentare di combattere l’immigrazione clandestina: negli ultimi dieci anni però, nonostante una serie di progetti dai nomi virili, (come “operazione mantenimento dei confini”) i risultati sono stati a dir poco scarsi, e il flusso tra i due paesi è continuato in modo pressoché costante. Il ministero della Difesa Usa ha precisato che gli uomini della Guardia nazionale che saranno dispiegati sul confine tra Stati Uniti e Messico verranno armati esclusivamente per l’autodifesa e avranno contatti minimi con i clandestini.
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