[Diritti] ADL 140703 - Il governo



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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu

Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894

Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo

Direttore: Andrea Ermano

 

Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 3 luglio 2014

       

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PAUSA ESTIVA

 

Con il numero odierno la Newsletter dell’ADL inizia la consueta pausa estiva, durante la quale si procederà anche ai necessari aggiornamenti tecnici del servizio. Le regolari trasmissioni riprenderanno giovedì 4 settembre 2014. A tutte e a tutti i nostri migliori auguri per l’estate!

 

La red dell’ADL      

       

IPSE DIXIT

 

Il governo dei poteri visibili - «Se la democrazia è il governo dei poteri visibili, il primo dovere è quello della trasparenza, senza la quale non c’è controllo possibile da parte dell’opinione pubblica e quindi non può esserci nemmeno partecipazione informata da parte dei cittadini.» – Felice Besostri

  

    

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

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Besostri alla Consulta - 1

 

“Mantengo la mia candidatura”

 

L’avvocato Felice Besostri, uno dei giuristi autori del ricorso alla Consulta contro il “Porcellum”, è candidato alla carica di giudice costituzionale. Nel pubblicare la seguente presa di posizione di Felice Besostri, L’ADL chiede a tutte le lettrici e a tutti i lettori di sostenere questa candidatura.

 

di Felice Besostri

 

Manterrò la candidatura alla Corte costituzionale anche per la quarta votazione del 3 luglio: lo devo ai 70 parlamentari che mi hanno votato e ai cittadini e cittadine che hanno apprezzato le mie azioni, per fortuna non solitarie, a favore di leggi elettorali conformi a Costituzione.

 

 

Felice Besostri

 

Nella mia scelta vi è anche una ragione di metodo: mi sembra assurdo che, per una funzione di rilievo costituzionale, ci siano elezioni senza candidati.

    Se la democrazia è il governo dei poteri visibili, il primo dovere è quello della trasparenza, senza la quale non c’è controllo possibile da parte dell’opinione pubblica e quindi non può esserci nemmeno partecipazione informata da parte dei cittadini.

    

        

L’appello di 38 ex parlamentari

 

Besostri alla Consulta - 2

 

In vista della votazione in seduta comune del Parlamento Italiano per l'elezione di due giudici costituzionali 38 ex parlamentari hanno preso l'iniziativa di inviare un appello ai parlamentari in carica a sostegno della candidatura dell'avv. Felice Besostri, come riconoscimento della sua attività di difesa della costituzionalità delle leggi elettorali. Il testo della lettera aperta ai Senatori e ai Deputati italiani a sostegno della candidatura di Besostri per la Corte costituzionale

 

Cari colleghi, siamo un gruppo di persone che, prima di Voi, in tempi diversi e militando in schieramenti politici diversi, hanno avuto l’onore e la responsabilità di rappresentare i cittadini italiani in quel Parlamento nel quale oggi sono in discussione profonde trasformazioni.

    In questi giorni siete chiamati ad una delle più importanti funzioni di garanzia previste dal nostro ordinamento: quella di scegliere due membri della Consulta di nomina parlamentare.

    Al di là delle convinzioni culturali e politiche di ciascuno di noi, ci accomuna la preoccupazione circa l’infragilirsi di quei meccanismi di autonomia e bilanciamento tra le Istituzioni che sussistono in qualsiasi democrazia, e che la nostra Costituzione prevede. Infragilimento che, nella fattispecie, potrebbe manifestarsi nel momento in cui le scelte relative alla formazione di un Organo di Garanzia venissero condizionate da logiche esclusivamente di parte più o meno conformi alla maggioranza di governo.

    Crediamo che la candidatura dell’avvocato Felice Besostri a membro della Corte Costituzionale esprima appieno la necessità che un Organo di Garanzia sia effettivamente tale. L’avvocato Felice Besostri, noto per aver avuto il merito di portare di fronte alla Corte Costituzionale il "Porcellum", ottenendone la dichiarazione di incostituzionalità, e che ha già ottenuto un ragguardevole numero di voti nelle prime votazioni, sarebbe infatti l’espressione più chiara di un Parlamento che non rinuncia alla sua più alta funzione di concorrere alla formazione di una Corte fortemente autonoma.

 

Michele Achilli,

Mario Artali,

Paolo Bagnoli,

Fulvia Bandoli,

Katia Bellillo,

Piergiorgio Bergonzi,

Roberto Biscardini,

Angelo Bonelli,

Giovanna Capelli,

Enzo Ceremigna,

Domenico Contestabile,

Fiorello Cortiana,

Angelo Cresco,

Bobo Craxi,

Cinzia Dato,

Mauro Del Bue,

Stefano De Luca,

Piero Di Siena,

Beppe Facchetti,

Antonello Falomi,

Bartolo Fazi,

Isa Ferraguti,

Pietro Folena,

Alfiero Grandi,

Franco Grillini,

Giuseppe Lo Curzio,

Luigi Marino,

Gianni Mattioli,

Vincenzo Palumbo,

Renzo Penna,

Saro Pettinato,

Cesare Salvi,

Angelo Sollazzo,

Carlo Tognoli,

Lanfranco Turci,

Stefano Vetrano,

Valerio Zanone,

Katia Zanotti.

