[Resistenza] Appello e adesioni aggiornate assemblea del 6/4 a Grottaminarda



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Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
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Milano 4 aprile 2013

Appello e adesioni aggiornate
RIAPRIAMO LE FABBRICHE, CREIAMO POSTI DI LAVORO!
ESTENDIAMO IL CONFLITTO, COSTRUIAMO L’ALTERNATIVA!
 
ASSEMBLEA PUBBLICA - SABATO 6 APRILE Ore 16,00
Presso Seconda Università di Napoli-Grottaminarda, via Francesco Flammia, Grottaminarda (AV)
a cento metri dall'uscita dell'autostrada di Grottaminarda.

Promuovono: Comitato No Debito, Comitato Resistenza Operaia / per aderire: riaprirelefabbriche at libero.it

Lo stabilimento Irisbus della Valle Ufita in provincia di Avellino è avviato alla chiusura ed allo smantellamento, ma il Comitato di Resistenza Operaia nato dalla determinazione di un gruppo di operai della fabbrica e dai cittadini schierati in loro difesa non vogliono arrendersi. La loro mobilitazione è volta a riprendersi lo stabilimento e riavviare la produzione. Per questa ragione, e da questo luogo simbolo di mille realtà diffuse nel paese, vogliamo ripartire e riprendere la riflessione necessaria ad elaborare soluzioni praticabili qui ed ora, dall’autogestione alla nazionalizzazione degli stabilimenti in dismissione, ad organizzare la lotta coordinata con le altre mobilitazioni in corso, a costruire una campagna nazionale che imponga all’ordine del giorno il Lavoro!

Il nostro paese è devastato dagli effetti della crisi generale del sistema capitalista: da un lato smantellamento e distruzione dell’apparato industriale, licenziamenti, cassa integrazione e crescita vertiginosa dei tassi di disoccupazione, dall’altro le politiche messe in campo dagli ultimi governi Prodi- Berlusconi- Monti con il sostegno del Parlamento e la regia di Napolitano in accordo con i Marchionne di turno, gli speculatori finanziari, il Vaticano, la BCE, le Organizzazioni Criminali, la Nato, gli USA e l’UE.

Una molteplicità di provvedimenti che hanno puntato allo smantellamento dello Stato Sociale, all’ eliminazione della democrazia sindacale e alla repressione sistematica del conflitto.

Emblematiche le vicende dell’Alcoa, dell’Ilva di Taranto, della Sevel di Termoli, della Ginori fiorentina, della Fiat di Torino, di Cassino, di Melfi o di Pomigliano D’Arco, dell’Irisbus di Avellino o ancora delle “società partecipate” di servizio che vanno verso la chiusura lasciando senza stipendio centinaia di migliaia di famiglie….e ancora lo smantellamento della sanità pubblica come ci raccontano i comitati di lotta del San Raffaele di Milano o del Maresca di Torre del Greco….i soldi per i servizi necessari non ci sono e il lavoro non c’è…continuano a ripetere e a dire che bisogna tagliare perché bisogna ridurre il debito pubblico, ma a fronte di tanta miseria cui ci hanno condotto il debito pubblico continua ad aumentare!!!

I fatti, però, hanno la testa dura e dimostrano che i soldi per fare intrallazzi, per far pagare stipendi d’oro a ad amministratori delegati, notabili, clero, per acquistare F35, per finanziare grandi opere…ci sono e sono tanti, cifre astronomiche!

La realtà ci mostra che per rimettere in piedi il nostro paese, foss’anche solo per bonificarlo dalla devastazione ambientale, di lavoro da fare ce n’è tanto e ce n’è per tutti! Riconoscerlo e mettere in atto misure per realizzarlo, elaborare un Piano del Lavoro per il paese, è solo questione di volontà politica! Senza lavoro, senza un salario non c’è progresso, né democrazia, né dignità!
E’ possibile far fronte a tutto ciò? E’ possibile riprenderci e conquistare ciò di cui abbiamo bisogno? E’ ormai palese che continuare a rivendicare ad un qualche governo emanazione dei poteri forti i nostri diritti non è sufficiente, da parte loro non c’è nessuna intenzione di soddisfare le nostre rivendicazioni.
E’ necessario costruire un’alternativa politica all’UE del debito, della macelleria sociale, dei padroni e delle banche!
E’ necessario qui ed ora connettere le lotte per iniziare a praticare le soluzioni ai nostri problemi, senza più deleghe né attendismi.

