[Resistenza] Monte dei Paschi di Siena: che fare? Proposte a confronto





Testata%20resistenza_large
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02.26306454
e-mail: resistenza at carc.it – sito: www.carc.it

 
 
Comunicato n. 05/2013 - 26.01.13


Monte dei Paschi di Siena: che fare? Proposte a confronto
 
·         Saranno soldi pubblici a riparare il danno(Vincenzo Comito, il manifesto del 24.01.13 – da www.sbilanciamoci.info)
 

·         Nessuno è innocente, i partiti che hanno sostenuto Monti hanno permesso e coperto tutto(intervento di Antonio Ingroia)

 
 “Aspettare gli eventi e rassegnarsi al fatto che saranno ancora una volta i cittadini a dover pagare” è la scienza della  sinistra borghese (di cui il manifesto è uno dei principali rappresentanti), condita con la richiesta alle autorità dei padroni, dei banchieri, della gerarchia vaticana e dei ricchi di maggiori controlli (ma chi controlla i controllori?) e di fare quello che esse non hanno alcuna intenzione né interesse di fare, di fare quello che esse a ragion veduta non fanno perché contrario ai loro interessi, alle loro abitudini, alla loro mentalità. E’ a questo che si riduce, volente o nolente, chi non osa guardare oltre l’orizzonte del capitalismo e rifugge dal dedicare i mezzi, le relazioni, l’influenza di cui dispone per contribuire a mobilitare e organizzare le masse popolari affinché costituiscano un proprio governo d’emergenza (che è l’unico modo realistico ed efficace di mettersi al servizio dell’interesse generale e particolare dei lavoratori e delle masse popolari).
 
 
Nazionalizzare le banche senza che i risparmiatori e i lavoratori ci rimettano una lira e neanche il posto di lavoro”e, aggiungiamo noi, rompere la schiavitù del debito pubblico (il Monte dei Paschi di Siena possiede titoli del debito pubblico italiano per 25 miliardi di euro) annullando il pagamento di interessi, rate e commissioni (tutelando solo i piccoli risparmiatori), nazionalizzare la FIAT, l’ILVA e le altre grandi aziende (sotto il controllo delle organizzazioni operaie e popolari: Rsu, comitati di cittadini, ecc.), lanciare un Piano generale del Lavoro che mobiliti disoccupati, inoccupati, cassintegrati e precari nella produzione di beni e i servizi necessari alle famiglie, alle aziende e agli scambi con l’estero, nella messa in sicurezza del territorio, delle infrastrutture, dei quartieri, nel funzionamento delle scuole, degli ospedali e degli altri servizi pubblici (un lavoro utile e dignitoso per tutti!). E’ la via che indichiamo noi comunisti alle organizzazioni operaie e popolari per tirarsi fuori dalla crisi del capitalismo e ricostruire il nostro paese.
 
Monte dei Paschi di Siena e autogestione della produzione/autorganizzazione del lavoro
Ecco dove andare a prendere i soldi per riaprire o tenere aperte l’Alcoa, l’Iribus, Termini Imerese, la Maflow, la Jabil e le altre fabbriche che i padroni hanno chiuso o vogliono chiudere, delocalizzare e ridurre! Oppure per aprire nuove aziende per la ricostruzione delle zone terremotate (dall’Aquila all’Emilia-Romagna), per la messa in sicurezza del territorio, per la raccolta differenziata dei rifiuti e per le migliaia di altre piccole opere necessarie al benessere (e alla vita!) delle masse popolari e alla collettività. E anche per far funzionare le aziende artigiane e le piccole imprese strozzate dal blocco del credito: e non è solo per il Monte dei Paschi di Siena che la compravendita di titoli tossici è un affare, mentre il credito alle piccole aziende e alle famiglie un rischio da evitare.
 