  

    

L’appello di “iniziativa 21 giugno”

 

Besostri alla Consulta - 3

 

“iniziativa 21 giugno” chiede ai Senatori ed ai Deputati di sostenere la candidatura di Felice Besostri quale membro di nomina parlamentare della Consulta. Gim Cassano ha trasmesso a tutti Senatori ed a tutti i Deputati il seguente messaggio:

 

Ai Senatori e Deputati della Repubblica, mi rivolgo a Voi a nome di “Iniziativa 21 giugno”, movimento che vede tra i suoi primi sostenitori individualità, Circoli, Associazioni, Fondazioni, portatori di esperienze, storie, sensibilità, diverse, ma tutte rientranti nell’alveo della Sinistra italiana: storie ed esperienze che, per quanto oggi deboli sul piano politico, hanno concorso a costruire la Democrazia Italiana e la Costituzione che la esprime.

    Tra queste: Critica Liberale, Repubblica e Progresso, Alleanza Lib-Lab, Sinistra d’Azione, Iniziativa Socialista, Rete Socialista, Network per il Socialismo Europeo, Laboratorio politico per la Sinistra.

    La scelta dei Giudici Costituzionali di nomina parlamentare è una delle più importanti manifestazioni di quelle funzioni di garanzia che sono assegnate al Parlamento. E, se è vero che una democrazia si fonda sul diritto/dovere della maggioranza ad esercitare la funzione di governo, si fonda in misura non inferiore sul diritto delle minoranze a far sentire la propria voce.

    Per questa ragione, nell’incontro tenutosi – appunto – questo 21 giugno, oltre ad altro, abbiamo stabilito in modo unanime di sostenere la candidatura dell’ Avvocato, già Senatore, Felice Carlo Besostri a membro di nomina parlamentare della Corte Costituzionale, che ci permettiamo di chiederVi di voler sostenere.

    In questa candidatura si identifica il principio cardine di uno Stato di Diritto: quello del primato della legge sulla prassi. E, in particolare, quello della nostra forma costituzionale, che prevede il primato della norma Costituzionale sulla legge ordinaria. E si identifica anche il principio, di vitale importanza in una democrazia, che un Organo di Garanzia, quale è la Corte Costituzionale, non vada a costituirsi in ossequio alle maggioranze politiche, ma si formi in via autonoma rispetto a queste.

    “Iniziativa 21 giugno” si rivolge quindi a tutti i rappresentanti del popolo italiano, a prescindere dalle loro appartenenze politiche, perché vogliano sostenere la candidatura di una figura che ha mostrato di esprimere compiutamente quei principii.

 

Gim Cassano, per “Iniziativa 21 giugno”

iniziativa21giugno at gmail.com

   

    

PAUSA ESTIVA

 

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SPIGOLATURE 

 

Rimeditando Sarajevo e Yprès

 

L'Europa prova a ripartire, ma…

 

di Renzo Balmelli 

 

SOLIDARIETÀ. Con un gesto simbolico l'Europa prova a ripartire da Yprès e Sarajevo, città martiri della Grande Guerra, dove tutto ebbe inizio. Ma sarà un tentativo monco se nel Mediterraneo non si fermeranno le stragi di migranti che creano un contrasto terribile con il "mare nostrum", culla della civiltà. L'orrore di ieri, tra i fumi dei gas venefici, si rispecchia nell'orrore di oggi, al cospetto di quei poveri morti asfissiati nella stiva di un barcone. Nel semestre italiano sarà compito di Roma, che non può essere lasciata sola a gestire l'immane tragedia, richiamare gli altri paesi membri all'obbligo morale di risalire con determinazione alla radice del male ed estirparlo. Se ciò non avvenisse, l'UE potrebbe perdere di vista per sempre la grande lezione dei padri fondatori cui stava a cuore, prima di ogni altra cosa, la solidarietà universale e la difesa della gente che non ha difesa. Nel qual caso sarebbe come dichiarare fallimento di fronte alla storia.

 

PASSIONE. Tra le sceneggiate di Grillo e gli sgarbi dell'estrema destra, sintomo però di un diffuso disagio, non saranno certo le gatte da pelare che mancheranno a Matteo Renzi mentre inaugura con propositi battaglieri le presidenza italiana del Consiglio europeo. Coincidenza vuole che i destini di Roma e di Bruxelles si trovino a incrociarsi sul calendario quando in una capitale come nell'altra ne le chiacchiere ne i poco emozionanti compromessi appaiono come una risorsa sufficiente per raccogliere con successo la sfida all'avvenire. E qualsiasi automobilista alle prime armi sa quanto possano essere pericolosi gli incroci. Certo, con l'occupazione, la crescita e l'economia sana si fa l'Europa. Ma non basta se manca il fuoco sacro che regge il progetto comune, se viene meno, come ammonisce il filosofo Bernard-Henry Lévy " la dimensione passionale dell'integrazione", la sola capace di ricacciare nell'ombra i fantasmi del passato.

 

SOCIALISMO. Con l'implacabile sequenza lineare dell'effetto domino, la prematura eliminazione degli azzurri dai mondiali ha innescato polemiche a non finire sui mali dell'Italia e le relative responsabilità. Una volta scoperchiato il vaso di Pandora, tutti i problemi si sono riversati sul Paese evidenziandone le fragilità, le inadempienze e le difficoltà a muoversi lungo il tortuoso cammino delle riforme annunciate e spesso disattese. Al cospetto di interrogativi che forse non è esagerato definire epocali, coglie nel segno e offre lo spunto a profonde riflessioni il "socialismo come nostalgia del futuro", secondo la bella definizione che ne dà Felice Besostri nel volume "Genova 2012" pubblicato sotto gli auspici della Società Cooperativa di Zurigo raccogliendo gli atti del convegno tenuto a Genova nei centoventi anni dalla fondazione del Partito dei lavoratori italiani. Una formidabile "idea che non muore", l'idea della sinistra fondata su valori condivisi, resta oggi come ieri la chiave di volta ideale per il vero progresso.

