[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

art. di Galimberti



Mostrare un'altra via a se stessi e ad altri quale "compito" di ogni essere
umano in quanto umano.Forse questa è la solidarietà reale, l'esser
"fratelli", l'ama il prossimo tuo COME TE STESSO. Se hai cura di te stesso
hai cura dell'altro,ma non al contrario!
Associazione Partenia




Lettere Il buon delinquente

Dal momento che nell'animo umano
c'è sempre un principio di bontà, perché
non fare lo sforzo di scorgerlo? Ci eviterebbe di dividere il mondo
in buoni e cattivi.
A meno che questa distinzione non la si impari nei primi anni di vita e
proprio a scuola

di Umberto Galimberti

Galimberti buongiorno,
sono un adolescente ed ho letto sul vostro bellissimo giornale D di
Repubblica gli articoli dedicati ai nostri comportamenti e alle nostre
psicologie adolescenziali.
Ho 17 anni, sono kossovaro e studio qui in Italia da più di 10 anni. Per un
periodo della mia vita ho avuto contatti con la malavita e per fortuna
anche con brave persone. Potevo scegliere i guadagni facili, i cellulari di
ultima generazione ecc. ecc., ma circa due anni e mezzo fa ho conosciuto un
"delinquente" della zona che, invece di approfittare di me, mi ha tolto
dalla strada, mi ha obbligato a tornare a scuola, mi ha trovato un lavoro e
tuttora faccio ciò con un prezzo elevatissimo da pagare.
In effetti la mia famiglia vive in un campo nomadi e vivono di espedienti e
di accattonaggio, di furti e i maschi "adulti" stanno dalla mattina alla
sera ubriachi, mandando i propri figli e le mogli a elemosinare davanti ai
semafori. Io non vengo ben visto dai miei concittadini, perché per loro
sono un "gaggio" cioè uno come voi. Bene, ogni volta che avevo problemi con
i miei parenti, facevo il nome di questo "delinquente" che mi aiutava e mi
lasciavano perdere. Ma perché mai noi adolescenti non possiamo scegliere la
vita che vogliamo fare? In nessun caso, positivo o negativo che sia devono
decidere i grandi? Devo tutto a quest'uomo che mi ha fatto capire che anche
nella povertà si può vivere con una dignità e con onestà. I miei famigliari
per un permesso di soggiorno e per non essere più controllati dalle forze
dell'ordine, con un escamotage, hanno mandato dritto in carcere questo
"delinquente" con una semplice denuncia e siccome questo signore è malvisto
dagli inquirenti, i miei genitori hanno avuto ragione. Io sarò anche un
adolescente, ma non sarei mai stato capace di fare quello che ha fatto la
mia famiglia. Voglio continuare a vivere come mi ha insegnato quel
"delinquente", onestamente e lavorando.
Lettera firmata e spedita da un Campo Nomadi

Ho tralasciato di scrivere il suo nome per non metterla in difficoltà con
la sua famiglia e la sua comunità. Ho però deciso di pubblicare la sua
lettera perché mi pare un bell'esempio di come, provenendo da un Paese
straniero, in condizioni di povertà e indigenza, senza supporto familiare,
con mille occasioni di fare dei soldi subito e presto, non importa come,
lei ha seguito un'altra strada, indicatale da un uomo che non ha avuto la
fortuna di trovare a suo tempo un "delinquente" che gli mostrasse un'altra
via.
A giudicare dalla sua lettera devo solo complimentarmi per il modo con cui
ha tratto profitto dalla scuola. Io non so se lei sia di origine serba o
albanese, ma so quanto distanti siano queste lingue dall'italiano, che lei
oggi possiede molto meglio di tanti suoi coetanei italiani che non hanno
voglia di studiare e quindi di emanciparsi, pur trovandosi in condizioni
economiche e culturali decisamente migliori della sua.
Ora lei si trova diviso tra l'affetto naturale che prova per i suoi
genitori, che a quanto pare non l'hanno aiutata a crescere, seguendo i
percorsi tracciati dalle buone regole, e l'affetto per quell'adulto che lei
chiama "delinquente", che non ha seguito quei percorsi, ma ha avuto il
grande merito di indicarglieli e di sostenerla lungo il cammino.
Nella lacerazione degli affetti, bisogna che lei faccia due operazioni: una
mentale e una operativa. Quella mentale consiste nel distinguere l'affetto
che si porta a una persona dagli atti che quella persona compie. Si può
infatti amare anche un "delinquente", e continuare ad amarlo nonostante
tutto, senza che questo amore ci porti a giustificare le sue cattive
azioni, che devono essere oggettivamente impedite. Se lei riesce a
distinguere il piano soggettivo dell'amore da quello oggettivo delle azioni
riprovevoli compiute da chi lo ha aiutato, lei può soccorrere il suo
"delinquente" molto più di quanto non possa fare amandolo
incondizionatamente e, in forza di questo amore, assolverlo dalle sue
malefatte.
Sul piano operativo, dal momento che frequenta la scuola, lei può
avvicinare un suo professore che sia sensibile ai suoi problemi, sperando
che almeno uno ci sia, e insieme a lui, andare dal giudice, che ha messo in
carcere il suo "delinquente", e raccontargli la sua storia. Tutto ciò nella
speranza che il giudice, al pari del professore, abbia una sensibilità che
gli consenta si scorgere nel suo "delinquente" quel gesto di bontà che,
oltre a indirizzare sulla buona strada la sua vita, testimonia nel "
delinquente" un principio di ravvedimento e un rifiuto a fare percorrere ai
giovani le vie tortuose che lui ha percorso.
Per quanto infine riguarda i suoi genitori, li comprenda. A suo tempo,
sulla loro strada non hanno trovato un buon "delinquente".
<http://www.dweb.repubblica.it/dweb2/index/index_dett_rubrica.jsp?id=676477&s=galimberti#top>