[Diritti] ADL 160421 - Oltre le aspettative



L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu

Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894

Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo

Direttore: Andrea Ermano

 

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e-Settimanale - inviato oggi a 45964 utenti – Zurigo, 21 aprile 2016

  

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LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

 

 

Sciopero metalmeccanici,

adesioni sopra il 75%

 

Partecipazione superiore a tutte le aspettative alle manifestazioni. “Ora Federmeccanica cambi posizione", è la richiesta di Fim, Fiom e Uilm. "È importante per tutto il sindacato – aveva sottolineato il segretario generale Camusso esprimendo pieno sostegno a Landini – che i meccanici, unitariamente, rinnovino il loro contratto con il supporto e coerentemente con la proposta di modello contrattuale che abbiamo elaborato insieme a Cisl e Uil". Landini: "I lavoratori vogliono il contratto, le aziende non si assumano la responsabilità di uno scontro".

 

Superiore a tutte le aspettative la riuscita dello sciopero generale di 4 ore indetto unitariamente da Fim, Fiom e Uilm a sostegno della vertenza per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. A livello nazionale, l'adesione allo sciopero del primo turno è andato oltre il 75%. Particolarmente significativa l'astensione dal lavoro alla Comer Industries (Reggio Emilia) - l'azienda del presidente di Federmeccanica, Fabio Storchi – dove dei 430 dipendenti, ha scioperato il 90% dei lavoratori, e alla GE&Oil Gas di Firenze – azienda dalla quale proviene l'attuale direttore generale dell'organizzazione datoriale dei metalmeccanici, Stefano Franchi, che ha registrato il 70% di sciopero. E' quanto si apprende da una nota congiunta.

    Questo il dato in particolare delle aziende più rappresentative.

Abruzzo: Denso 91%; Alto Adige: Acc. ValBruna 90%; Valle D’Aosta: Cogne 70%; Basilicata: Aziende indotto Melfi 55%; Calabria: Hitachi e Nuovo Pignone 100%; Campania: Aziende Finmeccanica di Napoli oltre 80%; Hitachi 75%; Emilia Romagna: Lamborghini 89%, GD 80%, Ducati energia 70%; Friuli Venezia Giulia: Electrolux 70%; Lombardia: Acciaierie Arvedi 90%, ST Microelectronics 60%,

    Tenaris Dalmine 90%, Brembo 80% e Kone 100%, AgustaWestland 90%, Whirpool 65%, Beretta 80%; Marche: Whirpool 90%, Fincantieri 90%; Piemonte: Alstom 85%, SKF 70%, GE Avio 90%, Marcegaglia 90%, Finmeccanica 80%; Lazio: ABB Sace 80%, Finmeccanica 75%, Almaviva 60%, Vitrociset 55%, Liguria: Ansaldo 75%, ILVA 85%, Esaote 80%; Puglia: ILVA 40%, Finmeccanica Foggia 90%, Finmeccanica Brindisi-Taranto 70%, BOSCH 90%; Sicilia: ST Microeloctronics 60%, Indotto petrolchimici Siracusa-Milazzo-Gela 90%, Fincantieri 80%, Toscana: Piaggio 80%, Finmeccanica 96%, Hitachi Rail 80%, Bekaert 66%; Trentino: Gruppo DANA 56%. Umbria: AST 80%, OMA 90%; Umbria Cuscinetti 60%; Veneto: Electrolux 90%, Carraro 66%, Fincantieri 97%, Ferroli 82%, Valbruna 80%, Riello 85%, Alcoa 91%; Sardegna: Appalto Saras 90%, Cosmin 90%, Remosa Service 90%.

    Grande partecipazione anche alle manifestazioni e ai presidi che si sono svolti in quasi 100 piazze italiane.

    Marco Bentivogli, segretario generale della Fim, concludendo la manifestazione di Napoli ha spiegato: “I dati dell’adesione allo sciopero smentiscono le previsioni del presidente di Federmeccanica, Fabio Storchi. I lavoratori hanno capito che bisogna cambiare, serve un contratto di svolta che non lasci per strada nessuno. Federmeccanica ci aveva lanciato una sfida: quella di oggi è la risposta più forte che potevamo dare. Già da stasera quello che devono fare gli imprenditori metalmeccanici è riaprire la trattativa e fare il contratto”.

    Maurizio Landini, dal palco di Milano davanti ad Assolombarda, ha dichiarato: “Questo è il momento per il Paese di far ripartire l'economia. La riuscita dello sciopero dimostra come i metalmeccanici vogliano il rinnovo del contratto nazionale, un loro diritto. Federmeccanica da domani deve riaprire il tavolo delle trattative, non credo voglia assumersi la responsabilità di uno scontro del quale adesso il Paese non ha bisogno”.

    Rocco Palombella, concludendo il comizio davanti all'Unione industriali di Reggio Emilia: “Federmeccanica cambi la sua proposta contrattuale, a partire dal salario, e ci convochi al più presto al tavolo negoziale. E’ inammissibile che i vertici degli imprenditori metalmeccanici ci propongano di dividere un milione e seicentomila addetti del settore con aumenti differenziati e paghe altrettanto differenti”.

        

    

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    L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

    

    

EDITORIALE

 

Le politiche “disumanitarie”

non servono a niente

 

di Andrea Ermano

 

Negli ultimi tempi anche sulla grande stampa s'è incominciato a discutere delle scelte politiche, ormai incalzanti, che dovranno essere assunte su una base abbastanza ampia di consenso, pena la loro insostenibilità.

    Ci si è chiesti che cosa dovrebbe fare l'Italia se un'eventuale Brexit innescasse la scissione dell'UE in due velocità, con l'Europa dei ventotto (abbastanza rissosa) da una parte e un nucleo di cooperazione franco-tedesca rafforzata dall'altra parte.

    Da una siffatta riconfigurazione dell'Europa a due velocità, riconfigurazione che verosimilmente avrà luogo comunque, conseguirebbe un aumento della pressione politica sul nostro Paese affinché esso perimetri con maggior severità le "frontiere esterne" dell'Unione. Senza di che assisteremmo a una chiusura del cordone sanitario ormai predisposto al Brennero, a Ventimiglia e in altre località di confine.

    Di qui si dipartono alcuni problemi di varia natura. Anzitutto dobbiamo domandarci se una "perimetrazione delle frontiere esterne" possa essere la strada giusta di fronte alle epocali ondate migratorie che vediamo profilarsi all'orizzonte della Storia.