 

POTERE. Quando erano all'apice della notorietà, Sarkozy e Berlusconi si detestavano neppure cordialmente, ma a tutto campo. Famoso è rimasto negli annali dei vertici lo scambio pubblico di battute intrise di ironia tra l'allora presidente francese e Angela Merkel sull'affidabilità del premier italiano che veniva messa apertamente in dubbio. Ma adesso, come in uno di quei titoli mirabolanti di Lina Wertmüller, eccoli entrambi travolti da un insolito destino. Sarkozy, raggiunto da una pesantissima accusa di corruzione che potrebbe cancellare i suoi sogni di rivincita alle presidenziali del 2017, fa il paio con Berlusconi che mogio, mogio in veste di penitente, si scusa di fronte alla giustizia, da lui spesso bistrattata, per avere perso le staffe nei confronti della magistratura, definita " 'incontrollata, incontrollabile e irresponsabile". Non sempre è vero, insomma, che il potere logora soltanto chi non ce l'ha, ma bensì anche chi ne ha avuto quasi a dismisura.

 

DERIVA. Vengono i sudori freddi al solo pensiero che l'interminabile conflitto arabo-israeliano, già causa di lutti e sofferenze indicibili, possa degenerare al punto da contemplare il rapimento e l'uccisione a sangue freddo di adolescenti di ambo le parti, senza colpa alcuna se non quella di essere divisi dai muri dell'incomprensione e dell'odio. In questa esplosione di violenza che acceca e ottenebra la ragione, dentro questa deriva in cui nessuno può proclamarsi innocente, vanno via via affievolendosi le speranze di una composizione negoziata del conflitto. Mentre tornano a farsi sentire i tamburi di guerra, lo spirito di Camp David che valse ai suoi protagonisti, Arafat e Rabin, il Nobel per la pace, è ormai un lontano, pallido ricordo, offuscato dallo spirito di vendetta che cova sotto la cenere. Se l'estremismo che dilania il Mediterraneo avesse la meglio, la crisi delle relazioni internazionali, già duramente toccate dai conflitti in atto nel mondo, potrebbe subire un'accelerazione dalle conseguenze incalcolabili.

 

INTEGRAZIONE. Al netto di qualche nobile decaduta, le gerarchie sono state mantenute. La nota interessante dei mondiali di calcio resta tuttavia la difficoltà incontrata dai grandi per venire a capo delle squadre che venivano ritenute figlie di un Dio minore e invece non lo sono più. In termini "politici" vi è stato un generale innalzamento dei valori che ha visto avversari come Algeria, Nigeria, Grecia e Stati Uniti, potenza mondiale ma non nel rincorrere un pallone, tenere validamente testa e fare soffrire le compagini che vanno per la maggiore. Nella ritrovata democrazia sportiva , la Svizzera merita una segnalazione speciale avendo ottenuto un risultato importante grazie a una Nazionale composta in prevalenza di giocatori d'origine kosovara, macedone, croata, bosniaca, turca, cilena e della Costa d'Avorio. Che quella confederata sia stata tra tutte le squadre la più multietnica in assoluto vista all'opera in Brasile oltre che un esempio nel percorso di integrazione è una nota positiva che mette a tacere i pifferai dell'esclusione e del populismo squallido e becero.

 

PETTEGOLEZZI. Cosa sarebbe l'estate senza i gossip da gustare sotto l'ombrellone con un gelato in mano. Già i primi rotocalchi dedicati a dive, regine e principesse facevano a gara per conquistare i lettori. Nell'era multimediale non c'è tablet o smartphone che non cavalchi l'onda lunga del pettegolezzo da offrire all'utente senza alzarsi dalla sdraio. Per la stagione in arrivo il grande tormentone sarà quello di scoprire che fine hanno fatto le "olgettine" che animavano le calde notti del bunga bunga. Con l'ex Cavaliere che ha ormai ripudiato la battuta "meglio le belle ragazze che essere gay", le affascinanti fanciulle dirette alla volta di Arcore sono uscite di scena e si guardano bene dal farsi vedere troppo in giro. Come se tra le ragazze che animavano i " ricevimenti eleganti" e gli attori di quella fase turbolenta e infausta della politica fosse calata una rete di sicurezza per tenerle lontane e farle dimenticare agli elettori. Quanto basta per incuriosire gli amanti delle cronache piccanti.  

    

 

CORDOGLIO DELL’ASSEMBLEA DEL COOPI

 

ANDY ROCCHELLI (1983 – 2014)

 

La scomparsa di Andy Rocchelli, morto il 24 maggio scorso in Ucraina insieme al dissidente russo Andrey Mironov, è stata ricordata domenica 29 giugno 2014 dall’Assemblea annuale della Società Cooperativa Italiana Zurigo con un minuto di silenzio.

    La madre del fotoreporter italiano ucciso da un colpo di mortaio a Sloviansk è Elisa Signori, studiosa autorevole dell’emigrazione antifascista e curatrice presso le Edizioni dell’ADL di Frammenti di vita e d’esilio, il carteggio di Giulia Bondanini Schiavetti.

