[Diritti] L'emarginazione della donna nella Chiesa deve finire.Documento da inviare e diffondere se condiviso



Movimento per la società di giustizia e per la speranza
Cari amici,
                    il Movimento è intervenuto presso la gerarchia ecclesiastica sull'emarginazione della donna nella Chiesa con questo documento, per il quale chiede la vostra collaborazione nell'invio e nella diffusione. Il documento può anche essere fatto proprio o modificato. Gl'indirizzi:

Vescovo di Roma Jorge Mario Bergoglio, dsm at org.va

Arciv. Pietro Parolin, secretariusstatus at sds.va

Card. Angelo Bagnasco, presidente at chiesacattolica.it

(indirizzi controllati in fonte)

Un saluto fraterno da Arrigo Colombo
 

Movimento per la Società di Giustizia e  per la Speranza

Lecce

 

Al Vescovo di Roma Jorge Mario Bergoglio

al Segretario di Stato  Arcivescovo Pietro Parolin

al Card. Angelo Bagnasco

 

L’emarginazione della donna nella Chiesa deve finire

 

Si sa che nella Chiesa la donna è sempre stata emarginata.

Già dai primi inizi, nella comunità apostolica, dove Paolo la sottomette all’uomo in  termini forti: «come Cristo è capo dell’uomo, così l’uomo è capo della donna». Dove le impone il velo: una tradizione della sinagoga ebraica che è durata poi per millenni e infine è caduta in disuso. Dove

le impone rudemente di tacere nell’assemblea. Ma anche Pietro si esprime in termini analoghi.

 

Il Concilio Vaticano II, almeno di passaggio, riconosce la «perfetta eguaglianza di uomo e donna […] in quanto persone umane», l’«identica dignità a immagine di Dio» (GS 9, 29; ripresa con forza dal nuovo Catechismo, 369-370).

 

Ma quando nel 1958 la Chiesa luterana di Svezia apre alla donna l’ufficio di pastore; poi le chiese  episcopaliane d’America, a partire dal 1974; la Chiesa anglicana, prima in Canada, poi in Inghilterra, nel 1975 (e in seguito anche l’ufficio di vescovo più o meno in tutta la Riforma),

allora la cattolica  Congregazione per la dottrina della fede pubblica un documento, Inter insigniores, del 15/10/1976, in cui interdice alle donne il sacerdozio: la funzione gerarchica, e tutta la struttura gerarchica è riservata al maschio («Il Regno-Documenti», 22, 1977, n. 348, pp. 98-102)..

 

E quali argomenti adduce?

che la scelta del Cristo stabilisce un modello, indica una volontà precisa (una mera illazione);

che v’è una tradizione continua e universale (la stessa dell’asservimento della donna);

che essendo la Chiesa sposa di Cristo, lo sposo dev’essere maschio (ridicolo abuso di un linguaggio simbolico);

che l’incarnazione è avvenuta nel sesso maschile, e così deve avvenire la santificazione. Ma il Cristo si è fatto uomo e ha scelto come apostoli solo uomini perché la donna in Israele non era circoncisa, e quindi propriamente non apparteneva al popolo di Dio; non poteva studiare la torah, la sacra legge ebraica, non poteva parlare nella sinagoga, né testimoniare in giudizio; non aveva alcuna prerogativa o diritto nella vita pubblica.

 

Ma è chiaro che Dio non è né maschio né femmina, e tale è il Figlio che si fa uomo;

che, se si fa maschio, è solo per le ragioni contingenti addotte sopra.

Ragioni che ora l’umanità ha superato, riconoscendo la parità e pari dignità di uomo e donna.

 

Che attende allora la Chiesa cattolica a riconoscere appieno questa parità, abbattendo una gerarchia fatta tutta di maschi, introducendo la donna  nel sacerdozio e nell’episcopato?

Che attende a superare infine questa emarginazione.?

Lecce, dicembre 2013

                                                                  Per il Movimento il Responsabile

                                                                          Prof. Arrigo Colombo

 

Arrigo Colombo, Centro interdipartimentale di ricerca sull’utopia, Università del Salento-Lecce

Via Monte S.Michele 49, 73100 Lecce, tel/fax 0832-314160

E-mail arribo at libero.it/ Pag  web http://digilander.libero.it/ColomboUtopia