    A nord delle Alpi non mancano gli opinionisti di rango – primo fra tutti Peter Sloterdijk – che svolgono argomentazioni a favore d'indurimenti “disumanitari” sostenuti da un "quid di crudeltà". Non stupisce perciò che poi gli opinionisti di rango si ritrovino nell'imbarazzante compagnia di loro sedicenti seguaci populisti. Esempio: la Alternative für Deutschland (AfD), il noto movimento di destra emerso dalle recenti elezioni regionali tedesche è capeggiato da Marc Jongen, ex assistente di Sloterdijk.

    Sicché, mentre nel Mediterraneo annegano i migranti africani a centinaia, i due accademici tedeschi baruffano sul fatto di essere o non essere l'uno allievo e l'altro maestro, con l'allievo populista che tenta l'abbraccio e il maître à penser che tenta un suo flebile divincolarsi, mentre entrambi, tanto il genio quanto lo sciocco, sostengono però la stessa posizione sul punto dirimente e cioè che Grecia e Italia avrebbero il compito di razionalizzare i “respingimenti” cioè, in ultima analisi, gli annegamenti.

 

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Peter Sloterdijk

 

A parte il carattere francamente inaccettabile di queste aspettative sul piano morale, la domanda è anche se un eventuale ruolo “disumanitario” assunto dai Paesi meridionali si configurerebbe come compito possibile sul piano dei fatti e se una tale "possibilità di fatto" converrebbe infine in termini politici all'Italia o all'Europa.

    La povera gente che accorre verso le nostre spiagge ci interpella nel senso di un trattamento umano. Compito di un Paese di antica civiltà non potrebbe essere quindi quello di mettere in atto politiche che contraddirebbero i Diritti generali sanciti alla fine della Seconda guerra mondiale e recepiti in vari accordi internazionali.

    A quelli che sognano di trarre profitto populista da un tralignamento su questo punto fondamentale basti rispondere che la scelta tra accoglienza e respingimento non sussiste, perché di fatto nei prossimi trent'anni le migrazioni dall'Africa avranno luogo in ogni caso: o in forma pacifica o in forma bellicosa.

    C'è quindi solo da scegliere tra pace e guerra. Non tra migrazione e non-migrazione. E ci sarà pace se sapremo sviluppare una sufficiente capacità d'integrazione. Altrimenti assisteremo all’escalation: stato di emergenza, d'eccezione, di guerra. Vogliamo davvero andare incontro a un grande conflitto come prezzo da pagare perseguendo un obiettivo irrealizzabile oltreché vergognosamente immorale?

 

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Poniamo per ipotesi che l'Italia non sia l'Italia – per ben tre volte una grande potenza mondiale sotto il segno del pluralismo delle culture, con la humanitas romana, con l'Umanesimo delle Repubbliche Marinare e con l'universalismo della Chiesa di Roma – poniamo quest'ipotesi assurda, e immaginiamo, dunque, di voler fare qualcosa che non vogliamo fare perché contraddice alla nostra natura migliore nonché alle dure lezioni della storia che sempre sono seguite alle epoche buie dell'imperialismo militare, della decadenza civile e dell'oscurantismo religioso.

    Di più: poniamo che nei prossimi decenni sia pensabile, sul piano tecnico-militare, buttare letteralmente a mare milioni di persone in cerca di una vita degna del nome. E poniamo – in ipotesi sempre più assurda – che questa immane carneficina non produca alcun effetto né di ostilità del mondo verso di noi né di disgregazione civile interna…

    Ebbene, sorgerebbe pur sempre la domanda, se

a queste condizioni pur ipotetiche, potrebbe davvero in qualche modo convenire all'Italia una politica di respingimenti-annegamenti che ci viene chiesta oggi sulla base di irrazionalismi folli e dal corto respiro.

    La risposta è no.

    Il futuro demografico, quindi economico, quindi socio-previdenziale e quindi politico del nostro Paese dipende dalla nostra capacità di realizzare accoglienza e integrazione nei riguardi dei migranti. E quel che – in termini di politiche migratorie – vale per l'Italia, vale per tutta l'Europa, perché ovunque sul nostro continente la denatalità ha raggiunto livelli analoghi al nostro.

    La popolazione era dapprima cresciuta con il crescere del benessere, fino al punto in cui il progresso materiale si è tradotto nell'evoluzione delle condizioni di vita delle donne. A quel punto abbiamo assistito a una forte decrescita della natalità. Ed è bene così, sul piano globale, perché il nostro obiettivo "in quanto umanità" non può che puntare a una diffusione del benessere che – giunto allo stadio dell'emancipazione femminile – possa riassorbire l'esplosione demografica Novecentesca, a sua volta insostenibile per l’ecosistema Terra.

    Questo processo di denatalità (e d’invecchiamento della popolazione) ha finora interessato i continenti americano, europeo e in parte asiatico. L'Africa si trova ancora nella fase dell'esplosione demografica, che dovrebbe recedere con l'avanzamento dell'istruzione e della condizione femminile.

    È dunque di per sé sol che ragionevole predisporsi ad assorbire gli effetti dell'evoluzione demografica africana. Di certo le ragazze europee non sarebbero disponibili ad affrontare, come le nostre nonne o bisnonne, dieci-quindici gravidanze, aborti inclusi, allo scopo di ripristinare il bilancio demografico delle nazioni. Qualunque tentativo di riesumare le politiche mussoliniane ("figli alla Nazione, soldati alla Patria!") si colloca assolutamente fuori dalla realtà e dalla storia. Questo vale per l'Italia, ma anche per l'intero continente.

    Non è quindi un caso che il governo condotto dalla cancelliera Merker insieme alla SPD abbia avviato in Germania politiche migratorie molto interessanti, nelle quali viene proposto un percorso di diritti e doveri, volto all'integrazione dei migranti nella società e nel mondo del lavoro. È un abbozzo di quel “Servizio civile migranti” (chiamiamolo così) di cui abbiamo talvolta ragionato su queste colonne negli ultimi anni, richiamandoci per altro all'idea di un "Esercito del lavoro" delineata da Ernesto Rossi nel suo saggio Abolire la miseria.

    Chapeau, dunque, alla Grosse Koalition in quest'ambito. Ma ci vorrebbero due ampliamenti delle politiche migratorie tedesche: da un lato occorrerebbe estendere a livello europeo l'esperimento avviato a Berlino, dall'altro lato occorrerebbe inaugurare, accanto al "Servizio civile migranti", un "Servizio civile giovani".

    Perché?

    Perché – se non provvederemo a prosciugare la grande piaga della disoccupazione giovanile, fattore determinante dell’insicurezza generale, la allgemeine Verunsicherung che scuote i ceti medi (e Sloterdijk queste cose le sa meglio di chiunque altro) – risulterà presto impossibile contenere e respingere il populismo.

