Dopodomani, mercoledì 20
luglio, gli iracheni osserveranno a mezzogiorno un minuto di
silenzio per commemorare le migliaia di vittime del terrorismo. Noi
occidentali che cosa faremo? E i musulmani nel mondo che cosa faranno? E’
sensato che si inorridisca, si denunci, si reagisca alle bombe di New
York, Madrid e Londra, e poi si assista imperturbabili, omertosi, inerti
alle stragi di innocenti a Bagdad? Ormai dovrebbe essere evidente che
siamo tutti testimoni e vittime di una guerra mondiale del terrorismo di
matrice islamica, di natura aggressiva.
Una guerra che massacra
ovunque e indiscriminatamente cristiani, musulmani, ebrei o altri,
all'insegna di una ideologia che esalta il culto della morte. Allora
perché non promuovere, aderendo all'iniziativa del parlamento iracheno,
una mobilitazione mondiale contro il terrorismo? Un minuto di silenzio da
osservare in tutte le capitali, in ogni angolo della Terra, per
testimoniare la dissociazione dell'umanità intera dal nemico comune che
attenta alla nostra vita e mina la nostra civiltà. Come si può non provare
umana pietà per il centinaio di morti dilaniati dall'esplosione di un
kamikaze e di un' autocisterna carica di carburante davanti alla moschea
di Musayyib il 16 luglio?
Come si può non
rabbrividire per la strage di ventiquattro bambini, ad opera di un
altro kamikaze, alla periferia di Bagdad il 13 luglio? Come si può non
solidarizzare con le altre decine di vittime dei barbari attentati in Iraq
perpetrati da ben 15 terroristi suicidi soltanto nelle ultime 48 ore?
Guardiamo in faccia alla realtà: il 95% delle vittime del terrorismo sono
iracheni, di cui tre quarti civili e un quarto militari e poliziotti; il
90% delle vittime cadono in attentati terroristici suicidi rivendicati
dalla filiale di Al Qaeda diretta dal famigerato Abu Musaab al-Zarqawi; il
90% dei terroristi suicidi sono stranieri, di cui il 55% sono sauditi e il
3% provengono da Italia, Francia, Gran Bretagna, Spagna e Danimarca.
Ebbene come è possibile
continuare a immaginare che questa carneficina di innocenti da
parte dell'internazionale del terrore che s'ispira a Osama bin Laden possa
essere considerata una «legittima resistenza del popolo iracheno»?
L'ideologia nichilista che disconosce il valore della vita propria e
altrui ha probabilmente toccato il baratro della perversione etica e della
malvagità umana nell'azione del terrorista suicida islamico che si fa
esplodere all' interno o contro una moschea, ritenendo di farlo nel nome
di Dio, nel luogo dove si prega Dio, per massacrare dei fedeli che
condividono la stessa fede in Dio, nella certezza di ottenere da Dio la
ricompensa della vita eterna.
Succede in Iraq ma anche in
Pakistan e in Afghanistan. Ad opera di fanatici wahhabiti, la setta
maggioritaria in Arabia Saudita, che ha condannato di eresia gli sciiti e
ne ha legittimato il massacro. Si tratta di un torbido intreccio di
aberrazione religiosa e orrore ideologico. Che si traduce nel culto della
morte. Il Male che è alla radice degli attentati sia in Iraq sia a
New York, Madrid e Londra.
Abbiamo 48 ore di tempo per
decidere di aderire a un'occasione rilevante tramite cui affermare
la condanna dell'Occidente, dei paesi musulmani e del mondo intero nei
confronti del terrorismo senza se e senza ma. Condividendo il minuto di
silenzio proclamato in Iraq, lo Stato martire per antonomasia, trasformato
nel fronte di prima linea della aberrante "guerra santa" del terrorismo
islamico globalizzato.
Le premesse in Italia
non sono incoraggianti. L'8 luglio c'erano solo 200 persone in
Campidoglio a commemorare le vittime degli attentati di Londra. Il 18
marzo 2004, sempre in Campidoglio, erano ancora meno quelli che
parteciparono alla manifestazione per le vittime della strage di Madrid.
Eppure due giorni dopo, il 20 marzo 2004, un milione di persone sfilarono
a Roma nel primo anniversario della g u e r r a i n Iraq. Finora gli
italiani si sono rivelati più sensibili a manifestare c o n t r o g l i
americani che contro il terrorismo. L'auspicio è che il 20 luglio 2005
possa segnare una svolta nella mobilitazione internazionale contro il
terrorismo.
Magdi
Allam