urgente dal cpt di Ponte Galeria



Jihad Mohammad Issa e' un palestinese che il 15 giugno 2005 ha finito di
scontare una lunga pena detentiva nel nostro Paese. Convocato
telefonicamente presso la questura di S.Lorenzo perche' gli fosse notificato il
fine pena, vi si e' immediatamente recato come era solito fare in altre
occasioni per ricevere comunicazioni. Ha avuto, pero', la sgradita
sorpresa di ritrovarsi, si' libero, ma, paradossalmente, immigrato clandestino
privo di documenti. Per questo, grazie alla legge Bossi-Fini, e' stato
automaticamente deportato al Centro di Permanenza Temporanea di Ponte
Galeria.

Jihad e' in Italia dall’ottobre 1984.


A una settimana dal suo arrivo e' stato condannato a 22 anni di
reclusione con l’accusa, mai comprovata, di attentato e di appartenenza ad un
gruppo di resistenza palestinese.
Aveva 22 anni e per due anni e' stato tenuto in pieno isolamento. Dopo
aver scontato 12 anni di carcere pieno, dal 1996 ha ottenuto la
semi-liberta' con i benefici della legge Gozzini, che prevede per i detenuti la
possibilità di lavorare “fuori”.Dopo aver lavorato in una Casa famiglia
per ragazzi portatori di handicap, ha trovato una occupazione stabile
come tecnico di computer e insegnante di informatica presso la Coop.
“Abaco”.


Dal 2004, in merito agli ottimi riscontri della sua buona condotta, ha
ottenuto l’affidamento sociale, essendone stata riconosciuta la
non-pericolosità sociale.


Jihad, dunque, da oltre sette anni ha una casa, degli amici, una
compagna con cui convive, si è iscritto all’Universita', oltre ad aver
stabilito ottimi rapporti con i propri datori di lavoro e con gli studenti dei
suoi corsi; tutto ciò testimonia del suo ottimo livello di inserimento
nella nostra società e nel nostro Paese.


Ma per Jihad non e' affatto finita: la libertà pagata con 21 anni di
vita alla Stato italiano e dallo stesso Stato legalmente riconosciuta,
nella realte' dei fatti, gli viene nuovamente negata.

Espulso: ma dove?

Jihad e' privo di qualsiasi documento.Il governo giordano gli ha negato
la cittadinanza dopo che il passaporto giordano con cui e' entrato in
Italia e' scaduto ormai da anni.


La sua presunta appartenenza a “Fatah-Consiglio Rivoluzionario”,
un’organizzazione dichiarata fuori legge da Israele e da numerosi Paesi
arabi, gli comporterebbe il rischio di eventuali ritorsioni e ulteriori pene
in qualsiasi Stato mediorientale.

Jihad ha ampiamente pagato qualsiasi presunto debito con lo Stato
Italiano, ora DEVE poter riprendere la sua vita di persona libera, lavorare
e vivere nella sua abitazione insieme alla propria compagna.

Chiediamo la restituzione della piena liberta' per Jihad Mohammad Issa,
subito, e denunciamo l’assurdita' di una legge che costringe migliaia di
persone ad una detenzione di fatto nei CPT pur non avendo commesso
alcun reato specifico.

Roma 20 giugno 2005,  il giudice di pace ha sospeso l’espulsione di
Jihad Mohammad Issa in attesa del pronunciamento del tribunale ordinario,
previsto per il prossimo 7 luglio, ma ha disposto che rimanga
trattenuto nel CPT romano di Ponte Galeria, dove e' stato rinchiuso dopo aver
scontato 20 anni di carcere nel nostro Paese.

L’avvocato di Jihad, Maria Luisa D’Addabbo, e' stata molto critica sulla
decisione del giudice di pace, rilevando che comunque il problema resta
la legge Bossi – Fini, che mantiene aperta la possibilita' che il
palestinese possa ancora essere espulso verso Paesi dove la sua stessa vita sarebbe a rischio, nonostante si trovi in Italia da vent’anni, abbia un
lavoro e una residenza e non abbia mai mostrato di essere un pericolo
per la nostra societa'. Per tutti questi motivi, sara'  presentata la
richiesta di asilo politico e verra' inviato un ricorso alla corte europea
per i diritti umani di Strasburgo.

Le associazioni, i comitati di solidarieta' con il popolo palestinese,
le associazioni per la difesa dei diritti umani e dei migranti, gli
amici ed i colleghi di Jihad e tutti coloro e tutte coloro che si stanno
impegnando contro la sua espulsione dall’Italia ritengono che questo
primo livello di mobilitazione democratica abbia scongiurato il pericolo di
un’espulsione alla chetichella, ma che sia indispensabile portare la
vicenda di Jihad a conoscenza di un numero ancora maggiore di persone e
costruire, da qui al 7 luglio, iniziative ovunque sia possibile.
Per ora, rendiamo noto un elenco parziale delle adesioni all’appello
contro l’epulsione di Jihad, ricordando che la sottoscrizione delle firme
continua all’indirizzo: forumpalestina at libero.it

Alcune adesioni all’appello:

Paolo Cento, Luisa Morgantini, Mauro Bulgarelli, Raul Mantovani,
Luciano Pettinari, Adriana Spera, Nunzio D'Erme, Raniero La Valle, Giovanni
Russo Spena, Giorgio Cremaschi, Falco Accame, Luigi Malabarba, PdCI
dipartimento Esteri, Lucio Manisco, Manlio Dinucci,  Stefano Chiarini
(giornalista de il manifesto), Nacera Benali (Il Messaggero, El Watan), la
redazione politica editoriale di Radio Onda Rossa, Maurizio Musolino (La
Rinascita), Mariano Mingarelli (Presidente dell'Associazione di
amicizia italo-palestinese), Alessandro Aruffo (studioso dei paesi
afro-asiatici), Fulvio Grimaldi, Bianca Maria Scarcia,
Wasim Dahmash (docente di Dialettologia araba a "La Sapienza" di Roma), Miriam Pellegrini Ferri, Giulietto Chiesa Deputato Europeo, Pietro Folena indipendente PRC, Giuliana Sgrena ( il Manifesto ) 

le altre adesioni si possono vedere sul sito: www.forumpalestina.org

notizia tratta dal sito: www.medioriente.net


Yahoo! Mail: gratis 1GB per i messaggi, antispam, antivirus, POP3