A partire dalle fabbriche e dai territori in lotta per la difesa dei diritti della maggioranza, dalla Val Susa alla classe operaia che non si è piegata a Pomigliano, Mirafiori, Melfi, Taranto, Termoli... dagli operai dell'ALCOA ai
lavoratori dell'ospedale S. Raffaele di Milano, dai lavoratori dell'Ikea al Comitato di Cittadini Liberi e Pensanti di Taranto, dagli operai che occupano le fabbriche minacciate di chiusura al movimento dei beni comuni fino ad arrivare al movimento studentesco, è necessario coordinare le azioni di lotta e confrontarsi per iniziare ad elaborare e sperimentare la messa in campo di possibili misure atte alla ripresa delle produzioni utili alla collettività o alla conversione di quelle dannose, salvaguardando i posti di lavoro, i diritti e le condizioni di vita dei territori, creando nuovi posti di lavoro.


Il 6 Aprile ad Avellino vogliamo costruire un’assemblea pubblica delle realtà in lotta, degli operai, dei precari, dei disoccupati, degli studenti, dei cittadini che in questi mesi si sono organizzati per opporre resistenza all’avanzare della crisi nelle sue molteplici forme.

Invitiamo a partecipare tutti coloro tra intellettuali, tecnici specialisti, rappresentanti istituzionali progressisti che a vario titolo possono o dicono di voler dare un contributo alla rinascita del paese.


ASSEMBLEA PUBBLICA - SABATO 6 APRILE Ore 16,00
Presso Seconda Università di Napoli-Grottaminarda, via Francesco Flammia, Grottaminarda (AV)
a cento metri dall'uscita dell'autostrada di Grottaminarda.

Promuovono: Comitato No Debito, Comitato Resistenza Operaia

Per aderire all’appello scrivere a: riaprirelefabbriche at libero.it


Adesioni appello assemblea 6 aprile Grottaminarda al  03.04.13

 
Esponenti della società civile, della sinistra sindacale e dei partiti
Giorgio Cremaschi (Rete 28 aprile Cgil)
Paolo Sabatini (USB Lavoro privato - esecutivo nazionale)
Giulietto Chiesa (presidente di Alternativa)
Bartolomeo Pepe (senatore del Movimento 5 Stelle)
Sibilia Carlo (deputato del Movimento 5 Stelle)
Ugo Mattei (giurista)
Valerio Evangelisti (scrittore)
Sergio Bellavita (Rete 28 aprile Cgil)
Franco Russo (Forum diritti/lavoro)
Moreno Pasquinelli (Movimento Popolare di Liberazione)
Paolo Brini (Comitato Centrale Fiom-Cgil)
Marco Ferrando (Partito Comunista dei Lavoratori)
Giovanni Russo Spena (direzione nazionale di Rifondazione Comunista)
Franco Turigliatto (Sinistra Critica)
Prof. Francesco Musumeci vice presidente ISDE (medici per l'ambiente sezione di Salerno)
Vincenzo Durante (capogruppo del Partito dei CARC al consiglio comunale di Cassino)
Dr. Dario N. Azzellini Department of Sociology, Politics and Development Research Johannes Kepler Universität (JKU) Linz
 
Tecnici impegnati nella lotta per riavviare la produzione nelle fabbriche chiuse o in crisi
Mirko Sangalli (M5S Bg, tecnico specializzato in progetti per il riavvio della produzione)
 
