Amnesty precisa la propria posizione sull'aborto e replica al cardinale Martino



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COMUNICATO STAMPA
CS68-2007

AMNESTY INTERNATIONAL PRECISA LA PROPRIA POSIZIONE SULL'ABORTO E REPLICA
AL CARDINALE MARTINO: MAI RICEVUTI FINANZIAMENTI DA VATICANO O DA
ORGANIZZAZIONI CHE DIPENDONO DALLA CHIESA CATTOLICA

La Sezione Italiana di Amnesty International, in relazione alle
dichiarazioni del cardinale Renato Martino (rif: comunicato stampa del 13
giugno del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace), secondo cui
a seguito della 'presa di posizione arbortista di Amnesty International
(Š) conseguenza inevitabile di tale decisione sara' la sospensione di ogni
finanziamento a Amnesty da parte delle organizzazioni ed anche dei singoli
cattolici', precisa di non aver mai ricevuto finanziamenti dal Vaticano o
da organizzazioni che dipendono dalla Chiesa Cattolica.

Lo Statuto internazionale dell'organizzazione per i diritti umani recita,
all'art. 1: 'Amnesty International e' indipendente da governi, partiti
politici, chiese, confessioni religiose, organizzazioni, enti e gruppi di
qualsiasi genere e svolge la propria attivita' prescindendo da ogni
tendenza a loro propria'.

Rispetto alle altre affermazioni del cardinale Martino, Amnesty
International precisa che nell'aprile 2007 ha adottato una propria policy
su alcuni specifici aspetti riguardanti l'aborto.

Questa policy ha avuto origine nel contesto della campagna 'Mai piu'
violenza sulle donne', che ha messo in luce la drammatica realta' di donne
e bambine vittime di violenza sessuale e che subiscono ancora oggi le
conseguenze della violazione dei loro diritti sessuali e riproduttivi. La
sua adozione e' stata preceduta da una lunga consultazione internazionale
tra le Sezioni Nazionali, i Gruppi e i soci dell'associazione.

La policy adottata consentira' all'associazione di occuparsi di questioni
specifiche riguardanti l'aborto, nella misura in cui queste sono
direttamente legate alle attivita' di Amnesty International sul diritto
alla salute e sulla violenza contro le donne.

Amnesty International pertanto chiedera' agli Stati di:

* fornire a uomini e donne informazioni complete riguardanti la salute
sessuale e riproduttiva;
* modificare o abrogare le leggi per effetto delle quali le donne possono
essere sottoposte a imprigionamento o ad altre sanzioni penali per aver
abortito o cercato di abortire;
* garantire che tutte le donne con complicazioni sanitarie derivanti da un
aborto abbiano accesso a trattamenti medici adeguati, indipendentemente
dal fatto che abbiano abortito legalmente o meno;
* garantire l'accesso a servizi legali e sicuri di aborto a ogni donna la
cui gravidanza sia dovuta a una violenza sessuale o a incesto o la cui
gravidanza presenti un rischio per la sua vita o la sua salute.

Sulla base della policy adottata, Amnesty International:

* non svolgera' campagne generali in favore dell'aborto o di una sua
generale legalizzazione;
* non giudichera' se l'aborto sia giusto o sbagliato;
* non consigliera' a singole persone di proseguire o interrompere una
gravidanza;
* non prendera' posizione sul fatto che una donna debba o meno abortire
nelle circostanze sopra descritte, ma chiedera' agli Stati di assicurarle
la possibilita' di ricorrere all'aborto in maniera sicura e accessibile e
di prevenire gravi violazioni dei diritti umani correlate alla negazione
di questa possibilita';
* naturalmente, proseguira' a opporsi a misure di controllo demografico
coercitive come la sterilizzazione e l'aborto forzati.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 13 giugno 2007

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it




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