W o r k 2.0






On 05/03/09 at 16.54 Davide Bertok wrote:

>>>Danilo...fra poco metterai la riforma della pubblica amministrazione 
>>>anche come risposta alla crisi del Festival di Sanremo!!



Davide! Che gioia ogni tanto leggere tue parole!

Ti rendi conto che saran forse dieci anni che c'incontriamo on line (quanto devo aver rotto! :) e mai ci siamo incontrati di persona?


Tornando al Festival, effettivamente sei proprio nel giusto, perché la RAI, che penso abbia gran peso sulla manifestazione, è anch'essa in mano ai dipendenti pubblici a vita ... :)

Il fatto è che la PA è l'organizzazione centrale e più corposa della società e per giunta di tutto si occupa e dappertutto stende i suoi tentacoli.

La possiamo vedere come una radice dalla quale si diparte dapprima il tronco sociale e poi via via i singoli rami.


Senti, così, per simpatia, permettimi ora di presentare in anteprima una visione:
(ringrazio anticipatamente chi volesse concedermi una critica)






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  W o r k    2.0
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 lavoro per tutti
 


Di questi tempi, in cui un lavoro, una attività retribuita, un reddito, sono realtà più inconsistenti ed irraggiungibili di un miraggio nel deserto, mentre i governi dei vari Paesi del mondo si arrabattano per risolvere la "crisi" facendo quasi sempre il peggio che si possa fare: ripetere gli errori del passato, a noi persone semplici, normali cittadini, tocca il compito, in verità non gravoso ma un entusiasmante compito, di immaginare un futuro contenente il meglio che si possa ottenere dalla vita, per la nostra stessa vita. Ed allora immaginiamo, perché prima di fare alcunché non può non esservi che la fase del concepimento puramente ideale, come possano procedere le cose.

Immaginiamo di sederci davanti al nostro desktop, notebook, netbook, un qualsiasi monitor in somma, e di recarci presso il sito telematico: Work 2.0. Immaginiamo di aprirvi un ormai classico account e di riportarvi dentro le nostre generalità e poi via via le nostre skill acquisite od in via, o perfino in desiderio, di acquisizione. E poi ancora le nostre esperienze, attitudini, preferenze, anche delle località, od entro quale raggio, preferiremmo rimanere, e così pure quelle caratteristiche psicofisiche che volessimo dichiarare. In somma: ogni cosa che possa esser d'aiuto al sistema per qualificarci ed utilizzarci ed a noi per trovare un inserimento adatto e gradito.

Immaginiamo che il sistema Work 2.0, una volta terminata l'acquisizione dei dati della nostra persona, ci chieda entro quanto tempo desideriamo essere inseriti in una organizzazione lavorativa: se preferiamo mantenerci per un po' di tempo in attesa di un lavoro in particolare, o semplicemente per godere di un periodo di riposo, oppure se desideriamo immediatamente impiegarci in qualche attività. Immaginiamo che a questo punto il monitor ci offra una schermata contenente la lista o rosa delle disponibilità presenti, ordinate a nostro piacimento per tipologia, geografia, tempo di scadenza dell'impiego del presente addetto e subentro del nuovo che saremmo noi.


Già, il subentro: è a questo punto che capiamo di non trovarci su un qualsiasi normalissimo sito di collocamento nell'ambito delle attività private ma di un ben più composito, ricco e fidato sistema di inserimento all'interno delle Pubbliche Attività della società. Proprio il subentro è d'altro canto la chiave di volta che, al contrario di quanto si possa pensare, può renderci tutti felici, donandoci sicurezza, ed iniziare a far immediatamente funzionare alla perfezione la società. Vediamo perché.


