Sulla rivolta al CIE di Gradisca



Sulla rivolta al CIE di Gradisca

La rivolta scoppiata nella notte fra sabato e domenica è solo l’ultima di
una serie infinita. Il CIE di Gradisca (prima CPT) di “nuova generazione”
(così era stato definito al momento dell’apertura) e che doveva garantire
contemporaneamente un “trattamento umano” ed evitare fughe e rivolte si
rivela giorno dopo giorno per quello che è: un campo di internamento
uguale a tutti gli altri.

Non solo rivolte dunque, ma anche una serie infinita di tentativi di fuga
spesso - ma mai troppo spesso - riusciti con le forme più fantasiose e
impensabili, a dimostrazione che la voglia di libertà è insopprimibile.

I fatti di sabato notte ricalcano quelli di molte altre volte: tutto parte
con un tentativo di espulsione, questa volta di uno o più tunisini. Per
resistere, i reclusi salgono sui tetti delle celle, e la polizia risponde
come sempre con un fitto lancio di lacrimogeni. I reclusi di un’altra area
a quel punto trascinano i materassi in cortile e li incendiano e via altri
lacrimogeni. E’a questo punto che uno dei reclusi viene colpito da un
candelotto e cade nel fuoco ustionandosi in modo talmente grave che
dev’essere portato in ospedale ma non si sa dove e non si hanno sue
notizie per varie ore.
Inoltre si sa che vi sono altri feriti ma non si sa come stiano. La
rivolta viene sedata verso le 3 di notte e anche questa volta i danni alle
strutture sono molto ingenti.

In tarda mattinata grazie alle telefonate da dentro il CIE agli
antirazzisti solidali in giro per l’Italia inizia il tam-tam nelle reti di
movimento. I compagni anarchici in regione si attivano per capire dove sia
finito il ragazzo ferito. Verso ora di pranzo si capisce che non è stato
portato a Gorizia come le altre volte ma a Udine ma non si sa in quale
struttura. Dal TG regionale si apprende che è ustionato in oltre il 20%
del corpo. Verso ora di cena da dentro si viene a sapere che è stato
riportato dentro il CIE con varie bende per le ustioni e che non sta bene.

Lunedì uno degli avvocati solidali della zona riesce ad entrare e
incontrare due reclusi fra cui l’ustionato. E’ chiaro che le sue
condizioni sono incompatibili con la permanenza dentro il CIE e si sta
cercando di capire come farlo uscire.

Un’altra visita dell’avvocato è prevista per oggi, per cui ci saranno
nuovi aggiornamenti.

I compagni/e della regione si stanno organizzando per delle iniziative di
controinformazione e solidarietà nei prossimi giorni.

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