    E allora perderemmo la base di consenso necessaria a svolgere politiche ragionevoli e umane e pacifiche anche in ambito migratorio.

 

 

Ernesto Rossi

       

   

Panama Papers

 

 

Gianni Pittella

 

Tolleranza zero contro gli evasori

e contro i paradisi fiscali

 

La faccia peggiore del nostro sistema finanziario,

un capitalismo corrotto e infettato dal malaffare

 

I "Panama Papers" svelano la faccia peggiore del nostro sistema finanziario, un capitalismo corrotto e infettato dal malaffare. Ecco perché spazzare via l’evasione fiscale deve essere una delle priorità di questo mandato della Commissione europea: tolleranza zero contro gli evasori e contro i paradisi fiscali. Ne abbiamo discusso in seduta plenaria a Strasburgo, come da richiesta del mio Gruppo politico, e ho indicato alcune delle cose da fare subito. Il punto di partenza non può che essere la creazione di una Commissione d’inchiesta parlamentare per fare massima chiarezza.

 

Gianni Pittella,

presidente Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo

 

Guarda il video dell'intervento

   

    

LETTERA DA ROMA

 

Vince la ragione.

 

Niente onorificenza al nazista partecipe della strage di Marzabotto

 

Molti di noi non ci potevano credere: un ex membro delle SS naziste, che aveva partecipato alla strage più terribile della Seconda guerra mon­diale in Italia, l’eccidio di Marzabotto, aveva recentemente ri­ce­vu­to una medaglia al merito dal Sindaco del suo paese in Germania. E questo nonostante il fatto che in Italia la giustizia lo avesse già con­dan­na­to all’ergastolo in via definitiva. Vivendo egli in Germania, pare che nessuno fosse a conoscenza delle sue responsabilità. L’indignazione è stata grande. Ci siamo mobilitati in diversi: i circoli PD in Germania; numerosi colleghi, tra cui Andrea De Maria, già Sindaco di Marzab­ot­to; il nostro attento Ambasciatore, Pietro Benassi. Io stessa, insieme al mio omologo tedesco, Lars Castellucci, Presidente dell’Intergruppo parlamentare di amicizia italo-tedesco, ho chiesto in una lettera aperta al Sindaco di ritirare la medaglia. Dopo pochi giorni ha prevalso la ragione: il riconoscimento attribuito è stato fatto decadere. Ed è bene così. Sarebbe stato un imperdonabile insulto alla memoria delle vittime ed ai loro parenti.

 

On. Laura Garavini (PD)

        

 

Riceviamo da NAGA

e volentieri segnaliamo

 

(Ben)venuti!

 

Indagine sul sistema d'accoglienza dei richiedenti asilo a Milano

 

MILANO - 4 MAGGIO 2016 - ORE 11.00

presso NAGA, in Via Zamenhof 7a

 

CONFERENZA STAMPA

di presentazione del Rapporto

 

(Ben)venuti!

 

Indagine sul sistema d'accoglienza

dei richiedenti asilo a Milano e provincia.

 

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SPIGOLATURE 

 

A dispetto dei cattivi profeti

 

di Renzo Balmelli 

 

CAREZZA. Speranzosi e forse anche un pochino ingenui, ci eravamo illusi di poter crescere nell'Europa senza frontiere. Purtroppo tra il vino sempre più acido di Matteo S. e il bel Danubio sempre meno blu sono aumentate a dismisura le probabilità che i sogni muoiano all'alba. In risposta al colossale esodo di migranti sappiamo solo mobilitare gli eserciti che per effetto dei vasi comunicanti rischiano di trasformare il continente in uno sterminato "deserto dei tartari" irto di filo spinato. A chi ha venduto l'anima per un pugno di voti maledetti poco importa se il naufragare nel mare della disperazione sarà una sconfitta irrimediabile per l'intera umanità. Dopo l'ennesimo barcone colato a picco sorge però un interrogativo angoscioso. Quanti ne devono morire ancora e quando si capirà finalmente, a dispetto dei cattivi profeti, che questa è una tragedia umanitaria di proporzioni bibliche? Quando prenderemo coscienza che solo una carezza e non uno sdegnoso rifiuto potrà dischiudere la flebile speranza di un avvenire migliore alla mamma spaventata che sotto la pioggia allatta il suo bimbo infreddolito nell'orrore dei lager. Quando?

 

PROGRESSO. Coi tempi che corrono, parlare di integrazione dei profughi, soprattutto rispetto a una cultura diversa, identitaria e radicata, è un messaggio che trova scarsa e difficoltosa rispondenza. Molto più gettonati sono gli appelli alla chiusura e al sabotaggio degli accordi di Schengen che significherebbero l'inizio della fine per i valori nei quali crediamo. Ma forse non tutto è perduto se la Germania, in controtendenza rispetto alla deriva populista, di colpo, dopo le turbolenze che hanno fatto traballare il trono della Cancelliera, si ravvede e decide che di muri le ne è bastato uno e che nella sua storia non ci sarà un altro passato di cui vergognarsi. Con la nuova legge sull'immigrazione che fa perno attorno al concetto della reciprocità è stato compiuto il primo passo verso un diverso concetto dell'accoglienza che è già stato definito un progresso storico pur suscitando, come era facile immaginare, molte polemiche e reazioni ostili .

 

PARTIGIANO. "Una vita ricca di emozioni, avventure, ideali, impegno sociale e solidarietà" è quella del medico ticinese Sandro Pedroli, membro onorario del Cooperativo, raccolta nel bel ritratto-intervista curato dal giornalista Silvano De Pietro per il settimanale "Ticinosette". Nel servizio, ricco di aneddoti e testimonianze, scopriamo un personaggio fuori dal comune che a Zurigo ha curato e assistito migliaia di emigranti, quando la loro condizione non era tutta rose e fiori, dopo essere stato a sua volta un "Gastarbeiter" a Torino con passaporto svizzero. Ma non un immigrato che si limitava a frequentare la facoltà di medicina, bensì forse l'unico ticinese "ad avere collaborato in prima persona" alla lotta di liberazione dal nazi-fascismo, guadagnandosi sul campo, correndo non pochi pericoli, la tessera di volontario rilasciata da Giustizia e Libertà al "partigiano Sandro" che ancora oggi è sempre in prima fila a tenere alta la bandiera della Resistenza in occasione del 25 Aprile.