Ancor oggi siamo quasi tutti preda di una vecchia visione delle cose che le interpreta come statiche. Ci troviamo nè più ne meno con una tipologia organizzativa, non solo del lavoro ma della vita, che risale all'epoca in cui si riteneva, anzi: i superstiziosi ci costringevano a ritenere, che la Terra fosse immobile al centro dell'Universo. A quanto pare così non è, non esistendo nulla nel Cosmo che non si muova, muti e sovverta nel tempo. Tantomeno la Terra ed i terrestri. Tuttavia, per il meschino scopo perseguito dai tenutari dell'incultura di Stato, da una indegna classe accademica baronale, di mantenere indebiti privilegi accaparrati in passato, la società, e noi tutti in essa, siamo ancora inseriti in organizzazioni, e ci tocca subire ordinamenti, che considerano viventi e cose bloccate in una dimensione atemporale che però è nei fatti del tutto inesistente.

Detta in poche parole e con semplicità: disoccupazione non voluta e precariato possono esistere solo quando i posti di lavoro vengono assegnati in esclusiva a vita a qualcuno, seguendo le teorie della Terra immobile ed immutabile. Quando il lavoro inerente le attività fondamentali di un Paese viene invece considerato un bene comune, e come tale viene comunemente e costantemente ripartito, seguendo non una teoria ma la pura evidenza della convenienza collettiva, precariato e disoccupazione non voluta non possono che scomparire. Quando il posto di lavoro è fisso, sarebbe a dire che appartiene a qualcuno, a qualcun altro toccherà la disoccupazione. Quando il lavoro viene periodicamente redistribuito, c'è lavoro per tutti, sempre, e disoccupazione e precariato diventano nient'altro che un orribile ricordo del passato.


Ecco: da una organizzazione statica delle Pubbliche Attività, oggi ridottesi ad essere solo amministrative, occorre passare ad una organizzazione dinamica che dinamicamente sappia rilevare le esigenze della società e del mondo e sempre dinamicamente sappia farvi fronte. Perseguendo per giunta non un risultato da poco, non il minore dei mali, come ci siamo dovuti abituare, perché sempre posseduti da una ignorante paura ed immersi in un clima di totale sfiducia reciproca causa il permanere di indebiti privilegi, bensì il più gran risultato, il maggiore dei beni, perché sempre consapevoli di come funzionano le cose, di ciò che si sta facendo e si otterrà ed in un clima di totale mutua fiducia perché tutti forniti di reali pari opportunità di partenza.


A questo punto, per procedere nell'illustrazione e comprensione del funzionamento di questo nuovo sistema di organizzazione del lavoro, occorre fare un altro passo indietro, per ricordare un'altra tesi fondamentale che fa da pilastro al più ampio progetto di Armonica Rotazione Sociale di cui Work 2.0 è parte. Occorre assodare che una società, sarebbe a dire un insieme organizzato di individui, per ben funzionare necessita di un equilibrio, finanziario e di potere, delle due componenti che la formano: l'espressione pubblica e quella privata. Sarebbe a dire che il settore delle attività pubbliche non può non bilanciare quello privato allo stesso modo in cui la necessità che hanno le persone ad unirsi per ottenere ciò che non possono ottenere da sole non può non bilanciare il più che legittimo desiderio di ognuno di individualismo.

Occorre pure capire che questo equilibrio, che in passato in modo naturale era stato per un po' cercato, è venuto a mancare vieppiù la PA si è corrotta ed è divenuta inadeguata ai tempi sopraggiunti. Ora, una volta che ci si fosse decisi a disporre le cose come dovrebbero, la PA, o meglio: le PA, sarebbe a dire non più la pubblica amministrazione ma le Pubbliche Attività, potrebbero tornare ad essere rimpinguate di numero e di sostanza ed essere inserite nel sistema Work 2.0. Con un serbatoio di attività economiche consistente in una approssimativa metà dell'intero, Work 2.0 potrebbe garantire un lavoro minimo ad ognuno e perfino un reddito minimo da cittadinanza tra un'assegnazione d'impiego e la successiva.

