[Diritti] 25 aprile in Barriera di Milano. La memoria di ieri nelle lotte di oggi



25 aprile in Barriera di Milano. La memoria di ieri nelle lotte di oggi

Lunedì 25 aprile
ore 15
presidio alla lapide al partigiano anarchico Ilio Baroni
in corso Giulio Cesare angolo corso Novara, dove Ilio è morto combattendo
i nazifascisti

Ricordo, deposizione di fiori, musica – banchetti informativi antifascisti
e antirazzisti – volantinaggio in quartiere – bicchierata in ricordo delle
tante vittime del fascismo di ieri e di oggi.

Ilio Baroni, operaio toscano emigrato a Torino negli anni venti, era
comandante della VII brigata Sap delle Ferriere.
Le Sap, Squadre di Azione Patriottica sabotavano la produzione,
diffondevano clandestinamente volantini antifascisti e si preparavano
all’insurrezione. Ilio, nome di battaglia ”il Moro”, è protagonista di
azioni di guerriglia.
Il 25 aprile a Torino la città è paralizzata dallo sciopero generale,
scoppia l’insurrezione, la città diventa a breve un campo di battaglia.
Baroni e i suoi attaccano la stazione Dora e si guadagnano un successo.
Giunge una richiesta d’aiuto dalla Grandi Motori. Il Moro non esita ad
aiutare i compagni nel mezzo di una battaglia furiosa, e cade sotto il
fuoco. È il 26 aprile.
Ilio Baroni non potrà vedere il momento per cui ha lottato duramente tutta
la vita…

Ma il fascismo non è morto il 25 aprile del 1945…
Tra sfruttamento, lavori precari e pericolosi, morti in mare, leggi
razziste, militari per le strade, guerra, la democrazia somiglia sempre
più al fascismo.

Anche quest’anno il 25 aprile ci incontriamo alla lapide di Ilio Baroni.
La pietra che lo ricorda è nel centro del quartiere operaio di Barriera di
Milano, all’angolo tra corso Giulio e corso Novara.
Oggi rimane solo un pezzo di muro con la pietra, il nome, la foto scolorita.
Sino ad una trentina di anni fa quel muro era la spalletta di un ponte su
un piccolo canale.
Era una zona di fabbriche ed un borgo di operai. Operai combattivi, gli
stessi dell’insurrezione contro la guerra e il carovita del 1917, quelli
dell’occupazione delle fabbriche, della resistenza al fascismo, gli
anarchici che durante gli anni più bui della dittatura mantennero in piedi
un gruppo clandestino, la gente degli scioperi del marzo ’43.
Oggi sono quasi del tutto scomparsi anche i ruderi di quelle fabbriche.
Delle ferriere, dove lavorava Baroni, restano solo gli imponenti travoni
di acciaio in mezzo ad un improbabile parco urbano tra ipermercati e
multisale.
Il cuore del quartiere è cambiato. La Barriera aveva resistito agli anni
dell’immigrazione dal sud, facendosi teatro di lotte grandi tra fabbrica,
scuola, quartiere, eludendo il rischio della guerra tra poveri e del
razzismo per costruire una stagione di lotte, che ormai trascolora nella
memoria dei tanti la cui vita ne è stata attraversata.
Oggi vivere qui è più difficile che in passato: non è solo questione dei
soldi che mancano e del lavoro che non c’è, e, se c’è è sempre più nero,
pericoloso, precario. C’è un disagio diffuso che non sempre si fa percorso
di lotta, ci sono fascisti, leghisti e comitati spontanei, che soffiano
sul fuoco cercando di alimentare la guerra tra poveri, puntando il dito
contro i tanti immigrati africani, magrebini, cinesi, rumeni, peruviani
che ci abitano.
Il governo della città da decenni è nelle mani degli eredi di Togliatti,
il comunista che ha graziato i fascisti, i repubblichini torturatori ed
assassini, e seppellito in galera gli anarchici che hanno combattuto il
fascismo prima e dopo le date ufficiali della resistenza. Gli stessi che
hanno imbalsamato la Resistenza, rinchiudendola in una teca avvolta nel
tricolore.
Torino si è trasformata da città dell'auto a vetrina di grandi eventi, un
grande Luna Park per turisti, mentre le periferie sono in bilico tra
riqualificazioni escludenti e un parco giochi per carabinieri, alpini e
poliziotti.

Da qualche anno il vento sta cambiando anche se per ora è solo una brezza
lieve.
Noi ogni 25 aprile ci ritroviamo alla lapide: si parla, si brinda, si
chiacchiera con chi passa. Non è solo una commemorazione. E’ la scelta
tenace per i tanti di noi che in questo quartiere sono nati e continuano a
vivere, di alimentare il venticello che segnala il mutare dei tempi.
Annodiamo i fili della memoria di ieri con le lotte di oggi.
Le lotte che vedono in prima fila altri partigiani, quelli che si battono
contro l’occupazione militare in Val Susa, chi si mette di mezzo contro
sfratti e deportazioni, contro il razzismo e il fascismo.
Oggi come allora i partigiani sono trattati da banditi, terroristi,
delinquenti. Oggi come allora la gente delle periferie sta imparando da
che parte stare.

I partigiani di Barriera in quel lontano aprile hanno combattuto perché
volevano un mondo libero, senza schiavitù salariata.
Il loro sogno continua ogni giorno nella lotta per una società di liberi
ed eguali.
Senza Stato né padroni.

Federazione Anarchica Torinese – FAI
corso Palermo 46 – riunioni ogni giovedì alle 21
fai_to at inrete.it – 338 6594361
www.anarresinfo.noblogs.org