RE: la maddalena



Ottimo, e penso che nelle cose che hai denunciato c'è tanta materia per
qualunque onesto magistrato italiano o sardo, ad esmpio sugli "affitti in
 nero2 sulle auto con targhe sembrerebbero posticce, o dotate di luci non
accettate in Italia e probabilmente in Europa, chissà non spero nelle buonanime
di Falcone, Borsellino e Chiti, ma magari la procura di Tempio potrebbe,
dico potrebbe interessarsi a quanto hai scritto, è vero con questo sistema
legalitario non si chiude la base, però si darà alquanto fastidio a chi
pensa che la Sardegna e la Maddalena siano colonie USA
>-- Messaggio originale --
>From: "Maja Maiore" <majamaiore at tiscali.it>
>To: <disarmo at peacelink.it>
>Subject: la maddalena
>Date: Sun, 13 Feb 2005 20:05:39 +0100
>Reply-To: disarmo at peacelink.it
>
>
>Vi mando il mio contributo al convegno "Il Male Invisibile" tenutosi a
Asti
>il 4 febbraio 2005
>
>LA MADDALENA: UNA COMUNITA' IN VIA DI ESTINZIONE
>
>
>La cosa più comune che capita a una persona che, come me, vive a La Maddalena
>è sentirsi invidiata dagli altri per questa fortuna. E' un posto dove si
>percepisce veramente tutta la bellezza e l'immensa ricchezza della natura,
>fino a quando la poesia si frantuma davanti all'isola di S. Stefano dove
>sorge uno dei più grandi monumenti alla stupidità umana: la base militare
>Usa per sottomarini a propulsione nucleare.
>
>Proprio come un tumore, questa base sta lentamente divorando l'isola e
i
>suoi abitanti, come un tumore si sta espandendo materialmente fuori dai
confini
>stabiliti in origine e, da punto di approdo per una nave appoggio per sommergibili
>a propulsione nucleare, sta per diventare la più grande base Usa di supporto
>logistico e per sommergibili a propulsione nucleare nel Mediterraneo.
>
>La base militare di S. Stefano è stata istituita nel 1972 con un accordo
>segreto fra l'Italia e gli Usa mai ratificato in Parlamento. Non è questa
>la sede per dilungarsi sulle anomalie giuridiche che caratterizzano questo
>accordo, mi limiterò a dire che un accordo politico segreto può regolare
>solamente una situazione provvisoria (32 anni non sono un periodo di tempo
>provvisorio) e che deve essere ufficialmente noto il nome di coloro che
lo
>hanno firmato, perché si facciano garanti sia del suo esito che della tutela
>dei cittadini degli stati firmatari. 
>
>Non a caso la Costituzione italiana sancisce che gli accordi internazionali
>(anche segreti) siano ratificati in Parlamento: perché non venga meno il
>principio della sovranità territoriale a cui nessuno Stato può rinunciare.
>
>Io non so come la vedete voi, ma qui c'è qualcuno che ha commesso un furto
>e qualcuno che si è reso complice!
>
>Cosa ci abbiamo guadagnato?
>
>Nel 1981 è stato fatto uno studio in cui si analizzavano i costi e i benefici
>che la base comportava per il Comune di La Maddalena. E' emerso che la
base
>era costata al comune un miliardo e mezzo di lire.
>
>I militari e i civili statunitensi impiegati nelle basi non pagano tasse
>né imposte di alcun tipo nel nostro territorio. Non so cosa fanno altrove,
>ma a La Maddalena non pagano i parcheggi a pagamento e non sono nemmeno
soggetti
>al nostro codice stradale. Infatti circolano con auto con le ruote sporgenti
>dalla carrozzeria, con frecce bianche invece che gialle, con targhe inesistenti
>(dopo l'11 settembre 2001 hanno sostituito la targa AFI con sigle come
CK,
>CJ, CV) e gli eccessi di velocità sono all'ordine del giorno (ma non vengono
>multati).
>
>Non comprano niente nei nostri negozi perché hanno i loro sia a S. Stefano
>che a La Maddalena, così come non li si vede mai nei nostri ristoranti.
Li
>si vede solo in alcuni bar, che pare vengano loro indicati quando prendono
>servizio a La Maddalena (ma non siamo mai riusciti a verificare la veridicità
>di questa informazione).
>
>Certo, per ora alcuni maddalenini affittano loro alloggi.per ora, perché
>il progetto di ampliamento della base che è stato approvato nel settembre
>2003 prevede la costruzione nell'isola di La Maddalena di 50.000 metri
quadri
>di alloggi e altre strutture, che costituiscono la base di supporto logistico.
>
>Non è certo su quei pochi bar (mezza dozzina su una quarantina) o sugli
affitti
>(per altro tutti in nero poiché, per questioni di sicurezza, nessuno firma
>contratti) che si regge l'economia dell'isola.