 

SLOGAN. Più che mai dopo le primarie di New York, diventata a sorpresa lo spartiacque per la corsa alla Casa Bianca, sembra impossibile fermare la cavalcata di Donald Trump a meno che i repubblicani, divisi e confusi, decidano con un atto coraggioso, però assai poco probabile, di mettergli i bastoni fra le ruote. Dietro il tycon che prova a smembrare i valori sui quali è stata costruita l'America, il miliardario che divide e radicalizza il confronto anziché unire, si è formato un elettorato eterogeneo e sensibile agli slogan di facile suggestione che possono diventare davvero un pericolo. Con Bernie Sanders i democratici avrebbero avuto un candidato capace di rompere le stereotipo secondo il quale alcune cose negli Stati Uniti non possono essere fatte. Ad esempio rigenerare il concetto di solidarietà. E saranno questi i temi che Hillary Clinton, ormai quasi certa dell'investitura, dovrà recuperare nel solco di una tradizione che va da Franklin Roosvelt a Barak Obama e che il socialista del Vermont ha usato nella sua campagna fuori dagli schemi per scuotere l'establishment. 

 

UOMINI. E' difficile dire se Matteo Renzi pesino più le trivelle o la geografia. Certo è che agli svizzeri, popolo abituato a fare colazione con pane e referendum, è parso piuttosto strano quel quesito in cui occorreva votare SI per dire NO. Ancora più strana agli occhi del popolo elvetico, geloso custode del San Gottardo, è però sembrata la cantonata del premier che ha millantato inesistenti meriti per il nuovo traforo ferroviario da inaugurare il primo giugno. Quasi un affronto di lesa maestà alpina che richiederà un delicato rammendo diplomatico per non appesantire le relazioni tra i due Paesi. Peccato però che nessuno nella foga della polemica abbia ricordato quanta parte d'Italia è invece presente sul cantiere del Gottardo: presente coi nomi incisi nel granito di coloro venuti da oltre confine; coloro che non erano braccia, ma uomini, e che a furia di scavare si sono spezzati le ossa e hanno dato la vita per avvicinare i popoli. Ma questa è un'altra storia!

 

SEGNO. Che succede col cinema italiano? L'interrogativo è stato rilanciato con toni preoccupati dopo la conferma che quest'anno nessun film realizzato in Italia sarà in gara al concorso principale di Cannes, tra tutte le rassegne quella che ha l'identità più forte. Si dice che la settima arte, come tutte le altre d'altronde, sia lo specchio del Paese, dei suoi problemi e della sua capacità di affrontarli. . Considerato che lo scorso anno sulla Croisette i registi venuti dall'Italia erano tre, si potrebbe parlare di un momento di crisi temporanea. Ma così non sembrano pensarla gli addetti ai lavori, convinti invece che il cinema italiano stia vivendo un'era incerta, una fase di transizione durante la quale non è sempre facile confrontarsi con i nuovi orientamenti dei grandi festival. Basterà però rifarsi all'immortale lezione del neorealismo e della commedia all'italiana, capaci al momento giusto di interpretare il segno dei tempi, per ritrovare la vena creativa da cui sono nati tanti capolavori 

 

FUMO. Sullo schermo gli attori non fumano più e se lo fanno fuori dal set lo fanno di di nascosto per non dare il cattivo esempio. Certo è che l'inversione di tendenza è vistosa. Con tre pacchetti al giorno il primo James Bond si metteva in corpo un nemico ancora più temibile del cattivissimo Spectre. Era una finzione, però ormai scomparsa dai copioni. Nemmeno dalla terrazza dell'immaginaria Vigata, dove Montalbano si riposa tra un'inchiesta e l'altra, sale uno solo fil di fumo, benché Camilleri, fumatore accanito, conceda al suo commissario il piacere di una "bionda", ma solo nei romanzi, mai in televisione. Anche nel mondo della celluloide è ormai acquisito il concetto che il fumo è nocivo e può indurre negli spettatori poca consapevolezza dei danni. E' tutto vero, giusto e salutare, ma a costo di commettere peccato di cui chiediamo venia, bisogna però convenire che Casablanca con Humphrey Bogart senza il trench, tornato di moda, e senza l'inconfondibile sigaretta non sarebbe la stessa cosa.

  

    

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

        

Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

UN MARE DI MORTI

 

Unhcr conferma la morte di circa 500 migranti nel naufragio del Mediterraneo. I sopravvissuti hanno raccontato che il barcone si è rovesciato a causa del sovraffollamento. Appello all'Ue per una nuova politica per gli insediamenti

 

Arriva la tragica conferma, circa 500 persone sarebbero morte a seguito del naufragio del barcone di migranti avvenuto nei giorni scorsi nel mar Mediterraneo. Lo ha confermato poco fa in una nota la portavoce di Unhcr per l’Europa meridionale, Carlotta Sami: “Abbiamo sperato fosse notizia infondata ma ieri sera abbiamo incontrato i superstiti a Kalamata”.

    A far luce sulla vicenda l’UNHCR, ma a diffondere la notizia è stato il quotidiano laburista The Guardian. L’Organizzazione umanitaria ha svolto ieri un’indagine a Kalamata in Grecia dove ha raccolto le testimonianze di 41 migranti originari di Somalia, Sudan, Etiopia ed Egitto. Queste persone hanno detto di essere state coinvolte – o di aver assistito – in un naufragio che sarebbe costato la vita a circa 500 migranti. Tra le 100 e le 200 persone sarebbero partite da un punto della costa libica presso Tobruk, in un’imbarcazione in pessime condizioni. Una volta al largo, i trafficanti avrebbero tentato di far salire a bordo altre persone che si trovavano su una barca più piccola. A causa del sovraffollamento, l’imbarcazione più grande sarebbe affondata. I 41, prosegue l’Unhcr, sono persone che non erano ancora salite a bordo dell’imbarcazione affondata o che hanno raggiunto quella più piccola a nuoto, dopo l’incidente. La barca ha poi vagato alla deriva prima di essere avvistata il 16 aprile. I sopravvissuti sono stati recuperati in mare il 16 aprile e nei giorni successivi sono arrivati a Kalamata, dall’UNHCR è stato poi precisato che la data del naufragio è ancora non chiara e senza specificare chi ha salvato i migranti.

    I sopravvissuti non saranno riportati in Turchia dal momento che sono partiti dalla Libia, un paese devastato dalla guerra e con il quale l’UE non ha ancora negoziato un accordo per i rimpatri. Inizialmente si pensava che il punto di partenza di quest’imbarcazione fosse la terra dei faraoni, l’Egitto. In effetti solo nelle ultime settimane la maggior parte dei profughi sbarcati in Sicilia partiti dall’Egitto, senza dimenticare che continua ad ampliarsi la rete di scafisti nella terra dei faraoni e nel sud Italia che promette viaggi illegali a partire da 4mila euro a passeggero.