    Alla famiglia di Andy Rocchelli l’assemblea della Società Cooperativa ha inviato un commosso messaggio di cordoglio cui si sono associati la Cattedra di Romanistica dell’Università di Zurigo e la Società Dante Alighieri nelle persone della prof. Tatiana Crivelli e del prof. Emilio Speciale.

    Di seguito una meditazione di Renzo Balmelli, decano dei giornalisti svizzeri, collaboratore dell’ADL e socio d’onore del Coopi.

 

di Renzo Balmelli

 

Non basta un mese, così come basta una vita intera per asciugare le lacrime di una madre che ha perso il figlio, valente  giornalista,  partito per una missione al fronte e mai più tornato a casa. Il giornalista era Andy Rocchelli, 30 anni, uno dei migliori fotoreporter italiani, ucciso il 24 maggio in Ucraina, insieme al dissidente russo Andrey Mironov, strenuo oppositore della "sbirrocrazia" putiniana.

 

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Andrey Mironov e Andy Rocchelli

 

La madre di Andy, docente  di storia all'università di Pavia, Elisa Signori, biografa di Schiavetti che con noi ha pubblicato il carteggio di Giulia Bondanini Schiavetti. Una carissima amica nostra, Elisa Signori, colpita negli affetti più profondi dall'odissea di quel figlio in giro da un punto caldo all'altro del globo, dove spesso è rischioso aprirsi uno spiraglio, alzare i veli che nascondono la verità.  

    L’uccisione di Andy Rocchelli è il  tragico epilogo della vicenda umana e professionale di un giovane innamorato del suo mestiere che ha sfidato  la morte per mostrare i retroscena dei conflitti, anche se il mondo – come ha ricordato Adriano Sofri su Repubblica – non ha voglia di vedere.

    Oltre alla pena che ci assale per  una vita stroncata nel fiore degli anni, al cospetto di certe notizie si fa largo il sentimento di impotenza che tutti noi proviamo di fronte a drammi  che offendono la ragione e il buon senso.  Due uomini sono caduti a Sloviansk, città Ucraina di 100 mila abitanti, in passato nota per il  commercio del sale, ora ridotta in macerie dalla ferocia dei combattimenti tra le opposte fazioni che non hanno la minima  intenzione di abbassare le armi fino a quando non ci sarà più nessuno da ammazzare.

    Sembra di muoversi nel labirinto dell'assurdo e della follia e invece è la dura, spietata verità della lotta furibonda per il potere. Quante voci giunte fino ai giorni nostri si sono levate per dire basta, quante madri coraggio hanno lanciato forte e alto il loro grido di ribellione, implacabile denuncia di tutte le guerre e degli orrori che esse producono. Invano. Per fare il reporter degli scontri che insanguinano il pianeta, per andare il più vicino possibile alla fonte della battaglia,  bisogna avere la passione per gli altri e la fiducia di ciò che si dice. Loro ce l'avevano.  In quella specie di terra di nessuno nell'oblast di Donek i nomi di Rocchelli e Mironov, fedeli al credo che li ha guidati nella loro ricerca della giustizia, sono andati ad aggiungersi all' elenco di inviati e combattenti per la libertà; una lista di nomi che dal duemila in poi non ha cessato di allungarsi. Dall'Ossezia a Beslan, dalla Cecenia all'Afghanistan, dalle primavere arabe mai sbocciate  alle atrocità che in Siria e Iraq trasformano la quotidianità in un inferno, sono più di mille - una vera e propria ecatombe- i giornalisti caduti nell'esercizio della loro professione. Ricordarli, come facciamo oggi con Rocchelli e Mironov, non è soltanto un omaggio postumo e neppure un esercizio retorico, ma il modo più concreto per affrontare le minacce che gravano sul diritto all'informazione, soggetto a violazioni, censure subdole, pressioni indebite. E ciò testimonia – si legge nel rapporto promosso in Italia dall'Ordine del giornalisti – tutta l'insofferenza, tutto il cinismo  dei poteri sporchi nei confronti della libertà di stampa e del dovere di documentare le prevaricazioni dell'uomo sull'uomo.

    Insofferenza  criminosa che ignora e calpesta il dolore di una madre che è anche il nostro dolore.

 

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Una delle ultime foto di Andy Rocchelli che ha pagato con

la vita il suo lavoro di documentazione circa le reali condizioni

di vita della popolazione nella guerra civile in Ucraina.

       

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

    

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

 

Camusso: le promesse del

governo non ci rassicurano

 

Il segretario Cgil ai microfoni del Gr1: oltre al dover trovare le risorse, il governo ci deve garantire che finché non entrano in vigore i nuovi ammortizzatori sociali, non ci saranno restrizioni alla cassa integrazione e mobilità in deroga.

 

“E' chiaro che il 2014 rischia di essere un anno pesantissimo per l'occupazione: un anno in cui intere aree del paese si sentono abbandonate, penso al Mezzogiorno, quindi è fondamentale realizzare politiche che attuino scelte di lavoro e rimettano il lavoro al centro, in assenza di queste politiche è indubbio che la situazione sarà sempre più difficile”. Ad affermarlo in un intervento ai microfoni del Gr1 Rai, ripreso dall’Ansa, è Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, che sottolinea anche come “le promesse del Governo sulla Cig non siano rassicuranti”.