Fabbriche in lotta e RSU
RI-MAFLOW di Trezzano sul Naviglio
COBAS Richard Ginori
Massimiliano Murgo (RSU FIOM Marcegaglia Buildtech Milano)
Sandro Pescopagano (rsu-rls CUB industrie Zignago Portogruaro Venezia)
Domenico Loffredo (FIOM Pomigliano)
Marielena Muffato (FISAC CGIL, Rete 28 Aprile)
Fabio Frati (CUB trasporti)
Delegati della FIAT di Termoli
Delegati della Sevel
Delegati della FIA di Melfi
Emanuele Visciglia (rsu Fomas, Cernusco, LC)
Collettivo Fiat Mirafiori (Torino)
Cooperativa operai ex Esplana Sud (Nola)
USB Merate (Lecco)
Enrico Ricci (Croce Bianca, Massa)
Paolo Consolaro (USB Pensionati, Vicenza)
Usb lavoro privato Monza Brianza
Franco Calandri coordinatore Usb lavoro privato Monza Brianza
 
 
Coordinamenti di lavoratori e operai
Coordinamento lavoratrici e lavoratori autoconvocat* - contro la crisi
Assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici in mobilità della Fini Compressori di Bologna
No Austerity - Coordinamento delle lotte
Coordinamento delle aziende partecipate (Campania)
 
Sindacati
Rete 28 Aprile
USB Lavoro Privato
Confederazione Cobas
Sindacato Lavoratori in Lotta – per il sindacato di classe
Unione Sindacale Italiana (USI)  
 
Giornalisti e redazioni progressiste
Redazione di Penna Biro
Jacopo Venier (Libera TV)
Sandro Moiso, insegnante e redattore di Carmilla On Line
Radio Vostok
Redazione Nuova Alba
Geraldina Colotti - giornalista de Il Manifesto
 
Collettivi, organizzazioni e coordinamenti politici
Comitato No Debito (Milano)
Comitato No Debito (Napoli)
Comitato No Debito (Terni)
Rete dei Comunisti
Partito dei CARC
Laboratorio Politico Iskra
Comunisti per l'Organizzazione di Classe
PCL
Sinistra Critica
Rete Commons - Napoli
CAU - Collettivo Autorganizzato Universitario
Clash City Workers
PdAC - Campania
Coordinamento provinciale Napoli Giovani Comunisti/e  
Federazione Irpina PRC
Circolo PRC "G. Di Vittorio" Gesualdo (Av) 
Rouge spazi pubblici autogestiti
PRC federazione provincia di Salerno
Cinecittà Bene Comune (Roma)
Csoa Spartaco (Roma)
Studenti Autorganizzati Campani
Collettivo Politico Experia (Catania)
Comitato di lotta "Energie alternative Val Pescara e per la costruzione dell'Assemblea Permanente Internazionalista”
Piattaforma Comunista
Harambee - Movimento per i Beni Comuni
Ariano in Movimento
Libreria Quarto Stato Aversa
Centro di Documentazione Le Radici e le Ali Aversa
Grotta free
workerscontrol.net
 
 

da Resistenza n. 4/2013 [vai agli altri articoli]

Dall’Irisbus a Termini Imerese, dalla Bridgestone alla Ginori… Quale linea per riaprire le fabbriche che i padroni hanno chiuso? E per tenere aperte le fabbriche che i padroni vogliono chiudere?

