Soru proclama la resistenza alle servitù «Stop a tutte le decisioni sui militari»



dal il giornale di sardegna del  29\4\2005

SANDRO PISANU

NEI PROSSIMI mesi ingaggeremo
una guerra pacifica contro le
servitù militari nell'Isola. Come?
Non prendendo più decisioni in
merito. Finché non ci verrà riconosciuto
il peso iniquo delle basi che i
sardi devono sopportare, ho dato disposizioni
alla Commissione paritetica
di non autorizzare nemmeno l'apertura
di una nuova finestra in caserma
». Renato Soru va all'attacco dei poteri
dello Stato e delle sue intromissioni
nella specialità della Regione. Sceglie
di farlo nel giorno del ricordo,
quella "Die de sa Sardigna" che celebra
la rivolta dei sardi contro i dominatori
piemontesi, culminata con la cacciata
degli stranieri il 28 aprile 1794. Un convegno
dedicato a Emilio Lussu che ha
offerto molti spunti per un dibattito
sulla stesura del nuovo Statuto e sui
contenuti di cui deve tener conto, a distanza
di mezzo secolo dal primo.
"Specialità in pericolo"
«La specificità esiste. Punto. Ma bisogna
chiedersi come». Soru nel suo
intervento ha puntato l'indice sulle
difficoltà della Regione di difendere
l'autonomia, insidiata dalla prepotenza
dello Stato. «Ho incontrato
l'autonomia col ministro Calderoli e
col suo fazzoletto verde che spiegava
da che parte andavano le riforme». Il
Governatore ha parlato della riforma
costituzionale, che «andava come
un rullo compressore», voluta
senza un confronto: «Si pensava di
modificare la Costituzione con minor
attenzione che si presta al mercato
delle pecore di Barumini». Autonomia
regionale "svilita" dal condono
edilizio, «materia di nostra
competenza primaria» e dalla diminuzione
del gettito Irpef («voluta
unilateralmente») che ha fatto perdere
alla Regione 100 milioni di euro.
Come il «furto con destrezza» sulla
tassa degli oli combustibili. «Scippi
di cui chiederemo conto al Ragioniere
dello Stato». Per chiudere con
la tutela dell'ambiente. «L'autonomia
è in pericolo e noi abbiamo un
forte bisogno di specialità - ha concluso
Soru - dobbiamo prendere
una decisione e andare avanti, vivendo
senza chiedere troppoepensando
alla salvaguardia del territorio,
del lavoro, della scuola e della
lingua».
Autonomia e identità
Il convegno, disertato dall'opposizione,
si era aperto con le parole
del presidente del consiglio Giacomo
Spissu, che elogiando le figure di
Lussu e Eleonora d'Arborea, partiva
dal loro contributo per affrontare la
questione del nuovo Statuto. «Il
nuovo patto statutario di livello costituzionale
- ha sottolineato - dovrà
trovare certezze giuridiche, formali
e sostanziali in valori moderni. È necessario
un equilibrio tra la Giunta, il
Consiglio e gli Enti locali». Per l'accademico
dei Lincei Giovanni Lilliu,
autonomia vuol dire identità. «Bisogna
avere capacità di fare», ha ricordato,
sottolineando l'importanza di
valorizzare i beni culturali, «il governo
di quei beni deve passare dallo
Stato alla Regione». Paolo Carrozza
docente dell'università di Pisa, ha
sottolineato il bilancio negativo della
specialità e il l'avvenire nero per la
sardità: «Chi ha pensato il titolo V
della Costituzione si è dimenticato
completamente degli Statuti speciali.
Questa riforma è un doppio
cappio al collo della Sardegna». Per
Pietro Soddu, ex presidente del Consiglio
regionale, «bisogna lasciare da
parte la visione economicista del
vecchio Statuto che ha prodotto un
piano di rinascita incompiuto e cercare
di inserire un principio di individualismo
comunitario». Più dialogo
con lo Stato, dunque, per rinegoziare
maggiori poteri di autogoverno