No Tav. Blocchi e battiture tra gas e idranti



No Tav. Blocchi e battiture tra gas e idranti

Mercoledì 14 novembre. La polizia militarizza completamente l’area vicino
all’uscita autostradale di Susa sulla statale 25, che viene chiusa con
Jesey. Lì piazzano un’ennesima inutile trivella: siamo di fronte al
presidio No Tav, in frazione S. Giuliano.
Dalle 18, dopo una veloce assemblea, i No Tav si radunano di fronte allo
schieramento di polizia. Intorno alle otto meno un quarto gli uomini al
servizio dello Stato cominciano a sparare lacrimogeni.
Nonostante la durezza della situazione i No Tav non se vanno. Sino alle
otto le auto passano in mezzo a lacrimogeni e idranti. I Tir resteranno
bloccati sul piazzale in mezzo al fumo.
Sarà la cifra dell’intera serata di lotta: da una parte i manifestanti che
bloccano le due statali, fanno battiture, intonano slogan, dall’altra la
polizia che bagna con gli idranti e gasa sino a rendere irrespirabile
l’aria.
I lacrimogeni arriveranno sin nelle case della frazione S. Giuliano, la
zona di Susa destinata ad diventare cantiere Tav.
I No Tav aiutano i tir a defluire, perché gli autisti sono intossicati dai
gas.
Prima della 21 nuova assemblea che decide che la lotta vada avanti tutti i
giorni, con appuntamento alle 18 al presidio di Susa.
Poi riprendono le battiture e i blocchi. Una barricata è data alle fiamme.
Intorno alle 22,30 volano ancora i lacrimogeni.
A mezzanotte i No Tav si salutano rinnovando l’appuntamento per l’indomani.
Il governo è avvertito: ogni chiodo che pianta se lo suderà minuto per
minuto.

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