    In una dichiarazione, l’UNHCR ha invitato l’Europa a fornire “un aumento dei percorsi regolari per l’ammissione di rifugiati e richiedenti asilo per gestire l’emergenza in Europa. Ulteriori possibilità per il reinsediamento, il ricongiungimento familiare, e i visti di lavoro e di studio”, perché “servono a ridurre la domanda di traffico di esseri umani e di viaggi in barca pericolosi”.

    In effetti sembra che sia servito a poco all’Italia l’accordo con la Turchia. Gli sbarchi dal Continente africano continuano inesorabilmente e la Penisola italica resta il punto di approdo più vicino. La scorsa settimana l’Oim ha fatto sapere che in soli tre giorni (dal 12 al 15 aprile) sono sbarcati in Italia quasi 6mila migranti. Il dato, diffuso dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni sul suo sito, richiede un nuovo aggiornamento dei numeri diffusi dal Viminale tre giorni fa, secondo cui quest’anno gli arrivi via mare sono stati 24mila, il 25% rispetto allo stesso periodo del 2015. Solo il 15 aprile, in prima mattinata, sono stati 357 gli arrivi a Messina. Oltre 4.100 migrati sono stati salvati nel canale di Sicilia nell’arco di 48 ore a partire da lunedì e nove persone sono morte.

 

Redazione Avanti! - Vai al sito dell’avantionline

       

   

Da l’Unità online

http://www.unita.tv/

 

L’ex cancelliere Schröder

riconosce le ragioni dell’Italia

 

In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex cancelliere approva nel suo complesso il piano italiano per arginare nuovi flussi di migranti inserendosi con le sue considerazioni nel braccio di ferro in corso tra Matteo Renzi e Angela Merkel

 

di  Stefano Minnucci - @StefanoMinnucci

 

“La proposta di Renzi per una strategia comune della Ue verso il Nord Africa va nella giusta direzione”. Sono parole che assumono un valore politico considerevole se a pronunciarle è il tedesco Gerhard Schröder, ex leader socialdemocratico e Cancelliere fino al 2005. In un’intervista al Corriere della Sera, Schröder promuove nel suo complesso il piano italiano per arginare nuovi flussi di migranti dalla Libia e con le sue considerazioni, di fatto, si inserisce nel braccio di ferro in corso tra Matteo Renzi e Angela Merkel. Tanto più nel momento in cui non boccia la causa principale dello scontro tra i due capi di governo, ovvero la possibilità di utilizzare gli eurobond per nuovi investimenti in Africa. “Non sono contrario per principio agli eurobond. A condizione che ci sia un coordinamento della politica economica e finanziaria nell’ Eurozona, che oggi non abbiamo”.

     “Non c’è dubbio – dice poi Schroeder parlando dell’integrazione del Vecchio continente – che l’Unione sia sottoposta a pressioni fortissime, cui si aggiunge la prospettiva drammatica del Brexit, l’uscita del Regno Unito. Ma nonostante tutto non credo a un fallimento del progetto europeo”. La crisi in corso, secondo l’ex Cancelliere, si può superare soltanto lavorando insieme. “E ciò vale soprattutto per Italia, Francia e Germania. Fra questi tre Paesi vorrei vedere più discussioni, più contatti diretti, perché quando loro sono uniti gli altri seguono. È quindi in primo luogo responsabilità franco-italo-tedesca che l’integrazione europea non indietreggi ma venga rafforzata”.

    E sulla crescita dei partiti populisti ed estremisti come segno di un rigetto del progetto europeo, Schroeder spiega: “E’ uno sviluppo iniziato molto tempo fa. Oggi lo osserviamo anche in Germania. Da noi la questione dei rifugiati gioca sicuramente un ruolo cruciale. Per decenni, Cdu e Csu hanno creato l’impressione che la Germania non fosse terra d’immigrazione, ponendosi come garanti del fatto che non lo diventasse. Poi da un giorno all’altro – prosegue – di fronte alla drammatica emergenza della scorsa estate, la cancelliera Merkel ha praticamente aperto le porte ai rifugiati siriani, dicendo loro che potevano tutti venire in Germania, senza però avere soluzioni per gestire l’afflusso”.

     “Il risultato – continua l’ex Cancelliere – è stato il successo di Alternative fuer Deutschland, un partito di destra populista, molto xenofobo. In altri Paesi, in Francia e anche in Italia per esempio, il tema dei migranti si sovrappone agli effetti della crisi economica. Ma se guardo all’Italia sono ottimista: se le coraggiose riforme del premier Renzi avranno successo, come io credo, l’economia italiana saprà risollevarsi e una causa fondamentale del successo dei partiti populisti verrà meno“.

 

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Da MondOperaio

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Chi scrive (veramente) le leggi

 

Breve saggio sulla disciplina del

collaboratore parlamentare in Italia

 

di  Paolo Lombardi

 

Premessa - Il 14 dicembre 2015, per la prima volta in Italia, più di un centinaio di collaboratori parlamentari si sono riuniti in una partecipata assemblea per rinnovare gli organi direttivi dell’Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari (AICP) e per discutere approfonditamente della loro questione lavorativa. L’importanza dell’evento ci impone un riflessione sulla vicenda storica di questa figura professionale il cui apporto al buon funzionamento delle istituzioni parlamentari è gravemente misconosciuto e sottostimato. Paradossalmente, anche tra gli stessi collaboratori, pochi sanno come questa professione si è affermata nel dibattito parlamentare, come è stata regolamentata o meglio de-regolamentata nel corso delle legislature e, in generale, come è stata trattata all’interno e percepita all’esterno delle istituzioni parlamentari. Per arrivare a comprendere tutto questo ho dovuto fare un’attenta ricognizione dei dibattiti che si sono succeduti sia nelle Aule parlamentari, in occasione della discussione dei vari Bilanci interni nei rispettivi rami del Parlamento, che in seno agli Uffici di Presidenza[1] che rappresentano i massimi organi politici delle due Camere preposti alla emanazione delle Delibere, norme di rango primario e pertanto vere e proprie leggi dello Stato e non semplici atti amministrativi. Delibere che necessariamente ho dovuto consultare, per quello che mi è stato possibile, come qualsiasi altro atto[2] utile a ricostruire la storia di questa figura professionale che non mi stanco mai di ripetere è essenziale al buon funzionamento delle istituzioni parlamentari.