Per far fronte da subito, anche quando non ci sono le condizioni per farlo su scala più ampia, alla serie di licenziamenti, cassa integrazione, chiusure di aziende, riduzione del personale e delocalizzazioni, alla disoccupazione e precarietà dilaganti, ovunque sono abbastanza organizzate (e se non lo sono, il primo passo è organizzarsi), le masse popolari devono con le buone o con le cattive indurre ogni azienda, ente, agenzia dell’amministrazione pubblica, ecc. ad assumere, organizzare e mobilitare nuovi lavoratori anche a compiere attività che esulano da quelle svolte abitualmente, possono e devono creare nuove aziende, enti, agenzie, ecc. Si tratta a seconda della situazione concreta di 
- prendere in mano con le buone o con le cattive l’azienda che i padroni vogliono ridimensionare, delocalizzare, chiudere e autogestirla
- far funzionare aziende, enti, agenzie della Pubblica Amministrazione come centri di progettazione, organizzazione, mobilitazione e direzione dei disoccupati anche in campi diversi da quelli in cui quelle aziende attualmente lavorano,
- creare nuove aziende che producano beni e servizi di cui le masse popolari hanno bisogno.
Come finanziare le attività, dove prendere il denaro per pagare fornitori e salari? Tramite due vie: 1. organizzare lo scambio senza intermediazione di denaro (assegnazione o baratto) in tutti i casi in cui è possibile, 2. obbligare le banche a fornire denaro nei casi in cui non se ne può fare a meno. Sembra impossibile costringere le banche a fare tutti i crediti necessari: ma in realtà già adesso ne fanno tanti quanti speculatori, ricchi e clero ne domandano, il mondo è inondato di dollari e di euro creati dai banchieri concedendo crediti. La vicenda del Monte dei Paschi di Siena parla chiaro, altro che non ci sono i soldi! Se gli operai costituiranno le loro direzioni aziendali e imporranno alle banche di continuare a fare per le nuove aziende quello che hanno fatto fino a ieri per gli affaristi e gli speculatori, molto difficilmente i padroni e i vertici della Repubblica Pontificia riusciranno a impedire che il resto delle masse popolari imbocchi il percorso indicato dagli operai e a deviarle su altre strade.
 
Quello che non possono fare né i Monti né i Bersani né i Berlusconi né le forze della sinistra borghese succubi alle regole e alle procedure della Repubblica Pontificia e della comunità internazionale degli speculatori, lo può fare un governo che mette al centro della sua azione (ed è la sua stessa natura) gli interessi delle masse popolari e dei lavoratori. Non esiste altro modo realistico (che non siano chiacchiere da salotto o da bar) per rimettere in moto l’economia reale nel rispetto dei diritti di chi lavora, dell’ambiente, delle esigenze collettive (quanto produrre, cosa produrre, come produrre): serve un governo che affidi a ogni azienda compiti produttivi e i mezzi per assolverli e che assegni a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso. Non è (ancora) un governo socialista, è solo un governo democratico, nel senso che è espressione non di un pugno di speculatori, affaristi e ricchi, ma della maggioranza della popolazione, nel senso che è sulla partecipazione diretta, sulla mobilitazione e sul protagonismo popolare che si basa e trae la sua forza. E  rivoluzionario nel senso che inizia a mettere mano e a scardinare i privilegi, a svelare i segreti, a spezzare i vincoli di classe. Non è socialismo, ma è un passo concreto per avanzare nella lotta per costruire una società socialista qui e ora, in Italia, nel XXI secolo.
 
·         Nazionalizzazione delle banche e controllo popolare, a partire dai comitati di chi ci lavora(La catastrofe incombente e come lottare contro di essa- V.I. Lenin, settembre 1917, da La Voce del (n)PCI, n. 42- novembre 2012)
 
Lavoro, diritti, beni comuni e ambiente: non dopo le elezioni, ma qui e ora!
 
Approfittare delle divisioni all’interno della classe dominante e della campagna elettorale per imporre misure e provvedimenti favorevoli ai lavoratori e alle masse popolari!
 
L’unico “voto utile” è quello che serve
- a rafforzare la mobilitazione e la ribellione, l’organizzazione e il coordinamento, il protagonismo delle masse popolari
- a rendere difficile se non impossibile ai poteri forti installare un loro governo e continuare l’opera di rapina delle masse, di devastazione del territorio, di eliminazione dei diritti democratici conquistati con la Resistenza antifascista e di violazione della Costituzione
- a costruire la nuova governabilità delle masse popolari organizzate! [leggi tutto]
 




A norma di legge potete essere esclusi da questa lista di distribuzione,
RISPONDENDO A QUESTO MESSAGGIO con la richiesta di CANCELLAZIONE

Cordiali saluti dalla redazione di:
RESISTENZA

Dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54

Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - stamp. in proprio il 31/05/11. Per abbonamenti nazionali ed esteri e sottoscrizioni: CCP 60973856 intestato a M. Maj

Sito: www.carc.it