 
Negli incontri, nelle iniziative e nei presidi a cui abbiamo partecipato per promuovere l’assemblea del 6 aprile a Valle Ufita (Avellino), organizzata dal Comitato Resistenza Operaia della Irisbus e del Comitato No Debito, sulla riapertura delle fabbriche in crisi e la creazione di nuovi posti di lavoro utili e dignitosi, abbiamo discusso con vari operai delle misure per tenere aperte le aziende che i padroni vogliono chiudere e riaprire quelle già chiuse: dall’autogestione alla nazionalizzazione, al trovare capitalisti che subentrino.
Autogestione e nazionalizzazione sono soluzioni spesso considerate con diffidenza dai lavoratori stessi, in quanto di difficile applicazione., mentre un altro capitalista che rileva l’azienda è visto come la cosa più “normale” e fattibile. Ma in realtà anche questa soluzione presenta le sue difficoltà. Nella fase attuale il capitalista piuttosto che in industrie investe generalmente nella speculazione finanziaria perché gli garantisce un profitto nel breve periodo. Al limite rileva l’azienda per usufruire di finanziamenti e fondi pubblici con cui teoricamente dovrebbe rilanciare l’attività, poi se ne va dopo aver finito di spremerla. Gli esempi, in particolare nel Meridione, sono numerosi.
Per di più il capitalista che decide di delocalizzare la produzione verso paesi con salari più bassi, tutele ambientali e di sicurezza inferiori, regimi fiscali vantaggiosi e altre condizioni più favorevoli, in genere si guarda bene dal lasciare la fabbrica in buono stato ad un concorrente potenziale. Lascia andare in malora le attrezzature (con tutti i rischi conseguenti per gli operai, come nel caso della ThyssenKrupp) quando non le smonta e porta via. Affossa il settore commerciale per tagliare i futuri ordinativi. Incentiva prepensionamenti e mobilità a spese dell’INPS abbassando il tasso tecnico del personale. I casi di capitalisti “buoni” che rilevano e rilanciano le aziende come successo alla Innse - e solo dopo dure lotte - sono l’eccezione che conferma la regola.
La nazionalizzazione è ritenuta una soluzione più fattibile dell’autogestione, e spesso viene propagandata dalla sinistra borghese come la panacea di tutti i mali. Ma quale governo dovrebbe prendere questa misura? Quelli della Repubblica Pontificia, legati mani e piedi alla comunità internazionale degli speculatori e alla borghesia imperialista, abbiamo visto i risultati che hanno prodotto negli anni: demolita e svenduta l’IRI per quattro soldi, hanno trasformato con le loro gestioni manageriali Finmeccanica e Fincantieri in un covo di corruzione, clientele e malaffare, e comunque sulla via della dismissione e sotto le mire degli “investitori” internazionali.
L’autogestione è vista difficile per diversi motivi, a partire dal fatto che non è una organizzazione produttiva diffusa e come tutto ciò che è nuovo e sconosciuto spaventa e frena. Inoltre spesso fanno paura i problemi relativi all’accesso al credito (per i salari, le forniture, gli investimenti), alla vendita dei prodotti e anche all’organizzazione stessa in caso di aziende di dimensioni medio/grandi.
In merito al credito, si tratta di fare “massa critica” tra i lavoratori direttamente coinvolti, le organizzazioni operaie e popolari con cui sono in contatto, le amministrazioni locali per costringere le banche (con le buone o le cattive) a erogare i fondi necessari a discapito delle attività speculative e come abitualmente fanno per i clienti “di riguardo”. E’ una questione principalmente di rapporti di forza (ma anche di mentalità: le banche, come le chiese, si circondano di un’aura di sacralità). 
La gestione organizzativa è di soluzione più semplice tramite l’autorganizzazione discussa e concordata tra gli operai senza alcun bisogno di capi e capetti.
La gestione commerciale deve essere risolta principalmente con l’esperienza ed il contributo di personale specializzato da mettere a contribuzione, visto che la borghesia da sempre (non a caso) tiene alla larga i lavoratori da conoscenza e gestione di questo ambito.
Ma, ed è l’aspetto decisivo, ogni iniziativa di autogestione ha prospettive di durata e di sviluppo positivo solo come ingrediente ed elemento propulsore di un movimento generale per costituire un Governo di Blocco Popolare che assegna commesse, che fornisce formazione, materie prime ed energia necessari al funzionamento delle aziende e ne apre di nuove eliminando o convertendo quelle nocive alla salute pubblica, che promuove la collaborazione invece della concorrenza sia a livello locale che internazionale con i paesi disponibili. Come “nicchia” o “via di salvezza” da piccolo gruppo nelle pieghe del capitalismo (e per di più in crisi), le singole iniziative di autogestione o falliranno rapidamente (o non inizieranno neppure) oppure diventeranno un mezzo con cui borghesia e clero neutralizzano gruppi di lavoratori o addirittura li contrappongono alla massa dei lavoratori.


A norma di legge potete essere esclusi da questa lista di distribuzione,
RISPONDENDO A QUESTO MESSAGGIO con la richiesta di CANCELLAZIONE

Cordiali saluti dalla redazione di:
RESISTENZA

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