Mafai e Galimberti



".....decadenza dell´Europa, del rischio del suo scivolamento nel buio del relativismo etico sarebbe, secondo Pera, il fatto che non sia stato iscritto nella Costituzione europea il riconoscimento delle nostre radici giudaico cristiane."(Mafai)

... scivolamento nel buio....a causa delle PERE! ! !E allora guardiamo bene dove mettiamo i piedi e maggiormente la testa per evitare di ritrovarci nel fondo buio di un baratro senza ritorno ! ! Buona lettura.
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Il nuovo teo-con va alla guerra
la Repubblica 22/8/2005
di Miriam Mafai

"HABEMUS papam". Ma non è il Benedetto XVI che, da Colonia ha chiamato le tre grandi religioni monoteiste a condannare tutte le tentazioni fondamentaliste e lavorare insieme per affermare la sacralità della vita dell´uomo. No, il nuovo pontefice, o almeno quello che si propone tale è il presidente del Senato Marcello Pera che, al Meeting di Cl di Rimini ha gettato l´allarme e chiamato alla battaglia e alla riscossa. «Siamo già in guerra», ha proclamato.Sarebbero ormai a rischio, secondo il presidente del Senato, la nostra identità, la nostra libertà religiosa, la nostra idea di famiglia, di morale, la nostra tradizione. Rifiutando e rinnegando i più elementari principi cui dovrebbe ispirarsi uno Stato laico e liberale il presidente del Senato ci invita ad alzare il vessillo della Croce e ad affrontare coraggiosamente una nuova battaglia di Lepanto, dalla quale i "mori" nemici della nostra civiltà usciranno inevitabilmente sconfitti.
Non ci ha risparmiato nulla Marcello Pera, antico liberale, studioso e ammiratore di Popper, nel corso del suo infiammato discorso ai giovani di Cl. Ha tracciato il quadro drammatico di una Europa assediata dal fondamentalismo islamico, invasa da una immigrazione che ci trasformerà tutti in meticci, insidiata da legislazioni permissive in fatto di sessualità e di famiglia, ormai priva di ogni fondamento etico, dal momento che la religione rischia di venir confinata nell´ambito esclusivo della soggettività. Segno clamoroso di questa pericolosa decadenza dell´Europa, del rischio del suo scivolamento nel buio del relativismo etico sarebbe, secondo Pera, il fatto che non sia stato iscritto nella Costituzione europea il riconoscimento delle nostre radici giudaico cristiane.
A questo quadro già cupo, il presidente del Senato ha aggiunto un´ultima pennellata, citando, come prova definitiva della nostra decadenza morale e della resa a valori estranei alla nostra cultura le manifestazioni dei giovani per la pace che, alla vigilia dell´invasione dell´Iraq, hanno percorso l´Italia e tutta l´Europa. Anche le allegre bandiere arcobaleno sarebbero, secondo Pera, il segno della nostra rinuncia alla identità europea, il segno della nostra profonda crisi morale. E poco importa, verrebbe da aggiungere, che quelle manifestazioni si siano svolte e quelle bandiere siano state sventolate anche per rispondere ai pressanti appelli alla pace rivolti da Giovanni Paolo II.
Ma, appunto, habemus papam. E questo, che ha parlato a Rimini, è un papa che si ispira più ai testi della Fallaci che a quelli del Concilio. Resta da vedere, naturalmente, quali saranno le conseguenze, anche e soprattutto tra i cattolici, di questo appello alla battaglia e alla riscossa. Soprattutto tra i cattolici, ma non solo. Perché in un Paese come il nostro che per fortuna (e per senso di responsabilità della sua classe politica) non ha conosciuto nella sua storia recente una contrapposizione violenta tra laici e cattolici, in un Paese che si è già dato legislazioni avanzate in tema di famiglia e diritti delle donne, posizioni come quelle di Marcello Pera se fatte proprie da tutto il mondo cattolico potrebbero provocare ferite e lacerazioni che sono state evitate nel passato.
I problemi della nostra società, dall´ordinamento della famiglia al rispetto delle minoranze alla convivenza di diverse credenze religiose, non possono essere affrontati in chiave puramente cristiana. L´ultima parola non spetta, in questi come in altri problemi, alla Cei o ad altre autorità cattoliche. La secolarizzazione è ormai un dato di fatto, in Italia come in Europa. Non revocabile. E se, per citare Habermas, non può essere intesa come superamento definitivo della religione, tanto meno può essere vissuta come una usurpazione alla quale rimediare o come un male da estirpare alla radice. Nel mondo cattolico ci sono,
ci auguriamo, sensibilità e opinioni diverse da quelle di Marcello Pera.
 
 
 
Umberto Galimberti
 
Io non avrei nessuna difficoltà ad accogliere l'affermazione che "l'Occidente è una civiltà superiore" se sapesse accogliere i migranti come "persone" e non solo come "produttori di merci e di servizi" con la possibilità di circolazione decisamente limitata e comunque inferiore ai beni che producono, per i quali non esistono frontiere.
Non avrei neppure difficoltà a riconoscere "le radici cristiane dell'Europa" se trattassimo i migranti come vuole iul precetto evangelico: "Ama il prossimo tuo come te stesso".
In assenza di queste due condizioni mi viene da dire che le radici cristiane si sono rinsecchite e non hanno generato neppure un misero arbusto.
Se poi la superiorità dell'Occidente la dovessimo misurare sulla sua potenza economica e militare, allora dovremmo concludere che, al pari dei primitivi, anche noi continuiamo ad assumere l'aggressività come misuratore di valore di un popolo, di una nazione, di una civiltà. Nessun passo avanti dall'origine dei tempi. Solo un incremento esponenziale dell'innata e mai attenuata potenza distruttiva.
(risposta del prof. Galimberti su "La Repubblica D" "Il migrante dimezzato" 30.7.05)
 
 
 
 

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