    I dubbi di Camusso sono innanzitutto relativi al fatto che “andare alla legge di stabilità vuol dire portare lavoratori che non hanno ancora ricevuto l'indennità a un anno di assenza, considerato che dobbiamo ancora chiudere il 2013”. In secondo luogo, aggiunge Camusso, “oltre al dover trovare le risorse, il governo ci deve garantire e dire chiaramente che finché non entrano in vigore i nuovi ammortizzatori sociali, non ci sono restrizioni alla cassa integrazione e mobilità in deroga”.

    Per il segretario Cgil, infatti, “non si può intervenire sugli accordi già fatti e non può essere che se si va al Ministero dello sviluppo economico si può avere la possibilità di fare accordi lunghi di deroga, e invece nel territorio no: non si possono creare differenze così consistenti”. Inoltre, per Camusso “non si può porre un tetto di otto mesi a prescindere, ma come sempre gli ammortizzatori sociali devono essere legati ai piani e alle prospettive di ripresa delle imprese”.

    “Abbiamo segnali che le aziende stiano licenziando perché le regioni respingono le domande di accesso alla cig – conclude il segretario Cgil - non è ancora un fenomeno molto ampio, ma è da troppo tempo che si ventila la riduzione della cig in deroga, ed è sicuro che col messaggio mandato dal ministro Poletti sui tempi degli accordi, questo fenomeno si moltiplicherà”.

        

    

Economia

 

RAZVITIE = SVILUPPO

 

COMITATO ITALIANO PROGETTO “RAZVITIE”

 

La promozione del Progetto Razvitie sarà fatta in Italia da un Comitato di esperti che si impegnano a sostenere l’iniziativa per il suo alto valore.

    Il Comitato ha carattere informale, opera su basi volontarie, è aperto ad ulteriori adesioni di quanti volessero dare un contributo di qualità in base alla propria esperienza e professionalità.

    I promotori sono: Maurizio FLAMMINI, imprenditore, presidente PMI Italia; Gian Guido FOLLONI, presidente ISIAMED; Giuseppe FOLLONI, in rappresentanza SITES, Economisti per lo sviluppo; Mario LETTIERI, già sottosegretario all’Economia governo Prodi; Paolo RAIMONDI, economista, (coordinatore); Marco RICCERI segretario generale Eurispes; Dario RIVOLTA, già vice presidente Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputi; Lanfranco SENN, direttore CERTeT, Università Bocconi.

    Il Comitato promotore ha approvato, nel mese di maggio 2014, la seguente DICHIARAZIONE:

 

A quasi sei anni dalla più grave crisi finanziaria della storia il motore dell’economia reale non ha ancora ripreso a funzionare ai ritmi necessari. Una finanza ancora fine a sé stessa e svincolata da controlli e da regole più stringenti tiene schiacciati molti settori produttivi costretti in comportamenti e programmi misurati sul ritorno monetario e sul breve termine.

    Una ripresa sana non si può basare solo su una crescita stimolata dal semplice aumento dei consumi ma può ripartire dalla realizzazione di grandi progetti di sviluppo di lungo termine a partecipazione pubblica e privata che promuovano le nuove tecnologie, la modernizzazione dei sistemi produttivi, un’occupazione qualificata, infrastrutture di portata strategica.

    Un tale approccio richiede anche una rivisitazione del sistema del credito che deve tornare al suo ruolo ancillare di sostenitore dello sviluppo. Esso si accompagna alla comprensione di un mondo multipolare dove la cooperazione e lo sviluppo congiunto affrontano le sfide economiche e sociali lo sviluppo di una fascia di 200-300 km lungo l’intera linea, finalizzata alla realizzazione di nuovi insediamenti urbani e centri produttivi.

    Un tale progetto potrebbe creare almeno 10-15 tipologie di poli industriali basate su tecnologie completamente nuove. Esso coinvolge i Paesi dell’Euro-Asia fino alla Cina e oltre. Naturalmente in particolare la Federazione russa potrebbe rendere produttivo e abitabile i vastissimi territori della Siberia. La Russia in passato si è sempre mobilitata intorno a grandi progetti, a cominciare dalla costruzione più di cento anni fa della linea ferroviaria transiberiana lunga 9.300 km.

    L’11 marzo scorso, a Mosca, il presidente delle Ferrovie Russe, Vladimir Yakunin, ha presentato il “Progetto Razvitie” all’Accademia delle Scienze di Russia. Dopo aver ottenuto la sua validazione scientifica, il Progetto è pronto per essere discusso nelle varie istituzioni dell’amministrazione statale. Un progetto di così grande portata può essere realizzato soltanto con la partecipazione di tutti i Paesi coinvolti e interessati, a cominciare dall’Unione europea e dall’Italia, il cui contributo tecnologico appare insostituibile.

    Noi riteniamo che il Progetto Razvitie possa svolgere un ruolo determinate di locomotiva economica e produttiva globale e come tale dovrebbe essere pienamente sostenuto e adottato dall’Unione Europea. Esso integra e affianca la politica di sviluppo della regione del Mediterraneo a cui l’Italia è geograficamente votata. E’ ad essa complementare.

    In un momento di grave crisi geopolitica generata intorno alla questione Ucraina che rischia di provocare un ritorno alla guerra fredda e veri e propri conflitti militari, il Progetto Razvitie propone una collaborazione tra tutti gli attori per realizzare una vasta politica di sviluppo a beneficio dei partecipanti che vivono nel continente euro-asiatico. Il Comitato di sostegno del Razvitienasce in Italia e in Europa proprio per simili scopi di sviluppo e di pace.