    Preciso subito che, per economicità espositiva, in questo mio scritto mi atterrò esclusivamente alla documentazione e ai lavori della Camera dei Deputati[3]. Come è facile immaginare, in virtù anche del dettato costituzionale dell’uniformità dei trattamenti fra i parlamentari, quanto da me descritto per la Camera può essere pacificamente esteso, con le ovvie cautele del caso, anche al Senato della Repubblica in quanto la trattazione della materia non poteva che avvenire se non di comune accordo.

    Ho ricordato sopra della partecipata assemblea dell’Associazione dei Collaboratori Parlamentari: giovani e meno giovani uniti nella comune lamentela della mancata regolamentazione della loro professione che è causa di numerose irregolarità contrattuali e di veri e propri abusi nei luoghi per eccellenza della legalità: le assemblee parlamentari. Eppure pochi sanno che questa figura è stata oggetto di vari interventi regolamentari. Anzi! Possiamo dire che per un certo periodo di tempo è stata anche sufficientemente regolamentata. Mi riferisco al periodo d’oro per i collaboratori: la seconda metà degli anni 80 quando venne istituito con Delibera il rimborso delle spese per l’opera dei collaboratori dei parlamentari con tanto di schemi contrattuali allegati per facilitare il compito della loro redazione. Purtroppo, come vedremo, l’acceso ostruzionismo di alcuni partiti[4] hanno progressivamente sabotato tale Delibera Collaboratori a favore di un rimborso forfettario che, come dimostrerò nelle mie considerazioni finali, rappresenta un atto non costituzionalmente legittimo.

    Senza anticipare troppo, come sopradetto, nella seconda metà degli anni 80 la figura del collaboratore parlamentare viene regolamentata in Italia al punto che, sul modello di altri Paesi europei, sono stati approntati dei veri e propri format contrattuali di riferimento. Per capire però come ci si è arrivati occorre fare un opportuno passo indietro andando addirittura ai mitici anni 60, quando si pose il problema di mettere mano e ordine alla controversa questione dell’indennità parlamentare, regolata all’epoca dalla legge 1102/1948, non proprio in linea con la Costituzione. Andiamo quindi con ordine!

 

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Da CRITICA LIBERALE

riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

M5s tra populismo ed e-democracy

 

Il fenomeno rappresentato dal M5S altro non è, se  pur in chiave di attualità, che il ripresentarsi di una tendenza ben presente nella cultura occidentale: vale a dire, porre il dato scientifico al di sopra di quello umano

 

di Paolo Bagnoli

 

I commenti  sulla morte di Gianroberto Casaleggio hanno, quasi tutti, rispettato due binari: il primo sulla novità politica che egli, con  il movimento da lui creato e diretto con mano ferma,  ha oggettivamente rappresentato e, il secondo, su cosa accadrà adesso dei “Cinque stelle” e sulle  manovre intestine per la leadership già, peraltro, in atto se pur si tenti, un po’ maldestramente, di negarle. In fondo si tratta della seconda formazione politica italiana; l’unica in grado di dare, piaccia o non piaccia, la spallata a Matteo Renzi.  Vediamo.  Pur non sapendo con precisione cosa sia Rousseau, ossia il nuovo sistema messo a punto da Casaleggio poco prima di morire per gestire il movimento e ritenuto il suo vero testamento, come è stato detto, appare plausibile che esso sia stato ideato per governare un soggetto che potrebbe trovarsi a governare l’Italia. In ogni caso significa che gli strumenti adottati fino ad oggi dovevano, comunque, essere innovati per conferire al movimento stabilità e durata. Un’esigenza che si capisce se andiamo a vedere tutti gli scostamenti  registrati  tra il dire e il fare nel il movimento dagli esordi fino a oggi;  la costituzione del  “direttorio” lo testimonia.  

    Si tratta, naturalmente, di vedere cosa succederà. Noi crediamo che, alla lunga, il M5S finirà per implodere – quando non è dato saperlo – ma siamo altresì convinti  che  sia sbagliato definire visionario il disegno di Casaleggio per la fascinazione che esso emana. È un disegno che affonda le proprie radici nella  crisi della democrazia moderna;  vi entra  dentro modificandola geneticamente. È l’effetto di un populismo razionale che, per essere al passo con il mondo globalizzato, inventa una “democrazia” alla sua altezza segnando, di conseguenza, un  nuovo modo di intendere e di praticare la democrazia medesima.  

    Da qui sorgono una serie di domande. La prima riguarda il populismo. Al contrario di quanto molti credono, il populismo non è un  fenomeno che si colloca fuori della politica, quanto l’espressione ultima della crisi della medesima. Senza star qui a tratteggiarne le caratteristiche, ma limitandoci a un giudizio generale, esso ha sempre  avuto un profilo di destra, di ordine extraistituzionale e, là dove si è affermato come in Brasile –il primo Paese a fare bibliografia in materia - o in Argentina, si è sempre realizzato in forme di autoritarismo politico in un mix tra una falsa demagogia partecipativa e una vera corruzione oligarchica. La seconda riflessione è più problematica poiché riguarda la dimensione della e-democracy, ossia dello scioglimento delle strutture classiche della politica, sovranità e partecipazione comprese, in nuove forme rappresentate dall’uso di uno strumento, di una macchina creata dalla scienza, che si chiama computer. Qui la questione si fa più complicata e complessa in quanto non riguarda solo una questione tecnicoprocedurale, bensì  sostanziale. Essa consiste nel negare il portato storico dello Stato moderno e dei suoi sviluppi, dei meccanismi che lo hanno condotto a essere “ democratico” e, quindi, animato da una lotta politica tra diverse visioni della realtà e dei valori che si hanno e che dovrebbero governarla – le ideologie – per reimpostare la questione su un, questo sì visionario, concetto distorto di “comunità”. In esso, infatti, finiscono per essere riassunti quelli di popolo, patria, identità nazionale , strumenti del “politico”, forme e modalità della sovranità e della rappresentanza,  assolutizzando la categoria dei cittadini quale esclusivo ambito castale della sovranità e della democrazia che ne consegue.  Nell’ideologia dei cittadini si sciolgono tutte le altre ideologie e, con esse, le forme politiche della democrazia dei moderni e, quindi, delle partitizzazioni presenti nella società;  viene cancellata l’idea stessa della rappresentanza; i cittadini ,attraverso gli strumenti della rete, si esprimono e decidono. Se tale ragionamento lo portiamo al suo estremo logico si comprende come venga superata l’impalcatura istituzionale degli Stati moderni, i quali hanno a fondamento primario la procedura della democrazia. Non si capisce, cioè, come il meccanismo perseguito da Casaleggio possa realizzarsi nel concreto. Infatti, anche senza essere filosofi del diritto, si comprende che la garanzia della procedura non è sufficiente a garantire la democrazia medesima se viene a cadere l’elaborazione istituzionale che la politica democratica deve avere a monte. 