Ebbene: questo sarebbe facilmente possibile semplicemente interrompendo tutte quelle attività inutili, spesso perfino dannose, intraprese da intere moltitudini di pubblici dipendenti a vita al solo scopo di giustificare la propria presenza nelle liste paga dello Stato. Quante volte questa gente ha oppresso ed ancora opprime la popolazione semplicemente per far vedere che sta facendo qualcosa! Oppure quanta gente c'è che non si vede n'è s'è mai vista, nascosta nelle pieghe della vecchia PA, a succhiare il sangue dell'Italia! Avviando al posto delle attività improduttive, quando non proprio di mero controllo ed oppressione statale, e di altre forzature, altre attività davvero utili e vantaggiose, la vendita dei relativi prodotti e servizi potrebbe alimentare l'intero sistema, venendosi pure a disporre di un certo surplus atto a garantire ad ognuno un reddito minimo per un certo periodo di tempo.

D'altro canto con un sistema così plasmabile ed allo stesso trasparente, come quello che qui per sommi capi si descrive, e pure facilmente gestibile tramite un software, in parte centrale ed in parte distribuito sul territorio, si riuscirebbe sia a riconvertire con ben maggiore facilità rispetto ad oggi le attività che sono e divenissero via via desuete sia ad applicarvi il personale più adatto. Il quale personale in questo stesso sistema telematico troverebbe tutti, ma proprio tutti e gliene avanzarebbe ancora, i modi e gli strumenti per migliorare, del tutto gratuitamente, la sua arte e preparazione. E buon per chi farà ricorso a codesti moltiplicatori di potere personale. Perché Work 2.0 non solo permetterebbe ma anzi richiederebbe agli utenti di esprimere una loro valutazione sui lavoratori. In modo che fossero proprio queste ultime a permettere ai migliori di avanzare.



Una periodica redistribuzione dei ruoli pubblici, una piena partecipazione popolare, sarebbe potuta avvenire già da tempo anche con i mezzi di cui disponevamo qualche decennio fa grazie al ricorso alla pura buona volontà. Per una specie di malefico incantesimo, per altro perfettamente illustrabile nelle sue cause e particolari, tutto è invece rimasto bloccato a mezzo secolo fa. Oggi che disponiamo di un mezzo potente come Internet, il passaggio dal vecchio sistema, su cui è ancora basata la PA, a Work 2.0 ed alla complessiva ampia riforma di una Armonica Rotazione Sociale non è più derogabile. Grazie all'uso di uno strumento così docile ed allo stesso tempo potente qual è il software, si potrà sia introdurlo gradatamente, sia continuare a sperimentare versioni sempre più evolute su piccole parti del sistema.


Quanto qui esposto non è che un velocissimo balzo in avanti, sufficiente però a farci intravedere la prodigiosa trasformazione che l'Italia potrebbe mettere in atto con successo in capo a non molto tempo. Confusione, ingiustizia, insoddisfazione, insicurezza potrebbero nel breve volgere di pochissimi anni mutare in chiarezza, giustizia realizzata, piena soddisfazione, serenissima operosità.

Mai come ora siamo stati padroni del nostro destino. Non stringere la mano che la buona sorte ora ci porge sarebbe una imperdonabile offesa ad essa. E la finestra temporale, quel breve lasso di tempo in cui le cose sono magicamente possibili, potrebbe richiudersi per sempre davanti ai nostri occhi.

Sì, perché all'incirca tra un tre decenni, senza considerare altre marcate incognite, è previsto avvenga un fatto così singolare che appunto è stato chiamato "singolarità": i computer, i robot, potrebbero per allora aver sviluppato capacita perfino più avanzate delle nostre. Presentarci a quest'appuntamento nelle attuali condizioni o poco dissimili significherebbe per l'umanità correre un rischio talmente grande da non lasciare molta speranza.



Danilo D'Antonio

Laboratorio Eudemonia
Piazza del Municipio
64010 Rocca S. M.
TE - Abruzzo

tel. 339 5014947



Work_2.0_bozza_40/03/06 - versione finale su:
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