>
>Non si può nemmeno dire che la base dia lavoro. Siamo poco meno di 12.000
>abitanti di cui circa 1.200 iscritti alle liste di collocamento. La base
>dà lavoro a 180 maddalenini, assunti per la maggior parte con contratti-capestro,
>che per mettersi in malattia devono chiedere le ferie o licenze. Inoltre,
>da ottobre del 2004, ogni mese c'è stato qualche lavoratore che è stato
licenziato
>per essere rimpiazzato con civili statunitensi.
>
>L'economia dell'isola è in ginocchio. Il comune è in deficit dagli anni
'80
>ed è anche sotto organico, ma non avendo soldi non bandisce concorsi (assume
>solo lavoratori stagionali part-time). 
>
>La marina militare italiana ha iniziato a smantellare nel 2000, quindi
anche
>l'arsenale (che dava lavoro a 800 persone) ha ridotto enormemente l'organico
>e non ha più ragione di esistere tant'è che si parla da tempo di venderlo.
>Non sarà così facile, visto che si è scoperto da poco che è pieno di amianto.
>
>Stiamo perdendo terreno anche riguardo al turismo. Abbiamo pochi alberghi
>e tutti piuttosto piccoli. C'è una carenza mostruosa di posti barca e non
>si riesce a costruire un porto decente perché manca spazio. Non si può
costruire
>di fronte alla base perché da quest'estate si sono presi quasi tutto lo
specchio
>d'acqua fino alla costa maddalenina per questioni di sicurezza. Per passare
>da una parte all'altra e andare a Caprera dobbiamo chiedere il permesso
e
>mostrare un documento di identità alla capitaneria di porto. Non siamo
in
>grado di accogliere navi da crociera, cosa che potremmo fare benissimo
se
>non ci fosse la base di S. Stefano.infatti le navi da crociera attraccano
>a Palau, sulla costa a nord della Sardegna.
>
>Abbiamo perso occasioni d'oro per via della presenza della base Usa: come
>la possibilità di aprire un centro di talassoterapia e di ospitare la regata
>della Coppa America.noi ospitiamo solo sottomarini a propulsione nucleare.
>
>Si percepisce sempre più il disagio che tutto questo sta creando in tante
>piccole forme di insofferenza che sommate diventano un problema sempre
più
>difficile da gestire: aumenta il numero di persone depresse, i giovani
se
>ne vanno in cerca di futuro come avveniva in molti paesi d'Italia dopo
la
>guerra (ma non a La Maddalena), c'è un tasso di alcolismo e tossicodipendenza
>che fa impressione. Negli ultimi anni avvengono anche episodi di microcriminalità
>che prima non esisteva affatto.
>
>L'incidente al sottomarino Hartford, avvenuto il 20 ottobre 2003, ha dimostrato
>che siamo anche in pericolo. Viviamo sopra una polveriera che non ha vie
>di fuga: abitanti di un'isola di un'altra isola, intrappolati in mezzo
al
>mare. Intrappolati anche dal silenzio delle autorità politiche e sanitarie
>che preferiscono fare buon viso a cattivo gioco piuttosto che mettersi
dalla
>nostra parte.
>
>Il nostro piano di emergenza risale al 1975 e ci risulta che sia stato
preso
>ad esempio per redarre tutti gli altri piani di emergenza per i porti nucleari
>italiani, che risalgono al 1979. Eppure, ad oggi, tutto quello che sappiamo
>riguardo al suo contenuto lo abbiamo letto grazie a uno scoop pubblicato
>l'anno scorso dalla testata giornalistica "L'Unione Sarda". Non sappiamo
>quali sono le autorità preposte alla predisposizione del piano, né alla
comunicazione
>di un'eventuale emergenza, né che copertura finanziaria sia stata stanziata
>nel bilancio comunale.
>
>In caso di incidente, la popolazione dovrà essere allontanata oltre un
raggio
>di 50 chilometri dal luogo dove è avvenuto, entro 60 minuti dall'annucio
>dell'emergenza e senza toccare l'acqua! Il Co.Ci.S non si è mai battuto
per
>il piano di emergenza perché è evidentemente una presa in giro che non
siamo
>disposti a subire.
>
>A fine ottobre 2004, durante un convegno medico tenutosi a La Maddalena,
>i medici militari hanno dichiarato di non essere preparati a ovviare a
emergenze
>di tipo radiologico o nucleare ma di essere preparati solo per affrontare
>traumi post-bombardamento o attacco terroristico. Bene, se si pensa che
a
>detta dei vertici della base Usa di S. Stefano, questa è sempre stata un
>potenziale bersaglio terroristico (lo si evince da numerose dichiarazioni
>rilasciate alla stampa locale a partire dal 1986). Male, se si considera
>che abbiamo, a quanto pare, una delle strutture di decontaminazione più
avanzate
>a livello europeo: peccato che nessuno la sappia usare! 