    Questa ci sembra la sostanza dell’e-democracy  concepita dal compianto Casaleggio. Egli, facendo prevalere  il metodo sovrano e procedurale della rete, l’ha testato coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti e solo lo sfascio del sistema e l’improbabilità politica di Renzi  ha fatto sì che il M5S sia arrivato dove è arrivato. Inoltre, l’innovativo pensiero di Casaleggio, in contraddizione con tutta la logica del suo ragionamento, palesa un elemento che la dice lunga: vale a dire, che sulla piramide di tutto, rete compresa, stava lui nella cui persona tutto si riassumeva: dalla sovranità, al partito, alla legittimazione della rappresentanza in quanto padrone del vapore; un vapore, peraltro, redditizio se si pensa ai blog che la sua ditta gestisce con  privativa politica assoluta. La rete, che è tale perché non ha un punto centrale di riferimento, stavolta lo aveva  e – ci sia passato un paragone marinaro -  più che una rete assomiglia a una sciabica che il capo-pesca orienta e manovra.  È, cioè, uno strumento di manovra, capace anche di buone pescate, ma la qualità del pescato non è intrinseca al prodotto,  sanzionata dal solo capo-pesca. Il fatto – come appare  –che  l’erede designato da Casaleggio al vertice gestionale e direzionale del movimento, ossia  il padrone delle chiavi di accesso alla rete pentastellata  e ai blog, sia suo figlio  si commenta da sé.  Chissà: forse si tratta di una rete, ma coreana; del nord, s’intende!   

    Infine un’ultima osservazione. Il fenomeno rappresentato dal M5S altro non è, se  pur in chiave di attualità, che il ripresentarsi di una tendenza ben presente nella cultura occidentale: vale a dire, porre il dato scientifico al di sopra di quello umano; una testimonianza della crisi dell’umanesimo che, spostando l’uomo dal centro di riferimento di ogni azione pubblica per meri fini di supremazia e dominanza, ha solo prodotto conflitti e inferto ferite profonde allo spirito di civiltà dell’Occidente. Intendiamoci, lungi da noi ritenere, nemmeno per scherzo, che da Rousseau possa scaturire un processo di guerra, ma certo anche  tutta questa storia è una prova della profonda crisi dello spirito europeo. Che produca qualcosa di buono lo riteniamo assai improbabile.  

 

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Presentazione

 

IL CONCORDATO NEL

TEMPO DI FRANCESCO

 

Presentazione del volume

 

I primi trent’anni del Concordato Craxi-Casaroli (1984 – 2014)

 

a cura di Gennaro Acquaviva e Francesco Margiotta Broglio

Marsilio Editori

 

Roma, 9 Maggio 2016 ore 17:00

Senato della Repubblica

Palazzo Madama - Sala Koch

Piazza San Luigi de' Francesi, 9

 

Discutono:

Giuseppe De Rita

Giorgio Feliciani

Massimo Franco

Marcello Sorgi

 

modera Luigi Covatta

 

È obbligatorio accreditarsi.

Info e accrediti: segreteria at associazionesocialismo.it

   

    

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

    

LETTERA / segnalazione

 

La proprietà dell’Avanti! torna a sinistra

 

L'Avanti!, la storica testata del socialismo italiano e della battaglia per la Repubblica è stato recuperato alla sinistra: ora è di proprietà del Gruppo di Volpedo (associazione dei circoli socialisti e libertari del Nord-ovest d'Italia) e della editrice Critica Sociale.

    Uscirà in edizione straordinaria per celebrare il 2 giugno. La Repubblica democratica, a 70 anni dal referendum vittorioso sulla monarchia, complice del fascismo, e dell'elezione dell'Assemblea Costituente, con legge proporzionale, è minacciata nei suoi fondamenti istituzionali e nei suoi valori dall'accoppiata della legge elettorale n. 52/2015 con la revisione costituzionale.

 

Felice C. Besostri, Milano

        

 

LETTERA / segnalazione

 

Donat Cattin - Storia di una separazione

 

Nel numero 4/2016 di Mondoperaio è pubblicato il testo (link) di Gennaro Acquaviva dedicato alla figura e all’opera politica di Donat Cattin nel 25° anniversario della sua scomparsa.

    Esso è di particolare interesse per la ricostruzione del ruolo assunto dall’allora leader di Forze Nuove, nella fase storica in cui si operò la rottura dell’unità politica dei cattolici (1970/72).

 

Segreteria Associazione Socialismo, Roma

www.associazionesocialismo.it

        

    

LETTERA / controcorrente

 

Brasile: il golpe

giustizialista dei corrotti

 

In un clima grottesco, il bue dice cornuto all’asino, si è consumato

il golpe dei corrotti, sotto la falsa bandiera della “lotta alla corruzione”, cinico leitmotiv delle destre più luride del mondo.

 

Vittoria dei golpisti brasiliani e durissima sconfitta della Presidente Dilma, delle forze della sinistra, della democrazia. Domenica 17 aprile, con 367 voti a favore, 137 contro, 7 astensioni e due assenti giustificati per malattia, la Camera dei deputati brasiliana ha votato a favore del procedimento di impeachment contro la Presidente Dilma Roussef, accusata di irregolarità nella pubblicazione del bilancio federale.

    Tra le dichiarazioni di voto contro Dilma dell’opposizione, molte dedicate a “Dio, Patria e Famiglia”, tra le più sfacciate quella di Jair Bolsonaro (Partito Progressista, di estrema destra), un ex-militare che ha dedicato il suo voto al colonnello Carlos Alberto Brilhante Ustra, uno dei torturatori di Dilma quando era in prigione durante la dittatura (1964-1985). “Hanno perso nel 1964 (data del golpe militare contro Joao Goulart) e perderanno nel 2016…” - ha detto Bolsonaro.

    “Contro il comunismo, il Foro di Sao Paulo, per le Forze Armate e soprattutto per Dio, il mio voto è sì”. Una dichiarazione accolta da applausi dai banchi dell’opposizione.

