No ai CPT. Per una cittadinanza europea di residenza. Gradisca (GO) 26 febbraio.



APPELLO 
NO ALLA REALIZZAZIONE DEI CENTRI DI PERMANENZA
TEMPORANEA (CPT) PER MIGRANTI
né a Gradisca né altrove

INFO: http://europaplurale.org

In questi ultimi anni sul territorio italiano, ma non
solo, sono stati realizzati i cosiddetti Centri di
Permanenza Temporanea, veri e propri centri di
detenzione per migranti a vario titolo non regolari o
in attesa di regolarizzazione; non si tratta di
“centri di accoglienza” ma formalmente non possono
nemmeno essere carceri - chi vi viene rinchiuso
generalmente non ha commesso reati, sono luoghi di
sospensione del diritto dove, ad esempio, viene negato
il diritto all’assistenza legale a e alla difesa. 
Ma la negazione dei diritti è ulteriormente dimostrata
anche dallo stravolgimento di qualsiasi normativa con
cui vengono scelti i siti destinati ad ospitare i CPT:
nessuna amministrazione locale viene preventivamente
consultata, anzi le richieste di chiarimenti e le
espressioni di contrarietà provenienti dagli enti
locali vengono respinti sostenendo che vige per i CPT
una condizione di extraterritorialità per la quale non
valgono né regole, né le opinioni delle comunità
interessate. 

Ciò è accaduto anche per il Cpt in costruzione nella
nostra Regione.
Già nel 2001 voci insistenti volevano che alcune delle
caserme dismesse dell’isontino diventassero luoghi
destinati ad ospitare un nuovo CPT.
Voci che hanno preso concretezza nel novembre del 2003
con l’inizio di riatto presso l’ex caserma Polonio di
Gradisca d’Isonzo ma il Governo non ha ammesso che
fosse in costruzione un CPT per ben otto mesi. È stato
infatti solo nel luglio 2004, sotto la pressione
congiunta di enti locali, società civile, partiti e
sindacati, che l’esecutivo ha dovuto ammettere che
Gradisca sarebbe divenuta sede del CPT di riferimento
per tutto il nord est. La realtà di ciò che veniva
costruito si è infine palesata agli occhi di tutti con
l’innalzamento di quel muro divenuto già, nonostante
la struttura non sia in funzione, elemento di vergogna
per le nostre comunità.
Contro questa decisione si sono chiaramente espressi
la Regione FVG, la Provincia di Gorizia, il Comune di
Gradisca d’Isonzo e molti dei Comuni della provincia.
Dal gennaio ’03 è partita la mobilitazione di diverse
realtà della società civile e del mondo politico
diretta  a creare una coscienza civile che rifiuti la
logica del CPT e si opponga alla sua costruzione.

Noi, cittadini e cittadine, amministratori,
associazioni, organizzazioni, partiti, sindacati,
movimenti e gruppi della società civile locale,
lanciamo un appello per una mobilitazione che abbia
come obiettivi qualificanti:
--la non apertura del Centro di Permanenza Temporanea
-- L’attivazione da parte della Regione Friuli Venezia
Giulia, della sua Giunta e del suo Consiglio, di ogni
forma di opposizione possibile, sia attraverso
strumenti politici che giuridici, facendo leva sulla
sua specialità di Regione Autonoma, affinché sia
dichiarata la non realizzabilità di Centri di
Permanenza Temporanea per migranti territorio
regionale.
--il diritto delle comunità di questa regione di
scegliere e determinare, in base alle proprie
esigenze, i criteri e le finalità di riutilizzo delle
aree dismesse e in particolare delle ex servitù
militari, presupposto senza il quale nessun dibattito
su federalismo e municipalismo può avere senso.
--la valorizzazione e la moltiplicazione di quelle
iniziative di accoglienza diffusa e di inclusione che
si sono sviluppate in questi anni e che hanno permesso
di integrare in Regione oltre 50.000 immigrati anche
attraverso la ricollocazione dei fondi destinati alla
costruzione e alla gestione del CPT. Sappiamo infatti
che per i lavori di costruzione sono già stati spesi
10 milioni di euro e che altri 12 milioni ne saranno
spesi per l’ultimazione del secondo lotto; le spese di
gestione poi si aggirano attorno ai 2 milioni di euro
annui.

La fermezza e la sordità, dimostrata nelle visite del
ministro Pisanu e di funzionari del ministero, mirano
a far credere che nulla si possa fare per annullare la
decisione del Governo, ma ciò non è vero.
Nel ’98 un’azione congiunta della società civile e del
mondo politico ha portato alla chiusura di un CPT
aperto a Trieste, ciò dimostra che anche dinanzi le
imposizioni dall’alto, i cittadini, con la loro
determinazione, possono far valere i loro diritti e
migliorare la loro terra.

Facciamo appello a tutta la nostra comunità, alle
istituzioni, alle forze sociali e politiche, alle
associazioni, ai movimenti, affinché non solo si
esprima contrarietà alla realizzazione di un CPT nella
provincia di Gorizia e in regione, ma si realizzi una
mobilitazione che sappia essere efficace e vincente
per portare il Governo a rivedere tale decisione, 
Per questo motivo invitiamo tutti a partecipare alla
grande Manifestazione indetta per SABATO 26 FEBBRAIO a
Gradisca d'Isonzo.




		
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