LA FABBRICA DEI SOGNI



LA FABBRICA DEI SOGNI



Uno spettacolo avvincente, non c'è che dire. Il teatrino della politica italiana si è fatto grande, ora è diventato un vero e proprio spettacolo. In pieno stile "fabbrica dei sogni", ogni giorno c'è una novità, un colpo di scena, un evento che nessuno poteva immaginare.

In ambedue gli schieramenti nessuno si risparmia. Berlusconi non poteva sopportare che Veltroni gli rubasse la scena e la parte da protagonista. Insieme alla sua affidabile spalla Fini, lo showman di Arcore, che da 15 anni calca il palcoscenico della politica italiana, ne ha inventata un'altra delle sue, riconquistando il primato nelle prime pagine di tutti i giornali e telegiornali. Veltroni però non perde terreno e riesce, finora, a spartire la scena con il re dei piazzisti. Nonostante le genuflessioni della sinistra cosiddetta "radicale", egli con fierezza non cede alle lusinghe e continua ad interpretare con grande abilità il personaggio del Lone Wolf all'italiana.

Ma come in ogni buona commedia all'italiana, i personaggi non possono essere così pochi. Il palcoscenico è troppo grande per così pochi attori e deve essere riempito. Ed ecco che appaiono, da dietro le quinte, un ex sindacalista con un mazzo già appassito di rose bianche in mano, un ex governatore regionale e una parlamentare europea con un paio di gruppetti di fascisti che non mancano mai, qualche razzista leghista che continua a gridare "ce l'ho duro" e tutti hanno ormai capito che si riferisce al suo cervello, altri tre o quattro gruppi democristiani che fanno la parte dei difficili solo per avere ancora un po' di tempo per capire qual è il carro del vincitore su cui salire.

Insomma un bel film, con tutti gli attributi adatti per intrattenere un pubblico disposto a seguirlo. Ma chi è disposto a seguire questo film? Dipende.

Pur di non perdere il posto, molti politici stanno facendo tutto il possibile per rinnovare la propria immagine. Nel frattempo, c'è anche chi dice che basterebbe mandare a casa tutti i politici che occupano ormai da troppo tempo i seggi parlamentari e le poltrone istituzionali. I vecchi politici annuiscono, sapendo che questi argomenti non metteranno neanche minimamente in pericolo la posizione che occupano. Anzi, che ben vengano tali argomenti, se serviranno a canalizzare la voglia di ribellione che serpeggia nella popolazione; per questo sono anche disposti a farsi insultare dal Grillo di turno, se serve a distrarre la gente.

A che serve, in fondo, cambiare generazione di politici, se non cambia il senso di fare politica? Anzi, tutto sembra confermare il dato che nel cambio generazionale avvenuto finora nella politica italiana sono più numerosi gli svantaggi che i vantaggi. La classe politica uscita dalla Resistenza era stata in grado di concepire una delle migliori carte costituzionali del mondo; la classe politica attuale non è neanche capace di concepire una semplice legge elettorale veramente rispettosa del volere dei cittadini.

Quante persone saranno in grado di mantenere l'attenzione, senza farsi distrarre dall'ultimo film distribuito dalla nostrana fabbrica dei sogni? Maggiore sarà il numero di queste persone, maggiore sarà la possibilità di vedere finalmente emergere, dalle ceneri di questa democrazia formale, la vera democrazia, quella reale, diretta. Da questa possibilità dipenderà la bontà o meno del futuro di questo paese.



Roma, 9 gennaio 2008



Carlo Olivieri

medico umanista

http://posizioni-umaniste.blogspot.com/