>
>
>Quando, a metà novembre 2003, il Criirad ha scoperto il Torio234 è stato
>scandaloso vedere che la nostra Asl non solo non era attrezzata per monitorare
>la nostra zona ma aveva più interesse a dire che era tutto a posto, come
>poi ha fatto. Ci saremmo aspettati che avviasse subito analisi di verifica,
>mentre questo è avvenuto solo a marzo 2004... quattro mesi dopo l'incidente!!!
>
>Quando, poi, a settembre 2004, il prof. Fabrizio Aumento e i suoi collaboratori
>hanno rinvenuto il plutonio nessuno si è posto il problema di indagare
ulteriormente.
>La commissione ambiente del Senato è ferma alle interrogazioni e sembra
dare
>scarsa rilevanza alle richieste di convocazione pervenute dai comitati
locali,
>noi compresi. La Procura della Repubblica di Tempio ha aperto un'inchiesta
>subito dopo l'incidente, ma a dicembre si stava ancora domandando se fosse
>il caso o meno di andare a controllare il luogo dove è avvenuto. Tra l'altro
>continua a prendere per buona l'isola Monaci quando oggi sappiamo che l'incidente
>è avvenuto alla Secca delle Bisce, che è da tutt'altra parte. Ammettere
questo
>implica dover spiegare cosa ci facesse un sottomarino da quelle parti,
visto
>che non è quello il loro percorso abituale.
>
>La Maddalena, dal 1997, è un parco naturale nazionale eppure l'ente parco
>non ha mai svolto proprie indagini e il suo presidente non perde mai l'occasione
>di dire che la base e i suoi sottomarini non interferiscono con il suo
lavoro
>perché c'erano già da prima. Queste disattenzioni da parte delle autorità
>ci fanno capire quanto poco abbiano a cuore la vita dei civili: noi siamo
>di intralcio, dobbiamo essere lasciati soli nella speranza che decidiamo
>di abbandonare la nostra terra per far posto ai militari.
>
>La scarsa attenzione per il nostro diritto alla vita è dimostrata anche
dal
>fatto che il presidio multizonale di prevenzione con il suo laboratorio
di
>analisi ambientale permanente a La Maddalena è stato istituito solo nel
1984,
>dodici anni dopo l'istituzione della base! Ecco perché quando chiediamo
che
>siano resi noti i dati precedenti il 1972, lo facciamo in maniera provocatoria:
>sappiamo benissimo che le autorità sanitarie locali non li hanno.
>
>In conclusione, veniamo ai tumori reali.
>
>A La Maddalena i medici di base sono in allarme già da dieci anni e stanno
>raccogliendo i loro casi. Il loro lavoro, è inutile dirlo, sta passando
sotto
>silenzio.
>
>Dal 1992 al 2001, secondo il registro dei tumori di Sassari, alcuni tumori
>stanno crescendo in maniera esponenziale e indistintamente fra uomini e
donne
>dai 40 anni in su. Aumentano i linfomi, i tumori alla vescica, alla pleura
>e alla tiroide. L'incidenza non è allarmante, se si considera che è molto
>al di sotto della media nazionale. Lo è però se si tiene conto del fatto
>che per calcolare l'incidenza si usa una misura standard caso/100.000 abitanti,
>che tutti i militari di stanza a La Maddalena e molti civili non si curano
>in Sardegna (quindi non figurano nel registro dei tumori di Sassari né
in
>quello di Olbia) e che nel nord della Sardegna l'incidenza è superiore
alla
>media regionale. 
>
>Certo, a La Maddalena bisogna fare i conti con le numerose strutture della
>marina militare italiana così affezionata all'uso dell'amianto. Ma è pure
>vero che, anche in questo caso, bisogna fare i conti con il silenzio delle
>autorità sanitarie che ancora non si decidono a far partire un'indagine
ufficiale
>sui tumori e le loro cause.
>
>Come avrete capito, la lotta del Co.Ci.S è principalmente contro il silenzio
>che genera inconsapevolezza. In un paese sempre più schiacciato dal segreto
>di stato, dal dilagare dell'applicazione spropositata del codice militare,
>governato da uno Stato sempre più lontano dalle reali esigenze del suo
popolo
>noi parliamo. Parliamo e raccontiamo la nostra esperienza, studiamo i misteri
>e i pericoli della base Usa di S. Stefano promuovendo convegni a cui invitiamo
>esperti che ci aiutino (per dirla con le parole del comitato dei pescatori
>di Capo Teulada) a conoscere meglio questo mostro, per essere più forti
di
>lui e batterlo.
>
>Parliamo e ci raccontiamo perché questo è il modo più antico e valido che
>conosciamo per essere contro la guerra.
>

A si biri in paris e in paxi Giancarlo Nonis