Roma, maggio 2014

Adesioni a:

PAOLO RAIMONDI (Coordinatore)

raimondipa at libero.it

       

   

PAUSA ESTIVA

 

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La red dell’ADL      

 

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

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Parliamo di socialismo

 

Il libro di Giuseppe Civati

“Qualcuno ci giudicherà”

 

Pur condividendo molti pensieri di Civati

osservo che manca l’essenziale: il socialismo.

 

di Giuseppe Tamburrano

 

Giuseppe Civati è un esponente della sinistra PD. Ha scritto un libro, un bel libro, per Einaudi: “Qualcuno ci giudicherà”: chi?  La mia risposta – la mia non la sua – è: la classe lavoratrice, chi ha creduto e crede nel socialismo: parola che non compare nel libro.  Vi compare la parola “sinistra”. Civati si duole che “non si afferma una sinistra rispetto alla destra”. Ma la “sinistra” di Civati non ha nulla a che fare con la sinistra storica, col socialismo.

    Ci sono nel libro temi importanti come l’immigrazione clandestina, la “conversione ecologica”, il “ritorno alla terra”.

    E poi: “Dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo”.

    Questo è il succo di un libro di sinistra che vuole fare i conti con il modello di moderno partito di sinistra. Ma non fa i conti con la sinistra da cui proviene, da cui è nato il suo partito. Non c’è Marx e non c’è Berlinguer; non c’è il PCI.

    Non c’è la classe lavoratrice e non c’è la lotta per una nuova società. Insomma secoli di sinistra, di lotte, di pensiero scompaiono.

    Pensavamo – e meglio ci hanno fatto credere – che il PD fosse l’erede del PCI. Civati questa eredità non la menziona neanche, nemmeno col beneficio d’inventario.

    E io mi chiedo: è possibile che si dileguino due secoli di lotte che hanno elevato il proletariato a soggetto paritario della società e tenuto vivo col pensiero e con l’azione il progetto di un mondo nel quale “la libertà di ciascuno è la condizione per la libertà di tutti “? (Carlo Marx).

    E pur condividendo molti pensieri di Civati osservo che manca l’essenziale: il socialismo.

    E se questo ritorno al futuro non parte da lì, dal PD, può partire da quei fuochi fatui socialisti che sono i tanti gruppuscoli che tengono viva la fede, ma sono separati rami “monadi senza porte e senza finestre”?

       

        

Da MondOperaio

http://www.mondoperaio.net/

 

Astensionismo

 

di Alberto Benzoni

 

In Italia, mediamente, si vota molto di più che negli altri paesi d’Europa. Ma in Italia, come negli altri paesi d’Europa, si vota sempre di meno. Dobbiamo preoccuparcene? O, per essere più chiari, chi dovrebbe preoccuparsene?

    Ai partiti, statene pur certi, la cosa non fa né caldo né freddo. Non mancano mai, dopo ogni tornata elettorale, le geremiadi sulla disaffezione, il discredito della politica, le sue ragioni, il futuro della democrazia e via discorrendo. Ma, passata la settimana di lutto, torna il “business as usual”. In un universo di riferimento in cui gli assenti hanno il torto fondamentale di non esistere.

    In questo quadro la polemica contro Renzi, che non rappresenterebbe il 41 ma appena il 23% degli italiani, lascia il tempo che trova. Perché si potrebbe facilmente rispondere che, con lo stesso metro, Grillo è sotto il 15, Berlusconi sotto il 10 e l’opposizione di sinistra sotto il 3%; e perché, al dunque, conta il peso dei consensi veri e non il valore di quelli virtuali.

    Pure, di questa disaffezione crescente noi cittadini dovremmo preoccuparci. E non perché infici i verdetti”, ma perché altera profondamente il rapporto tra partiti e politica.

    Per capirci qualcosa, partiamo dal paese simbolo dei valori della democrazia liberale. Negli Stati Uniti la percentuale dei votanti tra gli aventi diritto al voto supera il 50% solo nel caso delle presidenziali, mentre per tutti gli altri tipi di elezione siamo a livelli nettamente inferiori a questa soglia. Diciamo che gli americani votano spessissimo ed hanno la possibilità di dire la loro su una grande quantità di problemi (dai referendum propositivi, alla nomina dello sceriffo o del procuratore locale, sino al diritto di revocare il mandato ai loro rappresentanti): ma votano poco.

    Un fatto, ecco il punto, considerato assolutamente normale. L’anno scorso i democratici, e noi con loro, hanno esultato per l’elezione di De Blasio a sindaco di New York (la linea del “tax and spend” aveva dunque un futuro…). Ma nessuno, dico nessuno, si è peritato di ricordare che la partecipazione al voto era stata del 25%.

    E’ normale per due ragioni. La prima, diciamo così storica, ha a che fare con i rapporti degli americani con la politica. Un rapporto in cui il voto non è un diritto-dovere civico ma una facoltà individuale. Nessuno ti iscrive automaticamente nelle liste elettorali, raggiunta la maggiore età; devi provvedere tu stesso. E, se qualche istituzione o qualche partito (come i repubblicani nel Sud) vuole metterti i bastoni nelle ruote, può farlo. Ancora: l’offerta politica, nella sua forma essenzialmente personale, può interessarti, oppure no, e in quest’ultimo caso nessuno ti getterà la croce addosso: anzi la tua non scelta sarà considerata assolutamente normale. Diciamo di più, preventivata in partenza. A votare sono quelli che hanno cause o interessi da promuovere o da difendere collettivamente. Il che taglia fuori i più deboli, per censo o per razza, la popolazione carceraria o ex carceraria, gli irregolari d’ogni tipo (quelli che, per la stessa ragione, corrono alle urne in paesi come l’India o il Sud Africa). Comunque lo si consideri, un’alterazione della competizione a vantaggio di una delle due parti.