    Nonostante che il candidato del Partito dei Lavoratori (PT) abbia vinto le elezioni per la quarta volta consecutiva, la composizione del Parlamento si è spostata notevolmente. Con l’appoggio della grande finanza e dei maggiori media, la destra è riuscita ad eleggere il peggior parlamento dal ritorno della democrazia. Un parlamento con una maggioranza composta da fondamentalisti evangelici, rappresentanti dei latifondisti e dell’agro-business, dalla lobby dei venditori di armi, dei mezzi di comunicazione privati (i cosiddetti “colonnelli elettronici”), dai rappresentanti delle compagnie di assicurazione private del settore della salute, dai fautori dell’educazione privata a scapito di quella pubblica. Un Parlamento che, infatti, si è ben guardato dal mettere in agenda la Riforma politica, quella elettorale e quella dei mezzi di comunicazione.

    È così che, in un ambiente grottesco, si è consumato il golpe dei corrotti, che ha utilizzato la falsa bandiera della lotta alla corruzione, leitmotiv della contro-offensiva delle destre continentali e di Washington. In altri termini, il bue dice cornuto all’asino. Una Camera dei Deputati macchiata dalla corruzione, al comando del suo presidente evangelico Eduardo Cunha, (investigato per corruzione nel Processo Petrobras e con diversi conti bancari in Svizzera), consegna il governo al vicepresidente Michel Temer, un traditore in combutta con Eduardo Cunha, dello stesso PMDB.

    La destra, che non aveva accettato la sconfitta elettorale, cerca di tornare al governo con il golpe parlamentare. Esattamente il 17 aprile di 20 anni fa, veniva commesso il massacro di Eldorado dos Carajás, con l’omicidio poliziesco di 19 contadini senza terra che reclamavano terra ed una riforma agraria. Per completare il quadro, il giudice della Corte Suprema di Giustizia, Gilmar Mendes, ha sospeso sine die la nomina di Lula a Ministro della Presidenza, in quanto “la sua carica potrebbe ostacolare le indagini contro di lui”, per i suoi presunti vincoli con il caso di corruzione ed il riciclaggio di denaro dell’impresa Petrobras.

 

Marco Consolo

http://marcoconsolo.altervista.org/

        

      

LETTERA

 

La meraviglia intorno al

socialdemocratico Sanders

 

Mi lascia perplesso la meraviglia di molti a seguito della presenza e dei risultati del socialdemocratico Sanders nella campagna elettorale USA!

    Mi permetto di ricordare, ai senza memoria, che il leader sindacale USA Antonini concesse un prestito, poi pagato, ai Socialdemocratici di Palazzo Barberini capeggiati dal grande Saragat!

    Sempre per non dimenticare, con il 7% dei voti ottenuti si permise al 48% di De Gasperi di formare il governo.

    Quindi le idee di Socialismo Democratico in USA hanno sempre avuto diritto di tribuna, anche se piccola.

 

Lettera firmata - e-mail

 

Lo stupore non è dottrinario. È vero che nel 1943 prima dello sbarco in Sicilia il presidente Roosevelt fece distribuire “Fontamara” di Silone e “Il socialismo liberale” di Rosselli affinché i soldati americani potessero approfondire le ragioni della guerra contro il nazi-fascismo. Ma nel Dopoguerra le cose cambiarono, soprattutto a causa delle campagne maccartiste. Fino a otto anni fa negli USA l’epiteto “socialista” gettava sull’avversario l’ombra di “attività antiamericane”. Durante la presidenza Obama, però, le destre hanno tacciato di “socialismo” l’inquilino della Casa Bianca talmente tante volte e talmente tanto spesso che la gente ha finito per farci l’orecchio. – La red dell’ADL

        

    

LETTERA

 

Ogni tanto non vi capisco

 

Ogni tanto non vi capisco. Che ci fa un pezzo di Fabrizio Rondolino su AdL? A parte che a conoscerlo di persona è un soggetto davvero sgradevolissimo. E vabbe’, nessuno è perfetto. Perché dare diritto di tribuna ad una insulsa intemerata antigrillina.

    L'ultimo leninista è Renzi. Più volte, tanto da lui che dalla Boschi è stato invocato il "centralismo democratico" per obbligare il partito all'obbedienza sulle riforme costituzionali e non solo, senza naturalmente conoscere nulla di quelli che sono diritti e doveri a cui attenersi in un partito che pratica il centralismo in senso leninista (in forma blanda qualsiasi partito usa il centralismo democratico).

    Ora, AdL pubblica una serie di insulsaggini sul concetto di brand che sgorgano alla chetichella e scritte da questo personaggio da presepe grazie a chi ancora si presta a dargli corda un signore il cui nome è già un programma Rondolino, ancora riesce forse, a mantenere una famiglia, seppur alquanto scombinata. 'Sta… persona, questo agitprop da due soldi non dovrebbe avere spazio, non su Adl ma sulla faccia della terra.

 

P.S. AdL si batte per i migranti che fuggono dalle guerre e poi offre spazio a un soggetto come Rondolino. Ogni tanto chissà perché vi piace giocare agli amici del giaguaro. Guardate un po’ qua: link

 

Lettera firmata, e-mail

 

 

Può essere bello avere opinioni diverse. L’essenza del non-leninismo consiste per noi in questo: non occorre essere d’accordo su tutto quel che dice o scrive una persona per pubblicarne le opinioni. Cento anni fa l’ADL pubblicava testi di Lenin, pur distanziandosi dalla pessima abitudine bolscevica alla denigrazione personale. Nel caso specifico dell’articolo sul leader del M5s recentemente scomparso abbiamo semplicemente rilanciato una presa di posizione apparsa sull’Unità di otto giorni fa, pur dissentendo dalle opinioni rondoliniane sulle politiche migratorie. Oggi rilanciamo un’altra presa di posizione su Casaleggio scritta da Paolo Bagnoli per “Critica Liberale”. – La red dell’ADL

        

    

LETTERA

 

Noi Siamo Chiesa

compie vent’anni

 

Il movimento “Noi Siamo Chiesa” è nato vent’anni fa. Prima in Austria e in Germania, poi in tutta Europa e ben oltre.

Era solo un Appello per la riforma della Chiesa, un po’ estemporaneo.

Da lì è nato un movimento che era necessario allora ma che rimane necessario anche adesso con una situazione di Chiesa che può cambiare, anzi che sta cambiando!

 

Sul nostro sito trovate il programma di un incontro che faremo il 28 maggio a Milano. Fate girare l’informazione.

 

Un abbraccio fraterno

Vittorio Bellavite, Noi Siamo Chiesa

 

Un siloniano buon compleanno a tutti voi! – La red dell’ADL

 

   

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo

 

L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.

  

     

 

 

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