[Diritti] Legge ucraina limita libertà di culto



Il Parlamento ucraino ha approvato in seconda lettura e in via definitiva (20 agosto) la legge che chiude lo spazio operativo alla Chiesa ortodossa di Onufrio, quella non autocefala, canonicamente legata al Patriarcato di Mosca.

Sotto il titolo, Per la protezione del sistema costituzionale nell’ambito delle attività delle organizzazioni religiose, il testo rende illegale la presenza e l’attività di Chiese o famiglie religiose che abbiano legami con la Chiesa russa, considerata parte attiva nella guerra che, da oltre due anni, devasta il paese (cf. qui su SettimanaNews).

Approvato in prima lettura il 19 ottobre 2023, il disegno di legge è stato poi rallentato per le pressioni internazionali e modificato.

La Chiesa ortodossa di Onufrio, quella non autocefala, canonicamente legata al Patriarcato di Mosca, aveva preso una netta distanza dall’invasore il giorno stesso dell’avvio della guerra ed era stata assai tempestiva nell’organizzare un Sinodo in cui modificare tutti gli elementi di «dipendenza» rispetto a Mosca.

La Chiesa ortodossa di Onufrio messa al bando è accreditata di 10.000 parrocchie ed è ancora la comunità maggioritaria nel paese. Le folle raccolte nelle celebrazioni pubbliche testimoniano un consenso diffuso.

L’arcivescovo maggiore degli Ucraini, il maggiore esponente della comunità greco-cattolica del paese, mons. Svjatoslav Ševčuk, in un’intervista a Ukrainska Pravda (19 gennaio 2023) ha fatto notare: «Interdire quella Chiesa vuol dire consegnarle la palma del martirio. La si inviterebbe a entrare realmente nell’orbita dell’opposizione silenziosa, giustificandone le rivendicazioni».

A un esponente politico ha detto: «Se volete dare un futuro al Patriarcato di Mosca in Ucraina, mettetelo fuori legge» (cf. qui su SettimanaNews).

Di altro tono le voci di numerosi deputati, come Irina Gerashenko, che afferma: «È una decisione storica! Il parlamento ha approvato un disegno di legge che vieta ogni filiale del paese aggressore in Ucraina».

Pedro Poroshenko, ex presidente ucraino e grande sostenitore del tomo costantinopolitano, aggiunge: «Chi desidera lavorare per il nemico deve essere bandito. Coloro che amano Dio e l’Ucraina possono unirsi all’unica Chiesa ortodossa autocefala».

I casi di frizione fra Chiesa non autocefala e governo nazionale si sono moltiplicati. Sono una settantina i preti e i gerarchi condotti in tribunale e già condannati come collaborazionisti.

Fra i più noti, il vescovo Gionata di Tultkin e Bratslav, celebre compositore di musica liturgica, confermato nella condanna a cinque anni di prigione e poi liberato per scambio di prigionieri e intervento diretto di Cirillo (e pare anche di papa Francesco). Nel 2015 compose la Supplica per la Russia in cui si dice: «Dio onnipotente e giusto, custodisci la madre Russia, e riunisci tutti noi nell’amore per la patria nativa! Sii sempre invincibile, Terra Madre, Santa Rus’». Sono parole scritte sette anni prima dell’invasione russa.

Difensori occidentali

Molto efficiente risulta l’attività di difesa della Chiesa di Onufrio a livello internazionale. In particolare, il grande studio di avvocati di Robert Amsterdam in Olanda si è messo a disposizione gratuitamente per rilanciare nelle sedi delle istituzioni occidentali le censure e le violenze amministrative del governo ucraino: arresti ingiustificati, false accuse, detenzioni improprie, sequestri degli edifici ecc.

Una seconda istituzione è l’Alleanza per i diritti umani contro la xenofobia e la discriminazione, riconosciuto come agenzia all’ONU e dalle istituzioni europee. Presieduta da importanti gerarchi ucraini, serbi, ciprioti, della diaspora europea ecc., si sta attivando con efficacia.

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