    La seconda, diciamo così politica, ha a che fare con l’alterazione nel modo di essere dei partiti. Che si tratti di democratici oppure di repubblicani (nel già citato contesto di scarsa partecipazione al voto), per vincere la competizione non è affatto necessario convincere gli incerti – o per meglio dire i cittadini in generale – su temi di carattere generale: è piuttosto necessario e sufficiente mobilitare i propri specifici sostenitori su specifiche parole d’ordine. In un contesto in cui la demonizzazione dell’avversario è l’argomento decisivo per l’identificazione della propria Causa.

    E’ il campo per le lobby organizzate e i vari gruppi ultrà (rappresentati di interessi e soprattutto di passioni collettive). Non è quanto basta per vincere (quasi sempre nelle competizioni senatoriali, sempre in quelle presidenziali, l’estremismo non paga). Ma è quanto basta e avanza per paralizzare e inquinare i processi di decisione: e a qualsiasi livello.

    Una situazione – quella dell’astensionismo strutturale di massa – che i protagonisti del bipolarismo vivono comunque senza problemi. E che anzi tendono ad alimentare. Da una parte la destra, ostacolando in ogni modo le nuove iscrizioni sul registro degli elettori. Dall’altra, tutti insieme appassionatamente, ritagliando i collegi (quelli della Camera) in modo tale da blindare le maggioranze uscenti. In tal modo gli elettori sono in grado di conoscere – non la sera delle elezioni, ma settimane prima – il nome del vincitore nel loro collegio; il che non li incoraggia a votare, anzi.

    In tutto questo, attenzione, non c’è alcun riferimento alla situazione italiana. E se ci fosse sarebbe casuale. E, se proprio fossimo tirati per i capelli ad affrontare l’argomento, a cercare la morale della favola, ci limiteremmo a dire che i nostri “costruttori di sistemi” dovrebbero attribuire una qualche importanza anche alla necessità non dico di scoraggiare l’astensionismo ma almeno di non promuoverlo.

          

   

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Mare nostrum o vestrum?

 

di Mauro Del Bue

 

Altri sessanta dispersi nel Mare nostrum, dopo la barca degli orrori di ieri. La situazione è sempre più insostenibile. Ha ragione Alfano a chiedere aiuto all’Europa perché l’Italia altro non è che l’attracco naturale dei paesi europei per gli immigrati africani. Ed è giusto anche ritornare a qualche forma di accordo con i paesi da cui gli immigrati partono. In primis la Libia. C’erano ai tempi di Gheddafi e non voglio pensare che fossero davvero ispirati a quegli incivilì metodi dei quali si è parlato. Ma la Libia è oggi ingovernabile. Con la fine di Gheddafi si è aperta non già la fase della nuova democrazia, ma quella del caos. I francesi, che per primi hanno voluto l’intervento, sarebbe bene si facessero più di altri carico della transizione. Ma i francesi oggi hanno altro a cui pensare, dalla Lepen che ha umiliato i partiti storici, a Hollande, presidente ancora per poco, a Sarkò, arrestato per tentativo di corruzione di un giudice.

    Può avere dunque anche qualche ragione il buon Salvini a rilevare che l’operazione di salvataggio in mare guidata dal nostro paese non basta, anzi può perfino rivelarsi propedeutica a nuovi sbarchi, a nuove tragedie. Naturalmente è tutto da vedere quante sarebbero oggi le vittime se in quel mare non ci fosse alcun pattugliamento, come pare preferire Salvini. E se la Lega sia interessata solo al fatto che gli immigrati non arrivino e non anche e soprattutto al fatto che vangano salvati. Anche su questo si fa una gran confusione. Ci sono immigrati clandestini e questi vanno rispediti al mittente dopo averlo verificato. Ma ci sono soprattuto immigrati che fuggono dalla guerra, dalla miseria, dalla persecuzione e dalla morte. E questi hanno diritto all’asilo.

    È evidente che dal momento in cui intere nazioni, dalla Siria, all’Egitto, alla Libia, per non parlare della Palestina e dei Paesi sub sahariani, sono in preda a nuove e incontrollate tensioni, il pericolo di fuga diventa più consistente. Ecco perché mai come oggi operare per la pacificazione di interi territori significa anche offrire un contributo per raffreddare l’onda migratoria. E l’Europa deve essere chiamata sempre più a recitare un ruolo attivo. Non solo per finanziare e offrire uomini per le operazioni nel Mare nostrum, ma anche per rendere possibile la pace in quelle nazioni. Si dice che la delega nel settore estero sarà affidata a un italiano. Si parla della Mogherini. Siamo sicuri che sia la persona giusta, per un compito così rilevante?

 

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

    

LETTERA DA TUNISI

 

RAMADAN

 

Pubblichiamo di seguito ampi stralci dell'editoriale del numero 130 del Corriere di Tunisi, storico periodico italiano d’emigrazione.

 

di Mafalda Posco

 

La Tunisia si sta preparando ad accogliere il mese di Ramadan nel migliore dei modi possibili con una maggiore attenzione, controllo dei prezzi specie dei prodotti di prima necessità e per non far scarseggiare gli alimenti che caratterizzano la tavola tunisina alla rottura del digiuno.

    Nell’augurare ai musulmani tutti ma in particolare ai musulmani tunisini un Ramadan mabruk ci auguriamo che questo sia osservato nella tolleranza , nella spiritualità, nella pace e nella generosità che sono tra i principi fondamentali di questo mese sacro ma anche nel non dimenticare che in questo difficile momento per l’economia tunisina occorre dedicarsi al lavoro, valore fondamentale della democrazia e della libertà.

    Campagne per la pulizia e la sicurezza delle città sono state evocate dai vari consigli dei ministri presieduti da Mehdi Jomaa anche in previsione dell’arrivo tanto auspicato dei turisti.

    Le future scadenze elettorali si stanno precisando in Tunisia ma anche le unioni e le disunioni politiche. Purtroppo la lezione avuta dalle passate elezioni non è servita a coalizzare le forze politiche, ulteriori partiti continuano a nascere mettendo in primis gli interessi personali a scapito di quelli collettivi.

    Nel mondo la crisi irachena sta destando stupore e sdegno sebbene fosse ben prevedibile… L’aver poi coralmente incoraggiato la guerra santa in Siria permettendo che andassero a combattere giovani musulmani da tutte le contee del mondo ha potenziato sia l’esercito di chi uccide in nome di Dio sia la destabilizzazione inquietante del mondo arabo. Ancora una volta ci troviamo in questo aut-aut infernale: o dittatura o terrorismo.

    Se ci fosse stata una maggiore attenzione e sostegno ai democratici arabi forse le cose sarebbero state diverse, ma a quanto pare vige sempre il detto che “la raison du plus fort est toujours la meilleure”… Continua la lettura sul sito del Corriere di Tunisi

        

    

LETTERA

 

Milano: salviamo la

Loggia dei Mercanti

 

L’appello dell'ANPI e della Comunità ebraica milanese

 

Cari amici, la Loggia dei Mercanti che sorge a due passi da piazza del Duomo, rimane un esempio di architettura medioevale, unico a Milano.
Al suo interno una memoria preziosa e commovente: sono i nomi dei Caduti per la Libertà, dei deportati politici e degli ebrei milanesi tradotti nei lager nazisti a seguito della persecuzione antisemita.
In ogni città le amministrazioni pubbliche custodirebbero con ogni cura un luogo così carico di simboli e di storia. E invece, da anni a Milano, Città Medaglia d'Oro della Resistenza, si susseguono incuria, trascuratezza, abbandono. Tutto ciò è inaccettabile, poiché è necessario indicare alle giovani generazioni i valori storici e civili di chi allora contribuì a liberare l'Italia dal nazifascismo, combattendo nelle formazioni partigiane e resistendo nei lager nazisti.

    L'ANPI di Milano e la Comunità ebraica milanese rivolgono un forte appello a personalità del mondo della cultura e dell'arte, all'associazionismo democratico e all'intera città, al fine di sensibilizzare le istituzioni cittadine alla riqualificazione della Loggia.

    Vi invitiamo pertanto a sottoscrivere questo appello, al quale hanno già dato la loro adesione numerose associazioni, per sottrarre definitivamente la Loggia dei Mercanti al degrado e renderla un luogo vivo della Memoria, della cultura e della storia di Milano non solo per i milanesi ma  anche per i numerosi visitatori della nostra città.

    Nel ringraziarvi per la vostra attenzione e certi di poter contare sulla vostra adesione, vi porgiamo i nostri più cordiali saluti.
    Potete sottoscrivere l'appello firmando su questo sito.

 

Roberto Cenati – Presidente ANPI Provinciale di Milano



Ho sottoscritto l’appello anche a nome della nostra redazione – AE

        

        

LETTERA

 

Come concittadino di Alfieri…

 

Come concittadino e lettore di Vittorio Alfieri, mi permetto di

consigliare la (ri)lettura della Satira XIII, I Debiti, molto attuale

dopo due secoli. Per non parlare dal Trattato della Tirannide

 

Cordialmente

Gian Monaca, Asti

 

Parliamone, invece: “Tirannide indistintamente appellare si deve ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzione delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto eluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono o tristo, uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammetta, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo". – La red dell’ADL

        

    

PAUSA ESTIVA

 

Con il numero odierno la Newsletter dell’ADL inizia la consueta pausa estiva, durante la quale si procederà anche ai necessari aggiornamenti tecnici del servizio. Le regolari trasmissioni riprenderanno giovedì 4 settembre 2014. A tutte e a tutti i nostri migliori auguri per l’estate!

 

La red dell’ADL      

   

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo

 

Direttore: Andrea Ermano

Amministratore: Sandro Simonitto

Web: Maurizio Montana

 

L'editrice de L'Avvenire dei lavoratori si regge sull'autofinanziamento. E' parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che dal 18 marzo 1905 opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista".

    L'ADL è un'editrice di emigranti fondata nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera.

    Nato come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte durante la Prima guerra mondiale al movimento pacifista di Zimmerwald; ha ospitato l'Avanti! clandestino (in co-edizione) durante il ventennio fascista; ha garantito durante la Seconda guerra mondiale la stampa e la distribuzione, spesso rischiosa, dei materiali elaborati dal Centro estero socialista di Zurigo.

    Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha condotto una lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana, di chiunque, ovunque.

    Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo nella salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.

        

 

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